Archivio mensile:Novembre 2018

Cattleya: gruppo Walkeriana, dubbi e incertezze.

Specie affini… con qualche difficoltà di identificazione

Cattleya walkeriana e Cattleya nobilior sono due specie molto simili (più avanti evidenzieremo le loro diversità), ed in certi casi vivono anche negli stessi habitat, questa loro peculiarità vegetativa facilita varie forme di ibridazione.
Come spesso accade nelle collezioni, in caso di incertezze tassonomica si aspetta la prima fioritura per approfondire le informazioni in possesso. La prima fioritura di un’orchidea è sempre un momento emozionante e qualche volta è anche l’occasione di studio perché il suo coltivatore sente il bisogno di attingere notizie che prima non servivano ed è così che scopre nuovi panorami del fantastico mondo delle orchidee. Nella mia collezione, questo è accaduto con la fioritura di una Cattleya cartellinata come  Cattleya walkeriana f. coerulea. Sin dalle prime ricerche si materializzò il dubbio: “Forse non è questa specie, forse è un ibrido, chissà!” Così inizià un viaggio dentro un piccolo frammento della botanica.

Le coppie critiche
Alcune specie del genere Cattleya, a causa delle loro caratteristiche morfologiche similari, possono essere considerate sorelle e costituiscono le così dette “coppie critiche”:
Cattleya loddigesii – C. harrisoniana
Cattleya nobilior – C. walkeriana
C. guttata – C. leopoldii
C. granulosa – C. schoffieldiana
C. labiata – C. warneri

Per finalizzare le ricerche al tema del post, prendiamo in esame la coppia: (Cattleya walkeriana- Cattleya nobilior). All’inizio del nostro “viaggio”ci tornano sicuramente utili le descrizioni originali riportate in “Flora brasiliensis.

Storia
Cattleya walkeriana Gardner

Cattleya walkeriana è stata scoperta dal medico-botanico inglese George Gardner.
Nel 1839 e nel 1840, Gardner è in Brasile. Egli, durante una visita alla regione diamantifera dello stato di Gerais, raccoglie alcune piante di orchidee abbarbicate su degli alberi situati lungo le rive di un piccolo affluente del Rio San Francisco, Gardneri ntuisce subito che si tratta di specie sconosciute e con gli esemplari raccolti può sicuramente procedere alla loro identificazione. La descrizione di questa nuova specie è stata pubblicata nel 1843 su “London Journal of Botany” ed in quell’occasione Gardner assegna alla nuova specie il nome del suo amico ed accompagnatore Edward Walker.

Endemicità
Cattleya walkeriana è una specie con endemicità molto differenziata. Principalmente si sviluppa in forma epifita, ma anche come rupicola. Sopporta grandi sbalzi di temperatura e di umidità, dai 30° C. giornalieri, che in certi siti possono raggiungere anche i 40°C, per toccare anche i 5°C. durante la notte. Può essere trovata in gran parte dello stato del Minas Gerais e Sao Paulo, ma anche nello stato del Goias e del Mato Grosso.
In alcune zone del Minas Gerais, Cattleya walkeriana e Cattleya bicolor condividono lo stesso habitat, coabitazione che favorisca la nascita di un ibrido primario chiamato Cattleya joaquiniana.
Inoltre, nello stato di Sao Paulo ed in altre parti del Minas Gerais,
Cattleya walkeriana divide il suo habitat con Cattleya loddigesii, dando origine al famoso ibrido naturale denominato Cattleya dolosa, per molto tempo considerata specie.
Nello stato di Goiás, in cui esiste un vasto aerale con la presenza, sia della
Cattleya walkeriana, che della Cattleya nobilior, non è difficile trovare grandi popolazioni della Cattleya mesquitae, ibrido primario tra le due specie.

Cattleya nobilior
Cattleya nobilior Rchb. f.
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laeliinae
Specie: Cattleya nobilior Rchb. f. 1883
Nome popolare: Flor de Piedra.
Sinonimi:
Cattleya walkeriana var nobilior (Rchb.f) Veitch 1887

Cattleya nobilior fiorì per la prima volta in Europa nella collezione della Compagnia Continental (citta di Gent- Belgio), nel mese di Aprile del 1883.
Lucien Linden, proprietario della pianta, abbozzò una sommaria illustrazione e la inviò al botanico Reichenbach (figlio) affinchè potesse descrivere la nuova specie.
Cattleya nobilior è presente come litofita in areali molto vasti (400-1200 metri di altitudine), caratterizzati da estesi affioramenti rocciosi, presenti nelle foreste secche della Bolivia, del Brasile e di una parte del Paraguay.
Il clima tipico delle zone di influenza della Cattleya nobilior è regolato da un periodo secco invernale e la rimanenza dell’anno da uno piovoso, con temperature medie di 25°C.
Stante la tipicità del suo habitat,  Cattleya nobilior rientra fra le orchidee con il metabolismo simile ad alcune piante xerofite detto C.A.M (Crassulacean Acid Methabolism).
Alcune piante xerofite e qualche specie di orchidea, vivono in ambienti caratterizzati da mesi invernali secchi durante i quali l’umidità dell’aria è maggiore di notte, pertanto, queste aprono i loro stomi solamente di notte (normalmente nelle altre piante questo avviene durante il giorno.
Cattleya nobilior è una specie quasi esclusivamente rupicola, vive su formazioni di roccia metamorfica di tipo quarzico e solo raramentesopra gli alberi ( processo metamorfico, detto appunto metamorfismo comporta la trasformazione mineralogica di rocce preesistenti. Una roccia metamorfica si può infatti formare da una roccia ignea, sedimentaria, o da una stessa roccia metamorfica)
Questa specie appartiene al gruppo delle Cattleyae bifoliate, possiede pseudobulbi ellitici, solcati, lunghi da 8 a 15 centimetri; le foglie sono coriacee e misurano da 6 a 15 centimetri.
Le infiorescenze sono basali ed emergono da corti rizomi; i fiori si formano in numero da 2 a 4 con petali e sepali di colore variabile, dal lilla tenue al lilla scuro, più raramente bianchi, coerulei o semi alba. Il labello tetra lobato, avvolge la colonna con lo stesso colore di petali e sepali, mentre la parte apicale è più scura. L’antera è di colore bianco e contiene due paia di pollinia. Fioritura da Agosto a Settembre, fiori sono gradevolmente profumati.

Differenze fra C. walkeriana e C. nobilior
Cattleya nobilior produce 2-4 fiori per infiorescenza, di solito un pò più grandi di quelli della C. walkeriana. Inoltre, la stagione della fioritura delle due specie è quasi all’opposto temporale: in autunno la C. nobilior ed in primavera la C. walkeriana.

Cattleya nobilior
Pseudobulbi esclusivamente con due foglie. Fiori color rosa magenta, a seconda della popolazione, con una vasta zona biancastra a giallastra, che copre la maggior parte del labello, generalmente più scuro dei petali e dei sepali, con venature colore marrone che si diffondono nella maggior parte della sua parte frontale.
I lobi laterali del labello sono ben sviluppati e coprono abbondantemente la colonna.
Colonna frontale posta a 90 gradi rispetto ai petali ed ai sepali.

Cattleya walkeriana
Pseudobulbi tipicamente con una foglia, raramente con due. Fiori di colore magenta con sepali, petali e labello dello stesso colore, a volte più scuro e di solito con solo un piccolo bottoncino centrale bianco o giallastro, posto dove la colonna tocca il labello: è raro notare delle venature scure sul labello.
I lobi laterali del labello sono molto piccoli e coprono solo in parte la base della colonna
Colonna frontale rivolta verso il basso rispetto ai petali ed ai sepali.

Considerazioni
Evidenziate queste diversità dovrebbe essere facile individuare le due specie. Purtroppo non è così perché Cattleya walkeriana e Cattleya nobilior, convivendo negli stessi habitat possono dar luogo a ibridazioni che modificano le loro peculiarità morfologiche originale, inoltre sono state oggetto di innumerevoli impollinazioni artificiali con la conseguente immissione nel mercato orchidofilo di molti “seedling”, di difficile interpretazione. Questo è uno dei lati negativi della propagazione artificiale.

Il caso: unifoliata, ma le infiorescenze si formano alla base degli pseudobulbi, evoluzione della specie? Vai sul link di seguito.

Cattleya walkeriana ‘Jungle Queen’… forse!


Cattleya walkeriana ‘jungle queen’

Cattleya walkeriana è stata scoperta da George Gardner nel 1839 o 1840, nello stato di Bahia, Brasile. Gardner trovò la prima pianta su un piccolo lembo di un albero che sovrastava un affluente del Rio San Francisco. Il suo  scopritore, descrivendola, la nomina in onore del suo assistente e compagno di viaggio, Edward Walker.

Questa specie occupa una delle più ampie zone di endemicità fra le tante Cattleya brasiliane. Si trova negli stati di Bahia, Minas Gerais, San Paolo e Goias, dal livello del mare a circa 2000 m. di di altitudine. Orchidea epifita, può essere trovata su piccole siepi vicino ai corsi d’acqua oppure come xerofita,  (adattata a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico), su prospicenze di granito. Dal momento C. walkeriana in natura vive in un vasto areale, è una specie molto adattabile, e trasmette questa sua peculiarità anche alla sua progenie nelle  coltivazioni.

Particolare dello stelo fiorale.

La foto sopra, evidenzia la peculiarità di questa specie, che a volte forma lo stelo fiorale direttamente dallo rizoma basale. Osservando le caratteristiche di crescita della Cattleya valkeriana in situ, si evince che per ottenere buoni successi di coltivazione, il substrato deve garantire un  un buon drenaggio. Inoltre, visto che le piante crescono in una vasta gamma di temperature e di luce, la chiave per  una buona loro coltivazione sembra essere quella di farle asciugare rapidamente tra un’annaffiatura e l’altra.

La maggior parte delle varietà di C. walkeriana non sono esigenti, con l’eccezione delle specie che provengono dalle altitudini più elevate, decisamente più complicate. Le forme scure che vivono ad altitudini elevate come C. walkeriana ‘Jungle Queen,’ tendono ad essere difficili da fiorire: si consiglia di coltivare questa varietà su zattera esposta a buona luce e temperature fresche. Solamente se coltivate in queste condizioni, ‘Jungle Queen’ fiorisce abbonadntemente ogni anno.

Considerazioni a margine


Le coppie critiche
Alcune specie del genere Cattleya, a causa delle loro caratteristiche morfologiche similari, possono essere considerate sorelle e costituiscono le così dette “coppie” critiche: Cattleya walkeriana e Cattleya nobilior rientrano nel caso sopra citato; sono due specie molto simili (in altro post del blog sono state evidenziate le loro diversità), ed in certi casi si sviluppano anche negli stessi habitat, questa peculiarità vegetativa facilita varie forme di ibridazione.

Differenze fra C. walkeriana e C. nobilior
Cattleya nobilior produce 2- 4 fiori per infiorescenza, di solito un pò più grandi di quelli della C. walkeriana. Inoltre, la stagione della fioritura delle due specie è quasi all’opposto temporale: in autunno la C. nobilior ed in primavera la C. walkeriana.

Cattleya nobilior
Pseudobulbi esclusivamente con due foglie. Fiori color rosa magenta, a seconda della popolazione, con una vasta zona biancastra a giallastra, che copre la maggior parte del labello, generalmente più scuro dei petali e dei sepali, con venature colore marrone che si diffondono nella maggior parte della sua parte frontale.
I lobi laterali del labello sono ben sviluppati e coprono abbondantemente la colonna.
Colonna frontale posta a 90 gradi rispetto ai petali ed ai sepali.

Cattleya walkeriana
Pseudobulbi tipicamente con una foglia, raramente con due. Fiori colore magenta con sepali, petali e labello dello stesso colore, ma a volte più scuro e di solito con solo un piccolo bottoncino centrale, bianco o giallastro, posto dove la colonna tocca il labello: è raro notare delle venature scure sul labello.
I lobi laterali del labello sono molto piccoli e coprono solo in parte la base della colonna
Colonna frontale rivolta verso il basso rispetto ai petali ed ai sepali.
Evidenziate queste diversità dovrebbe essere facile individuare le due specie. Purtroppo non è così perché Cattleya walkeriana e Cattleya nobilior, sono state oggetto di innumerevoli impollinazioni con la conseguente immissione nel mercato orchidofilo di molti “seedling”, di difficile interpretazione. Questo è uno dei lati negativi della propagazione artificiale.


Maxillaria, storie e incertezze di genere

“Meliora sunt vulnera diligentis, quam fraudulenta oscula odientis”.
Sono migliori le ferite da chi ama, che i falsi baci di chi odia”. (Antico Testam. Prov. 27,6).
Un vero rapporto di amicizia, fatto anche di discussioni animate, vale mille rapporti in cui l’amicizia è solo di facciata.

Mamma mia! La tassonomia, storie e discussioni.

Maxillaria sp. collezione rio Parnasso.

Ho semplicemente cercato di approfondire la correttezza tassonomica di un nome di specie, e mi son trovato a incrociare personaggi e storie, senza per altro raggiungere la certezza di aver trovato il giusto nome alla mia profumatissima “Maxillaria bianca”. Forse sì!
Una storia che merita di essere raccontata. Non aspettatevi una recensione scientifica e lasciatemi ondivagare fra il sacro ed il profano, così come si usa fare quando ci si inoltra immeritatamente nei “campi” dei botanici e dei tassonomi.

La storia inizia nel mese di novembre del 2001.
Sto camminando fra i sentieri della serra e ad un certo momento, mi avvolge un’aroma intenso, fresco come gli odori dei prati coperti di rugiada, quasi a far sentire il sapore delle mandorle. “Eccola, è quella” – esclamo stupito per quei fiori bianchi, delicati e leggiadri, che all’improvviso si materializzano davanti ai miei occhi.

Era la prima fioritura di una piccola orchidea, della quale non riuscivo a ricordare nemmeno la sua provenienza. Come si usa fare quando la memoria ti tradisce, guardo il cartellino, una piccola eticchetta con su scritto nome di genere Maxillaria, seguito da un altro epiteto leggibile a fatica, che allora interpretai come “tiaraensis”.
Cercai, ma trovai poco su internet, quasi nulla se non questi dati: Maxillaria tiaraensis Carnevali & G.A.Romero in G.A.Romero & G.Carnevali, Orchids Venezuela, ed. 2: 1140 (2001).
Nessuna fotografia, e nella mia bibliografia cartacea, niente descrizioni di riferimento. Tanto erano affascinanti quei delicati fiori bianchi, quanto misteriosi e fu inevitabile cercare di  risolvere l’enigma.
Analizzando le foto disponibili su internet, le specie che potevano confondersi con l’orchidea misteriosa scovata in serra, erano: Maxillaria splendens, oppure Maxillaria ocroleuca, ed anche Maxillaria confusa.


Il nome di quest’ultima specie mi pareva interessante, ma in definitiva, mancando una foto di comparazione con la fantomatica “Maxillaria tiaraensis” tutto rimase in sospeso… forse mi piaceva quel nome e quello che evocava: probabilmente il nome di specie “tiaraensis” fa riferimento al suo luogo di endemicità “TIARA Venezuela”. Tutto risolto? No di certo,  la scienza tassonomica non va dove ti porta il cuore, esige dati certi e verificati.
Nel novembre del 2013, riproposi il quesito con questo post e in quell’occasione giunse un aiuto, che subito non presi in considerazione ed anche allora la “dama bianca” rimase nel limbo della tassonomia.

Mostra di Treviso
Ed è così che arriviamo ai giorni nostri e precisamente al 6 di novembre 2015 in occasione della preparazione della mostra orchidofila di Treviso. La fase di cernita delle piante da portare in esposizione è sempre caotica e faticosa. E’ mio costume tirar fuori dalla serra tutte le piante in fiore, ed eccola lei, bella fiorita, per la verità non del tutto, ma già carica di fiori aperti, tanto da guadagnarsi il suo bel posticino nel set espositivo.

I premi
Il programma della mostra prevedeva anche il giudizio AIO al tavolo. Nelle esposizioni orchidofile è a pagamento e su presentazione – al tavolo per l’appunto – delle piante da mettere a giudizio.
Senza avere in mente tutta la storia della bella Maxillaria bianca, la presentai per il giudizio: era così bella ai miei occhi che non pensai alle sue incertezze tassonomiche. Ricevette anche un premio, ma il dubbio sulla sua genealogia aleggiava nell’aria, e rimase anche a mostra terminata.

Povera lei, il premio se l’è meritato tutto, ma quel tarlo non risolto del nome, mi consigliò di riprendere le ricerche e di chiedere ai giudici di togliere la pianta dalla lista dei premi, in attesa di trovare la sua giusta sistemazione tassonomica.

Le nuove ricerche
Ripresi in esame la “pista” venezuelana di Tiara, che si dimostrò subito non foriera di risposte: non ci sono foto e quindi la abbandonai definitivamente.
Rifeci la comparazione con M. confusa, M. splendens, M. ocroleuca ed altre similari, ma il colore pallido del labello dei fiori della mia pianta, le mise subito fuori del gioco. Ed è a questo punto che presi in considerazione il link che Alberto Grossi mi indicò quella volta nel 2013.

Eric A. Christenson
Siamo nel mese di Maggio del 2010 quando Eric Christenson nella sua ultima visita alla serra di Patricia A. Harding, Michael McIllmurray, ebbe modo di osservare una Maxillaria fiorita, a suo avviso da considerarsi nuova specie.

Il personaggio


Alston Eric Christenson nasce nel 1956 a Westport (Connecticut) e muore nel mese di aprile del 2011. E’ stato un botanico specializzato nello studio e nella coltivazione delle orchidee. Nel 1986 ottiene il dottorato in Filosofia all’Università del Connecticut, discutendo la tesi dal titolo “Una revisione tassonomica del genere Aerides Lour.
E’ opinione diffusa che Eric Christenson avesse una super memoria, dote che gli consentiva di poter relazionare su fatti ed eventi, senza bisogno di consultazioni.
Questa sua capacità di classificare, e di ricordare ha aiutato Christenson a diventare un botanico di fama mondiale: a lui vanno ascritte le prime descrizioni di centinaia di nuove specie di fiori, in particolare orchidee.

Christenson è morto nella sua casa di Bradenton per cause sconosciute. Aveva 57 anni e soffriva di diabete.
Era già una delle autorità più importanti sulle orchidee, ma la sua notorietà è aumentata a dismisura dopo la famosa disputa con gli scienziati del Marie Selby Botanical Gardens nel 2002.
Christenson e Selby erano entrambi in corsa per diventare il primo a descrivere una nuova specie, considerata il “Santo Graal” del mondo delle orchidee: il famoso Phragmipedium peruviano dai fiori colore pesca e-viola.
La storia è nota e a distanza di anni, i fatti di allora suonano come cose andate: entrambi i protagonisti sono morti.
“Egli era ben conosciuto prima di allora, ma l’incidente “kovachii” lo ha reso famoso in tutto il mondo”, ha detto Marni Turkel, un coltivatore di orchidee dalla California e suo amico di lunga data.
Christenson non ha mai perdonato i funzionari Selby, e denunciava pubblicamente il loro comportamento. A onor del vero va anche rilevato che la sua riluttanza a perdonare e dimenticare, faceva parte del suo carattere e della sua continua ansia a denominare nuovi fiori: “Il carattere dell’uomo è il suo demone”. (Eraclito)
Questo suo carattere lo ha reso abbastanza solo negli ultimi anni della sua vita.
“Come tassonomista, era favoloso, assolutamente brillante”, ha detto Turkel. .. “Ma lui non ammetteva mai di sbagliare… il suo demone, per l’appunto.

Ed è in questo quadro che prende sostanza l’ipotesi che la descrizione di Christenson, fatta prendendo in esame la Maxillaria dei signori Patricia A. Harding, Michael McIllmurray, per molti aspetti può risultare utile per confrontare le caratteristiche morfologiche della bella Maxillaria bianca, reduce dalla mostra di Treviso.
La descrizione appare su Orchideen Journal del 18 settembre 2012, a cura della “Vereinigung Deutscher Orchideenfreunde”.
Christenson descrive una nuova specie di Maxillaria – quella che ha avuto in esame nella serra di cui sopra – e la denomina: Maxillaria fraudulenta.
Anche in questo caso, il nome assegnato da Christenson alla nuova specie è tutto un programma: lui motiva l’epiteto latino “fraudulenta”, per evidenziare la propensione della stessa a mascherarsi rispetto alle altre sorelle similari.

Ecco nel testo integrale, le osservazioni di Christenson.

“A new species of Maxillaria (Orchidaceae) from Ecuador and Peru
Eric A. Christenson †
Abstract: Maxillaria fraudulenta, a new species from Ecuador and Peru is described.
Key Words: Maxillaria fraudulenta, Orchidaceae, Ecuador, Peru.
Published: 18.09.2012; 22:00h (MEZ) OrchideenJournal ISSN Number 1864-9459
A beautiful white-flowered species of Maxillaria from Ecuador and northern Peru has been consistently misidentified as M. confusa Ames & C. Schweinf., M. grayi Dods., and M. jucunda Lehm. & Kraenzl. It is described here as a new species, M. fraudulenta Christenson. In addition to distinct floral features, M. fraudulenta is immediately sepaated from those species by its very different, short-petiolate leaves.
Maxillaria fraudulenta Christenson, spec. nov.
TYPE: ECUADOR. Commercially exported without locality data, flowered in cultivation in England, M. McIllmurray E-29 (holotype: K).
Species haec Maxillaria grayi Dods. similis sed brevipetiolaris, sepalis lateralibus nondecurvatis in medio differt.
Caespitose epiphytes or terrestrials. Pseudobulbs ovoid-ellipsoid, compressed, 4.5 x 2.7 cm, with an additional neck 2.5 x 0.7 cm, subtended by 1-2 foliaceous bracts, the bracts subsimilar to but smaller than the leaves. Leaves one, elliptic, petiolate, acute, the petioles strongly bilaterally compressed, 5-6 cm long, the blades 29-30.5 x 5.7 cm. Inflorescences a flush of several erect scapes produced from mature pseudobulbs with the onset of new growth, the peduncles 5.8-9.5 cm long, the floral bracts elliptic, acute, subequal to slightly longer than the ovaries, to 2.2 cm long. Flowers fragrant (“strong grassy scent” according to McIllmurray), white, the junction of the column foot and lip pale orange, the lip pale lemon yellow. Dorsal sepal oblong-elliptic, obtuse, arching, with revolute lateral margins, keeled at the apex, 2.4-2.9 x 0.6-1 cm, the lateral sepals oblong-ovate, obtuse, strongly divergent, spreading, with revolute lateral margins, 2.5-2.9 x 1-1.1 cm. Petals obliquely lanceolate, acute, inflexed, 2-2.5 x 0.6 cm. Lip unlobed, ovate, obtuse, arching, 1.7 x 0.8 cm, the disk covered with pale lemon yellow farinaceous trichomes, the callus ligulate, obtuse-rounded, shallowly sulcate, from the base of the lip to slightly above the middle. Column arching, 1.1 cm long, the clinandrium minutely irregular, the column foot 0.8 cm long. Pedicel and ovary 6-sulcate, 1.7 cm long.
Etymology: From the Latin fraudulent, referring to its masquerading as different species in botany and horticulture.
Paratypes: ECUADOR: Napo, km 15, Cotundo to Hollin, 1100 m, 17 June 1983, C. H. Dodson et al. 14013, SEL; Pastaza, 2.5 km N of Mera on the Banos-Puya road, Hacienda San Antonío Baron von Humboldt, 1050-1300 m, 14 Mar 1985, C. H. Dodson & L. M. Bermeo 15680, MO! 1
Maxillaria fraudulenta was first illustrated by Dodson and Dodson (1989) as M. jucunda Lehm. & Kraenzl. It is clearly not M. jucunda (TYPE: ECUADOR. Near Cuchibamba, Andes east of Cuenca, 1000-1050 m, F. C. Lehmann 6554, holotype: B, destroyed; isotypes: K). The petioles of M. fraudulenta are 5-6 cm long in contrast to those of M. jucunda which are 11-12 cm long. In addition, the lip of M. jucunda was described as brown spotted (“fusco-maculatum”) and I have not seen any material of M. fraudulenta with any anthocyanin pigments on the lip.
Maxillaria confusa is known from Belize to Colombia. It differs from M. fraudulenta by having cupped flowers with the sepals and petals subparallel, like your fingers when you hold a ball with your fingertips. The lateral sepals of M. confusa have flat margins unlike the characteristically revolute margins seen in M. fraudulenta. The lip of M. confusa is nearly straight and has just a few scattered trichomes unlike the conspicuously arching lip of M. fraudulenta covered with lemon yellow farinaceous trichomes. Finally, the undersurface of the lip of M. confusa is variously marked with reddish purple in contrast to the unmarked lip of M. fraudulenta.
Foto : Michael McIllmurray , holder of the British National Plant Collection of Maxillaria Species.
I considered the first few plants of M. fraudulenta I examined to be a simple variant of M. grayi, differing mostly in the attitude of the lateral sepals. As more samples became available, however, it became clear that there were other consistent differences. The lateral sepals of M. grayi in addition to twisting above the middle, are held at a downward angle at the point of insertion. In contrast, the lateral sepals of M. fraudulenta are strongly divergent and held at to each other. But more significantly, the petiole3 length separates the species. Maxillaria fraudulenta has petioles 5-6 cm long in contrast to the elongate petioles of M. grayi which range 2
from 14-25 cm long. The type description of M. grayi cites shorter petioles as well but these are from the foliaceous bracts subtending the pseudobulbs and not the true leaves terminating the pseudobulbs.
Finally, M. fraudulenta is also similar to M. dalessandroi Dods. But that species has a very differently shaped flower, a 3-lobed lip, and an emarginated (notched) lip apex.”

Questa pubblicazione non validò subito la nuova specie, si dovrà aspettare il 2013 con la pubblicazione della momografia sulla revisione del Genere Maxillaria.

,Osservazioni
Seppur dettagliata, la descrizione di Christenson risolve solo in parte i raffronti morfologici, ad esempio:
1) – nella relazione, quale elemento dirimente, si evidenzia la presenza e/o la lunghezza dei piccioli (manici delle foglie) nelle varie specie in esame. In questo caso siamo vicini alla M. fraudolenta (lunghezza del picciolo 5 cm.)
2) – Maxillaria confusa si differenzia da M. fraudulenta avendo fiori a coppa con sepali e petali subparalleli, come quando si tiene una palla con la punta delle dita. I sepali laterali di M. confusa hanno margini piatti a differenza dei margini tipicamente revoluti in M. fraudulenta. Il labello di M. confusa è quasi dritto e ha pochi peli sparsi a differenza del labello vistosamente inarcato di M. fraudulenta. Infine, la superficie inferiore del labello di M. confusa è variamente contrassegnato con rosso porpora in contrasto con il labello di M. fraudulenta.
3) – nel raffronto con M. splendens, seppur a prima vista la struttura del fiore sia abbastanza simile – non corrisponde la forma ed il colore del labello, inoltre le foglie non evidenziano la picciolatura.

Conclusione
Con qualche ragionevole dubbio, siamo molto vicini alla Maxillaria di Christenson, ma per il verdetto finale sarà bene attendere una foto della M. tiaraensis.

Lc Tresederiana, ibrido primario nell’immeritato oblio

Nella seconda metà del dicianovesimo secolo i coltivatori di orchidee diedero gran impulso alle ibridazioni infrageneriche e intergeneriche.
I testi del tempo riportano con grande dovizia di dati tutte le ibridazioni registrate dai coltivatori amatoriali o dalle ditte professionali.


Lc. Tresederiana (C. Loddigesii x L. crispa).

In foto: Lc.Tresederiana
Prendiamo ad esempio questo ibrido primario. Si tratta di un incrocio fra due generi molto amati dai collezionisti di orchidee e molto usati per le ibridazioni: (C. Loddigesii x L. crispa).


La letteratura disponibile ci dice che a questo ibrido primario è stato dato il nome di Lc.Tresederiana, ma poi si perde qualsiasi traccia di suoi utilizzi in future ibridazioni.
Di questo incrocio si fa menzione su The Orchid Hybrids – Forgotten Books  –“Tresederiana (LI. T. Rchb. f.) (Ct. Loddigesii ? X LI.crispa superba). G. Ch., Feb. 4, ’88. Treseder, for Heath, Cheltenham. Sown Jan., ’81, germinated in 4 months; 7 years raising. Seventeen plants, weeded.!”
Da queste annotazioni si può risalire anche all’origine del nome di questo incrocio primario: dedicato a Treseder, probabile suo ibridatore per conto del vivaio Heath & Sons,di Cheltenham.
Per chi ama il mondo delle orchidee è sempre affascinante attingere notizie storiche, che in certo qual modo fermano nel tempo, tendenze e limiti tecnologici del passato. In questo caso siamo agli albori delle ibridazioni quando erano numerosi gli incroci fra specie (primari). Per le semine, i collezionisti dovevano affidarsi a laboratori attrezzati.
Chissà quante ibridazioni si son perse nel tempo, vuoi per questioni estetiche, oppure per scarse qualità riproduttive. Questo vecchio incrocio è ancora miracolosamente presente nella mia collezione ed è anche molto bello.
Dei suoi genitori esprime la forma del labello (L.crispa) e colore dei fiori (C. loddigesii), vedi foto.

Bulbophyllum Elizabeth Ann ‘Huckleberry’ FCC / AOS

Bulbophyllum Elizabeth Ann ‘Huckleberry’ FCC / AOS è un ibrido primario registrato nel 1969 da J.Chambers tra longissimum e rothschildianum, entrambi originari del Myanmar e delle aree circostanti. Ibrido molto noto per le sue vistose infiorescenze con parecchi  fiori di grandi dimensioni

Bulbophyllum Elizabeth Ann: particolare dei fiori

La pianta  ha pseudobulbi ovoidi, lunghi da 3 a 6 cm, distanziati sul rizoma orizzontale e con una foglia ellittica lunga da 10 a 15 cm. L’infiorescenza, pendente, si forma all’apice di esili steli e forma un parasole a ventaglio di 4-8 fiori, lunghi fino a 15-20 cm. I sepali sono lanceolati e mostrano linee longitudinali viola su una base rosa, il sepalo centrale  misura meno di 3 cm, mentre i sepali laterali sono molto lunghi e affusolati. I petali sono molto sottili, della stessa lunghezza del sepalo centrale. Il labello, articolato e trilobato, è di un bel viola intenso. L’odore dei fiori non è particolarmente piacevole, un po’ fetido, ma non da più di tanto fastidio.

Bulbophyllum Elizabeth Ann ‘Huckleberry’: pianta.
Bulbophyllum Elizabeth Ann ‘Huckleberry’:infiorescenza

Coltivazione: è consigliabile usare vasi con substrato ben drenato, più larghi che alti per lasciar spazio a nuovi pseudobulbi. La pianta può anche essere coltivata su un zattera con un letto di sfagno. Temperatura da serra intermedia, buona umidità durante tutto il periodo dell’anno.

Durante il periodo di crescita della pianta, somministrare un fertilizzante bilanciato NPK 20-20-20.

Ambiente naturale dei genitori

Bulbophyllum longissimum si trova in Thailandia e in Malesia. Pianta epifita, vive nelle foreste tropicali della pianura. A volte si trova a un’altitudine media, se gli alberi formano sufficente ombra , condizione per mantenere l’ambiente fresco.
Bulbophyllum rothschildianum è originario dell’India nordorientale e dell’Assam e cresce nelle stesse condizioni di B. longissimum.