Holcoglossum wangii Christenson, Lindleyana 13: 123 (1998)
Sottofamiglia: Vandoideae
Tribù: Vandeae
Sottotribù: Aeridinae
E’ una pianta di recente acquisizione, in tutti i sensi. Nel senso più strettamente scientifico in quanto è stata descritta dieci anni fa, un lasso di tempo relativamente breve; nel senso personale in quanto l’ho acquistata circa un anno fa. Quando mi arrivò, a dire il vero ben imballata, ebbi molti dubbi sulla riuscita. Due grosse radici tenevano salda la pianta, disidratata, ad una piccola zattera di sughero. Subito non capii come andava posizionata, poi stabilii che le tre foglie stavano crescendo verso il basso. Foglie che sembrano cilindriche ma che nella parte basale si embricano. Dal punto di vista botanico questo particolare ha permesso di erigere il genere Holcoglossum distinguendolo da Papilionanthe (dove invece le foglie sono perfettamente cilindriche, vedi P. teres); le specie di questi generi erano primitivamente inclusi in Vanda.
Il nome del genere Holcoglossum deriva dal greco holkos, solco, e glossa, lingua, in riferimento alla morfologia del labello, mentre l’epiteto della specie fa onore a Wang, un tassonomista cinese. Il genere comprende 14 specie, provenienti dal Sud Est dell’Asia. H. wangii è originario del Sud della Cina e del Vietnam. Il suo habitat comprende una vasta area ricca di foreste umide di conifere e di latifoglie, con una variazione sul livello del mare che va dai 250 ai 1200 metri. Pertanto si tratta una pianta che può essere coltivata sia in ambiente caldo umido che moderatamente caldo.
Di fatto quando la ricevetti la misi in ambiente caldo umido con bagnature quotidiane. Piano piano le foglie si sono reidratate e gli apici delle radici hanno ricominciato a vegetare. La vegetazione fogliare non è comunque molto vigorosa, almeno nella mia esperienza. Le foglie, comunque morbide, sono lunghe circa 50 cm. Con l’arrivo dell’autunno due corte infiorescenze si sono formate, ciascuna con pochi fiori, all’ascella fogliare. Ogni singolo fiore è di circa 4.5 cm. La piacevole sorpresa è stata la lunga durata: è in fiore da circa un mese e sembra che i fiori non stiano per nulla appassendo. Preferisce una esposizione luminosa.
In questo blog si è già parlato di un altro membro dello stesso genere Holcoglossum amesianum. A proposito di tale specie è stato pubblicato recentemente uno studio (Liu, KW; Liu ZJ, Huang L, Li LQ, Chen LJ, Tang GD (Jun 22 2006). “Pollination: self-fertilization strategy in an orchid”. Nature 441 (7096): 945-6) dove gli autori descrivono come in assenza di vento e insetti pronubi la pianta sia in grado di autoimpollinarsi. La sequenza fotografica dimostra come in H. amesianum l’antera ruoti di 360° in modo da inserire il polline nella cavità dello stigma, senza l’aiuto di agenti impollinanti. Poiché in questa stagione e soprattutto in serra non ci sono insetti dovrò verificare se anche H. wangii, in condizioni disperate, si autoimpollina!
Di una nuova specie, H. weixiense si può leggere qui.