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Note dscrittive di orchidee in coltivazione nella collezione Guido De Vidi.

Encyclia chloroleuca?

Due anni fa di questi giorni, usciva su questo sito, un flash di presentazione di: Encyclia chloroleuca.
Già allora mi era rimasto qualche dubbio sulla generale incertezza dell’attuale sistemazione tassonomica del gruppo di specie, definite “greenish Encyclia.

Eccolo il “Tweet” di allora:

Encyclia chloroleuca [Hooker]Neumann 1845-6
Nome popolare: Encyclia Bianco/Verde.
Collezione Guido De Vidi
Internet, news correlate:
Pupulin – Bogarin

tropicalplantbook.com

A distanza di due anni, riprendo l’argomento con ulteriore incertezza.
020019028 Anche quest’anno la pianta è in fiore da diversi giorni, eccola nelle nuove foto a sinistra.
Cerco notizie utili al completamento delle notizie, e subito mi inerpico fra 3 o 4 specie similari.
Certo, gia qualche anno fa (vedi i link), Pupulin e Dogarin ponevano il problema, evidenziando che nelle collezioni si trovano troppo pochi campioni per poter rivisitare con più attenzione l’incerta situazione tassonomica delle “greenish Encyclia.
Ma, la lettura di questo articolo su KEW BULLETIN VOL. 67: 1 – 3(2012) ha prodotto ulteriore confusione, tanto da ritenere che la pianta rappresentata nelle foto , sia una varietà o una sottospecie di quelle note e cioè:
Encyclia chloroleuca, E. amanda, E. ceratistes, e E. elegantula

Due specie o una sola?
Encyclia chloroleuca (Hook.) Neumann viene segnalata per la prima volta a Panama. E. chloroleuca è stata in precedenza erroneamente identificata come E. amanda (Ames) Dressler, ma i caratteri morfologici dei fiori, l’infiorescenza, e la stagione della fioritura sono diversi, elementi questi, utili per nuove osservazioni.
Nel frattempo la mia pianta, anzi le 2 piante della mia collezione continueranno a chiamarsi: Encyclia chloroleuca, con – aggiungo io – l’epiteto di varietà ‘pallida’

Eurychone rothschildiana, una bella specie africana

Eurychone rothschildiana (O’Brien) Schltr. 1918
Sinonimo: Angraecum rothschildianum O’Brien 1903
A volte può capitare di trovare su internet, nomi similari a quello accettato, ad esempio: Eurychone rothschildianum – Eurychone rothschildianus.
Specie descritta da O’BRIEN in “Gardeners’ Chronicle” con il nome di Angraecum rothschildianum: (Angraecum rothschildianum O’Brien, Gard. Chron. 1903(2): 130 (1903).
In seguito SCHLECHTER la sposta nel genere Eurychone: Eurychone rothschildiana (O’Brien) Schltr., Beih. Bot. Centralbl. 36(2): 135 (1918)..
Il nome del genere fa riferimento alla forma ad imbuto rovesciato del labello dei suoi fiori.
Il nome della specie è stato dato in onore del Barone Rothschild, banchiere svizzero e appassionato collezionista di orchidee.
Eurychone rothschildiana, è una specie epifita nana a sviluppo monopodiale. Vive in Africa tropicale, centrale, ed occidentale, Sierra Leone, Guinea, Uganda e Zaire, ad altitudini di 1100 – 1200 metri.
Eurychone rothschildiana ama temperature calde, umide e predilige zone ombrose.
Pianta abbastanza rara e poco presente nelle collezioni.
Questa specie assomiglia ad una Phalaenopsis, e può essere coltivata alla stessa stregua. Ha belle foglie rigide color verde oliva, grandi, ovali e ondulate.
I suoi fiori penduli, molto grandi rispetto alle dimensioni della pianta, sono di colore bianco-verde ghiaccio. Dopo uno o due giorni dalla loro apertura, nelle prime ore del mattino, emanano un meraviglioso profumo di cannella. Il labello è verde più scuro. Eurychone rothschildiana fiorisce in tarda primavera inizio estate.
Coltivazione
Eurychone rothschildiana è una specie da coltivare in serra intermedia, ombreggiata, ed è utile garantirle un ambiente con costante umidità relativa (70-80 %).
Nella stagione fredda, quando le temperature notturne sono ridotte al minimo è opportuno porre attenzione alle stagnazioni d’acqua sulle foglie perché possono favorire la formazione di micosi e marciumi.

La struttura vegetativa di questa specie, consiglia di coltivarla su zattera di sughero o di legno ruvido e duro, oppure sistemata in vasi di cotto con substrato di sfagno.
Fertilizzare regolarmente tutto l’anno con concime equilibrato.

Note:

Nota: le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla lettratura cartacea esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Bulbophyllum lepidum (Bulbophyllum flabellum-veneris)

011012 Bulbophyllum lepidum (Blume) JJ Sm. 1905.

E’una specie miniatura, epifita, originaria dell’India, Myanmar, Laos, Tailandia, Malesia, Cambogia, Vietnam e Indonesia, vve nelle foreste semi-decidue e sempreverdi, sulle rocce coperte di muschio ed alla base di alberi ad altitudini di 300-1100 metri.
Come tante altre orchidee, anche questa è oggetto di pasticci tassonomici. Mentre alcune fonti accettano il nome Bulbophyllum lepidum, altre lo ritengono solamente un sinonimo di Bulbophyllum flabellum-veneris (J.König) Aver. 2003. Un altro sinonimo è Cirrhopetalum lepidum (Blume) Schltr. 1911.
Pasticci tassonomici a parte, questa specie è una bella e leggiadra miniatura con le infiorescenze che sembrano sospese nel vuoto.
Facile da far fiorire, i fiori nascono all’apice di infiorescenze che raggiungono lunghezze fino a circa 20 cm, e formano dei ventagli con 6 – 10 fiori.
Periodo di fioritura: luglio-dicembre. Questa specie richiede un ambiente caldo – clima umido e un luogo ombreggiato. Il substrato su cui vive, dovrebbe essere tenuto sempre umido, ma non inzuppato ed inoltre ha bisogno di una buona circolazione d’aria per evitare infezioni fungine. Le annaffiature vanno ridotte durante il riposo invernale.
Questa specie è spesso acquistata come Bulbophyllum / Cirrhopetalum lepidum ma recentemente i tassonomi hanno scoperto che il suo basionimo è Epidendrum falbellum vernis J.König 1791. Siccome le leggi della botanica stabiliscono che il primo nome dato ad una pianta ha sempre la precedenza su altri ed eventuali assegnati successivamente, pare che Bulbophyllum flabellum-veneris (J.König) Aver. 2003 abbia la precedenza.

Altri sinonimi di questa specie:
Bulbophyllum andersonii Kurz 1870; Bulbophyllum griffithianum Parish & Rchb.f 1874; Bulbophyllum lepidum [Bl.] JJ Sm. 1905; Bulbophyllum lepidum var. angustum Ridl. 1896; Bulbophyllum lepidum var. Insigne JJSm. 1920; Bulbophyllum rolfeanum Siedenfadden & Smitinand 1961; Bulbophyllum viscidum JJ Sm. 1920; Cirrhopetalum andersonii [Kurz] HKR. 1890; Cirrhopetalum ciliatum Klinge 1898; Flabellovernis Cirrhopetalum [Koenig] Seidenfadden & Ormerad 1995; Cirrhopetalum gagnepanii Guillamin 1964; Cirrhopetalum lepidum (Blume) Schltr. 1911, Cirrhopetalum siamense Rolfe ex Downie 1925; Cirrhopetalum viscidum (JJSm.) Garay, Hamer & Siegerist 1994.

Il genere Thunia: la specie tipo, Thunia alba, o marshalliana?

462px-Thunia_alba_as_Phaius_albus_spelled_Phajus_albus_-_Cur Nella foto a sinistra, disegno tratto da Reichenbachia – Frederick Sander, specie tipo del genere: Thunia alba, (Lindi.) Rchb. f.(1852) Syn. T. marshalliana Rchb.f.(1877)

Il nome del genere Thunia è stato dato in onore del conte von Thun Hohenstein di Tetschin, Boemia.
Prima, le specie erano incluse nel genere Phaius, effettivamente i fiori si assomigliano, ma ci sono differenze critiche. Ci sono circa 6 specie riconosciute valide.
La specie tipo è Thunia alba.

Thunia alba, ha un’ampia distribuzione in India nello Sri Lanka, fino a Myanmar, alla Cina, Tailandia e Malesia. Si trova nelle zone montane inferiori, a circa 600 – 1000 metri di altitudine, in boschi umidi e ombrosi, come terrestre o semi-epifita.

Sinonimi: Phaius albus Lindl. 1828; Phaius bensoniae Benth. 1881; Phaius niveus Hemsl. 1882; Thunia nivalis (Hemsl.) Rchb.f. 1888. Thunia marshalliana, Phaius marshallianus, Phajus marshallianus.
Le piante appartenenti a questo genere non hanno pseudobulbi, ma producono steli o canne carnose, lunghe da 30 a 90 centimetri, dotate di guaine fino diventare vere foglie nella parte alta degli steli, lunghe circa 20 cm. I fiori grandi, si formano su un racemo pendulo, e sono di colore bianco puro. Il labello è bianco nella metà basale, con cinque chiglie o creste, e una grande area sulla metà apicale, che va da arancione alla base al giallo nella parte anteriore. Le venature sono di colore arancione con un leggere sfumature marrone/viola.

013Le specie del genere Thunia sono molto resistenti. Vanno coltivate in vaso e sistemate in ambiente ventilato con luce filtrata. Il composto può variare in funzione della disponibilità di reperimento in loco, comunque si deve creare una miscela vaporosa, terriccio di foglie, terriccio fibroso, sabbia, corteccia e fertilizzante biologico liofilizzato. La temperatura minima consigliata di mantenimento invernale è di 4-10 gradi centigradi. Dopo la fioritura e appena il fogliame comincia ad ingiallire (Autunno), per favorire il periodo di riposo, sistemare la pianta in un luogo fresco e asciutto. Il periodo di riposo durerà tutto l’inverno, fino a primavera). E’ consigliabile il rinvaso annuale. Rinvasare appena compare una nuova crescita in primavera, pochissima acqua fino a quando si formano le nuove radici, quindi annaffiature regolari. I nuovi germogli sono molto sensibili alle marcescenze causate dall’acqua delle bagnature. Durante la fase dello sviluppo è bene intensificare le concimazioni, siano esse, biologiche o chimiche.
Piante mal coltivate produrranno stelo lungo, e raramente fiori. Ciò può essere causato da troppa acqua, calore al momento sbagliato, e mancanza di lungo riposo asciutto durante l’inverno. Completato lo sviluppo dei nuovi getti e prima della comparsa dei boccioli dei fiori, cessare le bagnature fogliari e sostituirle con regolari immersioni del vaso: durante la fase di sviluppo assicurarsi che la pianta sia in posizione luminosa e soleggiata.
Le piante possono essere facilmente propagate tagliando gli steli degli anni precedenti in pezzi di circa 15 cm. I pezzi andranno sistemati in un letto di sfagno in attesa dei nuovi germogli.

Qualche nota sulla tassonomia della specie

009 La foto a sinistra mostra i fiori di una pianta cartellinata come Thunia marshallianaRchb.f.(1877).
Come capita spesso nel mondo della botanica, anche questa specie presenta il suo dilemma tassonomico: qual’è il suo nome corretto?
La descrizione più recente risale al 1877, nella quale la specie in esame è classificata con il nome Thunia marshalliana in onore di Marshall, appassionato orchidofilo del fine i800, ma l’opinione generale tra i botanici, propende per accettare come nome di spoecie, Thunia alba, cioè quello assegnato nella descrizione del 1852.

Foto a sinistra mostra una pianta cartellinata comeThunia alba (Lindl.) Rchb. f. 1852

Tuttavia, confrontando le diverse illustrazioni, si possono notare delle lievi differenze, non tali però da fare due taxa separati. In sintesi si nota il labello più corto in T. marshalhana, mentre la sua peluria è più lunga e numerosa. Spesso viene citata la differenza di colore delle chiglie e delle venature del labello, ma tutte le descrizioni dei colori non sono costanti su questo punto, si evidenzia altresì che è una specie molto variabile.

Approfondimenti
Il genere: specie ed ibridi

Le uniche specie presenti nelle coltivazioni sono: Thunia alba, Thunia bensoniae, Thunia majorensis, Thunia marshalliana, Thunia venosa e Thunia winniana. Fra tutte, quelle più popolari fra i collezionisti sono: Thunia alba e Thunia marshalliana
A tutto il 1998 risultano prodotti questi ibridi primari:
Thunia Veitchiana, incrocio fatto nel 1885 (Thunia bensoniae x Thunia marshalliana); Thunia. Gattonensis, incrocio fatto nel 1917 (Thunia majorensis x Thunia winniana); Thu. Wrigleyana , parenti sconosciuti.
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Masdevallia ignea

Una bella specie del Genere Masdevallia, molto variabile nelle sue forme.

038Masdevallia ignea Rchb. f. 1871.

Sorprende il grande numero di sininimi assegnati a questa specie: si può dedicare un’intera collezione alle sue varie forme!
Masdevallia Ignea Il nome di specie trae origine dal colore “rosso fuoco” dei suoi fiori.

Sinonimi:
Masdevallia boddaertii Linden ex André 1879; Masdevallia ignea f. citrina (Stein) O.Gruss & M.Wolff 2007; Masdevallia ignea var. armeniaca BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. aurantiaca BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. boddaertii Linden ex André 1879; Masdevallia ignea var. citrina Stein 1892; Masdevallia ignea var. coccinea Stein 1892; Masdevallia ignea var. goorii Sander 1901; Masdevallia ignea var. grandiflora BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. hobartii Stein 1892; Masdevallia ignea var. marschalliana Rchb.f. 1872; Masdevallia ignea var. Massangeana BSWilliams 1887; Masdevallia ignea var. pulchra Vuylsteke ex Cogn. 1897; Masdevallia ignea var. rubescens Linden ex Kraenzl. 1925; Masdevallia ignea var. splendens Stein 1892; Masdevallia ignea var. stobartiana Rchb.f. 1881; Masdevallia ignea var. superba Linden ex Kraenzl. 1925; Masdevallia ignea var. tomasonii Gentil 1907; Masdevallia ignea var. vuylstekeana Cogn. 1897;

Masdevallia ignea vive nella cordigliera orientale della Colombia ad altitudini di 2600-3800 metri. Pianta terrestre, a volte epifita, di piccole dimensioni e molto robusta nella sua struttura morfologica. Sopporta anche temperature da serra intermedia e fiorisce nella tarda primavera – inizio estate, producendo singoli fiori su steli eretti e più alti delle foglie. Come le altre specie del genere, per una buona coltivazione, usare acqua piovana e fertilizzazioni moderate.

Note sul genere Masdevallia
masd-ruiz-lopez-hipolito Hipólito Ruiz López

Il genere Masdevallia è stato istituito da Hipólito Ruiz López e José Pavon nel 1794 sulla base di una pianta raccolta in Perù e inviata successivamente in Spagna. Il genere è stato dedicato a José Masdeval, medico e botanico alla corte di Carlo III Re di Spagna. Il genere comprende circa 400 specie, ampiamente diffuse dal Brasile meridionale a sud del Messico. La maggior parte di loro cresce nelle Ande, preferibilmente ad altitudini di 2000 metri e più. Il grande numero di specie riconducibili a questo genere, rende difficile la sua sistemazione tassonomica. Alcune specie sono così strettamente legate alle Pleurothallis da risultare arduo il distinguo tra i due generi.
Il genere è stato rivisto più volte. Il lavoro più completo è stato fatto dal botanico americano Carlyle Luer. Ha diviso il genere in 12 sottogeneri ed ha anche stabilito nuovi generi per collocare specie che non potevano rientrare in nessuno dei sottogeneri stabiliti: Andreettaea, Dracula, Dryadella e Trisetella. Data l’incertezza che aleggia, in futuro, possiamo aspettarci ulteriori divisioni.

Coltivazione
La letteratura generalmente considera le varie specie di Masdevallia come orchidee da clima freddo. Aspetto questo, da non prendere in senso assoluto: vari coltivatori, analizzato il clima andino, hanno dimostrato che le Masdevallia possono anche supportare temperature più elevate. Nelle Ande ecuadoriane, durante il giorno la temperatura può arrivare fino a 28 C° gradi.
Ad ogni buon conto le Masdevallia in natura preferiscono habitat umidi, dove le nuvole fredde passano la sera dopo il giorno asciutto. In coltivazione possono essere sistemate in piccoli vasi con corteccia e sfagno o sfagno puro. Il substrato non deve mai asciugare e nel contempo, risultare drenante: umidità relativa mai sottoe il 60-70%.
Per una coltivazione di successo delle Masdevallia, la qualità dell’acqua è più importante della temperatura. L’acqua piovana è ideale, se si usa l’acqua del rubinetto, conviene bollirla e miscelarla con quella distillate. Il fertilizzante deve essere usato con cautela. Se il concime contiene troppo sale, le piante mostreranno presto macchie sulle loro foglie.