E’ grande la mia soddisfazione! Quel vecchio e caro esemplare di Dendrobium chrysotoxum, in mostra nella stupenda scenografia dell’esposizione orchidofila Orchids and Wine, si è guadagnato per la seconda volta la medaglia d’oro e l’agognato titolo di “Best in show 2015”.
Il livello delle piante esposte era altissimo, molti produttori professionisti, tedeschi e italiani e tanti coltivatori amatoriali, come me. Il mio caro e vecchio Dendrobium chrysotoxum ha sbaragliato la agguerrita concorrenza conquistando sul campo, ammirazione, rispetto, e diventando così: Re per sempre!
Come coltivatore e collezionista amatoriale desidero ringraziare le persone che in questi giorni, per me sofferti e nello stesso tempo importanti, mi hanno dimostrato affetto e stima, a partire da tutti gli appassionati del Trentino Alto Adige: una buona “ricarica” per continuare la grande avventura con le orchidee.
Un grazie caloroso a quanti hanno lavorato per la scenografia ospitante e, per tutti, al Presidente della loro associazione (ATO): Claudio Frenez.
Storia e curiosità di questa specie.
Il fascino delle orchidee dipinge orizzonti infiniti. Spesso ti accompagna in viaggi misteriosi, ti fa conoscere culture e tradizioni esotiche e mitologiche. Ecco che, non volendosi fermare alla semplice ammirazione, le orchidee ti raccontano, ti trasportano col pensiero e per qualche fortunato, anche realmente, nei luoghi dei loro regni naturali.
Stai ammirando la foto alla tua sinistra? Bene, chiudi gli occhi e lasciati liberamente trasportare dalla fantasia. Non occorre conoscere molte cose, basta sapere il suo nome e le sue origini geografiche… il viaggio fantastico può cominciare. L’orchidea che ci accompagnerà in un viaggio fantastico nello Yunnan si chiama Dendrobium chrysotoxum
Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847 – Lindley descrive questa specie importata per la prima volta in Inghilterra dai signori Henderson, proveniente dall’India. Per la cronaca, nella letteratura si legge anche che Dendrobium chrysotoxum è stato scoperto in Birmania (ora Myanmar) ed importato in Europa (Inghilterra) da Low&Co. nel 1858
Sinonimi:
Callista chrysotoxa (Lindl.) Kuntze 1891- Callista suavissima Kuntze 1891- Dendrobium suavissimum Rchb.f 1874.
Questa bella orchidea è localmente chiamata “Dai Orchid”, perché nei luoghi di origine (la minoranza Dai rappresenta il 34 per cento della popolazione di Xishuangbanna, forma il più grande dei 25 gruppi etnici nella provincia dello Yunnan, quasi la metà delle minoranze etniche della Cina) fiorisce nel periodo in cui si svolge il “Festival degli spruzzi d’acqua”. In tale occasione i fiori di Dendrobium chrysotoxum sono abbondantemente utilizzati per addobbare i capelli delle ragazze in cerca dell’amore e della felicità. Leggeremo più avanti del Festival, intanto dedichiamoci velocemente all’aspetto “parafarmacologico” di questa orchidea.
L’origine etimologica del nome di specie deriva dalle parole greche “chrysos” = oro, “toxom” = arco, per il colore giallo dorato dei fiori e per la forma arcuata degli steli fiorali.
L’habitat di questa orchidea comprende la Birmania, Laos, Thailandia, Cina ed India.
Questa zona asiatica, al solo annuncio evoca avventure ed avventurieri, paesaggi struggenti e popolazioni misteriose, richiama storie di draghi e diavoli in lotta con le genti di quelle terre.
Nella filosofia medica cinese, gli esseri umani sono sostenuti nello stato di “Yang”. Pertanto, per tutta la vita, le forze più sfuggenti di “Yin” vanno cercate e assunte dalle persone. Quindi, le piante “Yin” tonificanti, sono di massima importanza per la MTC (Medicina Tradizionale Cinese) e sono considerati farmaci di lunga vita.
Inoltre, e questo a noi può interessare di più, i fiori di Dendrobium chrysotoxum essicati, sono la base naturale per realizzare un delicatissimo tè dal sapore di miele. Quando si beve questo tè si ottiene immediatamente l’armonioso ripristino della natura “Yin”: provare per credere… e non chiedermi la ricetta 😉
Tradizioni e leggende
La grande Cina, lontana e misteriosa, raccoglie nel suo grembo un’ infinità di provincie e regioni etnicamente e culturalmente tanto differenti da formare un continente: mi fermerò in una provincia molto famosa anche per le sue rare orchidee: Yunnan.
Ed è nella regione meridionale dello Yunnan che si colloca l’aneddoto legato al Dendrobium chrysotoxum
Il nome Yunnan è l’abbreviazione di Yunlingnan che significa “a sud dei monti Yunling”. La Provincia cinese dello Yunnan è la regione più lontana a sud-ovest del Paese e confina con il Vietnam, il Laos e la Birmania. Lo Yunnan confina anche a est con le provincie del Guizhou e Guangxi Zhuang, a nord con Chongqing Sichuan, e a nord-ovest con la Regione Autonoma del Tibet. Lo Yunnan comprende 394000 chilometri quadrati e ha una popolazione di oltre 42 milioni di persone.
La particolarità dello Yunnan rispetto a tutte le altre province della Cina è la sua popolazione eterogenea. Nella provincia deello Yunnan ci sono 25 minoranze etniche, fra le maggiori troviamo (Yi, Bai, Lisu, Naxi, Dai), quasi la metà del totale di tutta la Cina. Nel nord-ovest della provincia vivono i Deqin e Shangri-La, il territorio di un gruppo di tibetani chiamato Khampas che ha mantenuto le sue tradizioni e la sua storia, tramandata di generazione in generazione con canti e danze popolari, nonché dai loro abiti tradizionali in tinte vivaci, cappotti di lana di yak e cappelli da cowboy. Lijiang è la patria ancestrale delle popolazioni Naxi, famose per la loro religione animista Dongba così come per avere una delle culture che tengono ancora viva l’ultima musica tradizionale in Cina, considerate per questi motivi, un “fossile vivente” della Cina antica. Un altro esempio di antica cultura del Naxi è la loro scrittura pittografica (chiamato anche Dongba) che viene utilizzata per le pratiche religiose, e si ritiene abbia avuto origine in modo indipendente sia della lingua tibetana e cinese scritta.
Nella regione meridionale della provincia al confine con il Myanmar e il Laos, si trova la regione autonoma di Xishuangbanna Dai . In questa regione, fra le altre, vive anche una minoranza di origine thailandese “Dai” per l’appunto, che vive coltivando riso e ananas. La minoranza Dai è anche nota per l’annuale “Festival degli spruzzi d’acqua”, festa di danze e di tradizioni religiose. Durante la festa le ragazze indossando abiti tradizionali colorati e luminosi, e addobbandosi i capelli con mazzetti di fiori di Dendrobium chrysotoxum, purificano le persone con schizzi d’acqua, di tutti i demoni e dei dolori rispetto all’anno precedente.
Festival degli spruzzi d’acqua
Il festival degli spruzzi d’acqua è la festa più solenne e caratteristica del popolo Dai. In realtà è il Capodanno del calendario Dai. Si chiama Festival degli spruzzi d’acqua perché durante i giorni di festa, la gente si spruzza acqua l’un l’altro per la buona fortuna.
Ogni anno in aprile dal 13 al 15 nella città di Jinghong, la capitale del Xishuangbanna, e nei villaggi vicini si celebra la venuta del Nuovo Anno Dai. Comunemente conosciuto come il ‘Festival degli di schizzi d’acqua’ o il ‘Festival di balneazione del Buddha’, è la festa più importante per il popolo Dai.
Il primo giorno, tutti si portano sulla riva del fiume Lancang (Mekong) per vedere le gare di dragon boat. Ogni barca con 50 vogatori, un altro paio di persone sul timone e un po più sulla parte anteriore della barca, che danza e esibisce giochi di tamburo, c’è una vera atmosfera di carnevale con palchi, spettacoli danzanti e persone che allestiscono i tradizionali barbecue Dai. Ogni tanto si sente il ‘Whoosh’ di razzi di bambù fatti in casa, chiamati Gaosheng, confezionati con polvere da sparo, in fase di lancio in aria. E’ il tempo delle prime arature e delle semine delle piantine di riso. La gente vuole divertirsi ed augurarsi buona fortuna, scaccia l’anno vecchio ed accoglie quello nuovo, prega Sakyamuni di portare buoni raccolti e una popolazione fiorente. La festa dura di solito tre o quattro giorni. Il primo giorno è chiamato “Wanduoshanghan” di Dai, il che significa vigilia di Capodanno.
In mattinata (come scritto sopra), dopo aver lavato il proprio corpo e cambiato i vestiti, tutte le persone, dai giovani agli anziani, vanno ad assistere alle varie attività sportive: lanci di razzi artigianali e corsa delle barche sul fiume. Il secondo ed il terzo giorno, chiamato “Wannao”, di solito non hanno alcuna attività. L’ultimo giorno è “Wanbawanma”, che significa “il giorno dei giorni è del re”. In quel giorno, la gente si alza presto e porta offerte ai templi buddisti. Ascolta le predicazioni, e porta acqua per il bagno purificatore al Buddha, chiedendo di rendere la salute, il raccolto e la felicità per il prossimo anno. Questo importante rituale si chiama ‘balneari del Buddha’.
Il completamento del ‘bagno rituale del Buddha’ serve come il segnale che incoraggia i comuni mortali a lanciarsi reciprocamente gli spruzzi d’acqua. Di conseguenza, le persone affollano le strade con pentole, padelle, bottiglie, o qualsiasi altra cosa, dove senza inibizioni si spruzzano quasi a voler spegnere l’altro con l’acqua, con lo stesso entusiasmo con cui, da noi ad occidente ci si lanciano le palle di neve.
La cerimonia di schizzi d’acqua, tuttavia, è più di un semplice buon divertimento, ma contiene anche un elemento religioso: l’acqua è considerata dal Dai come un simbolo, da un lato, di purezza religiosa, ma anche di amicizia tra le persone. Pertanto, spruzzi un altro essere umano con l’acqua durante il Festival di schizzi d’acqua, solamente per esprimere desiderio di fortuna e prosperità a questa persona.
Successivamente, nel suono di tamburi, per esprimersi gli auguri a vicenda, tutti a spruzzare “acqua, acqua, acqua!” Non è scortese lanciare acqua alle persone anziane, basta che contemporaneamente si formulino gli auguri con parole di benedizione. Le “spruzzate” sono prive di regole tra i giovani. A loro piace giocare con vasche e secchi di tutte le dimensioni, perché gli spruzzi d’acqua sono una sorta di benedizione, e bagnato e schizzato d’acqua e più sei fortunato. C’è un detto popolare Dai: durante “Il festival dell’acqua che schizza” spruzza solamente chi pensi sia degno.
Vi è una bella storia all’origine del Festival di spruzzi d’acqua. Tempo fa, c’era un diavolo nel luogo dove la gente Dai viveva, che faceva ogni sorta di male. Tutta la gente lo odiava, ma non aveva alcun metodo per punirlo a causa della sua potente magia. Poi un giorno nel mese di giugno dal calendario Dai, la sua settima moglie, che era stata rapita nel villaggio, lo ubriacò e lo indusse a svelare i propri punti deboli. A notte fonda, la settima moglie e le altre, decapitarono il diavolo usando i propri capelli. Ma una volta che il capo del diavolo toccò terra, cominciò a bruciare ferocemente. Così le ragazze si precipitarono coraggiosamente a raccogliere la testa e tenerla stretta tra le braccia, ed il fuoco si spense immediatamente. Da allora le sette ragazze si alternarono a tenere la testa, ognuna per un anno. Ogni anno, al momento del cambio turno, la gente lancia spruzzi d’acqua sulla ragazza che ha tenuto la testa durante l’anno che sta finendo, per lavare via il sangue sul suo corpo. Col tempo, questa leggenda si è trasformata in un lieto festival per scacciare l’anno vecchio e accogliere il nuovo.
Nota: questo post lo dedico a chi chiama con malcelato disprezzo, “migranti”, “extracomunitarie”, “clandestine” le genti che vengono da lontano a cercar da vivere da noi in Italia. Possono sembrare un problema, ma se governato bene, la loro cultura può diventare una ricchezza, per noi e per loro… appunto: se governato bene!
Mi scusi signor Guido, ma le ruberò ancora un po’ di spazio.
Ho cercato di capire il senso di quanto si legge nei commenti e mi son divertita a navigare su internet (Fb)
Il nome graziano appare spesso, penso che il soggetto sia sempre lo stesso, ecco cosa ho trovato:
Ciao a tutti, sono Graziano Grando e con il permesso di Caorlo Ivano, desidero rispondere al
maestro orchidofilo trevigiano cretino!!!!! Non perde occasione per offendermi ( non ha il coraggio
di scrivere nome e cognome ovviamente) e criticarmi senza motivo.
Ultimamente avendo saputo da radiospia orchidofila che ho acquistato una pianta di paphiopedilum
intaniae spendendo 200 euro ha persino chiamato in causa la siora Maria pur di ataccarmi…
poveretto….. .Vistosi rifiutare la partecipazione della nostra e di altre associazioni alle sue mostre e
considerando che le ultime sue esposizioni sono sicuramente ben lungi da quelle degli anni passati
dove gli esemplari meravigliosi erano l’usualità non l’eccezione e che da qualche tempo non si
vedono più. Credo che il suo declino vistosamente in corso lo renda ora più che mai cattivo,
invidioso e stupido, o forse si tratta solo di atteggiamento senile.
Chiedo scuso a tutti per questo mio sfogo.
Graziano
Sempre lo stesso Graziano?
…e poi ho trovato anche questo:
Orchidee ATAO
Leggendo di mostre in giro per i blog, non posso non notare con quanta ipocrisia chi avendo migliaia di piante in serra e coltivando in centinaia di metri quadrati di per 35-40 anni, porti a concorso orchidee curate per molti anni, con la certezza di vincere medaglie su medaglie
togliendo magari a qualche giovane coltivatore la soddisfazione di vedere la propria pianta premiata. E come se un maestro di pugilato, combattesse con un ragazzino appena iscritto in palestra. Le belle piante si portano nelle mostre, ma fuori concorso quando si sa di non avere avversari alla pari ( caro re delle orch) tu che dai lezioni a tutti.
Per questo motivo ho deciso che non una sola delle mie piante parteciperanno mai e poi mai a qualsiasi concorso
Graziano
Mercoledì 20 Maggio 2015
e poi, questo ancora!
Ciao Aldo,bella giornata domenica a casa tua per l’inaugurazione parziale della tua bellissima serra. Come al solito buon cibo, buon prosecco,buona compagnia. Spero soltanto che anche la tua serra non venga etichettata come la mia “serra senz’anima” dall’anzianotto orchidofilo trevigiano altrimenti anche a te non crescerà altro che gramigna nella serra, anche oggi come avrai letto ha scitto le sue stupidaggini che non fanno altro che stimolarmi a coltivare meglio.
Grazie a tutta la tua famiglia.
Francesca e Graziano
Siccome un po’ psicologa lo sono, devo dire che quanto scritto dal sedicente Graziano in tutte le versioni, buonista e offensivo, merita alcune osservzioni.
Personalità ondivaga e debole, tipica di chi ha carenze affettive, di chi cerca con tuute le maniere traguardi che diano risposte alla monotonia quotidiana e che per farlo cerca il mito ed il nemico. Fondamentalmente ignorante (da come scrive si coglie la sua scarsa padronanza della lingua italiana), per certi aspetti arrogante, condizioni che da sole non fanno danni, ma se accompagnate da disponibilità di denaro procurano i comportamenti di cui sopra. Di fatto un impulsivo, per questo preda di quanti, nella veste di amici, scaricano su di lui le proprie frustrazioni.
Ecco che si spiega quel costante ed immotivato accanimento (ho cercato nel web e in altre fonti documentali, ma non ho trovato uno straccio prova delle millantate offese imputate al signor Guido), verso la vittima designata, che come appare chiaramente è il signor Guido stesso.
Si rilassi Graziano, lasci perdere soldi e non cerchi nemici per sentirsi importante, la vita e bella e più semplice di come la vede lei.
PS) nemmeno le orchidee risolveranno le sue mire, prima o poi troverà altre sponde.
Cordialmente, Lella.
Bello il commento di Frambola.Bello e intelligente. Oggi corre la formula uno, vediamo se tra le concorrenti cisaranno anche le panda.
Non ho mai discusso l’abilità di Guido nella coltivazione delle orchidee,semmai ne contesto le possibilità(volume della serra quantità di piante disponibili ecc. Credo solo non sia corretto che lui partecipi a concorsi con persone che non hanno le stesse opportunità. Quando scivi (frambola potresti identificarti, oppure ti vergogni? ciao Graziano
Scusate se entro in questa coda al post del signor Guido.
Sono anni che seguo questo blog, e non riesco a capire il senso del commento di Graziano. E’ chiaro che ce l’ha con Guido, ma se è lo stesso Graziano che qualche anno fa nel suo blog – http://www.orchids.it/2006/08/21/substrato-per-paphiopedilum-2/ – scriveva il commento che segue, di sicuro è un invidioso voltagabbana.
Un cordiale saluto.
Lella
“Inviato il 21/08/2006 alle 21:01
Come al solito i cosigli di Guido sono azzeccati e puntuali, soprattutto supportati da risultati che in qualsiasi luogo e in qualsiasi periodo dell’anno egli mostra ed esibisce in molte mostre e invita sempre amici e anche finti amici ad ammirare le sue fioriture che sempre fanno sbalordire nella sua serra in via Parnasso.
Tutto ciò a differenza di molti (ciarlatori che da sempre non fanno altro che criticarlo e giudicarlo negativamente, segno inequivocabile di un’invidia quasi palpabile).
Dico questo perchè ho notato in questi ultimi tempi un ulteriore accanimento nei confroti di Guido, senza alcun dubbio conseguenza dei clamorosi successi delle piante di Guido a Padova dove i giudici sostavano quasi solo esclusivamente davanti alle piante fiorite di Orchis (stand delle piande di Guido e amici) mentre passavano veloci di fronte all’esposizione di altri che si credono professori e che magari lo sono anche ma sicuramente non lo sono nella coltivazione di orchidee.,quando poi sono cominciate a piovere le medaglie giù con le critiche e poi anche qualche insulto non raccolto per fortuna da Guido.
E mia opinione che si debba ringraziare Guido per la sua sempre pronta disponibilità nell’aiutare quanti chiedano informazioni o consigli a neofiti come me che di consigli e suggerimenti hanno sempre bisogno.
Grazie Guido, da parte mia e sono sicuro anche da parte di molti come me che hanno sempre bisogno di qualche buon consiglio ogni volta che portano a casa una nuova pianta, colti sempre da incertezze e dubbi.
Se qualche professore non fosse d’accodo con quanto soprascritto potrà scrivermi in privato su questo indirizzo (…………..) il sottoscritto si chiama Graziano di Concordia Sagittaria.
Un saluto a tutti gli amici di Orchids
La volpe disse che l’uva non era matura. Vorrebbe qualcuno poter coltivare come solo Guido sa fare.
Tu non sei un coltivatore e collezionista amatoriale, la tua qualifica è imprenditore.Dalla camera di commercio di Treviso. Come al solito non la racconti giusta.
Graziano,………. l’oste che non faceva gli scontrini.