Eravamo sul finire degli anni 60 e per noi giovani, l’appellativo 2001 simboleggiava il nostro futuro, radioso e lontano nel tempo. Era il tempo dei Beatles, Rolling Stone, e Bob Dylan cantava Blowin in the Wind, la generazione nata dopo la seconda guerra mondiale cercava di uscire dal torpore della politica dominante, vitalità che si materializzava attraverso varie forme di partecipazione sociale e culturale. Era il periodo del fermento e della utopia, in Italia e nel mondo. Era il tempo delle guerre americane nel sud est asiatico: Corea, Vietnam, ed altri focolai minori. Il mondo era fatto a blocchi, quello americano dalla nostra parte e quello sovietico a ricordarci l’eredità della seconda guerra mondiale.
Blowin in the wind – Bob Dylan
…” quante strade deve percorrere un uomo
prima che si possa chiamare uomo?
e quante spiagge deve vedere una colomba bianca
prima di potersi riposare nella sabbia
e quante volte devono volare le palle di cannone
prima che vengano cancellate?
la risposta, amico mio, sta soffiando nel vento…
la risposta sta soffiando nel vento”…

Vietnam anno zero – Olio su tela 80×70 – Autore Guido De Vidi.
L’impegno sociale
Il circolo Giovani 2001 fu una fucina di idee, di cenacoli artistici, e di impegno sociale. I temi ed i problemi sociali di quel periodo storico, trovavano anche spazio nelle rappresntazioni dell’arte figurativa.
La foto sopra, ferma il dramma di quel periodo (la guerra in Vietnam), magistralmente impressionata in un quadro ad olio.
Il set della politica mondiale a quel tempo era catalizzato dalla disastrosa avventura della guerra americana in Vietnam e di lì a poco in Italia, si sarebbero materializzati anche gli anni del terrorismo nero e rosso.
Il mio piccolo paese, amministrato da sempre dalla DC, assisteva indenne al nostro “purtroppo” vano impegno giovanile per il cambiamento della politica. Trovammo comunque asilo nello spazio metafisico dell’arte e della cultura ed è così che iniziò quella virtuosa e prolifica pagina della nostra gioventù, che fra l’altro ci mise anche al riparo dalla ondata utopica che portò molte vite all’autodistruzione.