Foto Hacke 2013 riproduzione vietata
Phragmipedium kovachii.(J.T.Atwood, Dalström & R.Fernández G. 2002)
Eravamo nel 2002, quando in Perù fu scoperta questa nuova specie del genere Phragmipedium, ed ora cominciamo a vedere le prime fioriture “casalinghe”.
Per la verità, la soddisfazione immensa, l’ha avuta il nostro amico Hacke Kabouya di Pordenone che ringraziamo per averci inviato alcune foto in redazione per la loro pubblicazione in questo post.
Grazie infinite per la condivisione e complimentissimi per la sofferta prima fioritura, giunta dopo l’aborto della scorsa stagione.
Nella mail, Hacke ha scritto … “Comunque vederlo dal vivo e uno spettacolo” , e come non crederci!
Seppur stupende, le foto non potranno mai trasmettere le sensazioni della realtà, ma noi siamo ugualmente felici di dare notizia all’ intera platea degli orchidofili.
Pianta coltivata in casa
La sequenza delle foto, ci mostra le varie fasi di crescita dello stelo fiorale, dai boccioli appena formati alla pianta fiorita.
Azzardare consigli di coltivazione del Phragmipedium kovachii è impresa ardua. Si hanno scarse notizie del suo habitat ed è relativamente poco tempo che questa nuova specie è in coltivazione nelle varie collezioni.
Per poter stabilire dei canoni di coltivazione standard è utile attendere ancora qualche ciclo vegetativo.
Un elemento di novità è dato proprio dalla pianta coltivata in casa da Hacke, ma sarà lui ad illustrarci i suoi segreti… se di segreti si può “parlare”. Certo è una buona notizia per la “Signora Maria” che coltiva le sue amate orchidee in casa: questa specie può essere coltivata anche in casa.
Esperienze
L’esperienza personale – coltivo alcune piante acquistate in beute all’EOC di Padova 2006, che ora sono potenzialmente forza fiore – mi autorizza a consigliare la coltivazione di questa specie nella parte fresca della serra intermedia, in vasi con composto drenante, tenuto sempre umido. Le radici sono molto estese, ma sottili e diramate al punto che una minima disidratazione le può compromettere.
Fascino, stupore e tristezza.
Davanti ad una pianta di Phragmipedium kovachii si rimane indubbiamente affascinati e stupiti. Nelle collezioni si cominciano a vedere anche ibridi fioriti, figli di Phragmipedium kovachii, ma mai come in questo caso è giusto dire: lasciamo in pace questa specie! Non “sporchiamola” per la brama del mercato!
La tristezza si incunea in questo mio raccontare, quando la mia mente va ai due personaggi che hanno impresso indissolubilmente i loro nomi a questa nuova orchidea: Dr. Eric Christenson e James Michael Kovach, entrambi scomparsi a 57 anni, il primo l’11 Aprile del 2011 ed il secondo il 26 Agosto del 2012.
Una storia lunga e piena di colpi di scena raccontata nel libro: “ORCHIDEA, la passione diventa serra”, della quale possiamo leggerne un breve stralcio.
Capitolo 4-1 – Kovach e il Santo Graal delle orchidee
“Fiumi di inchiostro sono stati consumati per raccontare le storie ed i personaggi che hanno contribuito alla mitizzazione delle orchidee.
La più recente, e per certi aspetti anche la più controversa, è legata alla scoperta di una nuova orchidea peruviana.
Ormai sono trascorsi oltre 10 anni dal primo ritrovamento di una nuova specie di Phragmipedium che porta il nome del suo scopritore, o meglio, il nome di chi la importò (illegalmente) negli USA: James Michael Kovach.
L’inesorabile legge del tempo ha già fatto il suo corso; Dr. Eric Christenson e James Michael Kovach che tanto fecero sussultare l’orchidofilia mondiale agli inizi del 21° secolo, sono scomparsi prematuramente, entrambi a 57 anni di età.
Il Dr. Eric Christenson (1954-2011) è morto l’11 Aprile 2011.
Una morte nella solitudine. Da tempo soffriva di diabete ed il suo stile di vita non spezzava alcuna lancia in favore del controllo della malattia. A darne la notizia è stato, il suo amico Roy Finley annunciando che il corpo di Eric è stato trovato esanime nella sua casa a Bradenton, in Florida, giovedi 11 Aprile, forse già morto da circa una settimana.
Il postino si accorse che non ritirava più la posta da alcuni giorni e ne parlò con un suo vicino di casa che bussò alla sua porta, parzialmente aperta. Non ricevendo risposta entrò e trovò il corpo senza vita di Eric.
Dr. Eric Christenson (secondo a destra) era sempre cordiale e un vero gentiluomo. In molti consideravano pericoloso il suo stile di vita, un grande gourmand con un amore per le buone libagioni, ma dotato di un talento immenso. Quasi l’impersonificazione di Nero Wolfe.
Non solo era un tassonomo di tutto rispetto, ma era una persona molto interessante. Ha abbracciato la vita con un’esuberanza infinita. Amava cucinare e amava mangiare.
Il suo amore per la buona cucina lo portava spesso a dare buoni consigli e qualche ricetta: “Se una ricetta richiede uno spicchio d’aglio, utilizzare tutta una testa d’aglio. Per rendere delizioso alla vostra bocca un buon petto di tacchino, metterlo in una pentola pesante sul vostro piano cottura, soffocarla con un sacco di soffritto di aglio e cipolla, versare un’intera bottiglia di vino rosso sul tacchino, coprire e stufare il tacchino a fuoco bassissimo fino a quando tutto il vino viene assorbito o evaporato.”
Il Dr. Eric Christenson è stato uno stimato tassonomo e amante delle orchidee. Di lui si racconta che fosse dotato di una memoria fuori del comune, tanto che dopo aver letto un libro riusciva a ricordare tutti i dettagli. Eric Christenson ha dato molto al mondo delle orchidee. Il suo lavoro sul campo ha abbracciato vaste aree del Sud America collaborando a stretto contatto con David Bennett di Lima, in Perù per produrre l’inventario delle orchidee peruviane. Con questo studio sono state scoperte e catalogate oltre 100 nuove specie. Prolifico autore di oltre 400 pubblicazioni, era conosciuto anche per il suo obiettivo di colmare il divario tra la tassonomia e la coltivazione, forte sostenitore per la conservazione – tra cui la conservazione ex situ.
James Michael Kovach è scomparso, Domenica 26 agosto 2012, a Goldvein, Virginia; aveva 57 anni.
Nacque il 18 marzo 1955, a Fairbanks, Alaska ma trascorse la sua infanzia in Francia e Germania, dove sviluppò l’amore per i viaggi e la botanica.
James Michael Kovach, botanico autodidatta, si avvicinò al mondo delle orchidee, diventandone un buon esperto. Con la moglie Barbara, creò SOUTHWIND ORCHIDEE, che lo portò ad esplorare gli habitat di orchidee autoctone di tutto il mondo. Una specie peruviana, Phragmipedium kovachii, porta il suo nome.
Phrag. kovachii è stato scoperto da Faustino Medina Bautista nel Moyobamba Chachapoyas, nel nord del Perù. Questa nuova specie apparve per la prima volta in pubblico “illegalmente” il 17-19 maggio 2002 al Redland International Orchid Festival di Miami (Florida), nello stand di un espositore peruviano: prezzo di vendita, 10.000 $ a pianta.
La scoperta di questa orchidea, una storia intrisa di ego e corruzione.
Sì perché sono loro, le maliarde, la possibilità di averle per se, di dar loro il proprio nome e di entrare nella storia del loro mondo stregato, a catturare totalmente collezionisti e scienziati.
Il collezionista vuole possederle, domarle, e per ottenere ciò è disposto a compiere qualsiasi azione. Il suo portafoglio si dilata ed il valore delle orchidee tanto desiderate diventa accessorio, ininfluente. Lo studioso invece le cerca, le descrive, le battezza con il proprio nome e per raggiungere questi obiettivi compie azioni al limite, e qualche volta anche oltre, la legalità.
E’ in questo mondo fatto di tanti milioni di euro che “navigano” cercatori di orchidee, raccoglitori e commercianti.
Molti scrittori hanno speso fiumi di parole per dare una ragione al fatto che, persone altrimenti razionali, siano portate a tali estremi dalle orchidee.
Quando un uomo si innamora delle orchidee, egli farà di tutto per possedere quelle che vuole. Nel 1939 Norman McDonald nel suo libro “I CACCIATORI DI ORCHIDEE”, scrisse: «è come inseguire una donna dagli occhi verdi o prendere la cocaina, è una sorta di follia».
Le orchidee non sono solamente un’ossessione botanica, ma anche un’industria di oltre 2 miliardi di euro l’anno, cioè, il business di fiori più redditizio in tutto il mondo.
Questo è solo l’aspetto legale del business. Nessuno sa quanti soldi ci sono nel commercio illegale.
Da sempre, le figure che ruotano attorno a quella sottile linea che divide la legalità dall’illegalità, danno vita a storie fantastiche e misteriose, qualche volta anche delle vere e proprie saghe.
Questi misteri sono ben descritti nel libro di Eric Hansen “ORCHID FEVER”, un racconto ben strutturato di amore, di lussuria e di follia, il cui filo conduttore è appunto la corsa spasmodica alla caccia di orchidee rare.
In ogni epoca, la scoperta di nuove orchidee ha scatenato passioni e rancori.
Sono state devastate foreste e sterminate piante nel loro ambiente naturale. Immutabilmente gli uomini hanno fatto follie per possedere un’orchidea e gli scienziati si sono scontrati per darle un nome.
Ancor oggi accadono storie fatte di rancore e di lotta per il potere fra personaggi del mondo orchidofilo.
La saga del Phragmipedium kovachii
La storia che segue racconta di una “battaglia contemporanea” maturata all’insegna dell’ego e della corruzione, una storia degna di essere menzionata in un eventuale tomo 2 del libro “ORCHID FEVER” di Eric Hansen. La storia purtroppo comincia quando questa nuova orchidea è già seriamente in pericolo di estinzione in sito.
La saga, che vede involontaria protagonista una nuova specie di orchidea, ha inizio nel maggio 2002. E’ in quel tempo che il contadino peruviano Faustino Medina, forse preoccupato dai clamori che la mostra di Miami ha suscitato con la sua orchidea dai magnifici fiori color violetto, si precipita a comunicare la sua scoperta a dei botanici peruviani. Questi rimasero visibilmente entusiasti, e convinti di trovarsi davanti alla più grande scoperta botanica degli ultimi 100 anni, si attivano per avviare le procedure di registrazione della nuova specie.
Appare chiaro sin da subito, che per dare risonanza alla scoperta (pubblicazione su giornali scientifici di livello internazionale), bisogna che la nuova pianta sia descritta da studiosi riconosciuti dall’orchidologia mondiale, che sono in tutto 23, e nessuno è del Perù. Quindi, la nuova orchidea dovrà essere descritta da specialisti stranieri, e si pensa di inviarla al tassonomista americano Eric Christenson, ma l’idea si dimostra impraticabile; ci sono problemi con il CITES ed inoltre, la pianta da classificare, non avendo ancora un nome, non può essere esportata legalmente fuori del Perù.
I botanici peruviani risolvono il problema inviando foto e descrizioni della pianta a Eric Christenson negli Stati Uniti. Descrizioni e materiale fotografico avrebbero consentito a Christenson di curare la presentazione ufficiale della nuova pianta nella rivista “ORCHIDS” (mensile dell’American Orchid Society). Il nome da assegnare sarebbe stato Phragmipedium peruviano e la pubblicazione sarebbe uscita il 27 giugno 2002.
Altri “cacciatori” fiutano la “preda”
Lee Moore, “vecchio” cacciatore di orchidee, un quarto di secolo speso a camminare in giro per le giungle del Sud America a raccogliere di tutto, comprese nuove specie di orchidee, alcune a lui nominate e sua moglie Chady, di origini peruviane, vivono nei dintorni di Miami (USA), ma si recano spesso in Perù, vicino alla città di Moyobamba, dove possiedono un grande vivaio nominato LEE & CHADy MOORE, VIVERO NUEVO DESTINO.
Moyobamba, città arroccata sulle Ande, è conosciuta come “La Città delle Orchidee”, per via del gran numero di specie che crescono spontaneamente nelle campagne circostanti. Moore conobbe Kovach nel 1996. Cominciarono a parlare di orchidee e fra i due sbocciò presto l’amicizia. Del suo amico Kovach, Moore ricorda una sua frase ricorrente: «Lee, tu sei famoso perché hai un sacco di piante che portano il tuo nome, anch’io vorrei una nuova specie di orchidea a me intitolata».
Già nel 2001, Kovach, in uno dei suoi viaggi in Perù a caccia di nuove orchidee, ebbe modo di vederne alcune inusuali, ma non erano in fiore, e non le acquistò. Un anno dopo, nella primavera del 2002, Moore e Kovach si accordarono per ritornare insieme in Perù. Sull’aereo, oltre a Moore e Kovach, c’erano la moglie di Kovach, Barbara Ellison, ed un fotografo professionista. Pare che in quell’occasione l’obiettivo comune fosse quello di avviare un grande vivaio in società.
Gli effetti della mostra di Miami
Sono passati solo pochi giorni dal Redland International Orchid Festival di Miami, e quella strana orchidea esposta nello stand peruviano ha già scatenato la curiosità di tanti “cacciatori di orchidee”, tra i quali anche quella di Kovach, che già accarezzava l’idea di trovarla in sito, lui sapeva dove cercarla!
Ed è così che il 26 maggio 2002, Kovach torna nuovamente in Perù. Questa volta è da solo. Giunto sul posto cerca Jose Mendoza, metà taxista e metà avventuriero, per andare a caccia di orchidee. Kovach propone di recarsi in una strada di montagna a lui nota, dove abitudinariamente gli abitanti della zona vendono orchidee ai bordi dei sentieri. Strada facendo, Jose Mendoza, racconta a Kovach di aver visto, in certi luoghi, delle piante di orchidea mai viste prima.
Kovach, che non è l’ultimo arrivato nel mondo delle orchidee, si fa accompagnare subito in quel posto, per altro a lui già noto. Sono le 3:30 del pomeriggio, quando giungono a destinazione: un parcheggio per camion chiamato El Progresso, dove si radunano i contadini della zona per vendere poche cose ai passanti. Kovach butta l’occhio in giro e sul ciglio della strada scorge lo stesso “stand” visitato l’anno prima. Non vede gran che di interessante, e con scarso entusiasmo sceglie un un paio di orchidee sistemate sopra il tavolo gestito da due giovani locali (fratello e sorella). La donna, forse ricordandosi di aver già conosciuto Kovach, lo invita a pazientare e si allontana di qualche metro. Torna poco dopo con tre piante – questa volta fiorite – dai grandi petali color rosa scuro. Kovach rimane incantato: «I fiori sembrano appartenere a qualche specie di Phragmipedium» – esclama Kovach! – «non ho mai visto nulla di simile prima d’ora, troppo grandi e troppo colorati sono i petali» – sussurra Kovach fra sé e sé. «3,60 dollari a pianta» – più di sette volte quello delle normali piante esposte nella bancherella – «prendere o lasciare!!!» – esclama con tono perentorio la donna, convinta di fare un gran affare. Kovach le acquistò tutte e tre a prezzo intero. Al suo rientro alla base, Kovach andò subito a trovare il suo mentore ed amico Lee Moore.
Quando gli mostrò le piante, Moore rimase stordito… il collezionista veterano si ricordò che Kovach bramava di avere un’orchidea con il suo nome ed esclamò: «Questa è la tua occasione… hai trovato la tua grande pepita d’oro, il Santo Graal delle orchidee»… continua.
Nota: Chi è interessato alla completa lettura del libro “ORCHIDEA, la passione diventa serra” può richiederlo a info@orchids.it
Non posso che congratularmi per la magnifica fioritura e per il racconto impeccabile.
Alberto
Grazie Alberto, scritto da te è più che un complimento!
Guido