Laelia: fascino e mito

Un genere intrigante e molto usato per le ibridazioni.

Una Laelia non si nega a nessuno!
Le orchidee appartenenti a questo genere fanno fantasticare i collezionisti per le ampie soddisfazioni nella coltivazione di alcune specie e per le sfide lanciate da altre.
Si sa che il collezionista di orchidee ama le sfide più difficili ed è attratto da tutto quanto fa mistero e mito, le Laelie si prestano alle sfide… soprattutto quelle rupicole.
Io non so coltivarle con sicurezza, preferisco coltivare un po’ male tutte le orchidee della mia collezione…”coltivale tutte un po’ male, solo così vivranno tutte un po’ bene”.
Ad ogni buon conto, le Laelie stanno bene in ogni collezione, rupicole o non rupicole poco importa.

Classificazione scientifica del genere:

Laelia Lindl. 1831
Famiglia: Orchidaceae
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laeliinae
Genere: Laelia
Sinonimi:
Amalias Hoffmannsegg 1842
Specie tipo: Bletia grandiflora La Llave & Lex. 1825, Laelia grandiflora [LaLave & Lex.]Lindley 1831, Laelia speciosa (Kunth) Schltr. 1914

Distribuzione: Il genere Laelia ha una distribuzione geografica che comprende Cuba, Messico, Argentina nel Sudamerica, ma il maggior numero di specie si trova in Brasile.
Fin qui non ci piove sopra o almeno si spera. Appena ci si addentra nelle varie specie che compongono questo genere di orchidee cominciano i dolori.
Laelia è un genere importante e molto apprezzato per la bellezza dei suoi fiori e anche per le peculiarità genetiche che si prestano con particolare successo alle ibridazioni.
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Appello alle Case Editrici italiane

Quel libro della Northen s’ha da rifare!

Ai collezionisti orchidofili italiani risulta veramente incomprensibile, che nessuna Casa Editrice ristampi o stampi ex novo il vecchio, caro (in senso affettuoso) ed amatissimo libro in Italiano di Rebecca Tyson Northen ” Le orchidee”: l’ultima ed unica edizione italiana è datata 1981.
Guardate il mio libro come è ridotto dal tempo e dalle frequenti consultazioni!

Lo spunto per lanciare questo appello, lo da un commento fatto da hani elisa in un vecchio post del blog :

“…chi mi può spiegare il motivo per il quale la Rizzoli non offre a noi collezionisti d’orchidee la ristampa del libro di Rebecca Tyson Northen?”

Analisi
Io provo a dare la mia motivazione, con la speranza mai sopita, che le cose cambino finalmente.
In Italia non esiste una tradizione consolidata ed una diffusa pratica della “collezione esotica floreale” intesa come vocazione etica.
A differenza di altri Paesi, le vicende storico politiche Italiane degli anni passati non hanno favorito questa concezione di vita, altre raltà geografiche invece, l’hanno elevata a valore.
Il risultato della situazione odierna italiana, anche per il collezionismo “orchidofilo” con annessi e connessi è la coseguenza delle considerazioni sopra esposte:
– Poche collezioni presenti e poco aiutate.
– Collezionisti divisi in fazioni.
– Mercato del collezionismo molto limitato e produttori/venditori non in grado di aiutare la crescita del collezionismo stesso.
– Associazionismo, salvo rari esempi, inefficace.
Con questo quadro d’insieme, le Case Editrici italiane ci pensano due volte prima di investire sulla pubblicazione di un libro, che corre molti rischi di rimanere invenduto.

Cosa fare?
Unire tutte le forze: collezionisti, produttori, organizzatori, esperti, botanici, biologi editori e programmare iniziative coordinate per far crescere il mercato e la cultura del collezionismo. Solamente così si riuscirà a dare certezze ai molti neofiti che si affacciano con entusiasmo al mondo delle orchidee…e che troppo spesso spariscono alle prime difficoltà.

Come?
Con tutti gli strumenti possibili, soprattutto con le Associazioni.

Penso che, una volta messo in moto un nuovo ciclo virtuoso, anche le Case Editrici capiranno l’importanza della divulgazione letteraria in lingua italiana delle orchidee, almeno lo spero.

Blc. Lucky Strike

Un fiore che ha fatto sognare molte ragazze negli anni 60

Collezione Guido De Vidi – foto 13.09.06 – diritti riservati

Blc. Lucky Strike ‘Golden Ring’= Lc. Bonanza x Blc. Memoria Crispin Rosales (1966) Registrato da Sanders, T.

I fiori di Blc. Lucky Strike , sono il frutto di ricerche per dar loro fragranza, consistenza e soprattutto sensualità, elemento molto in voga negli anni 60.
Nei decenni trascorsi, il fiore di “Cattleya” costoso e ricercato, era venduto singolo in teca trasparente per essere regalato alla donna da conquistare o da farsi perdonare, ma più semplicemente anche per manifestare sentimenti amichevoli.

I genitori di questo incrocio sono molto famosi e successivamente è stato anch’esso usato per generare ottimi discendenti:
Blc. Lucky Strike x Blc. Oconee ‘Mendenhall’ AM/AOS – Blc. Lucky Strike ‘Gold Ring’ AM x Blc. Tubtim Sayam ‘Surin’ AM – BLC Lucky Strike x War Chant ‘Siam Ruby’ – Blc. Lucky Strike Warchant x Lc. Waianae Sunset “Pokai” – Otaara Jaane Fumiye (Ctna.Keith Roth x Blc.Lucky Strike) ed altri ancora.

A proposito di “Otaara”, si tratta di incrocio intragenerico, con Brassavola, Broughtonia, Cattleya, Laelia e Sophronitis come generi dei genitori.
Nel caso in cui i progenitori di un incrocio appartengono a più di tre generi, la registrazione porta il nome del suo primo ibridatore.
Nel caso in esame la richiesta di registrazione di nuovo incrocio è stata presentata dalla ditta “I.Ota & Greatwood” con la proposta di assegnare il nome di del titolare della ditta “Isamu Ota”, da cui ‘Otaara’ in Orch. Rev. 90 (1069): p. 6, 8 (Nov. 1982) .

Collezione Guido De Vidi – foto 13.09.06 – diritti riservati
Nella foto a sinistra ecco un clone di Otaara famoso:
Otaara Ernest Iwanaga ‘fuku’ (Blc Frances Y. Hoschimo x Ctna Keith Roth) registrato il 21 Novenbre 1988.

Guardando le due foto del post, si nota chiaramente l’evoluzione degli ibridi, che col passare degli anni presentano fiori sempre più piccoli, numerosi e più carichi di colore.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Orchidee insolite: Diakya endersoniana

Un’altro genere monotipo di recente costituzione

Collezione Guido De Vidi – foto 11.09.06 – diritti riservati

Dyakia hendersoniana, (Rchb. f.) Christenson 1986.
Sinonimi: Ascocentrum hendersonianium [Rchb.f.] Schlechter 1914 – Saccolabium hendersonianum Rchb.f 1875

Sottofamiglia: Vandoideae
Tribù: Vandeae
Sottotribù: Sarcanthinae
Questa specie è stata inclusa inizialmente nel genere Saccolabium (per la forma a sacco del mento), in seguito si è pensato di poterla considerare una specie del genere Ascocentrum (per la struttura degli steli fiorali, abbastanza somiglianti), ma con le ultime sistemazioni tassonomiche delle varie tribù Vandae, Christenson ha creato per lei un nuovo genere monotipo: le motivazioni sono da ricercarsi nella diversa forma delle foglie, nella marcata carnosità dei fiori e non da ultima, nella diversa struttura dei fiori stessi.
Il nome del genere allude alla popolazione aborigena del Borneo “Maylay Dyak”, che vive nei territori dove l’orchidea è endemica, mentre il nome specifico è stato dato, sin dalla prima registrazione, in onore di Henderson, coltivatore di orchidee inglese del 1800.

Descrizione
La Dyakia hendersoniana è epifita a sviluppo monopodiale, endemica solamente nel Borneo a 7-800 metri d’altitudine e predilige clima caldo e umido, senza riposo vegetativo.
La pianta si sviluppa su gambi corti che formano foglie laterali, ligulate, oblanceolate con gli apici bilobati.
Lo stelo fiorale eretto esce dalle ascelle delle foglie e forma molti fiori color rosso carminio (oltre 40), molto appariscenti e fragranti.
La Dyakia hendersoniana è una miniatura molto originale, sia per il colore dei fiori, che per la portanza eretta dei suoi steli fiorali: la pianta non supera i 10 centimetri di altezza.

Coltivazione
Pianta di facile coltura, può essere coltivata sia su zattera sia in piccoli vasi e va tenuta sempre umida, tenendo conto che su zattera asciuga più velocemente che in vaso: temperature e condizioni ambientali di serra intermedia.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.