L’idea di dare un senso alla festa del sole e della Stanhopea, aleggiava da tempo nella mia mente, ma come dare senso a un’idea così evanescente?
Era mattina presto mentre stavo sistemando gli spazi per la festa del 21 Giugno, e i fiori della Stanhopea di Villa Albrizzi già profumavano intensamente, quando lei mi chiamò vicino a sé per ricordarmi il suo nobile passato. “Guido” – disse – “sono immensamente grande, lo so! Prima o poi mi dovrai dividere in tante parti, ma la mia storia non può disperdersi! Tienimi legata a te… ti ricordi in che condizioni ero quando sono arrivata?”- e continuando, sussurrò – “Io, caro Guido, sono l’ultima testimone delle passioni, degli amori, della cultura, di Isabella Albrizzi, mi piacerebbe tanto che tutte le parti di me portassero il nome Isabella.”
Stralcio tratto dal libro “ORCHIDEA” (capitoli 1.6 – 1.7)
Nella foto a sinistra:
Ritratto di Isabella Teotrochi-Albrizzi. opera della pittrice Elisabeth Vigée-Le Brun (1792)
“(…) 1.6. La prima serra riscaldata, in Italia
Sul finire del Settecento veneziano, nella serra stile Vittoriano, sistemata ad est del grande parco della Villa Albrizzi-Franchetti (Treviso), riscaldata da una grande stufa a legna, crescevano rigogliose molte piante esotiche fatte arrivare appositamente da tutte le parti del mondo per rendere ancor più ameni, piacevoli ed esotici, gli ampi spazi circostanti. La Villa Franchetti o Villa Albrizzi Franchetti fu costruita tra il 1680 e il 1700 lungo il Terraglio, dai nobili Albrizzi, noti mercanti di stoffe. Tra loro, Isabella Teotochi Albrizzi.
La villa, passò successivamente alla contessa Ida Zeno Accurti e quindi acquistata dal barone Raimondo Franchetti. Nel 1973 Raimondo Nanuk Franchetti, ultimo proprietario, la vendette alla provincia di Treviso, oggi è gestita dalla fondazione Cassamarca. Purtroppo non è visitabile e la serra, o quel che ne rimane è in uno stato di completo abbandono.
In occasione di una esposizione di orchidee in villa, che curai qualche anno fa, ebbi modo di vivere l’atmosfera di quello che fu uno dei salotti più famosi d’Europa, luogo d’incontro di viaggiatori, avventurieri, eruditi, artisti, scienziati, seduttori di professione, militari di carriera, principi d’Europa.
Piacevoli sensazioni, mi accompagnavano, mentre camminavo lungo i viali del parco, già calcati dal Foscolo, dal Pindemonte, dal Cesarotti, dal Canova, dal Denon e da tanti altri amici della “divina” Isabella Teotochi (1760-1836). Sembrava di rivivere il tempo che esaltò i fasti di quella straordinaria bellezza greco-veneziana, un mito raccontato in tutti i salotti letterari d’Europa, che sedusse Venezia e della quale ci rimane uno straordinario ritratto della grande pittrice Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista dei principi delle corti europee.
Isabella, fu una delle donne più ricche di brio, vitalità e spregiudicatezza della sua epoca e sono famosi gli avventurosi amori di questa procace nobildonna: la Temira cantata dal Pindemonte, la Laura della prima stesura dell’ Ortis di Foscolo. Il suo salotto e la splendida villa sul Terraglio conobbero presenze come quelle di Chateaubriand, di Vivant Denon (il padre del Louvre), di Byron, Canova e di Walter Scott.
Complesse vicende seguirono il destino della giovane nobildonna che visse nella Venezia viziosa e decadente di fine Settecento, fino al matrimonio con il Giovanni Battista VI Giuseppe Albrizzi (soprannominato Iseppo; 1750 – 1812), celebrato dopo l’annullamento del primo, con il nobiluomo Antonio Marin.
Questo non sarà, tuttavia, un rapporto esclusivo nella tumultuosa vita sentimentale di Isabella. Nel 1795 Isabella, dopo aver conosciuto le attenzioni di Denon, si apre all’amore per un ragazzo che ha la metà dei suoi anni: il diciassettenne Ugo Foscolo.
1.7. I cinque giorni di folle passione, del giovane Ugo Foscolo.
Il giovane, di indole bizzarra e di carattere non certamente facile, si lasciava facilmente rapire dal sorriso di Isabella che lo rendeva dolce e scherzoso. Isabella, donna intelligente e matura, aveva scorto oltre il povero sembiante, il genio del giovane; più avanti negli anni, Isabella, scriverà di lui:
“volto e aspetto che ti eccitano a ricercarne e conoscerne l’animo e l’ingegno. L’animo è caldo, forte e disprezzator della fortuna e della morte. L’ingegno è fervido, rapido, nutrito di sublimi e forti idee; semi eccellenti in eccellente terreno coltivati e cresciuti (..) all’imperioso amore concede talvolta un filo ond’essere ritenuto; ma filo lungo, debole, mal sicuro contro l’impetuoso torrente di più maschie passioni».
Ugo Foscolo, più tardi racconterà con dolcezza i momenti intimi vissuti con Isabella che lo accolse quasi senza veli nel suo letto:
…” una Dea dalla lunga e rada camicia non allacciata, dalle spalle ignude, dal braccio bianchissimo e tondeggiante e dal petto voluttuosamente difeso da una candida pelle, dai ricci sparsi or sul collo, or sul seno, quasicché quelle liste dorate, dovessero servire all’occhio inesperto di guida(..) a questa sacerdotessa di Venere ho consacrato le primizie della mia gioventù…!”.
In effetti come racconta Alvise Zanon, intimo amico del Foscolo, Isabella era una giovane bellissima, nata come lui nelle isole greche, amica di poeti e letterati, divorziata, che pure aveva ceduto alla sua adorazione e per pochi giorni: cinque per l’esattezza! Era stata sua. Dopo averlo iniziato ai misteri dell’amore, l’aveva garbatamente allontanato, col viatico di molti savi consigli sul modo di trattare le donne e recitare nella vita la commedia dell’amore.
“Posso dunque gloriarmi di aver udito i primi cenni dell’amara storia che avrei poi ritrovato nelle doloranti pagine dell’Ortis» diceva Zanon.
Più avanti negli anni, il poeta amava ricordare Isabella con questa frase:
“Amante per cinque giorni, amica per tutta la vita”
Le orchidee arrivarono in epoca successiva alle avventure amorose del Foscolo, di sicuro furono presenti nelle serre della villa a partire dalla seconda metà del 1800 e vi rimasero fino agli anni 80 del 1900, quando la Stanhopea nigroviolacea, ultima testimone delle passioni, degli amori e della cultura in Villa mi fu consegnata in custodia dal suo giardiniere.
Ricordo ancora lo stupore che provai, quando il giardiniere della Villa Albrizzi-Franchetti, quasi a voler mantenere in vita le esclusività botaniche della villa, e cosciente di non potercela fare da solo, venne a trovarmi per consegnarmi in custodia gli ultimi esemplari di un’ orchidea misteriosa, l’ultima testimone di forti passioni e di amori andati.
Stanhopea nigroviolacea (Morren) Beer
In quell’occasione il giardiniere mi consegnò due museruole contenenti quel che rimaneva delle piante – ben poca cosa – e con scarse possibilità di un loro recupero.
Una pianta rimase nella sua vecchia museruola e piano piano si riprese: nella foto sopra a sinistra potete ammirare lo stato attuale dell’esemplare originale. La seconda museruola, già irrimediabilmente usurata mi servì da campione per riprodurne di nuove, nelle quali poter sistemare i frammenti ancora in vita della pianta originaria. Riuscii a salvare due pseudobulbi ed ora sono due piante ben strutturate.
Ed è così che la festa del sole ha trovato il suo senso: ogni parte di questa pianta porterà il nome Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’.
La cronaca della festa.
Nella foto a sinistra, la Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ che mostra con fatica i suoi fiori ai visitatori.
Cominciamo bene l’estate.
La “Festa del sole e della Stanhopea” è stata un successo oltre ogni previsione.
Il sole ci ha fatto compagnia per tutta la mattinata ed anche per qualche ora del pomeriggio, ma ad un certo punto, dio pluvio si è ricordato di farci visita pure lui. Poca roba, qualche goccia e poi ancora sole per le visite del pomeriggio, sì perché la lunga giornata del solstizio d’estate è proseguita con le visite pomeridiane ed è finita verso il tramonto.
Nasce il Circolo S.I.
Non solo festa, il clima amichevole della mattinata è stato foriero di buone e nuove idee: è nato il circolo della Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ (S.I.)
Il Circolo non sarà una nuova Associazione, ma se vogliamo, una testimonianza culturale della storia futura di questa orchidea.
L’unica condizione per essere del S.I. è quella di possedere una divisione della pianta madre.
A garanzia che tutto avvenga con regolarità sono state individuate due figure istituzionali: garante e coordinatore.
Il garante firmerà l’attestato di validità storica, che sarà rilasciato di volta in volta dal coordinatore, ai possessori di una Stanhopea ‘Isabella’
Il Circolo S.I.
Il Circolo non ha confini geografici.
Per ora sono state individuate le due figure istituzionali:
Garante: Guido De Vidi (TV).
Coordinatore: Mauro Cappagli (FI)
In attesa che pianta madre della Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ finisca la sua fioritura per poter essere divisa (presumibilmente si ricaveranno circa 30 nuove piante), attendiamo adesioni e consigli operativi, ad esempio individuazione delle modalità informative: Fb.?
Nota: Durante la festa sono state raccolte già parecchie adesioni, quindi la priorità delle nuove, seguirà la cronologia di arrivo delle vostre mail indirizzate a: info@orchids.it.
Pingback: Stanhopea ‘ISABELLA’, rinvasi ultimati: stato dell’arte | Orchids.it
Pingback: Stanhopea ‘ISABELLA’… pronta per essere con-divisa | Orchids.it
Caro Guido, trovi anche me nelle tue email non lette (:
Ciao Matteo, sì ci sei, appena possibile riceverai notizie.
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Ovviamente io ci sono ????
Certo! E anche a Diego, con l’impegno di far crescere bene i suoi figlioletti!