Quel gelato non s’ha da fare!
Sembra una frase di manzoniana memoria ed invece è un problema dei nostri giorni e che, guarda caso, riguarda anche le orchidee.
Introduco la “news” riprendendo il discorso sull’origine del nome “Orchis”
Si è scritto che Teofrasto nell’Historia Plantarum ha coniato il nome “Orchis” proprio come riferimento alla forma dei tuberi di alcune orchidee mediterranee.
Nota: le foto sono tratte dalla pagina Reportages
Si dirà, proprio “Orchis mascula” doveva prendere in esame la buonanima di Teofrasto!
Questa assonanza di qualche orchidea mediterranea con gli attributi sessuali maschili dell’uomo, ha contribuito ad alimentare credenze popolari sui poteri afrodisiaci e curativi della sterilità femminile dei tuberi. In certe località asiatiche, i tuberi si somministravano anche per inibire le grandi passioni: in questo caso si usavano bulbi avvizziti.
Non solo credenze popolari
Non solamente il popolo credeva agli strani poteri di quei tuberi, qualche secolo più tardi (23-79 d.C.) Plinio il vecchio con la sua ‘Historia Naturalis’, considerata l’opera più importante del periodo Greco-Romano sulle scienze naturali, da cui hanno attinto tutti gli studiosi fino al XVIII secolo, ha alimentato ulteriormente tale convinzione.
Plinio il Vecchio (Gaio Plinio Secondo) ha fondato la sua dottrina scientifica sul principio, che la creazione del regno vegetale ad esclusivo beneficio dell’uomo sia una precisa volontà divina, compresa l’indicazione degli scopi curativi ed alimentari attraverso la forma e la somiglianza.
Più tardi ancora, Dioscoride, medico militare dell’esercito romano in Asia, ha inserito nella sua opera in cinque libri “De Materia Medica”, anche le orchidee (Orchis) come piante utili per risolvere problemi sessuali.
Ed è così che le nostre povere Orchidee, con sì colte dissertazioni non riescono più a togliersi di dosso la nomea di piante sensuali dotate di magici poteri, ad esempio gli studiosi del significato dei fiori accostano il regalo di un fiore o di una pianta di orchidea al desiderio di possesso sentimentale e sessuale.
Orchis mascula,usata per fare gelati
In una sperduta zona della Turchia, il problema più grave degli ambientalisti locali è il pericolo di estinzione di Orchis mascula, razziata dai famosi gelatai del posto per fare il gelato «salep dondurma» al gusto di burro di Yak e dispensatore di non meglio precisate virtù afrodisiache.
Questo gelato fa impazzire i turchi, pronti a giurare che abbia ogni tipo di virtù mediche e afrodisiache. Il nome deriva dall’arabo «sahlab», «testicoli di volpe», legato alla forma ovoidale del suo principale ingrediente, i tuberi di Orchis mascula.
Oggi si trova disponibile in una grande varietà di gusti, il «salep dondurma» originale aveva il gusto di vaniglia e di burro di yak, un odore di pelo di capra ed una consistenza cremosa e gommosa.
Questo singolare dessert è originario di Kahramanmaras, una città turca ai piedi dei monti Tauri, nel sud-est della penisola anatolica. In questa parte della Turchia nevica e quindi è possibile trovare la neve per il congelamento, inoltre in queste zone si allevano le mucche e le pecore per il latte, ma l’ingrediente che rende unico questo gelato, come si è già scritto è ricavato dai tuberi di orchidee, il «salep», una preziosa e costosa farina bianchiccia.
Si chiama «salep» anche una bevanda calda fatta di tuberi, zucchero, latte e cannella. Forse l’origine del famoso gelato nasce proprio da una indesiderata ghiacciatura notturnaa di questa bevanda dolce.
Come spesso capita, anche in questo caso la grande richiesta dei tuberi delle orchidee endemiche degli altipiani di Maras, rischia di portare all’estinzione le stazioni spontanee, ormai rilevabili solamente sulle vette più alte delle montagne circostanti la valle.
Dilemma: vietare il gelato “salep dondurma”o estinguere le stazioni spontanee delle Orchis mascula degli altipiani di Maras?
Su questo dilemma s’innesca la disfida fra ambientalisti e buongustai locali.
Per il momento il governo turco ha vietato l’esportazione delle orchidee, ma a causa delle quantità richieste dall’industria interna il provvedimento potrebbe non bastare.
C’è chi chiede il bando totale e chi invece (buongustai e imprenditori) non ha alcuna intenzione di abbandonare una fiorente attrazione turistica. Chissà se in futuro potremo ancora degustare questa delizia, nata molti secoli fa e servita forse anche sulla tavola dei sultani ottomani.
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