Due giorni…spontanei

Alcuni probabilmente riterranno leggermente eccessiva l’euforia per il solo aver fotografato specie non ancora inserite nel proprio “carnet”, ma il connubio tra due passioni – fotografia e orchidee – rende la cosa, allo stesso modo, particolarmente eccitante e gratificante.
L’alzarsi presto al mattino porta indubbiamente alcuni vantaggi, quali il poco traffico per raggiungere i luoghi di ritrovamento e l’assoluta quiete nel poter guardarsi attorno senza il timore di rivelare alle persone sbagliate (ahimè esiste ancora chi raccoglie orchidee come margherite) i luoghi di stanziamento di queste meravigliose miniature della natura.

Giorno 1.
Avevo già programmato di alzarmi di buon’ora, ma non così presto, sono le 5,45 del mattino, all’esterno albeggia ed allora mi prendo tutto il tempo per cambiarmi, fare colazione e riassettarmi, alchè parto per la destinazione prevista con l’obbiettivo di fotografare, scusate il gioco di parole, il Limodorum abortivum, che lo scorso anno avevo sì fotografato, ma le immagini erano poi risultate tutte sfocate.

Avvicinandomi alla meta il tempo si presenta bello ma la bruma del mattino, abbastanza fitta, filtra il sole creando pittoreschi giochi di luce, e la rugiada riempie di perle d’acqua tutta la vegetazione. Preso il sentiero che mi porta all’areale, faccio subito l’incontro con una Orchis tridentata Scop., Fl. Carniol., ed. 2, 2: 190 (1772) ora Neotinea tridentata (Scop.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 12: 122 (1997)(la si può intravedere sulla foto in basso a sinistra) che già preannuncia una giornata positiva; percorro il sentiero fino in fondo per verificare se sia già iniziata la fioritura del Giaggiolo del Cengio (Iris cengialtiAmbrosi ex A.Kern., Oesterr. Bot. Z. 21: 227 (1871) ora Iris pallida subsp. cengialti (Ambrosi ex A.Kern.) Foster, Gard. Chron., II, 25: 555 (1886).), trovo un solo esemplare fiorito mentre gli altri hanno ancora i boccioli giusi, sebbene prossimi alla fioritura.
La lingua di prato sulla sommità della collina che separa due boschi completamente diversi, uno di conifere esposto a nord ed uno di latifoglie esposto a sud, solitamente è un areale abbastanza adatto ad una estesa fioritura di Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch, Oesterr. Bot. Z. 38: 81 (1888), che però non mi attardo a fotografare essendo che le infiorescenze, nella loro parte inferiore, sono brune e esteticamente poco appetibili per una foto di qualità.
Scendo di 3-4 metri avvicinadomi al bosco di latifoglie per verificare se la fioritura del Limodorum abortivum (L.) Sw., Nova Acta Regiae Soc. Sci. Upsal. 6: 80 (1799) fosse ad uno stadio tale da consentirmi di fotografare almeno un fiore aperto ma, ahimè, sono un po’ in anticipo ed i fiori sono ancora tutti chiusi. Sconsolato, perchè pensavo di tornarmene a casa con un bel trofeo fotografico, mi dirigo mesto verso la macchina.
Ad un certo punto, chissà guidato da quale stimolo, sento un richiamo irresistibile ad avventurarmi in un sentiero che scende attraverso il bosco, al termine del quale mi ritrovo in un’altro prato, almeno così mi pare di intuire dato che la bruma che pervade il luogo mi lascia vedere solamente al massimo una decina di metri più avanti. Non sapendo bene dove sto camminando e non fidandomi dato che non conosco il luogo, cammino tenendo alla mia destra il limitare del bosco che ad un certo punto si “chiude” a ferro di cavallo verso la collina successiva posta a sud (cioè alla mia sinistra) scendo leggermente e vedo qualche macchia di un rosso porpora più intenso che cattura subito la mia attenzione, mi avvicino ed intuisco subito che si tratta di un’orchidea, ma che orchidea? Non ne avevo mai viste finora di quel colore, mi chino, le guardo e tutto eccitato mi tolgo lo zainetto e prendo reflex e digitale per fare le foto, finalmente ho trovato l’Orchis morio L., Sp. Pl.: 940 (1753) ora Anacamptis morio (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 12: 120 (1997), specie abbastanza comune ma che non avevo mai avuto modo di fotografare.
In questo fazzoletto di prato, non più grande di 100 mq, conto rapidamente circa una cinquantina di piante, non è gran cosa ma per me è già una soddifazione, vista anche la presenza in mezzo alle Orchis morio quella delle tridentata. Con lo spirito di Indiana Jones, perlustro per lungo e largo il prato non trovando altro, se non un’altro fazzolettino di prato (circa 50 Mq) dove abbastanza nutrita è la presenza dell’Orchis tridentata.
Ormai zuppo fino alle ginocchia, mi distendo a terra per un’altro paio di foto sebbene l’erba sia ancora intrisa della ruigiada del mattino, giro l’occhio ed un’apertura nel bosco si apre verso un’altro prato, mentre nel frattempo la nebbia si è diradata lasciando posto ad uno splendido sole; raccolgo tutte le mie cose e mi dirigo verso l’apertura, un breve sguardo e subito l’eccitazione sale…il prato è di circa 6.000 mq, ma nei primi 2.000 si vedono Orchis morio a profusione, almeno 600 piante intercalate da una nutrita rappresentanza di Orchis tridentata (almeno 150 piante) delle più svariate sfumature, la prima dalla forma semi-alba al porpora scuro, la seconda dal rosa tenue al porpora intenso.
Mi dilungo a fare foto a destra e a manca, raccolgo armi e bagagli e torno verso la macchina praticamente zuppo dalla testa ai piedi, ma soddisfatto per la giornata ricca di emozioni.

3 pensieri su “Due giorni…spontanei

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  2. Massimo M.

    Il luogo è stra conosciuto e citato poco prima da Alberto, almeno per la seconda parte dell’articolo. 😉

    Ciao e grazie

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  3. Guido

    Bellissimo articolo…proprio di quelli che ti fanno venire la voglia di salpare con zaino e picozza…peccato che, da buon “scopritore…o cercatore di funghi” non spifferi le coordinate di quei luoghi ameni 😆
    …però le frasi in stretto dialetto locale (fantastiche e sagge), danno qualche indizio 😉
    Complimenti anche per le foto.
    Guido

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