Continuando la collaborazione con Marcus V. Locatelli, ecco un altro interessante articolo da lui redatto e da me liberamente tradotto. Ovviamente chi avesse osservazioni da fare o inesattezze da segnalare è invitato a farlo:
La batteriosi nelle Phalaenopsis, ha come maggior agente scatenante, citato in letteratura (almeno per quello che ho potuto trovare), i batteri Pectobacterium carotovora , i cui sintomi più comuni di infezione sono le muffe molli sulle foglie (enzimi pectolitici rilasciati da Pectobacterium carotovora nel tessuto interno della pianta,il mesofilo, degradano i pectati di Ca nella lamella mediana che è il “cemento” che unisce una cella ad un’altra nelle piante) e muffa molle negli pseudobulbi, muffa che è chiamata anche anasarca (regioni acquose e cattivo odore). In aggiunta a questo agente, sono stati citati altri batteri con il potenziale di causare malattie nelle orchidee in generale, come ad esempio Pseudomonas spp., Erwinia carotovora, Erwinia chrysanthemi e Acidovorax avenae pathovar cattleyae, ma per individuarle correttamente sono necessari test biochimici più complessi.
La batteriosi nelle piante non ha alcuna cura, sono malattie sistemiche. Così, il miglior controllo è dato dalla prevenzione. Ci sono alcuni antibiotici per uso agricolo, ma assolutamente da scoraggiare, per i gravi rischi di contaminazione umana e ambientale che il loro uso può comportare.
E’ noto che a differenza di alcuni tipi di funghi, i batteri non possono penetrare attivamente il corpo della pianta, a causa della mancanza di artefatti biochimici come gli enzimi che quando rilasciati sulla superficie di una foglia, per esempio, ne degradano la cuticola diminuendo in tal modo la resistenza meccanica alla penetrazione che esisteva in precedenza.
Quindi, il suo miglior controllo è dato dal controllo degli agenti, i vettori, soprattutto insetti e acari, che metterebbero letteralmente i batteri nel corpo della pianta.
Ora qui si parlerà degli acari che sono microscopici esseri, come mostrato nella foto qui sotto (tratta da Wikipedia), molto comuni nelle nostre case.
Gli acari fitofagi si nutrono di succo cellulare raspando cellule con il loro apposito apparato orale. Sicuramente, ferite aperte che servono come ingresso per virus e batteri.
Gli acari del genere Brevipalpus (famiglia Tenuipalpidae), ad esempio, sono importanti vettori di virus nel settore brasiliano degli agrumi, richiedendo milioni di dollari ogni anno per il loro controllo.
Nel caso degli acari degli agrumi, Brevipalpus phoenicis qui nel nostro clima tropicale e sub-tropicale, la popolazione aumenta nei mesi di aprile / maggio, per calare nuovamente a ottobre / novembre, si sviluppano meglio in ambienti secchi, mentre l’incremento delle pioggie in qualche modo controlla questo fenomeno.
Le foto a destra e sinistra mostrano sintomi di raschiature cellulari di acari (in bassorilievo) nelle foglie di Phalaenopsis, e gli occhi neri e macchie di colore giallo (senza bassorilievo), sintomi di una possibile infezione batterica.
Nelll’ambito delle misure di controllo di acari, sono stati citati quelli relativi ai trattamenti colturali, come ad esempio evitare l’accumulo di polvere sulla superficie delle foglie, che serve a proteggere gli acari, è bene quindi mantenere sempre l’orchidario il più arieggiato possibile.
Quando si tratta di controllo con dei prodotti chimici, anche se vi è un certo prodotto registrato in Brasile per la coltivazione di orchidee (nuovo!) è ben lungi da me prescrivere un prodotto che non sia registrato dalle autorità competenti, so di persone che hanno utilizzato acaricidi a base di fosforo, clorodifenilsulfona, dinitrofenolo e cloro, prodotti pericolosi che necessitano di estrema cautela per quanto riguarda l’applicazione, l’uso di attrezzature di protezione individuale (DPI) per persone che usano spruzzatori, e un po ‘di tempo, specificato nel foglietto illustrativo di ciascuno, per evitare di avere contatto con le piante e con le aree trattate.
Si ricorda anche che, spesso il principale vettore di malattie trasmissibili nella coltivazione delle piante è l’uomo, attraverso pratiche come ad esempio eccessive lesioni con utensili da taglio e l’impiego di tali immediatamente da una pianta all’altra, senza un necessaria disinfezione, l’acqua d’irrigazione di origine contaminata, l’acquisto di piantine o di qualsiasi altro prodotto impiegati nella coltivazione di dubbia origine, e piante in difficoltà, piante estirpate da piante e così via.
Infine, ciò che si dovrebbe tener presente è non lasciare esposte per molto tempo le lesioni, spruzzando un po ‘di cannella in polvere (che contiene fenoli, sostanze in generale microbicide) oppure poltiglia bordolese (miscela di solfato di rame, carbonato di calcio e acqua) che aiuta a sigillare una superficie aperta da un taglio.
Qui di seguito, una foto di un Phalaenopsis irrimediabilmente condannata, le macchie circolari dorate sono i sintomi della malattia virale (causata da CyMV – virus mosaico del Cymbidium) e nelle foglie sulla destra, è possibile notare sintomi di anasarca.
La tua piccola phal è stats attaccata dalla mosca biana, che si può tranquillamente sconfiggere con un insetticida mentre per il terriccio potrebbe essere calcare anzichè muffa….controlla bene prima di rinvasare!
Ciao ho un prloblema, il terriccio della mia Phal sta diventando bianco, penso sia muffa,il terriccio è con corteccia.Considerando che l’ho comprata a settembre e che ora penso che stia per crescere il nuovo stelo floreale alla base,devo rinvasarla?ah dimenticavo stamattina prima di spruzzare dell’acqua sulle foglie si sono innalzati dei moscerini.Cosa succede? riuscite ad aiutarmi?
Grazie Barbara
Piante che curano altre piante?
Approfitto di questo spazio per condividere un’esperienza che riguarda me e una mia pianta grassa (Pilosocereus azureus).
La suddetta presentava una macchia nera che giorno per giorno si espandeva. Dopo essermi documentata visitando vari siti e forum sulle piante grasse, ho deciso di fare un esperimento.
Naturalmente previa sterilizzazione di tutti gli strumenti.
Con un cutter ho inciso tutta la parte nera sbordando di 1 mm circa oltre la parte sana, e accertatami della profondita’ dell’anomalia nera, ho asportato tutto cio che all’apparenza non andava bene. Successivamente ho inciso e prelevato una sezione di foglia da una Aloe vera e con un pennellino anch’esso sterilizzato ho raccolto la sostanza vischiosa all’interno, spalmandola sulla ferita del Pilosocereus.
L’aloe e una pianta nota per le sue proprieta’ cicatrizzanti e devo ammettere che i risultati del mio esperimento sono stati molto positivi. Non e’ stato intaccato da nessun patogeno e dopo diversi mesi non sono piu’ comparse macchie nere, e la parte “scavata” si presenta cicatrizzata perfettamente.
Putroppo la pianta di Aloe l’ho dovuta regalare perche’ nel mio appartamento non ci stava piu’: era diventata enorme. Se l’avessi ancora proverei a utilizzare la stessa sostanza sulle radici recise di una mia orchidea o su alcune macchioline create da qualche insetto decompositore che ogni tanto succhia la linfa creando piccole ferite. Potrebbe funzionare anche per i marciumi delle radici nelle orchidee?, per le, a volte necessarie, recisioni di foglie e quant’altro? in sostituzione di sostanze chimiche che attualmente ci sono in commercio per la cura delle nostre piante?
Non sono biologa ne una botanica per cui chi volesse cimentarsi in questa pratica, se interessato, se ne assumera’ tutte le responsabilita’ poiche’ quanto scrivo e’ frutto di un’esperienza personale e non e’ basata su dati scientifici.
Sarebbe comunque a parer mio interessante avere dati piu’ certi a riguardo, basati su una sperimentazione professionale e (sono sognatrice) magari che possa avere ripercussioni positive sulle coltivazioni per guardare un po’ di piu’ alla natura delle cose e meno all’aspetto economico delle aziende chimiche che vivono e ci fanno vivere sui veleni.
Cari saluti
Roberta L.
Visto che Roberta ha risposto ad Emiliano, io rispondo ad Isabella.
Allora…non è necessario il vaso trasparente perchè è solo una comodità per intravedere all’interno la crescita della pianta..anche un vaso nero o marrone o anche di terracotta va bene (su quest’ultimo però ci sono da fare delle annotazioni…il substrato si asciuga prima, non è facilemente disinfettabile e dopo un po diventa brutto a causa delle macchie bianche che non sono altro che accumuli di sali)perciò vai tranquilla per il vaso.
Altra cosa…il rinvaso fallo solo se serve, o perchè il bark è deteriorato o perchè la pianta lo richiede perchè non sta bene…anche perchè ora non è il periodo migliore per farlo,(sempre meglio in primavera) o appena prima della ripresa vegetativa.
per quanto riguarda l’insetticida dovresti vedere che cosa hai davanti, nel senso che insetti devi combattere.
Uno abbastanza valido che si usa parecchio è il Confidor della bayer e con questo puoi trattare cocciniglie e ragnetti vari (che sono i più comuni per le Phal) e questo non è dannoso e in più è sistemico,ma se non c’è la necessità non trattare le piante…perchè sono sempre sostanze che vanno in circolo nella pianta se pur poco ma sono sempre dannose…
P.s.:la tua pianta è in fiore ora o no?
Gian
Ciao Emiliano, mi permetto di risponderti io..
.. dopo la sfioritura e’ consigliabile tagliare lo stelo al di sopra del terzo nodo poiche’ se lo stelo e’ ancora vegetativo (non secco) puo’ spuntare un nuovo stelo floreale dal nodo o addirittura, nei casi piu’ fortunati, un keiki cioe’ un germoglio di pianta che sara’ possibile, coi tempi dovuti, staccare e mettere in vaso.
Nel caso in cui ci sia una sofferenza della pianta o nel caso di rinvaso a scopo terapico o comunque nel caso in cui la pianta non goda di ottima salute, e’ meglio tagliare lo stelo fino alla base (2cm circa dalla sua origine) in modo da non disperdere le energie della pianta per la produzione dei fiori ma riservarle alla soppravvivenza della pianta stessa. Spero di esserti stata d’aiuto.
Ciao
Roberta L.
Visto che l’argomento del giorno sono le orchidee Vanda,Avrei alcune immagini da mostrarvi,come le allego?
Vorrei inoltre sapere quale delle due correnti di pensiero è giusta,
Il taglio dello stelo floreale delle Phalaenopsis è preferibile tagliarlo alla base lasciando un mocnhino di 10 Cm,oppure tagliare soltanto la parte che si secca?
Ciao e a presto Emy