Dalla Cina…con amore
Questo trafiletto è apparso sul CORRIERE DELLA SERA di alcuni giorni fa: traetene le conclusioni che preferite, io presento una breve scheda del l’orchidea in questione, che coltivo da qualche anno. Con la prossima fioritura proverò a sintetizzare il polline dei suoi fiori…vi terrò informati.
Collezione Guido De Vidi -Diritti riservati.
Holcoglossum amesianum “DOTTORI” (Rchb. f.) Christenson 1987
Ex Vanda amesiana
Il nome proprio della specie è stato dato in onore del botanico Ames.
Questa orchidea di medie dimensioni, monopodiale, epifita e/o litofita è endemica in Birmania (nome attuale del paese Myanmar), Cambogia, Laos, Vietnam, Cina e Tailandia.
Predilige molta luce. In natura questa orchidea vive in pieno sole abbarbicata sui pendii rocciosi e sugli alberi delle foreste montane primarie a 1200 – 1600 metri di altitudine.
Possiamo considerarla un’orchidea da clima fresco, ma richiedente un periodo di caldo luminoso durante la fase vegetativa estiva.
Alla base del fusto rigido si sviluppano diverse foglie semi teretiformis, acuminate e di colore verde scuro dalle cui brattee ascellari crescono lunghi steli con diversi fiori bianchi (10 – 40) con il labello sfumato di viola: sono molto profumati e fioriscono in autunno/inverno.
Note di coltivazione:
L’Holcoglossum amesianum forma grosse radici e qualche volta tende a produrre più ceppi pseudo-basali, che non vanno confusi con quelli delle orchidee simpodiali, ma sono normali filiazioni tipiche delle Vandaceae (formazione di nuove piante lungo il podio principale). Questa caratteristica vegetativa consiglia di coltivare l’Holcoglossum amesianum in contenitori costruiti con asticelle di legno duro. Il substrato può essere costituito di bark grosso e carbone di legna. Si ottengono buoni risultati anche con sistemazioni su zattere di legno e/o sughero.
Collocando l’ Holcoglossum amesianum nella parte più luminosa della serra o dello spazio domestico disponibile, le fioriture sono puntuali e generose…in casa la scommessa si fa più difficile.
Questa orchidea non richiede particolari periodi di riposo vegetativo, ma è consigliata una particolare attenzione con le bagnature invernali: eccedendo si corre il rischio di procurare dei ristagni ascellari indesiderati.
Note storiche e tassonomiche:
Inizialmente questa orchidea è stata descritta con il nome di Vanda amesiana da Reichenbach figlio nel 1887. Quella dei Reichenbach è stata un’importante famiglia Tedesca di studiosi, botanici e tassonomi delle orchidee.
Altre orchidee del sud est asiatico furono in seguito classificate come appartenenti al genere Vanda e la sistemazione tassonomica di questo e di altri generi venne tranquillamente accettata da tutta la comunità scientifica e non, fino a quando non intervenne la possibilità di studiare la struttura del DNA delle singole piante.
Fu così che gli studiosi scoprirono delle diversità strutturali di rilevante importanza genetica al punto da rimettere in discussione l’intera impalcatura della sistemazione genetica fino ad allora conosciuta.
E’ dagli anni 70 in poi, che tutto il mondo orchidofilo vive questo periodo di incertezza e confusione, dovuto alla continua evoluzione della sistematica.
Per la verità già agli inizi del secolo scorso e precisamente nel 1919, Rudolf Schlechter costituì un nuovo genere (Holcoglossum) dove poter sistemare una nuova orchidea, “quasipinifolium” e per la precisione l’Holcoglossum taiwanese Hayata) Schltr in precedenza incluso nel vastissimo genere dei Saccolabium.
Questo genere fu quasi ignorato per più di 50 anni finché non fu preso in considerazione dal botanico e tassonomista contemporaneo Erik Christenson, per collocarvi diverse specie di orchidee monopodiali asiatiche, Vanda amesiana compresa.
Classificazione del genere:
Holcoglossum Schltr. 1919
Sottofamiglia: Vandoideae.
Tribù: Vandeae.
Sottotribù: Sarcanthinae.
Sigla: (Hlcgl.)
Nome comune: “orchidea “quasipinifolium” dalle foglie ad ago vagamente somiglianti a quelle dei pini.
A questo genere appartengono circa 12 specie epifite e/o litofite monopodiali, distribuite in vari paesi dell’Indocina e Cina.
A volte è considerato un sottogenere di Vanda ed in altre pubblicazioni possono essere direttamente classificate nello stesso genere.
Alcuni nomi di specie:
amesianum, falcatum, himalaicum, junceum, lingulatum, quasipinifolium,
rupestre, sinicum, tanghi, wangii.
Molti tassonomi e botanici contemporanei hanno iniziato studi, prodotto pubblicazioni ed avanzato teorie scientifiche (non sempre disinteressate, dimostrate ed accettate) in virtù delle quali molte orchidee sono spostate di gruppo e non di rado anche genere.
Erik Christenson ha sicuramente dato un grosso impulso all’odierna rimescolazione dei nomi.
L’ex Vanda amesiana, nel 1987 è stata classificata da Christenson con il nome di: Holcoglossum amesianum.
Sostanzialmente Erik Christenson a partire dalla sottotribù delle Sarcanthinae ha ridisegnato la sistematica delle orchidee monopodiali rimpinguando il genere Holcoglossum, n° 21 della sottotribù.
Chi è Erik Cristenson:
Erik Christenson nasce nel 1956 in USA, Connnecticut (Westport) e sin da bambino nutre un forte interesse per le piante e fiori.
Con queste premesse è stato facile per lui avvicinarsi, dapprima alle orchidee spontanee e poi a quella tropicali. A soli 14 anni Erik coltiva le sue orchidee e a 16 si autocostruisce una serra per migliorare la sua coltivazione. L’interesse per le orchidee si concretizza ulteriormente con gli studi in orticoltura ambientale all’Università del Connecticut dove si diploma nel 1977.
In seguito (1980) ottiene in dottorato in tassonomia delle orchidee e inizia la sua avventura nello studio genetico e tassonomico.
Christenson scopre la pochezza dell’evoluzione scientifica in termini di studio e riordino tassonomico delle orchidee e avvia una proficua attività letteraria e di ricerca nel merito.
Significativo è il suo periodo Peruviano dove instaura un rapporto collaborativo con i coltivatori locali che si specializzano nella conoscenza delle specie botaniche del posto.
L’obbiettivo di Erik è quello di colmare il divario fra studio e coltivazione delle orchidee per raggiungere lo scopo di un reciproco beneficio.
Di quel periodo rimane anche una disputa spiacevole, per certi aspetti ancora aperta: la saga del Phragmipedium kovachii…, ma questa storia potete leggerla in questo post.
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