Coelogyne prolifera

Coelogyne prolifera Lindl.

Pubblicato per la prima volta in Gen. Sp. Orchidea. Tav.: 40 (1830) . L’areale nativo di questa specie va dal Nepal alla Cina (Yunnan) e all’Indocina. È un’epifita pseudobulbosa e cresce principalmente nel bioma tropicale umido.


Descrizione.

Nome botanico: Coelogyne prolifera Famiglia: Orchidaceae Sinonimi: Coelogyne flavida, Pleione flavida, Pleione prolifera

Guardando i suoi piccoli fiori, è difficile credere che sia una Coelogyne. Questa specie ha un’abitudine di crescita davvero insolita. La spiga continua a crescere dopo che è fiorita e produce le fioriture dell’anno successivo. Quindi non potarlo dopo la fioritura!

Coelogyne schultesii e Coel longipes sono altri due membri rifiorenti del piccolo gruppo. Coelogyne prolifica è un’orchidea che si trova sui tronchi degli alberi e sui rami più bassi come un’epifita di piccole e medie dimensioni, con crescita da fredda a calda.

Gli pseudobulbi compressi da ovoidali a oblunghi sono distanti 2,5-4 cm sul rizoma, alquanto lucidi quando essiccati, strettamente ovoidali-oblunghi, 2,2-3,7 × 1-1,2 cm. Portano 2 foglie apicali, plicate, 7 nervate, strettamente lanceolate, a punta lunga che si restringono gradualmente negli steli scanalati e allungati. La pianta fiorisce in primavera su un’infiorescenza terminale, slanciata, eretta, lunga fino a 30 cm, di 3-10 fiori che nasce su uno pseudobulbo maturo e foglia con numerose guaine imbricate all’incrocio tra peduncolo e rachide. Questa orchidea fiorisce sia dalle infiorescenze degli anni precedenti che da quelle nuove, da cui il nome specifico prolifera.

I fiori sono verdi o verde giallastro, di circa 1 cm di diametro. Il sepalo dorsale è oblungo, 6-7 x circa 2,8 mm, 3 venato, punta smussata; sepali laterali ovato-oblunghi, di dimensioni simili al sepalo dorsale. I petali sono lineari, leggermente ristretti verso la base, 5-6 × circa 0,6 mm, 1 venati; labello quasi ovato, 6-7 x circa 5 mm, base concava e poco saccato, trilobato; lobi laterali eretti, ovati; lobo medio quasi ellittico, circa 4 × 3 mm, margine incrinato, punta dentellata; callo con 2 lamelle longitudinali prominenti che si estendono dalla base del lobo medio e poi diminuiscono. La colonna è quasi eretta, un po’ a forma di clava, circa 5 mm, punta strettamente alata e irregolarmente dentellata. La capsula è oblunga, 1,2-1,4 x 0,5-0,6 cm. Prolifico Coelogyne si trova in India nord-orientale, Nepal, Bhutan, Myanmar superiore, Yunnan Cina, Tailandia e Vietnam in collina,

Paphiopedilum haynaldianum ‘Toni e Francesca’

Il collezionista di orchidee, spesso riceve qualche pianta, magari da amici al ritorno da viaggi in paesi esotici, oppure da orchidofili stanchi e delusi.


E’ capitato anche a me e l’orchidea che da anni fiorisce a tarda primavera nella mia collezione (vedi foto) vi racconterà una bella storia di amicizia fraterna… ricordo benissimo il suo arrivo…eravamo nel 2002 quando Toni e Francesca, carissimi amici di famiglia…
… quella volta suonò il telefono di casa, dall’altra parte del “filo” (epiteto ormai desueto) c’era Antonio Dottori, amico di famiglia, oggi purtroppo non più tra noi, ma a distanza di annii ancora mi commuovo rinverdendo frammenti andati, della nostra amicizia fraterna.
Ciao Guido – esordì Antonio, quella volta – io e Francesca siamo appena tornati dalla Birmania e abbiamo portato con noi un piccolo pensiero per te“.

Toni e Francesca all’inizio del 2000 programmarono di visitare la Birmania (ora Myanmar).
Durante quel viaggio, visitando un piccolo villaggio sulla strada per Rangon videro un improbabile mercatino di fiori e altre povere cose. Toni e Francesca, ricordandosi della mia passione per le orchidee, si avvicinarono ad una bancherella per chiedere se ci fossero delle piante di orchidea da acquistare.
Le loro conoscenze orchidofile erano nulle, pertanto si fidarono della Signora Aung (nome dell’esile donna che gestiva la bancherella) e ne acquistarono qualcuna.
La donna chiese 10 dollari USA e rimase molto sorpresa nel vedere i miei amici pagare senza mercanteggiare il prezzo chiesto per quelle poche orchidee acquistate sulla strada che porta a Rangon.
Si sentì tremendamente in colpa la Signora Aung – come mai questi signori non ribattono il prezzo – pensò la donna, vedendo i miei amici allontanarsi dopo aver ringraziato e pagato i 10 dollari richiesti senza discutere – lo fanno tutti i turisti europei – mormorò dentro di sé e per attirare la loro attenzione gridò in inglese – a moment please – e con un inequivocabile cenno del braccio richiamò indietro i miei amici per donargli altre orchidee di varia dimensione e specie, fra queste anche qualche pianta di Paphiopedilum senza nome, successivamente classificato come Paphiopedilum haynaldianum.

Eravamo nell’estate del 2002 e fu così che l’orchidea delle foto giunse nella mia serra dalla Birmania e a distanza di oltre venti anni ancora vive, forse a testimonianza di quei struggenti ricordi.

A ricordo ed in onore della loro fraterna amicizia, ho batezzato questa specie con il seguente nome di cultivar: Paphiopedilum haynaldianum ‘Toni e Francesca’

Dracula velutina

Dracula velutina, una specie delicata e abbastanza rara nelle collezioni.

Dracula velutina (Rchb. f.) Luer 1978

Dracula velutina, sinonimi: Dracula velutata, Dracula lactea, Dracula microglochin, Dracula trinema, Masdevallia lactea, Masdevallia microglochin, Masdevallia trinema, Masdevallia velutina, è una specie del genere Dracula. Questa specie è stata descritta da Carlyle A. Luer nel 1978.


Dracula velutina (Rchb. f.) Luer 1978

Dracula velutina è endemica della Colombia. Vive nel West Kordyler nel dipartimento di Amtioquia. Cresce vicino a Frontino a un’altitudine di 1220 m. Può essere trovata anche nelle vicinanze di Urrao, ma anche in molte altre località. Specie epifita di piccole o medie dimensioni, da clima freddo, che raggiunge i 12-30 cm di altezza, fiorisce in inverno, primavera e autunno su lunghe infiorescenze a fiore singolo. I fiori hanno un diametro di 3-6 cm e hanno petali bianchi. Sono densamente ricoperti di peli all’interno e hanno code viola lunghe e strette. Le spirali interne sono bianche con macchie viola o marroni. Il labello è bianco, sfumato di rosa.

Vista del fiore.

Dracula velutina può essere sistemata in cestello di rete metallica e irrigata almeno una volta al giorno in estate. Durante il tempo caldo e secco, potrebbe essere necessario innaffiare più volte durante il giorno. I cestelli vanno appesi nella zona fersca ed umida della serra. Il substrato può essere di corteccia di piccole dimensioni o fibre di felce arborea tritate. Le piante devono essere rinvasate quando il substrato inizia a decomporsi o quando la pianta cresce fuori dal contenitore. Il rinvaso va fatto nel periodo in cui le nuove radici iniziano a crescere, così da garantire una pronta reazione.

Laelia lobata nel limbo della tassonomia

Tutto cominciò con… la perduta Cattleya labiata, ma non andò così.

Era una nuova specie:

Laelia lobata (Lindl.) H.J. Veitch 1887.

I gioielli di rio Parnasso… continua aleggere:

Prologo:

Originaria del Brasile. Le poche piante di Laelia lobata rimaste nei luoghi di endemicità, crescono sulla superficie di scogliere rocciose che si affacciano sull’oceano, vicino a Rio de Janeiro.

Dimensione pianta:

dimensione standard delle Cattleya. Laelia lobata ha pseudobulbi cilindrici che crescono da un rizoma strisciante. La pianta ha una foglia eretta, lunga e coriacea. Produce da 2 a 5 fiori fragranti. Fiori simili a quelli di Cattleya. La tipica forma di colore di Laelia lobata è viola-lavanda con un labello amitista scuro con una gola gialla. I petali sono ampi e ondulati. Stagione di fioritura: primavera o inizio estate.

Esiste una forma bianca (vedi foto) nota come Laelia lobata var. alba.

Storia e tassonomia:

Laelia lobata fu descritta per la prima volta come Cattleya lobata da John Lindley nel 1848 in The Gardener’s Chronicle (pag. 403). Per la verità, fiori e morfologia erano assai simili a Cattleya labiata, tanto da esserne considerata una varietà di C. labiata. Quando Lindley fondò il genere Cattleya (1821), descrisse le prime specie come C. labiata, ma successivamente, nel 1848, con la descrizione della L. lobata non si preoccupò della similitudine o forse non gli venne mai in mente di una possibile confusione fra i due nomi C. labiata e C. lobata. La confusione si era insinuata già in precedenza quando George Gardner nel 1836 scoprì L. lobata sulla catena montuosa Organ, nella provincia brasiliana di Rio de Janeiro. In quell’occasione Gardner annunciò di aver ritrovato la perduta C. labiata. Lindley cercò di mettere ordine fra i due generi, sistemando le specie in rapporto al numero di pollinia; otto per le Laelia e quattro per le Cattleya, ciò nonostante i coltivatori di orchidee di tutto il mondo continuarono a chiamare L. lobata (otto pollinia) C. lobata per il resto del 1800. Ed è così in The Orchid Grower’s Manual, settima edizione 1894, Williams cita solo Cattleya lobata. Per lui non esiste Laelia lobata. Si sa che nelle regole della nomenclatura botanica, la priorità dei nomi è determinata dalla data di pubblicazione. Sul finire del ventesimo secolo (1999), il nuovo approccio di analisi del DNA dimostra che le Laelie brasiliane come L. lobata sono botanicamente diverse dalle Laelie messicane. Inizia così la nuova disputa tassonomica con la benedizione della scienza moderna sulle Laelie brasiliane. Ed è così che Laelia lobata si trova nella più assoluta incertezza tassonomica e potrebbe finire per essere ribattezzata praticamente su qualsiasi cosa. Ci si chiede se vale la pena ad infierire sul “genere” ogni qualvolta ci si imbatte in ogni piccola deviazione nelle caratteristiche della pianta.