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Categoria madre del blog: giorno per giorno con le orchidee, diario di un appassionato.

orchids.it compie un anno

ANNIVERSARIO

Care amiche/i, questa pazza idea chiamata blog, che io amo definire “pagina”, compie un anno di vita.

Consentitemi di festeggiare il primo anniversario e perdonatemi se per una volta, al posto di qualche bel fiore, vi mostro una foto della mia serra con dentro un intruso: che poi sono io.

Orchids.it cominciava il suo diario nel febbraio del 2004.
I diari veri, quelli scritti quasi segretamente per portarsi avanti sensazioni e momenti di vita che altrimenti svanirebbero col tempo e con la memoria, abbracciano tutte le vicende e quindi raccolgono varie occasioni di racconto.

Il diario web che scorre giorno dopo giorno nei post di questo blog è più difficile da organizzare in quanto monotematico, pubblico e senza alcun filtro interattivo.

La mia passione per il collezionismo delle orchidee, mi ha portato e mi porta spesso alla ricerca di notizie, sia sui libri e sia sul web, purtroppo non sempre riesco a trovare risposte per i miei dubbi.
La letteratura specialistica sulle orchidee in lingua Italiana è molto limitata e senza voler entrare nel merito delle motivazioni, segnalo il paradosso d’edizioni, che seppur curate in Italia, escono esclusivamente in lingua Inglese. Sul versante internet, ed anche in questo caso non me ne vogliano i curatori di siti Italiani, quando si cercano notizie, si prova una sensazione di smarrimento.

I siti che riportano notizie in lingua Italiana, sono pochi e quando si trovano, fatte sparute eccezioni, portano notizie stagionate e contraddittorie, oppure fungono da cinghia di trasmissione a qualche produttore.

In questo panorama, ho pensato di creare uno strumento di comunicazione e se volete, ma non devo essere io a dirlo, anche strumento d’informazione con il quale raccontare la mia visione utopica del concetto d’amatorialità.
L’idea di curare un blog delle orchidee, che si discostasse dalla struttura canonica e cattedratica dell’informazione ( il web italiano ha già i suoi bravi professori esperti) e che riuscisse a portare avanti un legame d’attualità, si è concretizzata per merito della genialità di mio figlio.

Durante la fase preparatoria di questo sito, Daniel, lunga mano tecnica della mia scadente conoscenza del mondo web, spiazzandomi, mi convinse ad abbandonare il progetto dell’ennesimo sito “museo” e mi propose di raccontare giorno per giorno la mia vita con le orchidee.

Eccomi qua, è trascorso un anno, le statistiche di gradimento vanno oltre qualsiasi rosea previsione, penso di poter dire che siamo già una bella famiglia e mi rendo conto giorno dopo giorno, che orchids. it è l’approdo giornaliero di tanti appassionati delle orchidee, questo è il risultato più importante; orchids.it non è più soltanto il mio diario: è il nostro.

Dialoghi

SOS di Giorgia:
Ciao Guido…ho visto il tuo sito ed è davvero meraviglioso, e devo dire che vedendo tutte quelle bellissime piante ho provato anche una certa invidia!!!(in senso buono, ovviamente).

…..Ciao Giorgia, grazie per i complimenti al sito… più che un sito è una piccola pagina che cerca di far conoscere le orchidee in modo semplice e che vive con la partecipazione in tempo reale dei visitatori…. se mandi qualche foto delle tue orchidee le mettiamo sul blog che così diventa anche tuo.

Purtroppo io ho un problema con le mie orchidee Phalaenopsis; me le hanno regalate a novembre, e sono davvero inesperta! Ho cercato notizie su Internet ma mi hanno solo confuse le idee, spero che tu possa aiutarmi!

Una ha due bei rami pieni di fiori e qualche bocciolo: i fiori stanno resistendo ma le foglie mi sembrano un pò troppo “morbide” e poco turgide rispetto all’altra;

……….. con le temperature vedo che vai bene, minime notturne 18°, ho paura che tu abbia problemi di umidità. Spruzza spesso le foglie e controlla quanto tempo impiegano ad asciugarsi, se asciugano subito significa che l’ambiente è secco e caldo e quindi spruzza ancora.

L’altra ha tre rami; un ramo ha perso completamente i fiori e un altro quasi, so che è normale, ma la cosa che mi preoccupa di più è il loro aspetto decisamente secco….anche questo è normale? Dovrei tagliare il ramo? Dal fondo del vaso è uscita anche una radice…e stamattina mi è rimasta in mano una foglia(giallastra!)……aiuto!

…. non farti prendere dal panico, le Phalaenopsis sono orchidee molto resistenti, spero che non sia rimasta acqua nel colletto delle tue Phalaenopsis, è l’unico grande pericolo che può marcire la parte vegetativa giovane. Se s’è staccata una foglia alla base è quasi normale, dalle un pò di fertilizzante solubile 20.20.20 , mezzo grammo x litro d’acqua 0gni 15gg. I rami tagliali solamente se sono secchi oppure se vedi la pianta in estrema sofferenza.

Ho letto che il vaso deve essere chiaro….ovviamente il mio cache pot è nero!

…….a riguardo del vaso trasparente, so che molti sostengono la loro utilità, io ho qualche riserva…. ad ogni modo non sono indispensabili: sembra che vengano preferiti perchè si può controllare se le radici sono umide oppure asciutte, però con i vasi trasparenti si formano alghe verdi fra le radici stesse.

Le annaffio 1 volta la settimana evitando il ristagno, non le ho mai concimate (cosa mi suggerisci?), sono in una stanza molto luminosa ma ad ovest in ..e ho letto che non è proprio l’esposizione migliore, la temperatura è quella di casa mia..più o meno 20 gradi e l’umidità non saprei!

….. per le annafiature regolati con il peso dei vasetti, quando sono secchi pesano molto meno, comunque cerca di procurarti qualche sistema per l’umidificazione dell’ambiente… vai sul blog e cerca la finestra di Gianni e altri articoli sulle Phalaenopsis ti saranno molto utili.
Non so se ti sono stato d’aiuto, ad ogni modo vedrai che le orchidee ti prenderanno piano piano e tutto diventerà più facile, posso pubblicare questa e-mail sul mio sito?….. magari manda una foto che evidenzi i tuoi problemi, ciao a presto, Guido.

Non so proprio cosa fare…confido in un tuo consiglio!
Grazie mille

Oh grazie! Già mi sento meglio e proprio oggi stavo osservando che la Ph. messa un pò meglio ha deciso di mettere qualche bocciolo! Dell’altra mi ero dimenticata che ha una radice che sborda dal vaso (sotto!)ed è umida nonostante non l’abbia annaffiata da una settimana….di acqua non ne do tantissima e la lascio scolare nella vasca.

…….giorgia, per la Phal. della foto sopra a sinistra, mi sà che appena i fiori se ne andranno, converrà rinvasarla. Per adesso ti consiglio di fare come ho scritto sopra, spruzza spesso le foglie e non annegare il vaso, lascia che rimanga abbastanza asciutto.

Scusa l’ignoranza, ma qual è il colletto dell’orchidea? e come me ne accorgo? e poi, come la risolvo?

… il colletto è il bicchiere che si forma al centro della foglia più giovane, che appunto, si riempie quando si bagnano le foglie. Se rimane acqua stagnante per molto tempo, l’eventuale nuovo germoglio tende a marcire e siccome la pianta cresce sempre in verticale, praticamente si blocca lo sviluppo stesso ( la Phalaenopsis che comunque vuole continuare a vivere, dovrà formare un germoglio laterale.

Per le foto ho cercato di fare il mio meglio…spero che vadano bene.Intanto
grazie tante per la rapidissima consulenza.
A presto
Giorgia

Per i vostri consigli e per i vostri problemi con le orchidee, questo blog è la vostra palestra, allenatevi!!!!

Paphiopedilum: buoni ibridi

Quel meraviglioso ibrido primario: Paphiopedilum st Swithin (rothschildianum x philippinense).

Ciao Guido, che ne dici? E`un po`sbiadita ma in controluce non posso fare meglio!!
Paphiopedilum St.Swithin ( rothschildianum x philippinense ) 3 anni in coltura.
Collezione Gianni Morello

Racconti: quando gli ibridi ti fanno brutti scherzi
Eravamo alle prime armi pardon “alle prime orchidee”, quando io e l’amico Antonio, si andava in pellegrinaggio in quel di Trieste (in via strada di Fiume) per goderci le orchidee di Nevio Ogrizovich.
Nevio, allora aveva una stupenda collezione d’orchidee e fra le chicche, primeggiava una considerevole armata di Phapiopedilum.
Le specie importanti c’erano quasi tutte e c’era anche una divisione di rothschildianum, acquistato in comproprietà con Sergio, dai soliti Tedeschi.

Ricordo che per quel rothschildianum, (stavano per finire gli anni 80), i miei amici sborsarono 500.000 delle vecchie lire: due ceppi medio piccoli, divisi troppo presto.
Ad ogni buon conto era una pianta con tanto di FCC dell’American Orchid Society e quel premio gli donava un’aureola di massimo rispetto, valore commerciale compreso.
Col passare del tempo, persi di vista le due divisioni di Paphiopedilum rothschildianum, una ( quella di Nevio) finì malamente la sua avventura terrena e l’altra prese la strada di Udine.
Dopo molti anni, quel che rimaneva della divisione udinese (poco per la verità) approdò nella mia serra: sono già due anni che fiorisce, però voglio aspettare qualche anno per poter dire se si merita la medaglia FCC.
Nella serra di Nevio c’erano anche degli ibridi importanti di Paphiopedilum, ad esempio il Paphiopedilum st. Swithin.
Il Paphiopedilum st Swithin è una pianta molto vigorosa, facile da coltivare e diversamente dai suoi genitori, soprattutto il rothschildianum, abbastanza veloce nella crescita. Praticamente, la struttura vegetativa del P. st Swithin è quasi simile al rothschildianum e la fioritura poi, può mettere in crisi anche i più esperti collezionisti.
La differenza dei fiori fra rothchildianum e st. Swithin, oltre a qualche lieve variante sulle striature, sta tutta nella diversa angolatura dei sepali, e quindi se ti piazzano il P. st Swithin in bella mostra, può anche capitare che sia scambiato per il P. rothschildianum.
Quella sera Nevio ci fece un bello scherzetto, lo indirizzò soprattutto a Toni, che innamoratissimo da sempre del P.rothschildianum, trovatosi davanti al P. st Swithin in fiore, convinto di trovarsi davanti il tanto sognato P. rothschildianum, non seppe frenare il suo stupore.
L’equivoco per la verità, durò pochi secondi e poi, messa a fuoco la situazione, scoppiammo tutti in una sonora risata.
Mi raccomando, non fatevi beccare da qualche vostro amico buontempone: il P. st Swithin fiorisce nello stesso periodo del P. philippinenense, (inverno), mentre il P. rothschildianum mostra i suoi fiori nella tarda primavera.
Trovandoci a parlare di questo stupendo ibrido primario, la sorpresa più grande è il suo vigore.
Visti i risultati che ottiene Gianni con la sua coltivazione da finestra, si può affermare che questa pianta si presta molto bene alla coltivazione domestica.

Nei luoghi d’origine, entrambi i genitori del P. st Swithin, sono solitamente più esposti a luce luminosa durante le ore centrali della giornata, a differenza delle specie chiazzate che invece si sviluppano a livelli più bassi ed ombreggiati.
Forse, ma penso che Gianni saprà svelare i suoi segreti, l’atmosfera più asciutta dell’ambiente domestico può compensare la relativa mancanza di luminosità oppure è la pianta che riesce a adattarsi con facilità alle mutate condizioni colturali.
Sappiamo che i genitori del P. st Swithin vivono entrambi ai lati delle scogliere e che ricevono obliquamente la luce del sole, quindi le condizioni della coltivazione domestica possono rispondere senz’altro positivamente a quest’orchidea.
Il grande limite di coltivazione domestica del P. st Swithin stante la sua vigorosità è lo spazio.

Vanilla planifolia

Vanilla, una strana e misteriosa orchidea dai fiori poco appariscenti ed effimeri, desiderata da tutti, e coltivata con successo da pochi collezionisti

Vanilla planifolia bJacks. ex Andrews 1808
Vanilla planifolia é un’orchidea originaria del Messico.
Dal frutto secco della V. planifolia si estrae la sostanza dotata del tipico sapore ed aroma di “vaniglia”.
Questa orchidea fa parte delle oltre 100 specie del genere Vanilla (sottofamiglia Epidendroideae, tribù Vanillinae), distribuite nella fascia pan-tropicale americana.
V. planifolia è la principale specie del genere, coltivata per la produzione di vanillina ma anche altre possono essere usate con buoni risultati, ad esempio: V. tahitiensis e V. pompona.

La zona di Papantla, nello stato messicano di Vera Cruz, è una delle maggiori località per la coltivazione a scopo industriale della Vanilla.

Le condizioni climatiche sono ovviamente ideali: 100 metri sul livello del mare, temperatura oscillante tra 20° e 40° con una piovosità di circa 1600 millimetri annui.

Vanilla planifolia si sviluppa naturalmente ancora oggi, nella vegetazione locale.
La letteratura riferisce sin dal secolo XVI sulle presenze della Vanilla in america centrale, negli usi della civiltà Atzeca.

Con la scoperta dell’America, gli Spagnoli iniziarono ad usare la Vanilla (flor preta) come aromatizzante addizionato alle bevande, ad esempio nel cacao.
Il baccello verde della Vanilla, che essiccato diventa scuro, era chiamato dai Totonacs: “flor de preta”.
I Totonacs si erano insediati in quei territori, ancora prima del dominio degli Aztechi (1.200-1.500dC) e praticavano l’agricoltura già da vari secoli prima del loro arrivo. Vicino a Papantla dove è stato localizzato il sito archeologico “El Tajin” (300 e 1100 dC), nel tempio delle stagioni è rappresentato un ciclo della vita che evidenzia l’importanza della coltivazione della Vanilla planifolia.

Fra le varie immagini scolpite nelle pareti del tempio, una in particolar modo, si riferisce ad un rituale del culto del cacao e possiamo dire con sufficiente determinazione che l’agricoltura nell’attuale regione di vera Cruz, si praticava già dal 1000 aC e la Vanilla planifolia era da molti secoli, parte integrante dei prodotti coltivati.
Negli ultimi anni, la produzione artigianale dei baccelli di Vanilla per uso commerciale e culinario in Messico è molto cresciuta ed è possibile trovare improvvisate bancarelle di vendita, nelle varie località turistiche.

L’impollinazione dei baccelli è un aspetto molto importante ed in genere, su 12 fiori fecondati saranno mediamente 6 le capsule raccolte ed utilizzate.
Le capsule crescono fino alla maturazione, raggiungendo una lunghezza di 10-12 centimetri e sono raccolte in Dicembre, all’inizio dell’inverno mexicano.
Dopo la raccolta, inizia il periodo di trasformazione che dura almeno 3 mesi durante i quali le capsule subiscono un trattamento particolare che prevede periodi diurni “cottura” ed essiccazione al sole, mentre durante la notte sono raccolte in grandi contenitori coperti, per trattenere la loro trasudazione e mantenerle umide. Con questo procedimento si forma la vanillina e progressivamente il profumo e sapore tipico della vaniglia.
Durante questo periodo, le capsule sono controllate e selezionate minuziosamente.
Per ottenere un chilogrammo di capsule secche servono almeno sette chili di capsule verdi.

La Vanilla planifolia trova la sua fama in altri paesi
Il famoso navigatore Hernan Cortes fu il primo a scoprire e portare la pianta della Vanilla planifolia “vaniglia” in Europa.
La vaniglia è coltivata per la prima volta per usi industriali a metà del diciannovesimo secolo da Edmond Albius. Albius era uno schiavo che ha vissuto sull’isola Francese della Reunion, vicino al Madagascar.
Albius intuì per primo l’esigenza dell’impollinazione artificiale della Vanilla Planifolia, perché al di fuori del Mexico non c’erano gli insetti impollinatori, endemici soltanto in quel paese ed inoltre la manipolazione dell’uomo garantiva in ogni modo un’alta percentuale di fiori fecondati.

Il fiore della vaniglia è auto-fertile, ma incapace d’auto-impollinazione senza il sussidio di un agente esterno che trasferisce il polline dall’antera nello stigma, alzando il rostellum per poter premere l’antera contro lo stigma.
Questa operazione può essere eseguita soltanto una volta, durante la mattinata dell’unico giorno in cui il fiore è aperto: se non avviene l’impollinazione, il fiore si staccherà e cadrà dalla pianta, il giorno seguente.

La Vanilla planifolia, come si è già detto, si sviluppa spontaneamente e si coltiva in Mexico, ma oggi si trova anche in Madagascar, alle Mauritius, alle Seychelles e a Tahiti, a Giava e Ceylon.
Malgrado queste estese coltivazioni, il prezzo della vaniglia è elevato ed è per questo che la chimica è intervenuta sintetizzando in laboratorio il profumo. Certamente, l’aroma delle cosiddette “stecche” di vaniglia, è tutta altra cosa, inoltre, vari ricercatori affermano che gli aromi di sintesi possono essere anche cancerogeni.
Il “bourbon”, dell’isola della Reunion, è ben noto come la varietà più intensa e più equilibrata di vaniglia nel mondo ed il Madagascar è il primo produttore di vaniglia.
La Vanilla planifolia può essere coltivata con successo anche come pianta domestica purché sia protetta dal freddo e sia sistemata vicino a finestre luminose, con buona umidità e costanti fertilizzazioni.

La coltivazione della Vanilla planifolia in serra, richiede buona luminosità filtrata e temperature da serra calda. Le divisioni possono essere fatte tagliando spezzoni del rizoma rampicante che costituisce la struttura vegetativa a carattere monopodiale della pianta.
Prima di compiere le operazioni di rinvaso, si consiglia di lasciar riposare gli spezzoni precedentemente tagliati, per una o due settimane.
Il composto deve essere drenante e costituito da tre parti di torba ed una di sabbia. E’ utile prevedere subito un tutore verticale avvolto da muschio, attorno al quale poter legare uno o più spezzoni di pianta, già sistemati precedentemente nel nuovo vaso.

Della Vaniglia si dice anche questo:
“La vaniglia suscita una sensazione di benessere e di rilassamento, il suo messaggio di buon umore e d’allegria è antidepressivo. Il suo aroma è euforizzante e confortante, attenua la collera e l’irritabilità, allenta le tensioni, lenisce l’insoddisfazione e la frustrazione procurando un senso di appagamento fisico legato alla fase orale della prima infanzia. Per questa ragione il profumo della vaniglia aiuta anche a dominare la fame nervosa, spesso legata ad un vuoto affettivo, facendo risorgere l’emozione primordiale del bebè pienamente soddisfatto dopo la poppata. In effetti, il profumo della vaniglia produce una benefica regressione, risvegliando il bambino interiore.
Le proprietà afrodisiache della vaniglia sono dovute al suo legame nella nostra memoria olfattiva con le emozioni sensuali procurate dai dolci, dolciumi, creme e gelati di cui il dolce aroma è l’anima, ma anche perché ci riporta indietro alla fase puramente fisica in cui il neonato scopre il mondo esclusivamente attraverso le sensazioni che il suo corpo gli procura. In questo senso la vaniglia rassicura e abbatte le inibizioni.
La sensualità della vaniglia ha anche una spiegazione chimica in quanto alcune molecole dell’essenza naturale sono molto affine ai feromoni umani e hanno la proprietà di legarsi chimicamente con essi, fissando e mettendo in risalto l’odore personale come un vestito avvolge il corpo facendo risaltare la bellezza fisica…”

….sperimentatela e tenetemi informato.

Piccoli gioielli delle principianti

Le orchidee di Daniela

ciao Guido,
come sempre complimenti per i tuoi articoli molto interessanti e divertenti. Ti mando le foto delle mie orchidee anche se non sono riuscitissime, ma in questo momento sono sfiorite tutte e quindi non posso farne delle altre.
È da pochissimo tempo che mi sono appassionata a queste piante straordinarie, direi da dicembre scorso, ma ho già comperato 4 piante. La prima è stata la Phalaenopsis “Dvra. Hawaiian Delight ‘Shreveport'” (foto a sinistra) comperata in offertissima da un fiorista all’ingrosso.
È stato amore a prima vista!

Ha seguito poi la Phalaenopsis “Ever spring king lee”.

Ho acquistato poi il Cymbidium “Red beauty roy” (foto a sinistra) e per finire la Beallara “Peggy ruth carpenter”.
(foto sopra).
Ho in mente di allargare la mia modesta collezione con qualche altra pianta in più (magari una laeliocattleya
mari’song CTM 217??). L’unico problema grande per me è lo spazio. Infatti, vivo in un appartamento piccolino
e già quattro piante danno l’impressione di una giungla, direi però che altre 2 o 3 di dimensioni medie possono ancora trovare qualche centimetro.
Spero di non averti annoiato con questo romanzo.
A presto,
Daniela

Complimenti a Daniela…. la Lc Mari ‘Song……sai già dov’è.