Quella volta a Ginevra

Aspirazioni idee e fatti, che hanno portato l’EOC del 2006, in Italia.

EOC DI GINEVRA
L’Italia amatoriale delle orchidee, in occasione dell’EOC di Ginevra ed anche in seguito, non ha potuto contare in una concreta collaborazione generale, perché?
Così, in quel caldo Aprile del 97, l’Italia delle orchidee, quella umile, quella pratica, quella disponibile, arrivò al Palexpo di Ginevra, con il suo carico di speranze.
Cominciò il lavoro di diplomazia e di allestimento, attivati in maniera impareggiabile, dai nostri rappresentanti: il Presidente Franco Bruno ed il segretario Enrike Berg Panà, e la macchina espositiva si mise in moto. Quella volta, in compagnia di amici orchidofili, partecipai anche personalmente, oltre che con le mie orchidee e fu molto utile perché potei rendermi conto del suo funzionamento.
L’atmosfera di quei giorni fu raccontata con passione, da una cronista sul campo, chiaramente innamorata delle orchidee ed ora segretario dell’ATAO, ecco le sue impressioni:

“Emozioni di un viaggio entusiasmante: Di Mara De Nardo Era presto, ancora un po’ buio, quando siamo partiti ancora infreddoliti, ma con l’entusiasmo dei bambini, per raggiungere Ginevra e visitare il Congresso Europeo di orchidologia organizzato dall’European Orchid Congress.Treviso – Ginevra, chilometri di autostrada abbastanza monotona e piena di traffico che abbiamo passato parlando chiaramente… di orchidee… ma non solo! Arrivati in Val d’Aosta e con il cambiamento del panorama, il nostro interesse è stato preso dal monte Bianco, dal Cervino e da una spruzzata di neve che ci ha accolto in prossimità del confine. Il viaggio è stato tranquillo, il tempo sembrava volare, ma alla frontiera svizzera il pagamento della tassa autostradale valida per un anno, anche per noi gitanti di due giorni, ha innervosito il gruppo, e riservato non pochi insulti al paese caro a Guglielmo Tell. Finalmente arriviamo all’expo (palazzo delle esposizioni) di Ginevra ed alle agognate orchidee.
I miei occhi da quell’istante e per quasi quarantotto ore non videro che piante, fiori, colori, specie, ibridi, in un turbinio inimmaginabile e frenetico. Dopo aver pagato dieci franchi svizzeri, sono salita, assieme a Guido, Ermanno e Gianmaria, sulla scala mobile che portava all’ingresso dell’esposizione, ci siamo divisi per cercare lo stand italiano, ma giungevano alla mia vista solo gli stand dell’Olanda, Germania, Danimarca, Nuova Zelanda.Incrociamo Graziano Marongiu del clan Lecouffle di Parigi, grande è stata la mia sorpresa e credo anche dei miei compagni di viaggio, nell’apprendere che a Ginevra per le piante italiane, non c’era stata fortuna.
La trepidazione in tutti noi è cresciuta, specialmente credo in Guido De Vidi, che aveva mandato le piante in esposizione.

Finalmente… ecco la meravigliosa Vanda coerulescens di Guido in bella mostra,… ma ha già il cartellino della giuria per un premio! è stata la mia prima esclamazione!
Grande gioia nel nostro piccolo clan A.T.A.O., pacche sulle spalle di Guido, i complimenti,… poi finalmente ci siamo dedicati all’osservazione dello stand Italia.

In uno spazio angusto, meno di due metri per tre, c’erano quaranta piante italiane, troppo vicine per aver risalto; quello che si vedeva chiaramente erano i cartellini, appoggiati al bordo dello stand che preannunciavano un premio; erano ben otto! tutti sulle piante e del nostro vice Presidente Guido De vidi.
Il salone della mostra era così suddiviso: Metà era occupato dagli stands di esposizione, l’altra metà dal mercatino delle piante.

Questa è stata almeno per me, un esperienza incredibile, avrei comperato di tutto, passavo e ripassavo per i bancali di vendita, leggevo e rileggevo i cartellini delle piante, perché essendo ancora una principiante non riuscivo a distinguere a prima vista tutte le piante in esposizione.
Per gli acquisti ho avuto bisogno anche dell’aiuto dei miei compagni di viaggio; ho così arricchito la mia collezione di orchidee ma ho alleggerito il mio portafoglio! La via del ritorno è risultata brevissima, ma anche se abbiamo sbagliato strada, avevamo molto da raccontarci sulle persone incontrate, sulle piante, sulle medaglie; ritornavamo orgogliosi di essere iscritti all’A.T.A.O.”

Lo scherzetto di Marongiu.

Andò proprio così, il furbacchione di Graziano, vecchia conoscenza e grande amico, memore dei fasti Italiani di Hannover, ci accolse con questo simpatico scherzetto. Il palazzo delle esposizioni di Ginevra era immenso, rumoroso, disorientante e poco consono ad un’esposizione di orchidee: l’aria era oltremodo secca e le piante boccheggiavano.

Ci piazzammo orgogliosi, nei pressi del nostro stand. Fu in quell’occasione che feci la proposta al Presidente dell’AIO e membro del consiglio dell’EOC, di perorare la candidatura Italiana per una futura esposizione Europea.

L’edizione del 2000 era già ad appannaggio di Copenaghen-Danimarca, magistralmente rappresentata a Ginevra da uno stand d’eccezione e dagli attivisti, intenti a distribuire materiale divulgativo.
Per il 2003, il congresso di Ginevra, avrebbe confermato la designazione dell’Inghilterra con esposizione a Londra.
Con queste premesse, non fu facile per il prof. Franco Bruno avanzare richieste di candidatura per la nostra Italia, gli unici bagagli che poté esibire, oltre alla sua capacità diplomatica ed autorevolezza, furono quelle medagliette che intasavano il nostro spazio espositivo.
A riunione finita, il Presidente ci comunicò che il consiglio EOC aveva accettato in linea di massima, di candidare l’Italia. Fu una bella soddisfazione per tutti, e cominciò così la grande corsa al 2006. Ci demmo appuntamento al 2000 a Copenaghen, e cominciammo a prepararci per conquistare la designazione definitiva.

Un pensiero su “Quella volta a Ginevra

Ciao! Che ne pensi?