Orchidea epifita di medie dimensioni, che predilige temperature fresche intermedie. Specie a sviluppo simpodiale con pseudobulbi moderatamente compressi, di colore verde chiaro, ellittico-piriformi, parzialmente avvolti da guaine inferiori imbricate, e una foglia singola, acuta, sottile, arcuata, lanceolata, apicale che si forma sul picciolo. Produce infiorescenze ascellari sottili, di colore verde chiaro, eretta, lunga 22 cm, con diversi fiori che spuntano in autunno inverno, da pseudobulbi maturi dalle ascelle fogliari e con la sua guaina più lunga della foglia. E’ endemica in Colombia, Venezuela ed Ecuador ad altitudini da 1.100 a 1.800 metri sul livello del mare. Ada glumacea è stata descritta da (Lindl.) NH Williams e pubblicata in Brittonia 24(1): 107. 1972.
Etimologia: Genere Ada – Epiteto in onore di “Ada”, la sorella di Artemide , da Caria – specie glumacea : che significa “con pellicola”. [ 3 ]
Sinonimi.I seguenti nomi sono considerati sinonimi di Ada glumacea :
…anche in cucina, un ottimo risotto alla “Vanda suavis” è una ricetta esclusiva degna di Nero Wolfe
Origine (Laos, Java) è stata descritta con il nome Vanda tricolor nel 1847 da John Lindley: Edwards’s Bot. Reg. 33: t. 59 (1847). Successivamente (1853) in un lavoro comune fra John Lindley e Joseph Paxton (Paxton’s Flower Garden, Vol. 2) è stata ancora pubblicata con lo stesso nome.
Vanda suavis – collezione rio Parnasso.
Accanto al nome originario di specie sono stati affiancati vari sinonimi: Vanda tricolor var. suavis – Vanda tricolor var. planilabris – Vanda suavis Lindl. 1848 – Vanda suaveolens Blume 1849 – Limodorum suaveolens Reinw. ex Blume 1849. Il motivo di questa incertezza è da ricercarsi nella grande variabilità della forma tipo (tricolor, appunto = tre colori: petali e sepali macchiati di viola/marrone con colore giallo di fondo e labello viola).
Si ritiene che ci siano oltre 50 forme/varietà diverse ed inoltre questa specie è di facile ibridazione naturale con altre specie di Vanda endemiche negli stessi siti della Vanda tricolor. Un vecchio coltivatore mi spiegò che il distinguo fra Vanda tricolor tipica e Vanda suavis o var. suavis sta tutto nel colore delle maculature (rosso/marrone nella prima e viola scuro nella seconda), questa osservazione è verosimile però è utile tener conto anche delle caratteristiche seguenti: Le tante varianti con petali e sepali dei fiori dal fondo colorato (generalmente giallo) posti in verticale rispetto a chi li guarda e ben aperti, sono da considerarsi Vanda tricolor, mentre esemplari con i fiori (fondo bianco di sepali e petali), con maculature tendenti al viola-rosso e con le attaccature dei due petali poste orizzontalmente rispetto a chi le guarda fanno riferimento alla Vanda suavis. Inoltre nella Vanda suavis la caratteristica forma del labello carenato è più stretta e leggermente rivolta verso il basso rispetto alla Vanda tricolor. Sintesi: fondo bianco, macchie viola-rosso e labello viola scuro = suavis.
Vanda suavis: stampa tratta dalla rivista “The Garden” 1895.
Curiosità: metti un’orchidea nel tuo menù di Natale Tante ma non tutte le orchidee sono commestibili, nell’antichità l’Inghilterra possedeva una cucina a base di orchidee molto ricca, poi con il tempo le varie ricette andarono in disuso. Nel XVII° secolo erano consumate in abbondanza anche nel resto dell’Europa, alcune per la malcelata convinzione che possedessero virtù afrodisiache…per la verità, mai dimostrate. Le orchidee possono essere la base di varie ricette, dal risotto alla Vanda Suavis, alle tagliatelle all’orchidea, al tris di insalata (radicchio rosso di Treviso, petali di Suavis e sepali di Tricolor), ai petali di Cymbidium tracyanum caramellati, alle salsicce mezzanotte impreziosite con petali di Dendrobium speciosum e non da ultimo, tripudio di marmellata alle orchidee tropicali.
Qualche anno fa pubblicai questo articolo – https://www.orchids.it/2017/06/18/xilobium-variegatum/– fra le varie notizie riportate scrissi senza citare la fonte: “Un esemplare di questa specie è in coltivazione nell’Orto Botanico dell’Università degli studi di Firenze sin dal 1889”. Un mese fa cercai di documentare questa notizia chiedendo aiuto con un post su Facebook:
Chiedo aiuto a verificare la veridicità e la fonte certa di questa notizia che pubblicai nel giugno del 2017 su questo blog, senza citarne la fonte, e che ora non trovo più;
Dopo qualche giorno ricevo risposte utilissime da Giulio Ferretti curatore dell’Orto botanico di Firenze,
Caro Guido De Vidi, Sono Giulio Ferretti, curatore dell’Orto botanico di Firenze, rispondo alla sua richiesta provando a dare un contributo alla sua ricerca. Nella nostra collezione di orchidee abbiamo un individuo determinato come Xylobium variegatum (n° catalogo 2983). Purtroppo il database non fornisce indicazioni sulla provenienza dell’esemplare né sulla data della sua introduzione in orto. Tuttavia nel database si legge che la pianta corrispondente al numero 2983 (catalogazione digitale) era precedentemente archiviata con il numero 13529 (catalogazione cartacea). In effetti, nel vecchio catalogo cartaceo, a quest’ultimo numero corrisponde un esemplare di Maxillaria squalens Hook., della quale tuttavia non esistono altre informazioni sulla data di introduzione. Studi effettuati sui cataloghi storici dell’orto hanno portato a datare il volume in questione come realizzato nel 1880. Quindi tutto porta a supporre che, intorno al 1880, sia stata introdotta nell’orto botanico di Firenze un’orchidea, inizialmente determinata come Maxillaria squalens [=Xylobium squalens, catalogo 13529], che poi è stata revisionata e rideterminata come Xylobium variegatum [catalogo 2983].
L’esemplare in questione è presente tutt’oggi nella nostra collezione e con tutta probabilità deriva da divisioni dell’individuo introdotto attorno al 1880. Spero di esserle stato d’aiuto e la invito a venire a trovarci all’orto botanico non appena avrà l’occasione di passare in Toscana.
Esemplare di Xylobium variegatum presente nell’orto botanico di Firenze.
Guido De Vidi: Grazie Giulio, grazie per le indicazioni che mi ha fornito. Ho ricostruito tutto il travaglio tassonomico dell’orchidea in esame, sto verificando tutti i suoi cambi di nome, sia di genere che di specie. Ritengo sin d’ora di poter affermare che la pianta presente nell’orto botanico di Firenze sia proprio da considerarsi Xylobium variegatum. Inoltre la sequenza temporale dei cambi nome lascia affermare che la registrazione come “Maxillaria squalens” nel vostro archivio possa essere riconducibile a fine 1800. Questo fatto è da considerarsi motivo di valore aggiunto al già grande prestigio di questo orto botanico Sto preparando un articolo nel merito, che pubblicherò su orchids.it. Ancora grazie, anche per l’invito a passare nell’orto. Allego una foto della pianta presente nella mia collezione che all’occorenza potrà essere disponiile per qualsiasi vostro eventuale utilizzo.
Esemplare di Xylobium variegatum della collezione rio Parnasso.
Verifica della situazione tassonomica della pianta.
Il genere Xylobium fu proposto da John Lindley nel 1825 sulla base del suo Dendrobium squalens del Brasile. Tuttavia questa sistemazione fu di breve durata, la sua validità fu messa in dubbio da Hooker (1827). Lindley (1832a,b) condivise le osservazioni e in seguito trattò tutti gli Xylobium all’interno del genere Maxillaria. Quest’ultimo genere però presenta sempre infiorescenze a fiore singolo, e foglie conduplicate, spesso coriacee, mentre Xylobium ha infiorescenze multifiori e foglie plicate, papiracee. Per questa palese diversità, il genere Xylobium rimase dormiente fino al 1881 quando George Bentham ripristinò lo Xylobium delineandone le sue caratteristiche distintive.
Documentazioni: La prima descrizione di questa orchidea appare nel 1798 con il nome Maxillaria variegata Ruiz & Pav., Syst. Veg. FL. Perù. Chil. 1: 222 (1798). “Systema Vegetabilium Florae Peruvianae et Chilensis Modulo standard Sist. Veg. FL. Perù. Chil. Identificatore IPNI per le scienze della vita (LSID) urn:lsid:ipni.org:publications:811-2 Date fine dicembre 1798 Biblioteca del Congresso Numero QK253.R99 Autore Ruiz López, Hipólito²Pavon, José Antonio TL-2 Numero 9.772.”
Xylobium squalens e/o Xylobium variegatum. Per capire di più sarà utile leggere su Harvard Papers in Botany Volume 23, Number 1 June 2018 A Publication of the Harvard University Herbaria Including The Journal of the Arnold Arboretum
Su questo volume viene approfondita anche la situazione tassonomica del genere Xylobium dove si coglie con buona determinazione che “La facies accettata della specie nota da tempo come X. squalens, poi X. variegatum, è di una pianta con forma ovoidale….” Questo per dire che trattasi della stessa specie descritta più volte in epoche diverse.
In conclusione possiamo affermare che stiamo analizzando una specie attualmente riconosciuta come Xylobium variegatum con due sinonimi homotipici e vari sinonimi heterotipici. L’archivio cartaceo, fra le varie orchidee presenti nell’Orto botanico documenta l’esistenza di Maxillaria squalens ancora presente in vita, che, tenuto conto del suo travaglio tasonomico attualmente è Xylobium variegatum, nome di specie accettato dal Kew. Pur non essendo riportata la provenienza e la data di arrivo nell’Orto della pianta è plausibile affermare che Xylobium variegatum sia effettivamente giunta nell’Orto botanico di Firenze nella seconda metà del dicianovesimo secolo.
Questo status è sicuramente motivo di pregio per l’Orto e per i suoi curatori.
Data base cartaceo presente negli archivi dell’orto botanico di Firenze.
Un grazie particolare al curatore dell’Orto botanico di Firenze Giulio Ferretti ed alle amiche ed amici di Dendrobium & Fuuchiran per la collaborzione dedicatami: https://www.facebook.com/dendrobium.fuukiran
…anche nel menu di Natale, un ottimo risotto alla “Vanda suavis” è una ricetta esclusiva degna di Nero Wolfe
Vanda tricolor: notizie storiche.
Origine (Laos, Java) è stata descritta con il nome Vanda tricolor nel 1847 da John Lindley: Edwards’s Bot. Reg. 33: t. 59 (1847).
Successivamente (1853) in un lavoro comune fra John Lindley e Joseph Paxton (Paxton’s Flower Garden, Vol. 2) è stata ancora pubblicata con lo stesso nome.
Nella foto a sinistra: Vanda tricolor e Vanda suavis
Accanto al nome originario di specie sono stati affiancati vari sinonimi: Vanda tricolor var. suavis – Vanda tricolor var. planilabris – Vanda suavis Lindl. 1848 – Vanda suaveolens Blume 1849 – Limodorum suaveolens Reinw. ex Blume 1849.
Il motivo di questa incertezza è da ricercarsi nella grande variabilità della forma tipo (tricolor, appunto = tre colori: petali e sepali macchiati di viola/marrone con colore giallo di fondo e labello viola).
Si ritiene che ci siano oltre 50 forme /varietà diverse ed inoltre questa specie è di facile ibridazione naturale con altre specie di Vanda endemiche negli stessi siti della Vanda tricolor.
Un vecchio coltivatore, un giorno mi spiegò, che il distinguo fra Vanda tricolor tipica e Vanda suavis o var. suavis sta tutto nel colore delle maculature (rosso/marrone nella prima e viola scuro nella seconda); oltre a questa sintesi estrema è utile tener conto anche delle caratteristiche seguenti: Le tante varianti con petali e sepali dei fiori dal fondo colorato (generalmente giallo, vedi foto a sinistra) posti in verticale rispetto a chi li guarda e ben aperti, sono da considerarsi Vanda tricolor, mentre esemplari con i fiori (fondo bianco di sepali e petali), con maculature tendenti al viola-rosso e con le attaccature dei due petali poste orizzontalmente rispetto a chi le guarda fanno riferimento alla Vanda suavis.
Inoltre nella Vanda suavis la caratteristica forma del labello carenato è più stretta e leggermente rivolta verso il basso rispetto alla Vanda tricolor. Vanda suavis: stampa tratta dalla rivista “The Garden” 1895.
Curiosità… e un po’ di sana ironia
Tante, ma non tutte le orchidee sono commestibili, nei tempi antichi l’Inghilterra annoverava una ricca cucina a base di orchidee, con il tempo le varie ricette andarono in disuso.
Nel XVII° secolo erano consumate in abbondanza anche nel resto dell’Europa, alcune per la malcelata convinzione che possedessero virtù afrodisiache…mai dimostrate, per la verità.
Le orchidee (le loro infiorescenze) possono essere la base di varie ricette, dal risotto alla Vanda Suavis, tagliatelle alle orchidee, insalate con petali, caramellate e non da ultima la marmellata a base di orchidee.
Care amiche orchidofile, visti i costi, se le orchidee non sono di vostra produzione è consigliabile andarci piano con questi menù… al massimo se coltivate qualche Vanda tricolor fiorita per Natale, accontentatevi di raccogliere uno o due fiori per preparare un piccolo antipastino alla Vanda suavis.
Preparazione:
Tagliare del pane al latte a fette, farlo tostare, imburrarlo, disporre tre fiori di Vanda Suavis sulle fette, aggiungere e qualche scaglia di parmigiano molto sottile, gratinare al forno. Servire caldo e degustare a piccole dosi!
Acianthera violacea è stata descritta per la prima volta da Achille Richard e Henri Guillaume Galeotti come Pleurothallis violacea A.Rich. & Galeotti 1845, successivamente rinominata Acianthera violacea da Alec Melton Pridgeon e Mark Wayne Chase nel 2001.
Trovata nel Messico meridionale, in Guatemala e in El Salvador nelle foreste pluviali montane ad altitudini comprese tra 950 e 1500 metri come epifita di piccole dimensioni, crescita da caldo a freddo con steli ramificati eretti, snelli, terete, a 2 internodi avvolti parzialmente da guaine embricate e portanti una sola foglia, apicale, eretta, da lanceolata a ellittico-lanceolata, acuta e tridenticualte apicale, sessile, sfumata di porpora. Fioritura variabile nei tempi (autunno inverno).
Acianthera violacea è una specie del genere Acianthera composto da circa200 specie. La specie tipo del genere è Acianthera recurva.