Archivio mensile:Ottobre 2020

Epigeneium amplum

Epigeneium amplum

Epigeneium deriva dal greco antico latinizzato, epi=sopra e geneion=mento in quanto i sepali laterali sono fusi con il piede esteso della colonna formando un struttura simile ad un mento; amplum deriva invece dal latino e significa ampio, grande, notevole, suppongo dovuto alla dimensione del fiore rispetto alla pianta.
Così lo descrive Lindley nel 1830 in “The genera and species of orchidaceous plants” sotto il nome di Dendrobium amplum:
“D. rhizomate repente squamoso pseudo-bulbos ovatos squamosos diphyllos gerente, foliis ovato-oblongis emarginatis petiolatis, floribus solitariis longipendiculatis axillaribus e bracteis duabus oblongis petaloideis provenientibus, sepalis ovatis acuminatis obtusis petalis angustioribus, labello sessili trilobo medio lamellato: lobis lateralibus abbreviatis rotundatis, intermedio ovato crenulato acuto.
Flores straminei, intus guttati, expansis 3 uncias lati: labellum cum basi dilatata columnae articulatum, lamellis tribus in medio, quarum intermedia abbreviata; lobo intermedio atropurpureo. Ovarium ferè tres uncias longum bracteâ ad basin solitariâ ovatâ. Pedunculus vix unciam excedens bracteis 2 margnis foliaceis albis ex basi ortis tectus”.
Come poi puntualizzato dallo stesso Lindley tale specie ha caratteristiche più affini al genere Bulbophyllum che non a quello dei Dendrobium.
Una caratteristica che balza subito all’occhio, peculiarità quasi esclusiva dei Bulbophyllum è la mobilità del labello che invece di essere ben saldo sulla colonna è libero di oscillare dall’alto al basso come ad esempio in B. lobbii.
Di questa specie apparve bando d’asta sul “Gardener’s Chronicle” del 9 Marzo 1895, vendita operata da Proterhoe and Morris nella loro principale sala vendita al 67 e 68 di Cheapside a Londra, asta che sarebbe avvenuta il venerdì 15 marzo successivo. La specie allora all’asta era venduta come Dendrobium coelogyne uno dei sinonimi di questa specie.

La specie:
Epigeneium amplum (Lindl.) Summerhayes, Kew Bull. 12: 260 (1957).
cresce epifita o litofita dal Nepal (centro Himalaya), Bhutan, Nord-est India, Myanmar (ex Birmania) Thailandia alla Cina (Yunnan e Sud Guangxi).
Descrizione:
Pseudobulbi lunghi 4-7 cm., angolati sui 4 lati, che si dipartono 5-12 cm dal rizoma. foglie lunghe 10-15 cm e larche 3-5 cm. Infiorescenza singola, fiore di circa 7-9 cm., profumato, ceroso, dal crema al giallo macchiato di marron, labello di un marron-porpora scuro.
Epifita nelle foreste con fronde ampie, o litofita sulle rocce a 1.000-2.000 mt. di altitudine
Sinonimi homotipici: * Dendrobium amplum Lindl. in N.Wallich, Pl. Asiat. Rar. 1: 25 (1830). (BASIONIMO)
Sarcopodium amplum (Lindl.) Lindl. & Paxton, Paxton’s Fl. Gard. 1: 155 (1850).
Bulbophyllum amplum (Lindl.) Rchb.f. in W.G.Walpers, Ann. Bot. Syst. 6: 244 (1861).
Callista ampla (Lindl.) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 654 (1891).
Katherinea ampla (Lindl.) A.D.Hawkes, Lloydia 19: 95 (1956).

Sinonimi eterotipici:
Dendrobium coelogyne Rchb.f., Gard. Chron. 1871: 136 (1871).
Callista coelogyne (Rchb.f.) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 654 (1891).
Sarcopodium coelogyne (Rchb.f.) Rolfe, Orchid Rev. 18: 238 (1910).
Sarcopodium annamense Guillaumin, Bull. Mus. Natl. Hist. Nat., II, 26: 693 (1955).
Katherinea coelogyne (Rchb.f.) A.D.Hawkes, Lloydia 19: 95 (1956).
Epigeneium coelogyne (Rchb.f.) Summerh., Kew Bull. 12: 261 (1957).
Epigeneium annamense (Guillaumin) Seidenf., Dansk Bot. Ark. 34: 73 (1980).

Una piccola nota in merito al fiore…inizialmente i due petali inferiori erano disposti a V, a formare con il petalo mediano superiore un ideale triangolo, caratteristica comune a tantissime orchidee, dopo alcuni giorni dall’apertura i due petali inferiori si sono piegati convergendo verso il centro fino ad incrociarsi come appare nelle foto.
Coltivazione
Coltivo questa specie su zattera di sughero, supporto che la pianta pare gradire, purtroppo data la tendenza della pianta ad allungare i rizomi prima di emettere un nuovo pseudobulbo, le zattere da utilizzare è opportuno siano ben più grandi della pianta.
Questa orchidea trova posizione nella zona più luminosa della serra , le radici sono supportate da un piccolo pane di muschio sempre umido. Data l’altitudine alla quale cresce sopporta bene tanto le temperature fresche autunnali quanto quelle calde estive.
Concimazioni regolari con bilanciato Peters Professional 20-20-20 .

Diplocaulobium chrysotropis

 Nome specifico:
Diplocaulobium chrysotropis (Schltr.) AD Hawkes, Lloydia 20: 128 (1957).
Sezione Goniobulbon: Etimologia
Il nome di questo genere deriva dalla latinizzazione di tre parole greche: doppio, radice e vita; riferendosi ai due tipi di pseudobulbi di questo genere.
Nome di specie chrysotropis: significa “chiglia dorata” Sinonimi
Dendrobium chrysotropis Schltr. 1906

Diplocaulobium crysotropis è endemico nel nord della Papua Nuova Guinea. Specie epifita, vive sugli alberi nelle foreste nuvolose a un’altitudine di 1000-1300 metri.
Si tratta di una orchidea miniatura a sviluppo simpodiale con pseudobulbi lunghi 3 cm che portano una singola foglia apicale, eretta.

CURA E CULTURA.
Luce:
Diplocaulobium chrysotropis richiede buona luminosità, circa 25000-30000 lux, con un fotoperiodo ideale di 12 ore.
Temperatura:
La temperatura ideale è di 22-24 gradi centigradi durante il giorno; notte a 18-19 di notte. Nel suo habitat naturale le temperature sono più o meno costanti durante tutto l’anno. In autunno si accentua lo sbalzo termico fra giorno e notte (6-7 ° C), fattore considerato decisivo per stimolare la fioritura di questa specie.
Umidità:
Diplocaulobium chrysotropis ha bisogno di un’umidità media dell’80-85% per tutto l’anno.
Substrato, supporti in crescita e rinvaso:
Il miglior modo di coltivare Diplocaulobium chrysotropis è su zattera, con letto di sfagno intorno alle radici.
Irrigazione:
Durante il periodo di sviluppo questa orchidea richiede acqua frequentemente e abbondantemente; le sue radici non devono mai rimanere asciutte.
Fertilizzante:
Si consiglia di utilizzare dosi ridotte rispetto a quelle indicate da sciogliere nell’acqua di bagatura ogni 7-10 giorni. Durante il periodo di riposo non fertilizzare.
Periodo di riposo:
Nel suo habitat naturale non ci sono variazioni stagionali di temperatura; l’inverno è un po ‘più secco del resto dell’anno. In coltivazione se gli pseudobulbi iniziano ad avvizzire, dobbiamo aumentare la quantità di acqua.

L'era on-line e social

PROLOGO La storia potrebbe cominciare così “ai miei tempi erano poche le occasioni per acquistare orchidee da collezione”. Infatti nel secolo scorso per trovare orchidee si dovevano aspettare le scarne occasioni (in genere erano le fiere del verde) per trovare le tanto agognate piante da aggiungere alla collezione. Per la verità erano poche e mitizzate anche le collezioni presenti. Chi poteva girare il mondo e/o disponeva di fondi cercava le orchidee nei paesi di origine. Vale la pena di ricordare Dalla Rosa, pilota della compagnia aerea Alitalia, oppure l’ingegnere Taglioni della Ducati e poi Sutter (nonno di Milena), e altre piccole isole del collezionismo orchidofilo amatoriale italiano, presenti in Italia agli inizi del ventesimo secolo.

COLTIVARE Lo spartiacque che allora doveva affrontare il coltivatore di orchidee, era dettato dalla possibilità di creare ambienti idonei per far vivere essenze arboree esotiche, con neccessità ambientali diverse da quelle del nostro clima mediterraneo. La serra, appunto, il mitico traguardo da sognare e qualche volta da realizzare. Cosa è avvenuto col passare degli anni nel panorama orchidofilo europeo e italiano in particolare. Impercettibilmente, ma con una costante progressione, si è per così dire (democratizzato) il collezionismo; cominciarono a nascere associazioni amatoriali e sempre più spesso in varie località venivano organizzate mostre di orchidee, intese come occasioni di socializzazione e di scambi di esperienze. Un periodo proficuo e di sostanziale crescita culturale e scientifica, che si è materializzato con la partecipazione italiana a vari eventi europei. Eravamo nel pieno della fase della divulgazione cartacea, dei fax, delle comunicazioni a mezzo lettera, e della edizione di qualche rivista cartacea.

INTERNET Poi arrivò internet, quel grande spazio virtuale che da subito amplificò i rapporti della comunicazione, preambolo per quel successivo fenomeno, noto con l’epiteto “social”. Come per altri segmenti dei rapporti sociali, anche il mondo delle orchidee si trovò a vivere questa nuova dimensione. Iniziarono a proliferare blog, gruppi e-mail, e contestualmente prese forza una forma embrionale di mercato on-line. Cominciarono a coltivare orchidee anche persone prive di esperienza e di ambienti idonei, questo ha prodotto sfacettature non sempre fruttuose.

SOCIAL Ora siamo nella fase di Google, FaceBook, You Tube, Amazon ed altro, dove tutti possono dire e fare tutto. La storia che questi strumenti scrivono, non sempre è costruttiva. Queste facoltà, da un lato ci rendono la vita più facile, ma se usate malamente possono portare a fatti incresciosi. E’ di qualche giorno fa la spiacevole controversia che vede coinvolto il mondo italiano della vendita on-line di orchidee. Senza poter entrare nel merito di un post decisamente diffamatorio, uscito su un gruppo orchidofilo FaceBook italiano, fa un certo effetto rilevare l’enorme e sproporzionato numero di commenti, questo a significare che la vendita di orchidee on-line ha il nervo scoperto. Massima solidarietà alla ditta produttrice che ha spedito un pacco malamente contestato.

SOLIDARIETA’ Solidarietà ad personam, ma anche supporto a tutta la nuova generazione di giovani produttori di orchidee italiani, che in tempi difficili cercano con fatica di garantire un buon livello dell’offerta italiana di orchidee da collezione. In conclusione, una sostanziale unità del mondo orchidofilo italiano, fatto di tutto e di tutti, rimane più che mai idispensabile

Cattleya Anzac x Bicolor

Eravamo ancora agli albori della mia passione per le orchidee, quando acquistai una decina di piccole piantine di Cattleya, frutto di una semina. Non ricordo se il mio fornitore fosse stato anche l’ibridatore, forse sì, ma di certo non esiste traccia certa della registarazione di alcun clone riconducibile a quell’incrocio. Con il trascorrere degli anni, le piante sono cresciute e fiorite, morfologicamente abbastanza simili alla C. bicolor con tendenza al colore viola-ruggine dei suoi fiori: nel tempo ho selezionato quelle che mi parevano più degne di nota. Come parametri di valutazione ho scelto il colore intenso e la forma dei fiori.

Cattleya Anzac x Bicolor

Gli elementi a disposizione per risalire alla sua genealogia erano i nomi dei suoi genitori: Cattleya Anzac e Cattleya bicolor,. Con questi dati, prima dell’avvento di internet sarebbe stato quasi impossibile ricostruire la storia di questo incrocio, ora, grazie al web ho potuto percorrere a ritroso l’intero suo albero genealogico, ma le sorprese non sono mancate.

Incongruenze:
Curiosamente in “The International Orchid Register” esistono due diverse registrazioni del genitore Anzac: c’è quella registrata nel 1915 con genitori Sc. Bletchleyensis x Sc. Clive Lawrence, e un’altra registrata nel 1921 con genitori Sc. Marathon x Sc. Dominiana.
Seguiremo entrambi i percorsi genealogici.
Nella ricerca potrà capitare di leggere Sophrocattleya e non Cattleya, questa incongruenza è spegabile perchè, come vedremo più avanti, un progenitore sarà (S.coccinea), ora C.coccinea

Cattleya Anzac (registrazione) 1915
Registrazione: Lady Lawrence (01/01/1915)
Sinonimo genere: Laeliocattleya
Genitore seme: Cattleya Bletchleyensis (1899)
Genitore polline: C.Clive (1893)
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Lc. Bletchleyensis
(C. warscewiczii x L. tenebrosa)
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Cattleya Clive
Registrazione: C.J.Phillips (01/01/1918)
Genitore seme: Cattleya Adula
Genitore polline: Cattleya Iris (1901)
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Cattleya Adula
Registrazione: Charlesworth Ltd. ( 01/01/1905)
Genitore seme: Cattleya bicolor
Genitore polline: Cattleya Hardyana (1896)
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Cattleya Hardyana
Registrazione: Cookson (01/01/1896)
Genitore seme: Cattleya dowiana
Genitore polline: Cattleya warscewiczii
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Cattleya Iris
(Cattleya dowiana X Cattleya bicolor) (1901)
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Cattleya Anzac Registrazione (1921)
Sinonimo del genere: Sophrolaeliocattleya
Registrazione: Charlesworth Ltd. (01/12/1921)
Genitore seme: Cattleya Marathon
Genitore polline: C. Dominiana (1899)
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Cattleya Marathon
Registrazione: Charlesworth Ltd. (01/01/1908) Genitore seme: Cattleya Empress Frederick
Genitore polline: Cattleya Psyche
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Cattleya Empress Frederick
Registrazione: Veitch (1888)
Genitore seme: Cattleya dowiana
Genitore polline: Cattleya mossiae
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Cattleya Psyche (1902)
Sinonimo genere: Sophrolaelia
Registrazione: Charlesworth Ltd. (01/12/1902)
Genitore seme: Cattleya cinnabarina
Genitore polline: Cattleya coccinea

Considerazioni
Ecco, con queste ricerche siamo approdati alle origini di entrambi gli alberi genealogici che potrebbero aver dato vita all’incrocio in questione: (C. Anzac x C. bicolor). Notiamo subito che nella registrazione Anzac, datata (1915), C. bicolor è presente già in due ibridazioni antecedenti, mentre nella registrazione Anzac, datata (1921), appare Sophronittis coccinea, (colore rosso dei fiori), ma anche della C. mossiae… chissà quale delle due strade è quella più verosimile: il dubbio rimane.

Vanda coerulea

Passioni e tragedia: Storia della famosa Vanda coerulea ‘Sutter’.

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Orchidea blu, per la precisione il suo nome botanico è Vanda coerulea. Oltre ad essere famosa come specie, ha anche una sua storia: questa pianta proviene dalla famosa collezione di orchidee delle serre di villa Sutter, smenbrata nei primi anni 80 del 1900.

Il rapimento di Milena
Milena Sutter, appena 13 anni, figlia di Arturo – industriale svizzero della cera per pavimenti e del lucido da scarpe – sparisce alle cinque del pomeriggio del 6 maggio 1971. Milena esce dall’esclusiva scuola elvetica che frequenta a Genova e scompare nel nulla. La prima terribile ipotesi è quella del rapimento. Il giorno dopo la sua sparizione, nella lussuosa villa dei Sutter, arriva una telefonata: una voce maschile chiede un riscatto di 50 milioni. Poi il silenzio, fino a quando – due settimane dopo – il corpo della ragazzina riemerge 500 metri al largo della spiaggia di Priaruggia, sempre a Genova. A trovarlo sono due pescatori. Non c’è alcun dubbio: Milena Sutter è rimasta viva appena mezz’ora, forse un’ora. E’ stata strangolata prima di essere gettata in mare. I pesi che avrebbero dovuto tenere il suo corpicino sul fondo non hanno funzionato. Di questo delitto sarà incolpato Lorenzo Bozano, 25 anni, figlio della buona borghesia genovese (la sua famiglia è imparentata con gli armatori Costa).
Il vecchio edificio che ospitò la direzione della fabbrica Sutter a Sturla fino agli anni ’80, è rimasto pressoché uguale. È scomparsa la grossa insegna del lucido per scarpe Marga, sul lato più vicino al ponticello che scavalca il torrente Sturla. La villa, quella del nonno di Milena, è ancora della famiglia. In via Mosto, ad Albaro, sorgevano le serre di orchidee, tanto care a Milena.

Fine di una passione.
Era suo nonno Adolfo che aveva la passione per le orchidee. A seguito della morte della nipote, Adolfo non volle più nessuno dentro le serre, si chiuse nel suo dolore e le rigogliose piante di orchidee finirono i loro giorni insieme a lui. Oggi, sulle vecchie serre dove giocava Milena, scarni basamenti in cemento armato ricordano un tempo oramai dimenticato.

La collezione smembrata
Con la morte del nonno Adolfo, la collezione fu smembrata e venduta a vari (allora) coltivatori di orchidee, fra i quali, anche alla mia cara amica Anna Maria Boticelli (biologa, giornalista botanica, da qualche anno scomparsa prematuramente). Da lei, acquistai la mia prima Vanda coerulea… parte della collezione dei Sutter. Chissà quante volte Milena avrà ammirato il delicato colore azzurro dei suoi fiori. La salma di Milena riposa lontano dalla curiosità dei genovesi che allora coltivavrono un morboso interesse per la tragedia della ricca adolescente. Fu la madre a scegliere che Milena fosse tumulata i Belgio, dove nacque il nonno paterno, tanto amato dalla studentessa.

Vanda coerulea Griff. ex Lindl. 1847
Sinonimi: Vanda coerulescens Lindl. 1857
Nomi popolari: Vanda blu, Autumn lady’s tresses orchid, Kwak Lei (Manipuri)
Etimologia del nome Vanda: da un parola sanscrita con la quale le antiche popolazioni indiane indicavano la Vanda tessellata.
Abbastanza rara in natura, recentemente sono state individuate delle nuove varietà, che sono in attesa di classificazione.
Vanda coerulea è conosciuta anche con il nome popolare “Orchidea blu” ed è originaria dell’Asia sud orientale – Myanmar, Assam, Tailandia – e vive ad altezze comprese fra 800 – 1600 metri.
E’ una specie epifita a sviluppo monopodiale e preferisce climi freschi.

Vanda coerulea var. rosea
Sono note molte varietà, si differenziano tra loro per la tessellatura più o meno marcata sui fiori, per le tonalità dei colori, che vanno dal blu marcato, semi alba, e per la loro diversa dimensione. I mesi di fioritura di Vanda coerulea sono generalmente: Luglio, Agosto e Settembre. Analizzando esemplari di Vanda coerulea si nota la netta differenza fra piante in coltivazione, selezionate da vari auto incroci per impollinazione, e piante provenienti dai luoghi d’origine raccolte in sito, che possiamo chiamare “selvagge”. Vanda coerulea è stata scoperta nel 1937 dal botanico inglese William Griffith (1810-1845), sugli alberi di Gordonia (Theaceae) delle foreste di pino e di quercia, durante un suo viaggio nelle zone collinose dell’India orientale.
Questa nuova orchidea rimase pressoché sconosciuta fino al 1847 quando Lindley la descrisse sulla base di un esemplare presente in un erbario. La raccolta in sito è iniziata qualche anno più tardi, e nel 1850 con le importazioni in Inghilterra da parte di Thomas Lobb e Joseph Hooker. L’orchidea blu, potè essere ammirata per prima vota dagli appassionati orchidofili europei, nelle serre della Ditta inglese “Veitch & Sons”.
Questo evento suscitò un gran interesse fra i collezionisti dell’epoca. Purtroppo, le raccolte indiscriminate che seguirono la sua scoperta, decimarono velocemente le varie colonie in sito e presto fu severamente limitata la commercializzazione di questa orchidea. Ciò nonostante, sia dilettanti che professionisti, incoraggiati dalle richieste di mercato, continuarono l’accumulazione di questa specie facilmente reperibile anche nei mercati locali sempre ben forniti di piante in fiore, strappate nei siti di endemicità dalle popolazioni indigene.
Le raccolte eccessive di questa nuova specie, la distruzione dell’habitat dovuto ad incendi dolosi per ricavare nuovi terreni coltivabili, e non da ultimo il mutamento dell’equilibrio ambientale causato dal riscaldamento atmosferico per l’effetto serra sono state e continuano ad essere gravi minacce della sua estinzione in natura. A tal proposito giunge strana la notizia che Vanda coerulea sia tornata, suo malgrado, in Appendice II del CITES. Questa specie era stata inclusa in Appendice I (specie in forte pericolo di estinzione) del CITES, nel 1979, ma nel 2004 in occasione del 13° Meeting of the Conferences of the Party in Bangkok è stata spostata in Appendice II (possibilità di commercializzazione).
Ecco il testo del verbale di trasferimento:
” Prop. 44. Transfer the blue vanda orchid (Vanda coerulea) from Appendix I to Appendix II (Thailand). Tentative U.S. negotiating position: Oppose. This orchid was severely depleted in portions of its range due to over-collection in the past, although, the proponent states that most range countries’ populations are believed to have recovered and that export of wild-collected specimens is prohibited in all range countries by domestic legislation. The preferred specimens for trade in this species are artificially propagated specimens of select clones and hybrids, which are vastly superior in color and form to wild-collected specimens. This species is listed as Rare in the 1997 IUCN Red List of Threatened Plants, although currently the main threat to the species is forest conversion and not collection from the wild for international trade. There is still concern, however, that this species continues to be collected from the wild, particularly in India and Myanmar”.
Le motivazioni sono state più o meno queste: impossibilità di stabilire con sicurezza il reale pericolo di estinzione in quanto i paesi interessati ritengono possibile il recupero delle popolazioni di Vanda coerulea ed inoltre, che le nuove tecnologie di riproduzione renderanno meno appetibile il mercato delle piante in sito… decisamente poco convincenti queste motivazioni.

Descrizione e coltivazione:
Vanda coerulea f. rogersii ‘Dottori’
Vanda coerulea è dotata di un fusto vegetativo corpulento, presenta foglie coriacee, ligulate, distiche, conduplicate, oblique e tridentate agli apici. Gli steli fiorali possono raggiungere anche lunghezze di 60 cm ed escono dalle ascelle delle foglie a portamento eretto o sub eretto con 5-12 fiori di di grande dimensione e lunga durata. A differenza di tante altre specie dello stesso genere, Vanda coerulea preferisce temperature fresche e luce media, con notti invernali fredde (alcuni coltivatori durante la stagione invernale tengono le loro piante di Vanda coerulea insieme ai Cymbidium con temperature notturne di pochi gradi sopra lo zero termico) e periodo secco (garantire solamente leggere nebulizzazioni di mantenimento) per favorire la successiva fioritura.

Vanda coerulea, l’orchidea preferita dal Signor Bellamy.
Per cogliere le emozioni che si vivono fra appasionati orchidofili, seppur datati, trovo molto interessanti gli appunti di un viaggio nell’allora Birmania (ora Myanmar), apparsi nel bollettino dell’American Orchid Society del primo Settembre 1952.
“Orchids in Burma Today by Philip R. Fehlandt”
Il signor Philip R. Fehlandt, americano e collezionista di orchidee, racconta la realizzazione di un suo grande sogno: poter visitare i paesi d’origine di molte orchidee della sua collezione.
Descrive con dovizia di particolari, delusioni, paure e difficoltà incontrate in un paese difficile, sempre in balia di guerre e colpi di Stato. Alla fine, le difficoltà incontrate, trovano soddisfazione con la conoscenza di un appassionato collezionista residente da anni in Myanmar ex (Birmania): il signor Bellamy.

Libera riduzione ed interpretazione di quel racconto:
…”Un motivo naturalmente, la guerra. Durante i quasi quattro anni del conflitto, la Birmania è stata devastata dalla guerra. L’avanzamento giapponese ed il ritiro degli americani, gli anni lunghi dell’occupazione giapponese sotto il bombardamento alleato quasi costante, poi la ritirata giapponese e l’avanzamento finale americano, hanno inflitto danni pesanti al paese.


In questa situazione girare per il paese a caccia di orchidee non poteva essere un’impresa facile… senza conoscenze locali, qualsiasi spostamento risultava infruttuoso per non dire pericoloso, ma col tempo qualche contatto cominciava a dare i suoi frutti.
Il primo incontro positivo si materializza con il solito missionario appassionato di orchidee, in questo caso un americano super conoscitore di tutti i Dendrobium indigeni, compreso il famoso Dendrobium color rosso luminoso.
Il vero colpo di teatro succede quando, sparsasi la voce della passione per le orchidee di Philip R. Fehlandt, un conoscente del luogo gli propone un incontro con la principessa Ma Lat, cugina del Re. Si dice che abbia una collezione stupenda, colpo di fortuna! La Principessa per la verità è la moglie del signor Bellamy, un australiano geniale che vive in Birmania da oltre venticinque anni ed è lui il vero collezionista.
I coniugi Bellamy vivono nella Birmania del nord, a Maymyo, più di mille metri sul livello del mare, luce luminosa di giorno, fresco e ventilato la notte. A mezzogiorno, con il sole diretto il caldo si fa sentire, ma basta mettersi all’ombra per godere una temperatura frizzante.
Il signor Bellamy durante la guerra perse l’intera collezione ed ora sta ricostruendola con passione e con risultati lusinghieri. L’incontro nella coltivazione del signor Bellamy avviene in un periodo di scarse fioriture, ma la visione delle piante in piena vegetazione, rigogliose e in perfetta salute è ugualmente uno spettacolo bellissimo – il vero appassionato di orchidee trova enorme soddisfazione quando può ammirare buone coltivazioni – e poi che meraviglia quel Saccolabium là in fondo, carico di fiori e le radici, tutte quelle radici aeree lunghe e ben sviluppate.
Birmania è la patria della Vanda coerulea, e paese adottivo del signor Bellamy, nella sua collezione dovevano essere sicuramente presenti alcuni esemplari:
“Sì, eccoli in bella mostra, ben coltivati e carichi di fiori in tutte le tonalità naturali: blu, rosa e porpora.

La preferita del signor Bellamy è la Vanda coerulea sistemata nel cestello di legno: quattro gambi con steli fiorali per un totale di oltre 200 fiori, che spettacolo!”
“Qual’è il segreto di tanto successo nella coltivazione” – chiedo –
“Il segreto di tanto successo è semplicemente un buon periodo di riposo con notti fredde nel periodo invernale” – esordisce il signor Bellamy -.
A Maymyo durante la stagione invernale le temperature oscillano da 35 gradi centigradi durante il giorno a 16 notturni.
Famosa rimane la foto del signor Bellamy mentre mostra orgoglioso una delle sue piante di Vanda coerulea con ben quattro gambi in fioritura con oltre 200 fiori.
Le variazioni di colore delle varietà di Vanda coerulea della collezione del sig. Bellamy variano dall’azzurro profondo con blu-chiaro e dal lillà al colore rosa”…

Eravamo sul finire degli anni 40 ma ancor oggi il periodo di fresco secco invernale è il vero segreto per poter godere superbe fioriture di Vanda coerulea.