Archivio mensile:Gennaio 2008

Etilene in serra

Un fenomeno che si manifesta nelle giornate buie invernali
Puntualmente anche quest’inverno, dopo una settimana fredda e nuvolosa – stufe in serra funzionanti notte e giorno – complice il gasolio con troppa paraffina, tantissime fioriture sono avvizzite precocemente nella mia serra.

Come si manifesta il fenomeno
Nel giro di pochi giorni, 2 o 3 al massimo, appassiscono tutte le fioriture presenti in serra….lo spettacolo è angosciante: fiori dell’Angraecum sesquipedale accartocciati e trasparenti, quelli di Cattleya, Laelia, Phalaenopsis, liofilizzati e cadenti, e tanti altri nelle stesse condizioni.

Nella foto a sinistra potete notare lo strano avvizzimento dell’infiorescenza di Laelia anceps

All’inizio non te ne accorgi, poi noti qualche fiore precocemente appassito e non dai tanta importanza, ma ad un certo momento volgendo lo sguardo in lontananza realizzi che qualche cosa di strano è accaduto… ed è già troppo tardi per correre ai ripari.
Oltre alla generale maturazione precoce di tantissimi fiori si nota anche un esteso ingiallimento di molte foglie ed in certi casi addirittura la caduta!!
Questo fenomeno si presenta puntualmente durante la stagione invernale in concomitanza con prolungati periodi di giornate nuvolose e/o nebbiose. In questi casi la serra rimane quasi sempre chiusa e senza ricambio interno dell’aria in quanto aprire significherebbe dar fondo alle riserve di gasolio…ed al portafoglio.
L’elemento scatenante però è la sommatoria di vari fattori:
1-Ambiente di coltivazione senza ricambio d’aria.
2-Presenza in serra di fioriture eccessivamente mature.
3-Presenza di gas incombusti provenienti da stufe ad aria calda mal funzionanti, installate all’interno della serra.

Etilene
E’ un alchene a 2 atomi di carbonio ed è un composto con azione ormonale volatile: l’etilene, infatti è un gas.
Esso è prodotto nelle piante soprattutto a livello dell’apice del germoglio, dalle foglie verso la fine della stagione vegetativa, dai fiori e dai frutti all’inizio della maturazione.
L’Etilene è un gas che agisce come ormone di maturazione e d’invecchiamento sulle piante.
La contaminazione dell’aria da Etilene può derivare da frutti e ortaggi, da materiale vegetale putrescente, da incompleta combustione di carburi (gas di scarico) e dalla naturale emissione di fiori recisi e dalle piante in vaso.

Fonti Principali d’emissione di gas Etilene
Presenza di ferite nella frutta e nei fiori, funghi e muffe presenti nell’ambiente e nei prodotti, presenza di rifiuti organici, scarichi di autoveicoli e sistemi di riscaldamento a petrolio o a gas.

L’etilene è un ormone vegetale.
Sul finire del 1800, quando era usato il gas per illuminare le strade, si osservò che gli alberi in prossimità di lampioni stradali perdevano le foglie più velocemente di altri alberi. Si dedusse che il gas e gli inquinanti atmosferici erano le cause del danneggiamento meccanico dei tessuti vegetali e nel 1901 l’etilene fu identificato come il composto attivo del gas, da uno studente russo: Dimitry N.Neljubow.
La prima indicazione che l’etilene era un prodotto naturale dei tessuti vegetali, fu riportata da H. Cousins nel 1910. Cousins notò che quando le arance erano imballate e spedite insieme alle banane, queste ultime maturavano prematuramente.
Nel 1934 R. Gane identificò chimicamente l’etilene come un prodotto naturale del metabolismo vegetale e fu classificato come ormone a causa dei suoi effetti sulle piante.
Per molti anni l’etilene non fu riconosciuto come ormone vegetale importante. Nel 1959, dopo l’introduzione della gas cromatografia, l’etilene fu riscoperto e ne fu riconosciuto il significato fisiologico come regolatore di crescita vegetale. (Burg e Thimann, 1959)

Principio attivo
Nome comune: etilene.
Formula di struttura: CH2=CH2

Notizie generali:
Idrocarburato insaturo, altamente reattivo e regolatore della crescita delle piante.
L’etilene è un gas infiammabile, molto pericoloso a causa del rischio di esplosione in presenza di ossigeno. E’ incolore, chimicamente stabile in condizioni normali, non tossico. E’ presente allo stato gassoso alle temperature fisiologiche, ma, di fatto, nelle cellule è presente in soluzione e in tale stato si diffonde nelle piante (nel sistema intercellulare).
Inoltre, attivando il processo di senescenza delle cellule è in grado di innescare un effetto a cascata, incrementando la sua stessa sintesi.
Viene prodotto con processo di cracking termico dal petrolio e dal gas naturale.

Situazione…ora.
Ho fatto la manutenzione ai bruciatori delle stufe, inoltre, due provvidenziali giornate di sole mi hanno consentito di tenere aperta la serra per molte ore…ho anche tolto fiori e foglie senescenti, speriamo bene e nel dio sole!
Intanto qualche nuovo fiore comincia ad aprirsi, le orchidee vincono sempre!! Però il morale è a pezzi 😉

Orchidee: il fascino della semina

Semine ed incroci: dialogo con i lettori

….da un commento di Stefano, estasiato nel vedere questa bella Cattleya aclandiae.

.….”Bellissima pianta, è uno tra i primi fiori che ho visto entrando nella tua serra e sono rimasto a bocca aperta. Mentre tornato a casa era una delle piante che più mi tornava in mente e ne parlavo con Giulio. Davvero fantastica!!! Non ho parole!!! Bravo! ciao ciao. ma secondo te incrociata con la C. schilleriana (che io diverse volte ho confuso con la C. aclandiae) cosa si otterebbe? Ciao ciao.”
Cattleya aclandiae Lindl. 1840 Sottogenere Aclandia Withner 1989

Sinonimo: Epidendrum aclandiae (Lindl.) Rchb. f., Walpers Annales Botanices Systematicae 6:312,1861.
Etimologia: il nome è stato dato in onore di Lady Acland.

Leggi anche questo post.

Riprendo questo commento di Stefano per scrivere due righe su uno degli aspetti più affascinanti delle orchidee: la fecondazione e la semina delle orchidee.
La riproduzione delle orchidee da seme è sempre motivo d’interesse e di mistero.
La prima domanda che ti senti rivolgere da amiche ed amici che visitano le tue orchidee, di solito è la seguente: tu hai mai creato nuovi incroci?
Il povero coltivatore amatoriale sapendo che nell’immaginario collettivo si da molta importanza alla creazione di nuove e misteriose orchidee, risponde sì, dando in tal modo importanza alla domanda del visitatore, che rimane soddisfatto di trovarsi al cospetto di un nuovo Nero Wolfe.
Noi sappiamo che le orchidee si prestano a facili manipolazioni e, se nei secoli scorsi era sicuramente affascinante riuscire a riprodurre “ex novo” ibridi artificiali, cosa rimane ai nostri giorni di quell’epopea? Oggi è ancora così affascinante e scientificamente utile, fare gli apprendisti stregoni artigianali con le ibridazioni fai da te?
A mio avviso è passato il periodo pionieristico in cui le sperimentazioni si realizzavano spartanamente, ora la scienza, la biologia e la tecnologia operano con metodologia e programmazione, pertanto, le semine improvvisate non sono più l’ambito traguardo del collezionista.
Non di rado capita di sentir raccontare da neofiti coltivatori, le stupende avventure delle loro semine e si rimane stupiti.
Ora, impollinare un fiore d’orchidea non è il massimo delle difficoltà e poi, con qualche supporto tecnologico si può anche far germogliare i semi. Prima di effettuare delle impollinazioni è sempre utile porsi la domanda: quello che sto per fare è già stato fatto da altri?
Ecco Stefano, alla tua domanda “ cosa si otterrebbe incrociando (C. aclandiae x C. schilleriana), mi verrebbe da rispondere – “nella mia collezione c’è una bella C. aclandiae, ed inoltre c’è la stupenda C. schilleriana con tanto di medaglia EOC 2000”, possiamo quindi provare”.
Il guaio è che si arriva già tardi e non soltanto a livello sperimentale, in commercio sicuramente ci saranno già dei discendenti registrati con tanto di nome e distribuiti commercialmente da anni.
Ecco qualche risultato, fra l’altro non li considero neanche migliori delle specie che li hanno generati.

Cattleya Peckhaviensis (C. aclandiae X C. schilleriana)
…”This compact growing primary hybrid bears dark glossy brown flowers with red spots and a brilliant purple lip.
C. Peckheviensis (C. schilleriana ‘JEM’ x C. aclandiae ‘JEM’)
Compact growing “black” spotted Cattleya with bronzy background and purple lips”.

Con queste mie osservazioni non intendo sminuire l’importanza di studiare e sperimentare il processo biologico della semina delle orchidee, anzi ritengo che sia utilissimo poterlo fare anche a livello amatoriale, ma con metodologia e con precisi obiettivi scientifici. Ad esempio dando vita a gruppi di ricerca sulle orchidee coltivate nelle nostre collezioni, per censire i pregi, l’origine, la qualità e vigorosità, non ultima anche la rarità delle varie specie. L’obiettivo primario non dovrà essere commerciale, ma essenzialmente un contributo alla riproduzione di specie in pericolo d’estinzione.
Nel nostro piccolo, Orchids Club Italia sta procedendo in questo senso.

Maxillaria porrecta

Due fiori, qualche pseudobulbo, tutto quel che resta di una bella pianta di Maxillaria
Coltivare orchidee non è cosa facile, ci si riesce solamente con tanta passione e con altrettanta dedizione.
Ciò nonostante, spesso si incappa in qualche delusione, si commette qualche errore o più semplicemente ci si trova ad intervenire su qualche pianta in crisi, che deperisce senza particolari motivi. Forse una bagnatura di troppo, una sistemazione inidonea, una visita indesiderata di parassiti e/o la colonizzazione di funghi…sta di fatto che ad un bel momento ci si accorge che qualche esemplare non risponde più alle tue cure.
Sono queste le circostanze nelle quali il coltivatore va in crisi insieme alle sue piante.
E’ il caso di questa Maxillaria, che fortunatamente ho salvata in extremis l’estate scorsa, intervenendo con una energica divisione e pulitura delle marcescenze presenti nelle nuove vegetazioni, causate dal composto eccessivamente deteriorato e forse da una sistemazione inidonea.
Come si può notare nella foto sottostante, lei mi ha già gratificato con questa inaspettata fioritura.

Collezione Guido De Vidi – foto 27.01.08
Maxillaria porrecta Lindl., Edwards’s Bot. Reg. 24(Misc.): 192 (1838).
E’ conosciuta anche come: Maxillaria brunnea Linden & Rchb.f., Bonplandia (Hannover) 2: 281 (1854).
Sinonimi: Maxillaria ringens Rchb.f 1863; Maxillaria amazonica Schltr. 1925; Maxillaria trinitatis Ames 1923; Maxillaria brunnea Linden & Rchb. f. 1854.

Il suo areale di endemicità va dal Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador, Perù, Brasile al Venezuela.
Orchidea epifita a sviluppo simpodiale, trovata in foreste umide (200 – 2100 metri di altitudine). Produce pseudobulbi ovoidi molto schiacciati ed avvolti da diverse guaine basali imbricate. All’apice degli pseudobulbi si formano singole foglie oblanceolate e recurve.
Le infiorescenze spuntano dalla base degli pseudobulbi nel tardo inverno formando un fiore all’apice di ogni stelo.

Riferimenti: Royal Botanic Gardens, Kew – home page orchid.unibas.ch images.google.co.uk www.discoverlife.org mobot.mobot.org

Anguolcaste Olympus ‘Sundawn’

L’orchidea tulipano
Per la verità sono le orchidee del genere Anguloa ad essere conosciute con il nome popolare “orchidee tulipano”; questa nomea fa riferimento alla particolare morfologia dei loro fiori, che presentano i sepali ed i petali molto chiusi.
Il genere Anguloa è molto usato negli incroci infragenerici con Lycaste : nome dei discendenti (Angulocaste – semplificato Angcst.). In molti casi è rimasta inalterata la somiglianza ai fiori dei tulipani ed è aumentata la dimensione dei nuovi fiori ottenuti con le ibridazioni.
Anguloa clowesii, dai classici fiori colore giallo oro è una delle specie più usate nelle ibridazioni delle “orchidee tulipano”, fra i tanti incroci, molto noto è Angulocaste Olympus, ibrido che ha generato molti cultivar di valore.

Collezione Guido De Vidi – foto 25.01.08

Fra i vari cultivar in circolazione, nelle foto possiamo ammirare uno splendido esempio di bellezza ed armonia: Angulocaste Olympus ‘Sundawn’
Angulocaste Olympus è frutto di (Angulocaste Apollo x Lycaste Sunrise).

Angulocaste Apollo è un incrocio (A. clowesii x L. Imschootiana).

Lycaste Imschootiana è un ibrido (Lycaste cruenta x skinneri), presentato da Imschoot e registrato nel 1893.

In tutta questa serie di ibridazioni sono rimaste fissate in modo preponderante le caratteristiche genetiche della Lycaste cruenta:
1 – il colore giallo del progenitore
2 – il suo forte profumo piccante
3 – la forma decidua.
I fiori, molto consistenti, possono misurare anche 8 centimetri.
Durante la stagione invernale, la pianta strutturata morfologicamente come terricola, perde le foglie ed in questo periodo vanno ridotte drasticamente le bagnature, per riprenderle con la fioritura, che avviene fra gennaio e febbraio.

Orchids Club Italia, anteprima delle nostre prossime esposizioni

Programma di primavera
Mostre di orchidee in Italia? Spesso prevalentemente mercati, raramente la parola “mostre” trova giustificazione.
Orchids Club Italia per merito delle sue esposizioni si è fatto una certa popolarità e sempre più spesso riceve richieste di partecipazione ad eventi floreali.

Stand Orchids Club Italia a Pordenoneorchidea edizione 2007

Purtroppo è impossibile rispondere positivamente a tutti, quella che segue è una bozza di massima delle nostre presenze espositive, valida fino al mese di maggio 2008.

Provincia di Verona
S. Valentino, 9-17 Febbraio 2008, festa delle orchidee – Flover Bussolengo (VR)

Provincia di Pordenone
Pordenoneorchidea, 1-9 marzo 2008, villaggio di primavera- Fiera di Pordenone.

Provincia di Treviso
Onigo in fiore Sala Municipale, 4-5-6 Aprile, “Dalle Ande alle spontanee”: esposizione di orchidee rare, conferenza e rassegna fotografica delle nostre spontanee.

Provincia di Venezia
San Donà di Piave, 25 Aprile, tradizionale festa di San Marco, orchidee al caffè letterario.

Provincia di Gorizia
“Orchidee di maggio” – maggio data da decidere, Villesse (GO).

Seguiranno i programmi dettagliati ed eventuali aggiunte di date…come sempre, nessuno si senta escluso, chiunque desidera esporre le sue orchidee fiorite, associazioni e/o singoli collezionisti saranno graditi ospiti in questi eventi: date la vostra adesione a info@orchids.it