Archivio mensile:Luglio 2015

Phalaenopsis deliciosa… nota anche come Kingidium decumbens

Phalaenopsis deliciosa
Alcuni autori attribuiscono a questa specie, il nome di Kingidium decumbens e viceversa, purtroppo un doppio errore di classificazione di oltre un secolo fa, ha materializzato una lunga storia fatta di incertezze tassonomiche, ancora non del tutto chiarite.

040 Phalaenopsis deliciosa (Rchb.f 1854)
Origine del nome di specie: dal Latino deliciosus, (delicato).
Distribuzione: Sri Lanka, India, Filippine, Borneo e Sumatra.

Mai come in questo caso, il nome di una specie vegetale risulta più rappresentativo delle sue caratteristiche, sia per i fiori, che per la delicatezza delle foglie.

Sinonimi principali:
Kingidium deliciosum (Sweet 1970) – Doritis hebe (Schltr 1913) – Phalaenopsis alboviolacea (Ridl. 1893) – Aerides latifolia (Thw 1861) – Kingiella hebe (Rolfe 1917) – Doritis philippinensis (Hearts 1908) Doritis latifolia (Trim 1885) – Phalaenopsis wightii (Rchb.f 1862) – Kingiella philippinensis (Rolfe 1917) – Phalaenopsis bella (Teijsm & Binn 1862) – Doritis wightii (Benth & J.D.Hook 1883) – Doritis steffensii (Schlt. 1911) –Kingidium deliciosum var. Bellum (Gruss & Röllke 1993) – Kingidium wightii (Gruss & Röllke 1995) –
Phalaenopsis hebe var. Amboinensis (J.J Smith 1917) – Phalaenopsis hebe (Rchb.f 1862) – Phalaenopsis amethystina (Rchb.f 1865).

In aggiunta a questa lunga sfilza di sinonimi, questa specie, a causa di un doppio errore iniziale di classificazione (è stata classificata con il nome di Aerides decumbens, in realtà non si trattava nemmeno della Phalaenopsis deliciosa bensì della Phalaenopsis parishii) è conosciuta anche con questi sinonimi:
Phalaenopsis decumbens (Holtt) – Aerides decumbens (Griff) – Biermannia decumbens (Tang & Wang) – Kingidium decumbens (P.F Hunt) – Kingiella decumbens (Rolfe)

Descrizione della specie
Phalaenopsis deliciosa Rchb.f., Bonplandia (Hannover) 2: 93 (1854).
Orchidea di piccole dimensioni, epifita, in natura è endemica lungo corsi d’acqua situati a basse quote (0 – 600 metri).
Pianta a sviluppo monopodiale su di un fusto molto corto dove si formano da 3 a 6 foglie succulenti, obovate, oblunghe con i margini ondulati che possono misurare fino a 15 cm di lunghezza e 5 di larghezza.
Le infiorescenze arcuate (da cui l’epiteto di specie ” decumbens” – dal latino “prostrato”), ramificate, a seconda della salute della pianta, possono raggiungere anche 20 cm. di lunghezza.
I fiori piccoli e carnosi misurano da 1 a 2 cm di diametro, si aprono in successione sugli steli prolungando in tal modo il periodo della fioritura. Petali e sepali sono bianchi tendenti al crema pallido, con delicati puntini rosa porpora alla loro base. Il labello presenta i lobi laterali color malva con striature bianche e due piccoli denti gialli. La base del lobo mediano è caratterizzata da sfumature bianche all’apice, mentre la colonna e color rosa carneo.

Phalaenopsis deliciosa può essere coltivata su piccoli vasi (possibilmente trasparenti) oppure su zattera: le radici di questa specie sono fotosintetiche e traggono vantaggio se esposte alla luce.
L’ambiente di coltivazione ricalca quello della gran parte delle specie di Phalaenopsis, luce filtrata, buona umidità e temperatura da serra calda – intermedia. E’ utile fare attenzione durante il periodo di riposo post fioritura (riduzione delle bagnature), con l’accortezza di mantenere comunque, leggermente umida la pianta.
La fioritura inizia verso la tarda primavera e si protrae per parecchio tempo, qualora si notino stati di stress è consigliabile interromperla recidendo le infiorescenze.

Le varietà botaniche:
Phalaenopsis deliciosa var. hookeriana (O.Gruss & Roellke) Christenson, Phalaenopsis: 223 (2001). (sin. Kingidium wightii, Kingidium hookerianum), presenta le stesse caratterisiche morfologiche della specie tipo con un’unica variante sulla tonalità di colore dei fiori: petali e sepali gialli di tonalità più o meno intensa.

Il genere

Nota: Recentemente, i generi Doritis Lindl. e Kingidium P.F.Hunt, sono stati inclusi nel genere Phalaenopsis (Christenson – 2001). Tale decisione è stata supportata da verifiche e prove fatte sul DNA, accettate in (World Checklist of Monocotyledons, Royal Botanical Gardens, Kew). Tuttavia non tutti gli esperti orchidofili sono pienamente consenzienti.

Ora possiamo iniziare la ricognizione tassonomica in questo intricato segmento della botanica, prendendo come riferimeto base, il nome di genere: Kingidium

Polychilus, Phalaenopsis, Aerides, Doritis, Biermannia, Kingiella, Kingidium, con molti di questi nomi ancora in uso popolare per questo genere, è comprensibile la nostra confusione tassonomica. Con calma cercheremo di orientarci…si spera.
La mia prima esperienza con questo gruppo di orchidee inizia alcuni anni orsono con l’analisi di una piccola pianta (provenienza Vietnam), classificata come Phalaenopsis decumbens.

Kingidium è un genere di orchidee epifite a sviluppo monopodiale, composto di 6 – 10 specie, a seconda delle interpretazioni più o meno restrittive. L’habitat di questo genere è sparso in Asia Sud-Orientale, Sri Lanka, India, Miamar (ex Birmania), Tailandia, Vietnam, Cina, Filippine e Indonesia.

Kingidium, Doritis e Paraphalaenopsis, sono generi molto simili a Phalaenopsis.
Kingidium differisce da Phalaenopsis per il numero delle masse polliniche (4) (Phalaenopsis ne ha 2), dal sacchetto e dal mento, caratteristiche che lo distinguono anche dal genere Doritis. Tra l’altro è differenziato ancora da Doritis dai relativi denti cilindrici corti.
Come si è scritto sopra, alcuni botanici mantengono questo genere separato, altri lo classificano come Doritis ed altri ancora come Phalaenopsis.
Le distinzioni ed i testi di verifica dei vari botanici non sono omogenei e quindi il tutto appare molto complesso, di difficile comprensione e comunque molto vago.
Il genere Kingidium è stato creato nel 1970 da P.F.Hunt, Kew Bull. 24: 97 (1970), precedentemente era conosciuto come Kingiella (Griff.) Rolfe, Orchid Rev. 25197 (1917).
La decisione di abbandonare il nome “Kingiella” è stata presa per evitare ulteriore confusione con un altro nome di specie già registrato (Kingella), appartenente alla famiglia Loranthaceae A.L. Jussieu, famiglia erbacea conosciuta nel campo medico anche come Mistletoe
Il nome Kingidium è stato dato in onore del collezionista e botanico inglese Sir George King ( 1840-1909 ), autore di “The Orchids of Sikkim and the Himalaya”.

Le specie
Si è scritto in precedenza, che il genere Kingidium comprende 5-10 specie, ecco alcune fra le più significative:
Kingidium chibae – Kingidium braceanum – Kingidium deliciosum ( decumbens ) – Kingidium hookerianum – Kingidium minus – Kingidium philippinense – Kingidium taeniale – Kingidium wightii.
Ad esclusione del Kingidium taeniale, senza foglie, occasionalmente con piccole foglie e con un esteso apparato radicale a radici appiattite (da cui l’epiteto di specie – per la somiglianza delle radici alle “tenie”), le altre specie assomigliano alle Phalaenopsis: foglie ovali, lucide, color verde scuro, infiorescenze ramificate e sequenziali per gran parte dell’anno.
Il genere Kingidium richiede un periodo di riposo dopo la fioritura, durante il quale è indispensabile fare molta attenzione con le bagnature per evitare spiacevoli marciumi.
I fiori di Kingidium sono piccoli (1 – 1,5 cm.) e si aprono in successione su steli curvi ad esclusione di quelli della specie K. chibae, che si formano su steli eretti.
La marcata predisposizione fotosintetica delle radici consiglia di coltivare le specie di Kingidium su zattere per consentire la fotosintesi anche all’apparato radicale.

Acianthera luteola

Non so a quanti orchidofili potrà interessare l’analisi, l’ennesima analisi, delle continue revisioni tassonomiche delle orchidee.
Ci sono alcuni gruppi, e quello delle Pleurothallidinae è sicuramente fra questi, che inevitabilmente si prestano a continui rimescolamenti tassonomici, non sempre condivisi da tutta la comunità scientifica.
In questi giorni, nella mia collezione è in fioritura una miniatura appartenente al genere Pleurothallis in senso lato, classificata nel suo nome specifico in occasione della sua prima fioritura (2008)

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Prima descrizione: Autore John Lindley
Basionimo: Pleurothallis luteola Lindl. 1841
Pubblicazione in: Edwards’s Botanical Register 27: Misc. 1. 1841

Etimologia: “luteola”, epiteto di matrice latina in riferimento al colore giallo pallido dei suoi fiori.

Descrizione:
Pianta di 120-160 mm di altezza, strutturata da 5 a 15 gruppi di foglie, con le radici biancastre di 1 mm di diametro. I gambi delle foglie misurano 90-120 mm di lunghezza e si formano alternativamente ad intervalli di 5-10 mm su un rizoma strisciante di 2 mm. Le foglie misurano 65-80 mm di lunghezza e 20-30 mm di larghezza e 1 millimetro di spessore, sono di colore giallo-verde scuro, di forma ovale stretto.

Infiorescenza e fioritura
Una o due infiorescenze di 15 mm di lunghezza, emergono dagli apici dei gambi delle foglie, dove si alternano uno o più fiori che si aprono simultaneamente. Tutte le parti dei fiori sono di colore giallo-arancio con venature longitudinali.

Note generali sulla revisine tassonomica della Sottotribù Pleurothallidinae
La sottotribù Pleurothallidinae, nonostante sia stata scientificamente trascurata per lungo tempo, diventando di fatto il ricettacolo di tutto quanto non si sapeva o voleva inserire in altri generi, è oggi uno dei gruppi di orchidee scientificamente più conosciuti.
La base morfologica della riorganizzazione tassonomica delle Pleurothallidinae nasce con Luer nel suo lavoro “Icones Pleurothallidinarum”, supportato da più di un decennio di approfondite indagini preliminari, dalle quali è nato un sistema tassonomico molto dettagliato di questo gruppo (Luer 1986a), poi ulteriormente riordinato nel 1986 (Luer 1986b). Negli anni successivi questo sistema è stato sottoposto soltanto a cambiamenti minori o aggiunte dell’autore. Luer ha prodotto un dettagliato database delle descrizioni con informazioni morfologiche, corologiche e tassonomiche su ogni sua recensione di taxon. I dati morfologici sono stati successivamente completati da caratteri anatomici esaminati da Pridgeon & al. (2001) – Morphology vs. DNA.
Mentre la classificazione di Luer si muove strettamente su base morfologica, concentrandosi soprattutto sulla forma, il livello di connotazione, la posizione degli organi riproduttivi, tipi di infiorescenza, e il numero di masse polliniche, altri studiosi, fra i quali Pridgeon & al. si concentrano sul DNA.

Pridgeon & al. (2001) ha pubblicato una analisi filogenetica basata su un’insieme di tre gene-dati.
Questo nuovo approccio alla scienza della tassonomia ha provocato la più devastante “tempesta tassonomica”, con più di 500 trasferimenti e nuove creazioni (Pridgeon & Chase 2001).

Non sorprende che questa radicale riclassificazione del sistema, Luer abbia in un primo tempo provocato una confutazione netta (Luer 2002) di Pridgeon e Chase, però in un secondo momento, le due vie per la classificazione tassonomica hanno trovato un punto d’incontro, dimostrandosi entrambe valide ed utili alla scienza.

Per capire fino in fondo la dimensione dello sconvolgimento tassonomico portato dallo studio del DNA, delle varie specie appartenenti al vecchio genere Pleurothallis, varrebbe la pena di leggersi tutta la letteratura disponibile.

Fra tutte le considerazioni, una emerge chiara: lo studio sul riassetto tassonomico delle Pleurothallidinae non è certo completato; in futuro saranno indispensabili, sia la metodologia (Luer), sia quella basata sulle sequenze DNA.

Generi come Acianthera, Lepanthes, Octomeria, Masdevallia, Pleurothallis, Specklinia e Stelis ed altri, nati dalla divisione in clade del vecchio genere Pleurothallis, sono già troppo grandi e morfologicamente eterogenei, a tal punto da richiedere, forse, una ulteriore loro classificazione infragenerica.

Ricompare il genere Specklinia
E’ in questa incertezza tassonomica che ora si trova la nostra Pleurothallis luteola, successivamente inclusa nel genere Specklinia, ristabilito da Pridgeon & Chase (2001), riesumandolo dal vecchio Specklinia Lindl. — Gen. et Sp. Orch. 8 (1830)ed inserendovi inizialmente 86 specie, in seguito, Barros (2004, 2005, 2006) e Luer (2004, 2007) hanno proposto nuovi trasferimenti di specie.
Va precisato che la prima ricomparsa del genere Specklinia (Lindley) va ascritta a Fabio de Barros in Flora fanerogamica da reserva do parque Estadul das Fontes do Ipiranga (Sao Paulo, Brasil) (1983): Specklinia luteola (Lindl.) F.Barros, Hoehnea 10: 110 (1983 publ. 1984).

Acianthera (Scheidw.) riesumato da Luer
Non finisce qui l’incertezza perché Alec Melton Pridgeon & Mark Wayne Chase, Lindleyana 16:244. (2001) includono Pleurothallis luteola nel genere Acianthera.
Questo nome di genere ricomparve quando iniziò lo studio sistematico della sottotribù Pleurothallidinae, Carl A. Luer propose un sottogenere di Pleurothallis nominato Acianthera, vagamente basato sulle caratteristiche di Acianthera recurva: Acianthera (Scheidw.) Luer, Monogr. Syst. Bot. Missouri Bot. Gard. 20: 12 (1986).

Ad oggi, la sistemazione scientifica accettata da WCSP è:
Sottotribù: Pleurothallidinae
Genere: Acianthera
Specie: A. luteola
Nome binomiale: Acianthera luteola (Lindl.) Pridgeon & M.W. Chase (2001)
Sinonimi:
* Pleurothallis luteola Lindl. (1841) (Basionimo)
* Pleurothallis fragilis Lindl. (1841)
* Pleurothallis caespitosa Barb.Rodr. (1877)
* Pleurothallis caespitosa var. chrysantha Barb.Rodr. (1877)
* Humboldtia fragilis (Lindl.) Kuntze (1891)
* Pleurothallis caespitosa var. monantha Barb.Rodr. (1896)
* Pleurothallis subcordifolia Cogn. (1906)
* Specklinia luteola (Lindl.) F. Barros (1983)

Distribuzione geografica
Endemica a sud-est e sud del Brasile.
E’ una specie epifita, che preferisce i luoghi umidi e ombreggiati, di solito in aree riparate vicino a corsi d’acqua tipici della Foresta atlantica.
Nelle coltivazioni è consigliabile il più fedelmente possibile le condizioni di vita di endemicità. Sistemazione preferibile su zattera, ma può essere coltivata anche in piccoli vasi.

Luci e ombre: piccole storie

001E sì, cara ATAO, mi tocca ancora tirarti in ballo. Ti ricordi quel bellissimo esemplare di Ascocentrum garayi ‘ROSETTA’ in mostra a ORCHIBO 2015, che fece andare su tutte le furie il tuo socio Graziano Grando, tanto da caricarlo di sfrenata gelosia ed indurlo “sporcare” la tua bacheca Fb con questo post:
stralcio…“Leggendo di mostre in giro per i blog, non posso non notare con quanta ipocrisia chi avendo migliaia di piante in serra e coltivando in centinaia di metri quadrati di per 35-40 anni, porti a concorso orchidee curate per molti anni, con la certezza di vincere medaglie su medaglie”… era mercoledì 20 Maggio 2015, dopo qualche giorno il post spariva dalla pagina ATAO.
Me ne sarei quasi dimenticato, ma a questa “boutade”, sono seguite altre e più pesanti “imbrattature”, questa volta anche ad opera di un altro socio ATAO, Giorgio Facchin che, quasi rasentando il delirio, ingolfava varie pagine Fb personali di mezza Italia orchidofila, con un post di offese rivolte a me, seppur malcelate da genericità, falsità ed inesattezze macroscopiche; anche in questo caso, presto ripulite con sdegno da tutte le persone raggiunte.
E allora? Dirai. Cosa vuoi di più!

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Beh sì è vero, non è che le esplosioni iraconde dei tuoi due rappresentanti abbiano ottenuto chissà quali obiettivi, ma vedi cara ATAO, proprio stamattina, mentre stavo dividendo quel famoso Ascocentrum garayi ‘ROSETTA’, come in un film scorrevano nella mia mente le immagini di tutta la sua storia (ti ricordi il premio e la sua foto di copertina su Caesiana in occasione della bellissima mostra che organizzammo insieme a Preganziol in Villa Albrizzi Franchetti), comprese anche le ultime vicende intrise di odio, rancore, gelosia e assurdità.
Chissà se alle prossime occasioni, quel che rimane della grande pianta sarà ancora in forma, ad ogni buon conto, come vedi nelle foto, ho ricavato 8 divisioni con la recondita speranza che contribuiranno a mantenere in vita la sua leggenda.

Perché vedi, cara ATAO, nel frattempo in redazione di questo sito è giunta copia di una mail indirizzata tuo tramite a tutti i soci e a quanto pare anche a non soci, che evidenzia in tutta la sua drammaticità le tue “vulnera” non ancora rimarginate, e questo mi dispiace:

Testo.
“Cari amici ATAO
Dal giorno in cui si sono svolte le votazioni per il rinnovo del presidente e del nuovo gruppo direttivo, non si può non notare uno stano cambiamento di atteggiamento di alcuni soci nei confronti dei nuovi dirigenti.
Alcuni dichiarano apertamente di non mettere a disposizione le proprie piante per le prossime mostre ATAO, altri come Ezio Carbonere chiedono le mie dimissioni da dirigente e da socio, allegherò copia della lettera che ho ricevuto per la valutazione di ognuno di voi.

Oltre a ciò, mi è giunta la notizia che, in un incontro a Pero di Breda, sede di orchids club svoltasi qualche giorno fa, uno dei nostri soci presenti se la rideva affermando che la nostra associazione veniva gestita con la testa da Concordiesi o Portogruaresi e con i cogl….ni a Breda (paese del nostro presidente).
A questo punto credo sia necessario da parte mia, mettere a disposizione il mio mandato e rassegnare le mie immediate e irrevocabili dimissioni da consigliere.
Spero che questa mia decisione possa essere utile a ripristinare quell’armonia necessaria e indispensabile alla nostra associazione perchè possa in seguito tornare ad essere quella di sempre.
Senza alcun rancore …. Graziano

Eccovi il testo integrale della lettera che ho ricevuto da Ezio Carbonere.

“Venerdi 22 maggio 2015 ore 7.38
Da Ezio a Graziano
Nessuno mi ha suggerito nulla, anzi io ho chiamato Danilo informandolo di quello che avevi scritto, come ho mandato un sms al Presidente e Vicepresidente.

La tua guerra personale la devi fare per tuo conto, non per conto dell’associazione e in nome dell’associazione su un sito con la scritta A.T.A.O. anche se firmato Graziano, non significa nulla, il sito porta l’effige A.T.A.O.

Ricordati che sei un consigliere del direttivo e da buon amico ti dovresti dimettere ed uscire dall’associazione. lo scritto etico preparato da Francesco Pevere dove tutti dovevate rispettare e presentato alla riunione dove è?? dove viene rispettato quanto previsto??
Sabato mattino prossimo a Mezzocorona puoi dirglielo di persona a Guido De Vidi se vuoi, sarà presente.”
Questo scritto riporta parola per parola integralmente la lettera che ho ricevuto da Ezio, compresi punti virgole.
Graziano”…

Cara ATAO ho riflettuto molto prima di pubblicare la mail di cui sopra, seppur già di dominio pubblico. Pur non volendo entrare nel merito dei tuoi problemi, che per altro non conosco, ho deciso di pubblicarla, sostanzialmente per dare corpo e motivazione a due mie considerazioni che ti invito ad estendere a chi di dovere.

1) – Con mia enorme sorpresa, leggendo la mail di Grando Graziano, e il copia-incolla della missiva di Ezio Carbonere a lui indirizzata, si spalanca un palcoscenico inedito che non era di mia conoscenza: la giusta reprimenda di un socio nei confronti di un dirigente ATAO che fa uso indebito e personale della pagina sociale Fb.
E’ noto che i rapporti personali fra me e Ezio sono da considerarsi, seppur di rispetto reciproco, non proprio idilliaci, ciò nonostante non hanno impedito al socio ATAO Ezio Carbonere, di stigmatizzare caparbiamente il comportamento scorretto di Grando, inviandogli il proprio pensiero scritto. Onore al merito.

2) – Cara ATAO, forse proverai un po’ di vergogna, ma devo chiederti la cortesia di informare Graziano Grando e Giorgio Facchin, che a me possono fare qel che credono, possono offendermi, denigrarmi e chi più ne ha, più ne metta, io non risponderò mai, l’unico comportamento che non intendo assolutamente concedere loro è il tentativo di coinvolgere e screditare le persone ospiti a casa mia e la mia famiglia. I miei ospiti ed i miei famigliari per me sono sacri – a casa mia per l’appunto, sono stati invitati a fare festa!!! A casa mia non c’è nessuna sede di nessun Club.

Poi, e questo è ancor più squallido, le denigrazioni di Graziano Grando tendono anche a tirare in ballo valutazioni personali e famigliari: a testimonianza ecco uno stralcio di un suo commento giunto al blog …” il sottoscritto e Francesca, mia moglie, possono testimoniare quanto scarsa o nulla sia la considerazione sul capo famiglia tanto da trattarlo come un poveretto da manicomio( non ci sono più peccato)”… A che pro tutto questo?

Stesso avviso vale anche per Giorgio Facchin: di quel pastone che ha inviato per mari e per monti qualche settimana fa, intriso di livore nei miei confronti, di affermazioni non vere e per certi aspetti deliranti, emergono in tutta la loro cattiveria queste due righe che rappresentano tutta la bassezza d’animo del suo estensore, eccole:
…”Fu così che il “nostro” ottenne l’immeritata ed agognata “ricarica morale”(leggi best in show), ma non contento posò pure per le foto destinate alla storia e come se non bastasse dedicò il premio all’innocente nipotino nato da poco.”…
Cara ATAO, tanto ti devo, un giorno ti richiederò l’iscrizione… magari per festeggiare insieme il trentennale.
Un abbraccio.
Guido

Polystachya laxiflora

029 Polystachya laxiflora Lindley 1862.

Sinonimi:
Polystachya galericulata Rchb.f. (1881)
Polystachya dixantha Rchb.f. (1882)
Dendrorkis galericulata (Rchb.f.) Kuntze (1891)
Dendrorkis laxiflora (Lindl.) Kuntze (1891)
Polystachya stricta Var. Laxiflora (Lindl.) Pérez-Vera (2003)
Origine: Benin, Bioko (EG), Cameroon, Congo, Guinea, Gabon, Ghana, Liberia, Nigeria, Sierra Leone, Zambia.

027Il genere Polystachya
Polystachya Hook., Exot. Fl. 2: t. 103 (1824).

Polystachya è di gran lunga il più grande genere di orchidee epifite africane. Quasi 200 specie si trovano in tutti i tropici, 160 delle quali in Africa e circa 20 in Madagascar; alcune specie sono molto diffuse, altre invece, sono specie con stretto aerale di endemicità.

Descrizione:
Piante a sviluppo simpodiale, di solito epifite ma anche litofite, raramente terrestri.
Fiori di piccole e medie dimensioni, comunemente di colore biancho, verde, giallo o giallo-verde, ma a volte rosa, malva, viola, arancione, o addirittura rosso; fiori profumati, aroma di una primula, o con un marcato profumo dolce.
I fiori non sono resupinati, di solito sembrano campane, ma in alcune specie si aprono ampiamente a formare un fiore quasi piatto. I sepali laterali sono uniti alla base al piede della colonna e formano una struttura chiamata mentum. La forma del mentum è importante per l’identificazione di specie.

Distribuzione:
Polystachya è un genere di ca. 200 specie, pantropicali ma soprattutto africane.

Coltivazione:
Pur non essendo fra le orchidee più appariscenti, molte specie di Polystachya meritano di essere presenti nelle collezioni. La maggior parte sono piante compatte che occupano poco spazio con lunga durata delle fioriture profumate. Queste orchidee vivono bene se coltivate in vaso in un mix di corteccia e torba di sfagno, purché sia garantito un buon drenaggio. Possono essere sistemate anche su zattere di corteccia, ma hanno bisogno di elevata umidità e continua bagnatura perché le radici fini asciugano in fretta.

Alcune specie del genere sono decidue, in particolare queste, dovrebbero essere mantenute abbastanza asciutte nel periodo di riposo. Quasi tutte le specie richiedono temperature intermedie e ambiente ombreggiato, con l’accortezza di sistemare le specie di pianura nella parte intermedia/calda della serra, mentre quelle provenienti da aree montane sul lato freddo di intermedio.

Note:
Il genere Polystachya stato fondato da Sir William Hooker nel 1825. Il nome deriva dalle parole greche Poly (molti) e Stachys (spiga di grano), facendo riferimento sia alla presenza di molti steli fiorali, caratteristica della maggior parte delle specie, o alla struttura di un infiorescenza in boccio.
L’ultima revisione del genere, a cui si fa riferimento, è stata fatta dal botanico tedesco Fritz Kränzlin nel 1926, dividendo le specie note in varie sezioni. Da allora, sono state descritte molte nuove specie, alcune sezioni sono state riviste, e ne sono state create di nuove, in particolare da PJ Cribb (1978). Si ritiene comunque, che sia utile un’ulteriore revisione.
Esiste uno studio recente della sottotribù delle Polystachyinae Schltr, fatto da Jonna Mytnik Ejsmont
Ph.D. Università di Danzica • Dipartimento di tassonomia delle piante e conservazione della natura 2011.

La forza delle immagini

Quante notizie, quante immaginazioni ti procurano le fotografie:

001Sulla destra, prima di entrare nella serra vecchia delle orchidee di Vicolo Parnasso, immagina…

L’evento di Schio il prossimo fine settembre, appartenenza ad una Associazione orchidofila, natura viva (Renanthera coccinea in fiore), natura morta: la museruola originale che ospitò per tantissimi anni la Stanhopea ‘ISABELLA’.
Guardando quel che rimane della vecchia museruola ottocentesca, in basso a destra della foto, la mente non può non andare alla poesia di Alessandro Manzoni:

Il Cinque Maggio.

006“Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.