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I rifiorenti

paphiopedilum primulinumPaphiopedilum primulinum, (scritto da Alberto)
Descritto nel gennaio 1973 da Wood e Taylor.
La specie è originaria dell’isola di Sumatra a nord nella zona del parco nazionale di Gunung Leuser.
In natura cresce nelle basse colline calcaree coperte da foreste umide.
La specie fa parte della sezione Cochlopetalum, caratteristica per la fioritura sequenziale che può durare tutto l’anno. Esiste una bella varietà “purpurascens”. Da questa specie è stato tratto un diffusissimo ibrido denominato “Pinocchio” derivato appunto da un incrocio tra primulinum x glaucophyllum. Come tutti i Cochlopetalum essendo endemici del borneo, zona dal clima caldo umido per quasi tutto l’anno, sono molto adattabili a condizioni climatiche temperate, prosperano molto bene nella parte più umida della serra senza presentare gli inconvenienti di alcuni paphiopedilum originari della Cina o Vietnam che abbisognano di un periodo più asciutto e fresco durante la stagione invernale.
Questa pianta proviene da una divisione dell’amico Graziano Grando noto collezionista di Paphiopedilum, tra i fondatori di Orchids Club Italia, da annoverare tra i più grandi collezionisti internazionali di Paphiopedilum.

– foto 5-8-08 Alberto Ghedin

Taiwan, diario di un viaggio.

Parte da qui una sorta di diario che inizia con la giornata del trasloco delle piante presso la serra di Guido per concludersi al mio ritorno dal paese natio di mia suocera, Taiwan, con il prelievo delle piante e la loro risistemazione.
Lascio le mie orchidee a cuor leggero conscio del fatto che siano in buone mani, ma con il rammarico che purtroppo durante il mio mese di assenza si susseguiranno fioriture per me nuove.
Lascio la mia Prosthechea cochleata in piena fioritura ma già so che nei prossimi giorni e settimane fioriranno anche Miltonia x bluntii, Dendrobium bellatulum, Bulbophyllum lobbii, Haraella retrocalla, Sobralia macrantha, Gongora galeata, Phalaenopsis bellina f. alba, Eria hyacinthoides, Bl. Richard Mueller ‘Strub’ e forse altre. Spero che Guido trovi, magari, il tempo di “colloquiare” con me in questo diario inserendo di quando in quando le fotografie delle mie fioriture.

30.07.08: Sebbene io non possegga un numero rilevante di piante (poco più di un centinaio), per “impacchettarle“ tutte da portare a Guido, che gentilmente mi ha messo a disposizione un angolino della sua serra, mi ci è voluta circa un’oretta e mezza. Arrivato da Guido, lo trovo indaffaratissimo ad aiutare i muratori che gli stanno restaurando casa, mi segue fino in serra, mi indica dove sistemare le orchidee e mi dice: “Ti arrangi, vero?”, e torna di filato alle sue mansioni di “cooperatore edile”. Per togliere le orchidee dall’auto e sistemarle in serra ci vogliono tre quarti d’ora e una gran sudata, ma alla fine sono soddisfatto per la certezza che ora le mie piante saranno in buone mani durante la mia assenza. Guido mi lascia frettolosamente dicendomi …”vedi se riesci a scrivere qualcosa prima di partire così mi scuserai con i lettori del blog per la mia temporanea latitanza nello scrivere”… sei più che giustificato Guido! 😉
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Ortografia e grammatica dei nomi delle orchidee

Quando si acquisisce una nuova orchidea, sia essa acquistata o regalataci, credo sia quasi inevitabile effettuare una ricerca sul web alla ricerca di informazioni sulla pianta, capita spesso però che la ricerca con il nome indicato sul cartellino non restituisca alcun risultato, come mai?
Spesso perchè il nome indicato sul cartellino non è scritto correttamente, spesso invece (per le specie più comuni), sebbene venga storpiato, si ottiene comunque qualcosa, ma magari l’informazione non è cosi esaustiva o precisa come potrebbe essere ricercando con il nome corretto, un errore sovente è quello di scrivere Phalanopsis, Phalenopsis, Phalenopis, Phaleonopsis anzichè Phalaenopsis (quello più comune) e molti altri che riguardano altri generi.
Come fare allora?
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Giudicare orchidee alle esposizioni…criteri di valutazione.

Su spunto di Roberta, vulcanica e attivissima partecipante di questo blog 😆 , ho deciso di redarre questo articolo con le fonti disponibili in rete.
In genere i metodi più usati per la premiazione delle orchidee sono principalmente tre:

1. Americano a cura dell’AOS (American Orchid Society)
2. Inglese a cura dell’ RHS (Royal Hortycultural Society)
3. Tedesco a cura della DOG (Deutsche Orchideen-Gesellschaft)

Esistono altrove altre organizzazioni riconosciute solamente a livello locale o comunque in un’area molto più ristretta, che premiano le orchidee esposte secondo criteri più o meno uguali a quelli sopra citati, si possono quindi citare la ANOS (Australian Native Orchid Society), la TOGA (Taiwan Orchid Grower Association), SAOC (South African Orchid Council), JOC (Japan Orchid Council) ed altre.
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Una domenica speciale

Davvero così…speciale.
Iniziata con la telefonata a sorpresa di un nuovo amico, del quale avevo visto le foto in internet, al quale ho rotto le scatole per qualche settimana, ma col quale ho avuto modo di scambiare interessanti informazioni sulle orchidee spontanee del nostro meraviglioso territorio.
Lui si chiama Isidoro Barattin, micologo, avvicinatosi alle orchidee spontanee per scommessa, ha dedicato oltre 15 anni alla ricerca, mappatura e fotografia delle orchidee della sola provincia di Belluno, riuscendo a censirne ben 54 specie diverse, una enormità se pensiamo che in tutta Italia il numero di specie presenti è di 120 (contando poi anche le subspecie si arriva a 250 circa).
Chiacchierando con lui ho avuto modo di sapere come avviene l’impollinazione in date specie ed altre cose di interesse botanico che spero avrà il tempo di approfondire con me in futuro e delle quali farvi partecipi in questo blog.
Il secondo incontro è con una nuova amica appassionata di orchidee sia spontanee che coltivate (leggasi non spontanee) Mara, che ha dimostrato subito di essere preparata in materia.
La giornata ha condotto me, Carlo Ivano, Gabriella, Mara e Giovanni (Guido invece ci ha dato buca, ma con giustifica 😉 ) verso un areale visitato anche lo scorso anno, dove scoprii l’Epipactis palustris bianca, fenomeno raro già di per sè, ma il fatto che lo rese particolare fu il trovarne e contarne ben 21 esemplari.
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