Su “ICONE PLEUROTHALLIDINARUM volume XIII – Sistematics of Restrepias”, a riguardo di questa specie si legge:
…”Restrepia echo Luer & Escobar, Orquideologia 20: 138, 1996.
Species haec R. musciferae (Lindl.) Rchb.f. ex Lindl. similis, sed ramicaulium vaginis totis dense punctatis, petalis minime clavatis ad basim minute denticulatis, labello proportione breviore, hypochilii marginibus denticulatis differt”…
Nel volume sopracitato, curato da Carlye A. Luer in collaborazione con Rodrico Escobar Restrepo, fra le altre note, si motiva anche l’origine etimologica del nome di specie “echo” in riferimento alla somiglianza, a R. muscifera che a R. aristulifera:
ETIMOLOGIA: Nombrada par la ninfa Eco, sugiriendo un eco, tanto de
R. aristulifera como de R. muscifera.
ETYMOLOGY: Named for the nymph Echo, suggesting an echoing of both
R. aristulifera and R. muscifera.
In buona sostanza, Luer e Escobar, nel dare il nome a questa nuova specie si sono ispirati alla leggenda della ninfa Eco. Prima di entrare nel vivo della disquisizione tassonomica, gustiamoci il sapore delle mitologia greca:
La leggenda di Eco e Narciso
La mitologia greca, in questo caso ci porta al rapimento della ninfa Liriope da parte del fiume Cefiso, dio delle acque. Cefiso, innamorato della ninfa, la avvolse nelle sue onde e nelle sue correnti, possedendola. Da questa unione nacque un figlio meraviglioso che chiamarono Narciso. Liriope, ansiosa di conoscere il futuro di suo figlio, consultò il vate Tiresia. Era questo il più grande fra tutti gli indovini, reso cieco dalla dea Atena perchè aveva osato porre gli occhi sulle sue nudità.
Tiresia dopo aver ascoltato le richieste di Liriope profetizzò che suo figlio avrebbe avuto una lunga vita se non avesse mai conosciuto se stesso. Liriope, che non comprese la profezia dell’indovino, nel tempo dimenticò quanto gli era stato profetizzato.
Benvenuto Cellini (1500-1571), Narciso (ca. 1548-1565), scultura di marmo, Museo Nazionale del Bargello, Firenze (Italia)
Gli anni passarono velocemente e Narciso cresceva forte e bello, tanto da far innamorare tutte le persone che lo incontravano, fossero esse uomini o donne. Ma Narciso, con malcelata superbia e vanità, sfuggiva il mondo e l’amore, nascondendosi nei boschi con il suo cavallo, oppure andando a caccia di animali selvatici. Si racconta della sua insensibilità e vanità tanto che un giorno regalò una spada ad Aminio, suo acceso spasimante, e lo convinse a suicidarsi.
La sorte volle che Narciso incrociasse la sua vita con quella della ninfa Eco, e fu un tragico incontro per entrambi.
Si narra che la sposa di Zeus, Era, ben nota a tutti gli dei e a tutti i mortali, per la sua folle gelosia, fosse sempre alla ricerca dei tradimenti del marito. Un giorno venne a sapere che la compagnia e le continue chiacchiere della ninfa Eco, erano soltanto delle distrazioni per favorire gli amori di Zeus dando così il tempo alle sue concubine di mettersi in salvo. Quando Era venne a saperlo scatenò contro Eco tutta la sua potenza: rese la ninfa destinata a ripetere per sempre solo le ultime parole dei discorsi che le si rivolgevano.
Racconta Luciano (Epigrammi “A una statua di Eco”)
“Questa è l’Eco petrosa amica di Pane,
Che rimanda, ripete le parole,
E ti risponde in tutte le lingue umane;
E più scherzare coi pastori suole.
Dille qualunque cosa, odila e poi
Vanne pei fatti tuoi.”
Un giorno mentre Narciso vagava per i boschi a tendere reti tra gli alberi per catturare i cervi, incontò Eco che, non potendo rivolgergli la parola, si limitò ad ammirarlo. Per diverso tempo lo seguì da lontano ma Narciso non si accorse mai di lei, nè si accorse che, durante la battuta di caccia si era allontanato dai compagni e aveva smarrito il sentiero. Narciso, accortosi, gridò disperatamente aiuto. A quel punto Eco decise di mostrarsi a Narciso protendendo verso di lui le sue braccia e offrendosi teneramente in tutta la sua prorompente nudità.
La reazione di Narciso fu ancora una volta spietata: convinto di essere troppo bello per raccogliere le attenzioni amorose di una semplice ninfa, fuggi inorridito. Eco non volle accettare il rifiuto e si accontentò di seguire da lontano il giovinetto ovunque andasse. Ma la vergogna del rifiuto ed il dolore struggente, distrussero la ninfa al punto che il suo corpo divenne trasparente, tanto da non proiettare più l’ombra sul suolo. Molto tempo trascorse senza che Narciso ricambiasse l’amore. Affranta dal dolore Eco si ritirò nella caverna dove Narciso era solito andare a cacciare. E lì continuò ad invocare dolcemente per lungo tempo il suo amato, inutilmente però: Narciso non venne mai.
In quella grotta rimasero poche membra di Eco, ma la sua voce, dolce e fioca, continuò ad invocare. Da allora, fra le vallate delle montagne, Eco, con voce lontana risponde a tutti i viandanti che chiamano, ripetendo solo l’ultima sillaba delle loro parole: lei non ha più la forza di pronunciare una parola intera.
Di tutto questo, Narciso non ne fu affatto addolorato, ma gli dei vollero punire tanta ingratitudine.
Caravaggio, Narciso, olio su tela (112 cm × 92 cm), Galleria Nazionale d’Arte Antica – Palazzo Barberini, Roma (Italia)
Un giorno, mentre si bagnava nel fiume, Narciso vide per la prima volta riflessa nell’acqua limpida, l’immagine del suo viso. Se ne innamorò perdutamente. Tornò spesso sulle rive del fiume, ma ogni volta che allungava la mano nel tentativo di afferrare la sua immagine, questa spariva fra le onde. Tanto fece Narciso, per catturare la sua immagine, che una mattina scivolò nel fiume e le acque si rinchiusero per sempre sopra di lui.
Quando le Naiadi e le Driadi raccolsero il suo corpo per collocarlo sulla pira funebre, al suo posto trovarono uno splendido fiore bianco che da lui prese il nome di Narciso.
RICERCHE TASSONOMICHE
Restrepia echo, specie “nova” o varietà di Restrepia muscifera?
L’interrogativo sorge spontaneo, tanto è simile a tutte le varietà del gruppo di riferimento: R. muscifera.
Tant’ è che, quando è giunta nella mia collezione dalla Colombia, sul finire degli anni 80 del secolo scorso, era cartellinata come Restrepia muscifera.
Non poteva essere altrimenti, allora non era ancora stata descritta la nuova specie e per il coltivatore colombiano che l’ha spedita in Italia, la pianta rientrava tranquillamante fra le varietà di R. muscifera. Ed è rimasta cartellinata così per tutti questi anni.
Per la verità non avevo mai dedicato più di tanta attenzione alle minime differenze che la distinguevano dalle altre della stessa specie: avevo risolto il problema con l’epiteto “maculata” per distinguerla dalle vere R. muscifera.
In questi giorni ho voluto approfondire il caso, e come sempre accade quando si intensifica lo studio sulle orchidee, si fanno scoperte interessanti.
La miniatura che si vede nelle foto del post, potrebbe essere Restrepia echo E allora andiamo a leggerci la letteratura che la riguarda. Poca e molto generica.
Direi che come base di riferimento conviene prendere in considerazione il volume sopracitato, curato da Carlye A. Luer in collaborazione con Rodrico Escobar Restrepo.
In premessa si fa notare la somiglianza di questa nuova specie, sia a R. muscifera che a R. aristulifera, presenti nello stesso aerale, da cui il nome: echo.
Già la sintetica descrizione in latino (regola obbligatoria della tassonomia)… “Species haec R. musciferae (Lindl.) Rchb.f. ex Lindl. similis, sed ramicaulium vaginis totis dense punctatis, petalis minime clavatis ad basim minute denticulatis, labello proportione breviore, hypochilii marginibus denticulatis differt”, evidenzia tre aspetti di unicità, rispetto alla R. muscifera:
1- Le guaine dei ramicauli molto “punctate” macchiate, labello corto, petali laterali sottili e scarsamente clavati.
Molto poco per l’identificazione ed allora continuiamo a leggere le successive annotazioni.
Nota importante: il luogo di raccolta dell’olotipo e nome del coltivatore che l’ha portata a fioritura.
“Restrepia echo Luer & R. Escobar, Orquideología 20: 138. 1996.
TYPE: Colombia. Dept. of Antioquia. Munic. of Urrao, collected by E. Valencia, Sept. 1992, flowered in cultivation at Colomborquídeas, 23 May 1995, R. Escobar 6001 (holotype, JAUM; isotype, MO).”
In altre annotazioni si evidenzia anche che:
…”This species is very closely related to the number of forms grouped together In R. muscifera. Although spots on the sheaths of ramicauls may not be considered to be consistent in a species, all the sheaths of known specimens
01 R. echo are densely spotted, while only the lowermost sheaths of the closely allied R. muscifera are lightly dotted. Restrepia echo is found entirely within the distribution of R. muscifera, but populations remain separate”.
In sintesi si sottolinea che questa specie e strettamente collegata alle altre del gruppo R. muscifera e che, pur non essendo determinanti per considerare nuova specie, le evdenti maculature delle guaine dei ramicauli, rispetto alle quasi inesistenti di quelli delle R. muscifera, è stata altresì riscontrata la permanenza di popolazioni separate, pur vivendo nello stesso habitat di endemicità.
Questo è a mio avviso un fattore determinante per spezzare una lancia in favore della creazione di una nuova specie: non è un ibrido fra R. muscifera e R. aristulifera,altrimenti si noterebbero diversità nel tempo e nei fiori, non è nessuna delle due e quindi trovo giusto che si sia creata una specie “nova”.
Altra particolarità di questa specie è data dalla marcata pigmentazione a macchie rossastre/violacee della pagina inferiore delle foglie.
Forse torna utile anche questa descrizione analitica, tratta dal libro di Luer ed Escobar:
Pianta di medie dimensioni, epifita, cespitosa, radici sottili. Ramicaule eretto lungo 5-10 cm, chiuso da più o meno 6-9 guaine imbricate, sottili, biancastre, sciolte, compresse, fittamente maculate. Foglie erette, coriacee, fittamente soffuse di viola nella pagina inferiore, ovali, acute, lunghe 4-6 cm, larghe 1,5-3 cm, la base largamente cuneata o arrotondata, contratte in una contorto picciolo di 4-5 mm di lunghezza. Infiorescenza un fiore solitario, prodotto in successione lungo la parte posteriore della foglia; peduncolo snello, 7-12 mm di lunghezza; brattee floreali sottili, tubulari, a 5 mm di lunghezza; peduncolo 5 millimetri di lunghezza, con una breve filamento; ovaio viola, arcuato, lungo 3 mm, sepali membranosi, sepalo dorsale libero, eretto, bianco traslucido, minuziosamente macchiato di rosso – viola, strettamente triangolare sotto la metà, attenuato sopra la metà con il vertice clavato – addensato, 13 mm di lunghezza, 2 mm di larghezza sopra la base, sepali laterali uniti e vicino all’apice terminano a forma bifida, superficialmente concavo verso la base, convesso sopra la base, bianco o rosato bianco, diffusamente macchiato di viola, 11 – 13 millimetri di lunghezza, 8-9 mm di larghezza massima, gli apici arrotondati; petali trasparenti, stretti e lineari, dilatati verso la base con i margini microscopicamente dentellati, apici poco clavati, 10 mm di lunghezza, 0,2 millimetri di larghezza 0,8 mm alla base; labello roseo bianco, diffusa punteggiatura viola, di forma ellittica, arrotondato all’apice, lungo 4,5 millimetri, 2,5 millimetri di larghezza, epichilo microscopicamente verrucoso, ipochilo concavo con sottili margini eretti, colonna rigida , collo cilindrico
bianco, snello, clavato, lungo 3 mm.
Bene Alberto, apriamo una sottoscrizione di fondi con questa intestatura di pagina:
Volete voi spedire sulle Ande, due poveri orchidofili italiani in cerca di gloria?
Ciao Guido, leggendo la descrizione delle tre specie (aristulifera, echo, muscifera) mi sono ingarbugliate le idee e sorte nuove domande. Luer dice che R. echo sia simile per certi versi alle altre due. Prima di tutto la aristulifera si trova in tutt’altra zona al confine della Colombia con il Venuezuela per cui le due popolazioni non sono in stretto contatto, impossibile ibridazione. R. echo cresce all’interno delle diverse popolazioni di muscifera ma si differenzia morfologicamente per diversi motivi dalla muscifera soprattutto nel sinpetalo e nel labello (importanza evoluzionistica) e per questo più simile alla aristulifera. Buon motivo per creare una nuova specie? Stranamente nella descrizione di echo nella sua Sistematica non fa riferimento alle somiglianze con aristulifera, cosa che invece fa nella descrizione della specie. Chissà se crescono a stretto contatto oppure esistono vallate in cui le due specie (echo e muscifera) crescono separatamente e magari fioriscono in mesi diversi (sembrerebbe a febbraio per muscifera e maggio per echo, secondo i dati di località). Chiederemo a Luer ulteriori spiegazioni…
Sarebbe molto interessante avere un parere di Luer.
Comunque, dalle descrizioni di Luer & Escobar mi pare di aver colto, che la motivazione forte della loro decisione di costituire una specie assestante sia proprio il fatto che convivono senza “mescolarsi”… forse bisognerebbe intervistare i loro insetti pronubi.
Ciao Guido, ho mappato le diverse località su Google Earth e si trovano a circa un centinaio di km fra loro, sia fra echo ed echo che fra echo e muscifera. Bisogna andare in Colombia ad indagare!