Archivio mensile:Maggio 2020

Orchids and Wine… un naufragio miracoloso

Racconti immaginari – Eravamo nel maggio del 2011 – articolo aggiornato e riproposto il 7 Maggio 2020

La leggenda di Capitan Harold
Quella volta non ce la fece, Capitan Harold a risalire l’Adige con il suo vascello carico di preziose orchidee da portare in terra Teutonica. Quel viaggio finì drammaticamente fra le secche di S. Michele all’Adige. Lo scafo rimase lì per molti anni, muto, ferito mortalmente, spezzato in due, in attesa di qualche miracolo…
… gli anni e le vicende della storia nascosero quel che rimaneva di quella nave. Tutti in paese conoscevano la favola misteriosa di Capitan Harold. Per molto tempo, anche i bambini del posto, finite le lezioni, si recavano da quelle parti per giocare a fare i marinai.

Leggende e misteri
Si raccontavano cose strane sul luogo misterioso, dove riposava il vascello fantasma: c’era chi giurava che nelle notti di luna piena si potevano ascoltare dolci canzoni o grida strazianti e qualche volta – sussurravano i ragazzi di Mezzocorona – si poteva scorgere una fanciulla dai lunghi capelli biondi, che danzava vestita solamente di strani fiori profumati, di colore bianco, spesso di colore rosa pallido e nelle notti di fine Maggio di un colore giallo intenso.

Orchidee e vino
Nei masi del trentino e nelle osterie delle vallate si sentivano anche racconti di orchidee e di botti di buon vino, perse irrimediabilmente – leggende, naturalmente – ma quel buon tempone di Paolo ne parlava spesso anche durante le riunioni degli amici orchidofili dell’A.T.O.
Claudio, il loro Presidente, persona assai paziente, non ne poteva più… ad ogni riunione saltava fuori il naufragio di Capitan Harold ed un bel giorno, anzi, una bella sera propose di organizzare una spedizione – avanti miei prodi – ordinò! Portatemi questa nave e che sia finita!.

Parte la spedizione
Paolo fu nominato capo spedizione… le donne? Nò! Questo non è un lavoro per donne – sentenziò Paolo – le nostre brave orchidofile hanno già i loro lavori da seguire nell’Associazione, piuttosto è utile un fotografo, quindi bisogna ingaggiare anche Ugo, il maestro della fotografia.
Non fu impresa facile, ma alla fine… quel che rimaneva dello scafo di Capitan Harold, riapparve, seminascosto dalla vegetazione, spaccato in due ed assai invecchiato, ma fra le botti ormai disfatte e senza vino, si potevano scorgere bellissime orchidee esotiche in fiore, Dendrobium, Vanda teres, rare specie di Paphiopedilum, Oncidium, Restrepia, e altre mille specie, che culo! Esclamò Wolfgang… dai, organizziamo una bella mostra… naturalmente la chiameremo “Orchids and Wine” 😉
…la leggenda della creazione di una bellissima mostra di orchidee, una delle più affascinanti mai viste in Italia… grazie A.T.O

Continua a leggere

Stelis ciliaris

    Descrizione del genere

Genere Stelis è composto da circa 500 specie. Il nome generico Stelis fa riferimento all’epiteto greco “vischio”, a voler evidenziare la sua propensione alla vita epifita, raramente litofita. Le varie specie sono endemiche in gran parte del Sud America, America Centrale, Messico, Indie occidentali e Florida. Le prime specie ono state nominate da Lindley, Ruiz & Pavon e Reichenbach, le più recenti sono state descritte da C. Luer. Nota interessante: sembra che sia proprio una Stelis la prima orchidea giunta in Europa proveniente dal nuovo mondo. Già nel 1591 un esemplare è stato descritto nel libro delle erbe di Tabernaemontanus.
“Vischio indiano”
Il disegno nella foto sottostante mostra la prima rappresentazione di un’orchidea Stelis: pubblicazione 1625 in Herbal Book di Johannes Theodorus Tabernaemontanus

Herbal Book of Johannes Theodorus Tabernaemontanus

Successivamente, sulla “Expedición Botánica Española” spedizione botanica inviata dal re Carlo III per studiare la flora del Perù e del Cile, Hipolito Ruiz e Joseph Pavon completarono i risultati includendo 11 piccole piante di un nuovo genere che chiamarono Humboltia in onore del naturalista tedesco Alexander Von Humboldt. Nel 1799, Olof Swartz, un botanico svedese, studiò il genere proposto da Ruiz e Pavon e scoprì che era già stato usato da Vahl per designare una Leguminosa. Per questo motivo, ha proposto il nome Stelis in sostituzione di Humboltia. La specie Epidendrum ophioglossoides è stata successivamente spostata nel genere Stelis da Swarz, ed è ora la specie tipo del genere.

Stelis ophioglossoides

Storia: Stelis fu scoperto da Charles Plumier, un sacerdote botanico francese inviato nel 1690 da Luigi XIV, re di Francia, per studiare la flora delle Antille. Plumier raccolse numerose specie in Dominica (isola dei Caraibi) e in altre isole, dando vita nel 1703 ad un catalogo chiamato Nova Plantarum Americanarum Genera. Più tardi, Nikolaus von Jacquin, un botanico olandese, dopo aver raccolto molte nuove specie nei Caraibi, pubblicò le sue scoperte in due opere separate. Nel 1760, pubblicò la prima intitolata Enumeratio Systematica Plantarum quas in Insulis Caribeis, dove descrisse la stessa pianta del polinomio di Plumier (Epidendrum ophioglossoides). Nel 1763, pubblicò un secondo lavoro più dettagliato chiamato Selectarum Stirpium Americanarum Historia. Qui, Jacquin descrive una pianta del suo erbario con lo stesso nome (E. ophioglossoides). A. Pridgeon, R. Solano e M. Chase, in una loro ricerca evidenziano che il genere Stelis è monofiletico, seppur manifesti una debole similitudine con diversi sottogeneri delle Pleurothallis. Ad ogni buon conto sono strettamente correlati al numeroso genere Pleurothallis e Masdevallia.

Morfologia: singole foglie oblanceolate si formano lungo uno stretto rizoma strisciante. La maggior parte delle specie produce racemi lunghi e densi, di piccoli fiori di diverse tonalità. Sono fiori fotosensibili, si aprono solo alla luce del sole, alcuni si chiudono completamente di notte. I tre sepali simmetricamente arrotondati formano generalmente un triangolo con una piccola struttura centrale, composta da colonna, piccoli petali e un piccolo labello. Il genere Stelis non è comune nelle coltivazioni.

La specie: Stelis ciliaris Lindl 1837.

Specie endemica dal Messico alla Colombia nelle pianure calde e nelle foreste umide ad altitudini di 1100 metri sul livello del mare. Pianta epifita di piccole dimensioni da clima caldo con ramicaule robuste, rivestite, che portano una singola foglia, apicale, lineare a ellittico-oblanceolata che si assottiglia gradualmente. Fiorisce in primavera con infiorescenza obliqua tubolare, rossastra, brattee floreali e fiori di forma molto variabile.

Stelis ciliaris Lindl, 1837
Stelis ciliaris: pianta.

Sinonimi:

Apatostelis ciliaris (Lindl.) Garay 1979; Apatostelis garayi Dunst. 1981; Apatostelis jimenezii (Schltr.) Garay 1979; Apatostelis pendulispica (Ames) Garay 1979; Stelis atropurpurea Hook. 1842; Stelis bruchmuelleri Rchb.f 1880; Stelis confusa Schltr. 1918; Stelis eublepharis Rchb.f. 1855; Stelis fimbriata R.K.Baker 1968; Stelis gratiosa Luer 1979; Stelis fimbriata R.K.Baker 1968; Stelis garayi (Dunst.) Carnevali & I.Ramírez 1990; Stelis jimenezii Schltr. 1918; Stelis micrantha var. atropurpurea (Hook.) Josst 1851; Stelis mystax-felis Luer & Toscano 2012; Stelis pendulispica Ames 1934; Stelis uhlii Chiron 2013

Stelo fiorito: in evidenza la peluria sui petali

Origine etimlogica del nome di specie, in riferimento alla peluria ai bordi apicali dei petali, guasi a voler rappresentare le ciglia umane.

Hoya pubicalyx

Piacevoli sensazioni:

Pianta del miele, beccata durante “l’eiaculazione”… colpa o merito delle api che gironzolavano nei paragi dei fiori. Scherzi a parte, belle queste foto che colgono l’abbondante effusione di nettare dolce dei fiori di hoya.

Nelle foto: Hoya pubicalyx Merr. (1918) giardino di rio Parnasso. La specie è originaria delle Filippine (Luzon) dove cresce sugli alberi delle foreste umide, spesso lungo le rive dei corsi d’acqua.
Il genere è dedicato a Thomas Hoy (ca. 1750-1822), botanico e curatore dei giardini del duca di Northumberland; il nome della specie è la combinazione del sostantivo latino “pubes, eris” = lanugine e del sostantivo greco “?????” = calice, con riferimento alla superficie esterna del calice leggermente pubescente.