Reportages

REPORT N° 7 post scritto da Massimo, pubblicato 13.05.2008

Due giorni…spontanei

Alcuni probabilmente riterranno leggermente eccessiva l’euforia per il solo aver fotografato specie non ancora inserite nel proprio “carnet”, ma il connubio tra due passioni – fotografia e orchidee – rende la cosa, allo stesso modo, particolarmente eccitante e gratificante.
L’alzarsi presto al mattino porta indubbiamente alcuni vantaggi, quali il poco traffico per raggiungere i luoghi di ritrovamento e l’assoluta quiete nel poter guardarsi attorno senza il timore di rivelare alle persone sbagliate (ahimè esiste ancora chi raccoglie orchidee come margherite) i luoghi di stanziamento di queste meravigliose miniature della natura.

Giorno 1.
Avevo già programmato di alzarmi di buon’ora, ma non così presto, sono le 5,45 del mattino, all’esterno albeggia ed allora mi prendo tutto il tempo per cambiarmi, fare colazione e riassettarmi, alchè parto per la destinazione prevista con l’obbiettivo di fotografare, scusate il gioco di parole, il Limodorum abortivum, che lo scorso anno avevo sì fotografato, ma le immagini erano poi risultate tutte sfocate.

Avvicinandomi alla meta il tempo si presenta bello ma la bruma del mattino, abbastanza fitta, filtra il sole creando pittoreschi giochi di luce, e la rugiada riempie di perle d’acqua tutta la vegetazione. Preso il sentiero che mi porta all’areale, faccio subito l’incontro con una Orchis tridentata Scop., Fl. Carniol., ed. 2, 2: 190 (1772) ora Neotinea tridentata (Scop.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 12: 122 (1997)(la si può intravedere sulla foto in basso a sinistra) che già preannuncia una giornata positiva; percorro il sentiero fino in fondo per verificare se sia già iniziata la fioritura del Giaggiolo del Cengio (Iris cengialtiAmbrosi ex A.Kern., Oesterr. Bot. Z. 21: 227 (1871) ora Iris pallida subsp. cengialti (Ambrosi ex A.Kern.) Foster, Gard. Chron., II, 25: 555 (1886).), trovo un solo esemplare fiorito mentre gli altri hanno ancora i boccioli giusi, sebbene prossimi alla fioritura.
La lingua di prato sulla sommità della collina che separa due boschi completamente diversi, uno di conifere esposto a nord ed uno di latifoglie esposto a sud, solitamente è un areale abbastanza adatto ad una estesa fioritura di Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch, Oesterr. Bot. Z. 38: 81 (1888), che però non mi attardo a fotografare essendo che le infiorescenze, nella loro parte inferiore, sono brune e esteticamente poco appetibili per una foto di qualità.
Scendo di 3-4 metri avvicinadomi al bosco di latifoglie per verificare se la fioritura del Limodorum abortivum (L.) Sw., Nova Acta Regiae Soc. Sci. Upsal. 6: 80 (1799) fosse ad uno stadio tale da consentirmi di fotografare almeno un fiore aperto ma, ahimè, sono un po’ in anticipo ed i fiori sono ancora tutti chiusi. Sconsolato, perchè pensavo di tornarmene a casa con un bel trofeo fotografico, mi dirigo mesto verso la macchina.
Ad un certo punto, chissà guidato da quale stimolo, sento un richiamo irresistibile ad avventurarmi in un sentiero che scende attraverso il bosco, al termine del quale mi ritrovo in un’altro prato, almeno così mi pare di intuire dato che la bruma che pervade il luogo mi lascia vedere solamente al massimo una decina di metri più avanti. Non sapendo bene dove sto camminando e non fidandomi dato che non conosco il luogo, cammino tenendo alla mia destra il limitare del bosco che ad un certo punto si “chiude” a ferro di cavallo verso la collina successiva posta a sud (cioè alla mia sinistra) scendo leggermente e vedo qualche macchia di un rosso porpora più intenso che cattura subito la mia attenzione, mi avvicino ed intuisco subito che si tratta di un’orchidea, ma che orchidea? Non ne avevo mai viste finora di quel colore, mi chino, le guardo e tutto eccitato mi tolgo lo zainetto e prendo reflex e digitale per fare le foto, finalmente ho trovato l’Orchis morio L., Sp. Pl.: 940 (1753) ora Anacamptis morio (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 12: 120 (1997), specie abbastanza comune ma che non avevo mai avuto modo di fotografare.
In questo fazzoletto di prato, non più grande di 100 mq, conto rapidamente circa una cinquantina di piante, non è gran cosa ma per me è già una soddifazione, vista anche la presenza in mezzo alle Orchis morio quella delle tridentata. Con lo spirito di Indiana Jones, perlustro per lungo e largo il prato non trovando altro, se non un’altro fazzolettino di prato (circa 50 Mq) dove abbastanza nutrita è la presenza dell’Orchis tridentata.
Ormai zuppo fino alle ginocchia, mi distendo a terra per un’altro paio di foto sebbene l’erba sia ancora intrisa della ruigiada del mattino, giro l’occhio ed un’apertura nel bosco si apre verso un’altro prato, mentre nel frattempo la nebbia si è diradata lasciando posto ad uno splendido sole; raccolgo tutte le mie cose e mi dirigo verso l’apertura, un breve sguardo e subito l’eccitazione sale…il prato è di circa 6.000 mq, ma nei primi 2.000 si vedono Orchis morio a profusione, almeno 600 piante intercalate da una nutrita rappresentanza di Orchis tridentata (almeno 150 piante) delle più svariate sfumature, la prima dalla forma semi-alba al porpora scuro, la seconda dal rosa tenue al porpora intenso.
Mi dilungo a fare foto a destra e a manca, raccolgo armi e bagagli e torno verso la macchina praticamente zuppo dalla testa ai piedi, ma soddisfatto per la giornata ricca di emozioni.

Giorno 2.
Dopo un violento temporale abbattutosi la sera prima, domenica mattina la seconda uscita era in forse. Al solito mi sveglio di buon’ora, verso le 7:15 e metto il naso fuori dalla finestra, il tempo non è dei migliori ma il rischio di acquazzoni o rovesci non sembra essere imminente.
Solita routine mattiniera, e mi dirigo verso una nota, per noi orchidofili, meta della pedemontana trevigiana a caccia, sempre fotografica ovviamente, delle prime Ophrys.
Il primo incontro che faccio è con un bel gruppo di Orchis militaris L., Sp. Pl.: 941 (1753) che in seguito si riveleranno crescere abbastanza diffusamente, seppur sparse, all’interno dell’areale, a far loro compagnia un gruppetto di una decina di esemplari di Listera ovata (L.) R.Br. in W.T.Aiton, Hortus Kew. 5: 201 (1813) (ora Neottia ovata (L.) Bluff & Fingerh., Comp. Fl. German., ed. 2, 2: 435 (1838)). Dirigendomi nell’sito ove l’anno precedente avevo ritrovato una Ophrys sfiorita, faccio il mio primo incontro con questo genere, la prima ad essere vittima del mio obbiettivo è una Ophrys fuciflora (F.W.Schmidt) Moench, Suppl. Meth.: 311 (1802), nel suo cromatismo bianco.
Girando di qua e di la faccio diversi incontri con le militaris, che spiccano dal verde dell’erba alta, quasi ad omaggiare l’Adunata Nazionale degli Alpini tenutasi in quel giorno e nei due precedenti in quel di Bassano del Grappa.In una delle stradine dell’area incriminata faccio un incontro inaspettato, alcuni Limodorum abortivum emergono dal prato con il loro portamento eretto e l’inconfondibile color viola scuro ma, disdetta, anche queste seppur per poco, hanno i fiori ancora chiusi.
Mi dirigo allora nuovamente nel luogo del primo incontro con le militars, ricordando le parole dell’anno scorso di un altro appassionato sul ritrovamento di altre Ophrys, e….magia…una mezzora prima non avevo visto nulla ed ora vedo sparse qua e la Ophrys fuciflora in due diversi cromatismi, quello con i sepali bianchi e quello a sepali rosa.
Dopo aver fatto un bel po’di fotografie sia con la digitale che con la reflex, ritorno verso la macchina tutto contento ripassando davanti ai Limodorum abortivum (sotto) e con mia sorpresa noto che uno dei fiori, nel frattempo, si è aperto, riapro allora lo zainetto, armo il cavalletto e giù di foto!
Mentre sono accovacciato a far foto arriva in bicicletta un simpatico signore sulla settantina che mi vedere chino a fotografare, mi si avvicina e mi dice “elo apasionà anca lu? Alo fat come a vederle” (è appassionato anche lei? Come ha fatto a vederle) riferendosi alle orchidee. Gli rispondo in maniera affermativa dicendogli e passione e colpo d’occhio la fanno da maestri, e lui rincalza dicendomi “al varde che pi in là, ghe n’è anca de n’altra sort” (quardi che più in là, ce ne sono anche di un altro tipo) ringraziandolo per l’informazione gli dico che le ho già fotografate e mi apostrofa dicendo “ah ben, ma me raccomando al stae tento a no pestarle salo!” (ah bene, ma mi raccomando stia attento a non pestarle!).
Me ne ritorno alla macchina doppiamente contento, in primo luogo per i ritrovamenti effettuati ed in secondo luogo, per aver avuto testimonianza che le orchidee spontanee non appassionano solamente “addetti di settore” ma anche persone comuni che hanno semplicemente rispetto per la natura e le loro bellezze.
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REPORT N° 8 post scritto da Vincenzo Ghirardi, pubblicato 14.05.2008

Spontaneamente…in Lessinia
Forse preso dalla voglia di uscire un po’ di casa, complice il bel tempo che ci regala splendide giornate, ho deciso di andar per foto in Lessinia (cintura collinare posta a nord di Verona).
Partenza non troppo presto (noi pensionati abbiamo tempo e tempi che ci permettono di fare ciò che prima non potevamo per via del lavoro), arrivo in un luogo che non conoscevo e che a tutt’oggi non saprei dire se non con una certa approssimazione perché, forse per una mia deformazione e/o peculiarità, amo andare dove mi porta il “cavallo” o meglio l’istinto, probabilmente stimolato da sensazioni che il luogo mi trasmette, e allora mi fermo e comincio a cercare. Ma cercare cosa? Vi chiederete; ….. TUTTO, io amo fotografare tutto ciò che desta la mia curiosità ed interesse.

Comunque, mi incammino per un sentiero in mezzo al bosco ceduo e, dopo poco tempo, vengo attratto da un baccano insolito, una confusione di rumori insolita per un bosco dove solitamente regna pace assoluta. Con passo lieve mi accosto ad un albero il cui tronco mi fa da schermo, e scorgo tre o quattro scoiattoli che si rincorrono su e giù per gli alberi, con balzi vertiginosi da un ramo all’altro. Sono schermaglie amorose, penso, e quanta invidia per l’agilità con cui si muovono; tutto l’opposto delle mie ginocchia, sempre più legnose. Sono rimasto così rapito nei sensi che non ho scattato nemmeno una foto.
Devono essersi accorti della mia presenza perché tutto ad un tratto sono scomparsi nel folto del bosco.
Abbasso gli occhi davanti a me e con sommo stupore vedo, tra il fitto sottobosco una stazione di crescita della Neottia nidus-avis (L.) Rich. Detto fatto! Giù lo zainetto, fuori l’attrezzo e via con gli scatti, alcuni dei quali vi riporto qui.
Per me, che m’accontento di poco, la giornata è andata bene, ho fotografato tanti altri fiori e insetti e tra questi un curioso bruco verde di non più di 1,5 cm che contorcendosi in modo strano si arrampicava su una specie di ragnatela, forse da lui stesso prodotta. Accuso carenza di proteine e, visto che è ora di pranzo, riparto alla volta di casa…..ma col pensiero di tornare in quel posto dove ho vissuto mezza giornata di totale serenità in una condizione di perfetta simbiosi con la natura che con sommo rispetto ringrazio.
Articolo e foto di Vincenzo Ghirardi
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