Prologo
Quando si sente pronunciare per la prima volta la parola “orchidea” il pensiero va facilmente al fiore di un Cymbidium. Per la verità, da qualche anno questo affascinante genere è messo un po in disparte dagli appassionati per lasciar posto alle meno ingombranti Phalaenopsis, più economiche e fiorifere tutto l’arco dell’anno. Però nel cuore di ogni collezionista di orchidee rimane sempre il suo Cymbidium…quella prima orchidea tanto desiderata e finalmente acquistata. Direi che l’idea di legare l’inizio della nostra passione ad una profumatissima pianta di Cymbidium fiorita è anche più poetica, rispetto alla ormai invadente Phalaenopsis ibrida.
Si dirà , ma come, non è più utile iniziare il tema partendo dalla tribù, dal genere e dalle specie?- Sì, ma trovo che sia più coinvolgente iniziare il discorso sui Cymbidium andando subito a curiosare dentro la storia e le immancabili controversie tassonomiche di una specie affascinante: Cymbidium tracyanum.
A tal riguardo mi ha particolarmente incuriosito un articolo apparso sul bollettino AOS del Settembre 1980, scritto da Andy Easton, durante la lettura dell’argomento sono emerse delle discrepanze descrittive rispetto la struttura del mio Cymbidium tracyanum, tanto da indurmi ad effettuare qualche approfondimento. Come spesso accade in questi casi, si pensa a qualche errore oppure ad un’altra specie o addirittura ad un ibrido.
Storia del nome di specie
Tanto per cominciare, la prima incertezza riguarda l’esatta ortografia dell’epiteto di specie (il nome di specie è stato dato in onore del coltivatore che per primo presentò questa nuova specie fiorita), che alcuni autori ascrivono a AH Tracey, mentre altri a HA Tracy.
A prima vista queste sottolineature possono sembrare insensate pignolerie, ma non è così. Approfondire questi aspetti serve a far capire come sia facile usare nomi sbagliati in future ibridazioni. La descrizione iniziale di questa specie si trova in Gardeners’ Chronicle, ns, c. 8, pag 718-9, del 20 Dicembre 1890 con il nome di Cymbidium tracyanum in onore del suo proprietario Mr HA Tracy. L’anno dopo in Williams’ Orchid Grower’s Manual , 7a Edizione (1891), appare la descrizione della stessa specie ma con il nome del suo proprietario AH Tracey e quindi Cymbydium traceyanum, lavoro copiato successivamente da Veitch nel suo Manual of Orchidaceous Plants (1893). Al tempo, queste due pubblicazioni erano come la bibbia per i botanici, coltivatori ed ibridatori di orchidee, molto consultate e copiate nei lavori successivi (anche dal famoso Veitch a quanto pare), con inevitabili proliferazioni di errori postumi.
Qual’è l’esatta denominazione? Una sola ovviamente, ma quale?
L’esatta ortografia del nome è “tracyanum” e per poterlo sottoscrivere con certezza bisogna andare a scomodare il necrologio a Henry Amos Tracy, apparso su Gardeners’ Chronicle 27 Agosto 1910, (n.s., v. 48, p. 169), dove, fra l’altro si può trovare molto materiale interessante su Henry Amos Tracy stesso.
Amos Tracy muore il 10 Agosto del 1910 all’età di 60 anni, quando gestiva ormai da 25 anni il suo vivaio amatoriale “Orchid and Bulb Nursery”, Amyand Park Road, Twickenham. Egli è stato membro molto attivo della Royal Horticultural Society Orchid Committee, alla quale portò il suo contributo nonostante le sue precarie condizioni di salute, anche nei suoi ultimi anni di vita, conclusasi a causa di un ictus.
Tracy fu a suo modo, un anticipatore dei tempi nel mondo del collezionismo orchidofilo. Egli è stato importatore e venditore di orchidee e di altre piante. La sua politica commerciale si è però caratterizzata per essere decisamente controcorrente rispetto alla tendenza Vittoriana dell’epoca, che considerava la coltivazione di orchidee un esercizio aristocratico e costoso. Più che un commerciante di orchidee, possiamo immaginare Tracy come uno dei primi promotori dell’amatorialità e della loro divulgazione di massa. Sicuramente fu molto amato dai collezionisti dell’epoca, perché da lui potevano trovare orchidee a prezzi molto popolari e soprattutto ottimi consigli per la coltivazione, che in quei tempi presentava molte più difficoltà di ora.
Cymbidium tracyanum: comparazione dei fiori con le illustrazioni iniziali
Per avere ragionevole certezza sulla corrispondenza tassonomica di una specie in esame è utile risalire alle illustrazioni iniziali.
L’operazione non è sempre agevole, spesso non si dispone di adeguata bibliografia scientifica ed in certi casi le illustrazioni datate (opera grafica di artisti all’uopo incaricati) lasciano molti dubbi.
Analizzando la foto del fiore di Cymbidium tracyanum in esame si nota molta discordanza, sia fra le varie illustrazioni iniziali, che fra queste ed il fiore in analisi. Esempi:
(foto n°1)
L’illustrazione di cui e corredato l’articolo apparso sul bollettino AOS (foto 1) raffigura una struttura di fiore assai diversa da quelle presenti in “Williams’ Orchid Grower’s Manual (foto 2), in Veitch’s Manual, of Orchidaceous Plants (foto 3).
(foto n°2)
A prima vista appare chiaramente che i fiori disegnati nelle due pubblicazioni sono diversi fra loro e non assomigliano nemmeno alla struttura morfologica del nostro fiore.
A tal proposito torna utile leggere una annotazione di Rolfe (Orchid Review, v. 19, p. 39-40)
(foto n°3)
Secondo Rolfe, il cultivar presentato da Tracy è stato l’unico esemplare di Cymbidium tracyanum esposto in pubblico fino al mese di gennaio 1895, quando una seconda pianta fiorita è apparsa in una mostra.
Di conseguenza – sostiene Rolfe – le due illustrazioni pubblicate rispettivamente nel 1891 e nel1893, devono per forza rappresentare quel cultivar premiato con FCC/RHS
(foto n°4)
Però, come si può vedere nella foto 4, i disegni delle illustrazioni precedenti divergono enormemente anche con questo disegno apparso più tardi sulla rivista Orchid World, v. 5 pag.22 . In questo caso, la rappresentazione grafica del fiore si avvicina maggiormente a quello in esame e rappresentato nella foto iniziale. La spiegazione probabile per tutte queste inesattezze è che i due artisti incaricati a riprodurre la morfologia dei fiori abbiano avuto poco tempo per abbozzarli. La pianta è stata venduta tre giorni dopo l’apertura dell’esposizione e quel che più conta, ai disegnatori non è stato concesso di togliere nessun fiore per poterlo riprodurre con calma ed attendibilità. Forse per l’insensibilità botanica dell’acquirente di quella nuova specie fiorita, ora non disponiamo di pubblicazioni esatte e quindi non raffrontabili come esempi tipici dei Cymbidium tracyanumu attuali…il tutto per 75 Ghinee. Nel frattempo comincio ad avere qualche dubbio …forse la pianta in esame potrebbe essere un ibrido, mi preoccupano le punteggiature orizzontali sui sepali inferiori (dovrebbero essere più continue e marcate)…mah, vedremo.
Cymbidium tracyanum, forme, varietà e ibridi.
Volendo dare un po di valenza alle prime illustrazioni di questa specie ed anche osservando diverse fotografie dei suoi fiori, possiamo ragionevolmente supporre che esistano due forme diverse di Cymbidium tracyanum. Una con fiori consistenti, petali e sepali larghi con maculature orizzontali brune su sfondo che va dal verde pallido al rossastro, l’altra con petali e sepali più stretti, fiori con meno sostanza e tendenzialmente più luminosi. Probabilmente è limitativo immaginare solamente queste due forme, molte altre varietà intermedie saranno state individuate in oltre 100 anni dalla scoperta della prima pianta.
Da quel lontano 1890, oltre a qualche possibile ibrido naturale, molti incroci artificiali sono stati creati con genitore C. tracyanum, per questo è assai difficile risalire alle origini, anche perché non molto è stato scritto su questa specie.
Il C. tracyanum è spesso confuso con altra specie (Cymbidium iridioides ex giganteum), c’è chi sostiene che C. tracyanum sia il risultato finale di un percorso evolutivo del C. iridioides, ma la confusione non si ferma qui. Nel “Journal of the Royal Horticultural Society, v. 28, p. ccliv” si legge che nella riunione “R.H.S. Orchid Committee del 15 Dicembre 1903, J.T. Bennett-Poe, Esq., V.M.H., (Coltivatore: Mr. Downes) esibisce una pianta di Cymbidium con il nome di (Cymbidium Tracyano-giganteum).
Nella Sander’s List of Orchid Hybrids, nel 1946 si fa menzione di un Cymbidium Bennett-Poei, elencato come ibrido primario fra Cymbidium tracyanum e Cymbidium giganteum (= iridioides). Solamente nel 1959 il Cymbidium Bennett-Poei è inserito nella “Hand-List of Orchids in the Royal Botanical Gardens, Kew” come ibrido prodotto in coltivazione.
Pertanto, una stessa pianta la troviamo con due nomi diversi, siglati in epoche differenti: Cymbidium Tracyano-giganteum nel 1903 e Cymbidium Bennett-Poei nel1930. Può anche essere, che il Cymbidium Bennett-Poei creato artificialmente, rappresenti una forma intermedia fra il Cymbidium tracyanum e Cymbidium iridioides. Queste disquisizioni fanno capire quanto sia intricato il percorso delle ibridazioni e soprattutto delle corrette registrazioni. Nella letteratura dell’inizio 900 troviamo notizie di ibridi naturali del C. tracyanum. Molto noto è stato Cymbidium i’ansonii, ora considerato specie o forse una varietà del Cymbidium lowianum. Possiamo continuare ma ci imbatteremmo sicuramente in altre discordanze, ad esempio: il Cymbidium i’ansonii è stato considerato per molto tempo un ibrido naturale fra Cymbidium lowianum e Cymbidium tracyanum, soltanto quando è fiorito il vero ibrido artificiale fra queste due specie si è potuto stabilire che le cose stavano diversamente.
Specie o ibrido?
Tornando al nostro fiore presentato inizialmente, sul quale abbiamo posto dei seri dubbi sulla sua identità, dopo una giornata di ricerche puntigliose e di comparazioni con varie illustrazioni, penso di poter spezzare una lancia in favore della sua appartenenza alla specie C. tracyanum. Dopo aver confrontato il fiore della pianta in esame con le foto presenti in questo link, ritengo che le marcature sui sepali, seppur molto meno continuative rispetto alla norma, non possano essere elevate a indizio significativo per non considerarla appartenente alla stessa specie : vedi foto sotto e sopra. Le differenze sono troppo insignificanti per indurre l’ipotetico ibridatore a registrare il suo lavoro. Nemmeno un ibrido naturale può risultare così simile alla specie, probabilmente siamo in presenza di una forma specifica, magari anche rara?
Concludendo questo capitolo, a ristoro del lungo lavoro di ricerca svolto, propongo di chiamare questo cultivar: Cymbidium tracyanum ‘rio Parnasso n°1’
Le notizie a seguire inducono ulteriormente a considerare specie il Cymbidium in esame:
Descrizione tratta da “Lucien Linden, A. Cagniaux e G: Grignan: “Les Orchidées exotiques et leur culture en europe”. Prima edizione. Bruxels e Parigi: chez
l’auteur, 1894. pag 684?
…”
Traduzione: L’ultima acquisizione del genere è il Cymbidium Tracyanum. Questa superba specie, alla quale si può paragonare solo il C. grandiflorum, ha fatto la sua apparizione nel 1890 in lotto di C. Lowianum importato da M. Tracy; l’unica pianta fa attualmente parte della collezione del barone Schroeder. I petali e i sepali sono qiallo pallido, striatie punteggiati di cremisi; il labello è giallo crema, maculato di cremisi sul lobo anteriore ricurvo con linee cremisi sui lobi laterali.
La foto a sinistra raffigura un esemplare di Cymbidium tracyanum presente nelle collezione di Alberto Fanfani.
La struttura morfologica del fiore, corrisponde a quella della pianta in esame.
Foto tratta dal libro di Alberto Fanfani “Orchidee” (scheda 389) edito da Arnoldo Mondadori.
“Parte di questo post è tratta dall’articolo CYMBIDIUM TRACYANUM – di Greig Russell, disponibile in
http://www.geocities.com/pennypoint9/tracy.html, usato con permesso
dell’autore.”
Ciao Ana, grazie! Guido.
Bellissimi!! saluti da Buenos Aires,, ciaooo!!