Coelogyne barbata Lindl. ex Griff. 1848
Il nome di questa specie trae origine dalla estesa peluria del labello.
Da diversi anni coltivo con successo alcune piante di questa specie. Non è molto presente nelle collezioni, ma non è di difficile coltivazione.
E’ originaria dell’India e del Sikkim, produce infiorescenze inizialmente erette, ma tendenti ad assumere una posizione pendula a causa del peso dei fiori.
Lo stelo fiorale porta più di 10 grandi fiori bianchi che si aprono in progressione; il labello è bruno vistosamente fimbriato (da cui il nome barbata), con i lobi laterali color bianco esternamente e bruno chiaro all’interno.
Gli pseudobulbi sono ovoidi e portano due foglie lanceolate, rigide e lunghe quanto le infiorescenze.
Fiorisce in autunno/inverno e va coltivata in vaso con substrato di bark e torba di sfagno. Vegeta bene con temperature da serra intermedia.
Non ama molta luce, anche una breve esposizione eccessiva scotta irrimediabilmente le foglie che assumono un colore brunastro e diventano mollicce per poi seccarsi parzialmente. Il giusto rapporto dei valori (temperatura – luce – umidità) è molto importante per la sua buona coltivazione. Ogni qualvolta che uno di questi valori, scende o supera la soglia di accettabilità complessiva delle piante in coltivazione, si notano subito gli effetti negativi. Ad esempio la luce troppo forte, ingiallisce le foglie e bracchizza la pianta, mentre un inopportuno abbassamento della temperatura mette in crisi le piante da clima caldo; segnali che il bravo coltivatore deve saper cogliere….le piante sapranno ringraziare.