PordenoneOrchidea 2022, 22esima edizione

DOVE ERAVAMO RIMASTI? Eravamo alle porte della primavera 2020, l’entusiasmo era alle stelle e la 21a edizione di PordenoneOrchidea si mostrava con tutto il suo fascino. Vi ricordate? Il tema di quella edizione ci portava nel lontano Giappone con l’orchidea del samurai.

Allora si sognava di candidare l’ITALIA quale Paese europeo ospitante un futuro European Orchid Council Conference and Exhibition (EOCCE), l’ente Fiera di Pordenone Spa dava la disponibilità operativa. Purtroppo il futuro ci ha portato dentro la pandemia del COVID19 e tutto si è bloccato, nel 2021 Ortogiardino non ebbe luogo e nemmeno la 22a edizione di PordenoneOrchidea.

Quest’anno, nonostante la pandemia sia ancora presente fra noi, la direzione di Pordenone Fiere SPA, rccogliendo la volontà di ripartenza, sentimento che aleggia in ampi strati della popolazione, nel rispetto delle norme vigenti anti COVID19, riprende le varie fiere in programma, compresa Ortogiardino, e a cascata anche PordenoneOrchidea. Da sabato 5 Marzo 2022 a Domenica 13 Marzo 2022.

Dove eravamo rimasti, si suol dire quando si cerca di tornare a vivere nella normalità dopo periodi bui. PordenoneOrchidea è senza dubbio alcuno, fra i più seguiti eventi dedicati alle orchidee e alla primavera che bussa alla porta. A riceverci come sempre ci saranno le orchidee, belle e sontuose da vedere e comprare, stand accurati e venditori selezionati fra i migliori. Non solo orchidee, però, come in ogni edizione un tema nuovo a fare da fil rouge all’evento.

Scorcio esposizione 2020

Questa edizione di PordenoneOrchidea non può che esere dedicata alla VITA che riparte. E riprenderemo da dove eravamo rimasti, l’atmosfera guarderà a oriente, estremo oriente. Sabato 5 Marzo ore 11 – inaugurazione mostra, raduno dei collezionisti e coltivatori di orchidee italiani, invitati a discutere sul tema: “Oltre le Associazioni” la voce dei collezionisti amatoriali.

Conversazioni seguitissime.

Domenica 6 Marzo ore 16 – Lectio magistralis – Per aspiranti appassionati nella coltivazione delle orchidee: conoscere la loro struttura ed il loro funzionamento.” – Durante la settimana: alle 5 della sera, mini corsi pratici dal titolo: “Ve le dò io le orchidee”, parentesi gogliardica per entrare con gioia nel magico mondo delle piante e dei fiori, in collaborazione con gli standisti presenti. Sabato 12 Marzo ore 10 – Dr. Simone Celebrin: giardini verticali il futuro degli spazi “green” Domenica 13 Marzo ore 17 – Raduno conviviale: la Fiera, ringrazia e premia.

Coelogyne cristata, glandulosa o ibridi?

A volte il dubbio che le eticchette delle orchidee nella collezione siano di incerta provenienza, consiglia di approfondire la storia tassonomica che le accompagna. Ed è così che a volte capita di ammirare una orchidea in fiore e scoprire che forse il nome riportato sul cartellino non è corretto. Un esempio della incertezza tassonomica di cui sopra lo si può toccare con mano davanti a un bel cestino fiorito, etichettato come Coelogyne glandulosa. Questa specie fu descritta da Lindley nel 1854 in Folia Orchidacea. Coelogyne  5: 6 1854, sulla base della Coelogyne nervosa Wight che Lindley considerò come tipo di Coel. glandulosa. Ecco la descrizione originale:

Pianta in esame etichettata come Coelogine glandulosa

Descrizione di Coelogyne glandulosa in Folia Orchidacea. Coelogyne  5: 6 1854
quindi il labello ha: ” tre linee crestate, bordate da piccoli dentini ghiandolosi”

Iniziando la ricerca si sceglie di partire dall’analisi di quella che si presume possa essere la vera Coelogyne glandulosad osservando il disegno tratto dal libro Les Coelogynes di  E & J-C George

La sommaria comparazione con le foto della pianta in analisi, evidenzia una sostanziale differenza con quella del disegno, soprattutto nella morfologia del labello. Nella descrizione di Lindley il labello è ovato-lanceolato, con lobo mediano linguiforme, mentre nella Coelogyne in analisi l’estremità del labello è tronco, esattamente come quello di uno dei suoi genitori la Coel. cristata. Probabilmente siamo in presenza di un ibrido e l’analisi può considerare anche Coelogyne Intermedia.

Coelogyne Intermedia è un altro esempio gravido di polemiche e confusione tassonomica. Dudley Clayton nel suo libro, The Genus Coelogyne, affermano che potrebbe rivelarsi una variazione di Coelogyne cristata. Ma ammette che potrebbe essere un ibrido naturale. Coelogyne Intermedia è stata ufficialmente registrata nel 1913 da James Cypher & Sons in Inghilterra con genitori – Coelogyne cristata x Coelogyne massengeana – (quest’ultima ora ribattezzata Coelogyne tomentosa). Però va sottolineato che nel mondo dell’orchidologia si spezzano varie lance in favore del fatto che si tratti di un ibrido e che il genitore pollinico sia in realtà Coelogyne flaccida. Questa ipotesi comporterebbe una affinità con l’ibrido Coelogyne Unchained Melodyl (che si trova anche come ibrido naturale). E’ risaputo che nel mondo delle orchidee, le ibridazioni delle Coelogynae hanno la reputazione di essere difficili da otteneree da allevare (anche se in natura ci sono esempi di ibridi). Con il livello di dubbi sull’identità di cui sopra, è facile immaginare la confusione quando qualcuno usa Coelogyne Intermedia come genitore ibrido. A volte è venduto come: Coelogyne Unchained Melody e Coelogyne lactea.

Coelogyne Intermedia – foto tratta dal web – collezione Gianni Faccioli

Ibridi: registrati 1. Coelogyne Cosmo-Crista (1996) – Coelogyne Intermedia x Coelogyne cristata. 2. Coelogyne Memoria Okami (2001) – Coelogyne Shinjuku x Coelogyne Intermedia. 3. Coelogyne Memoria Sadako (2001) – utilizzando Coelogyne speciosa x Coelogyne Intermedia

Le comparazioni sollecitano la nostra attenzione su Coelogyne Unchained Melody (C cristata x C flaccida). E’ un ibrido primario resistente, regolare, facilmente coltivabile piacevolmente bello. Fiorisce per almeno un mese producendo fiori bianchi profumati che, combinati con la loro robustezza, garantiscono un posto in ogni collezione. È un ibrido primario presente in natura, creato artificialmete da sconosciuto nel 1995 e registrato da David Banks (un coltivatore australiano) che lo ha prodotto in coltivazione orticola. Genitori sia famosi che belli hanno contribuito in modo sostanziale a questa splendida prole. I fiori sono un po’ più piccoli di Coelogyne cristata e forse non molto più grandi di Coelogyne flaccida ma hanno quella predominanza bianca incontaminata e il giallo oro ancora più generoso. Sorprendentemente, le punte dei fiori non sono pendenti come quelle dei loroi genitori.

Coelogyne Unchained Melody ‘Mossiae’ foto tratta dal web.
Coelogyne in analisi – collezione rio Parnasso.

Varietà : Coelogyne Unchained Melody ‘Mossiae’ – ha il labello di un colore limone molto pallido invece del ricco giallo/oro estremamente bello. È stato erroneamente venduto per molti anni come Coelogyne mossiae.

Labello della pianta in esame eticchettata come Coelogyne glandulosa

Conclusione: Esseno in circolazione ibridi primari ben riusciti, è possibile che, vista la rarità in sito della Coelogyne glandulosa, della C.mossiae, e di altre simili, sia plausibile la presenza nei mercati di Coelogyne Unchained Melody ‘Mossiae’ vendute come le specie assai più rare menzionate sopra, ma per andare oltre ogni ragionevole dubbio bisognerebbe fecondare i fiori della pianta in esame per self e attendere le fioriture dei figli: se non saranno tutti di eguale mofologia e colore, sarà la prova che è un ibrido. Per ora rimaniamo con il dubbio, chi vivrà vedrà.

Holcostylis M S Sunlight (Holcoglossum flavescens x Rhynchostylis gigantea)

Holcostylis M S Sunlight, Mao Sen Orch. 2012

(RHS registered)
Holcoglossum flavescens × Rhynchostylis gigantea

Miniature nella collezione rio Parnasso. E’ un ibrido originato da Mao Sen Orch. Registrato alla RHS il 24 Maggio 2012. Holcostylis MS Sunlight (Holcoglossum flavescens × Rhynchostylis gigantea) – ibrido intergenerico primario, con fioritura abbondante e frequente. I fiori bianchi, con labello ciclamino o rosa, emanano un forte profumo. Pianta compatta, piccola.
Fiori molto profumati!

Questa miniatura può essere coltivata in piccoli vasi con substrato simile a quello in uso per la Neofinita falcata. Origine etimologica: “Il nome Holcoglossum deriva dal greco holkos (cinturino) glossa (lingua) in riferimento al labello a forma di cinturino della specie tipo, Holcoglosssum quasipinifolium. Il nome Rhyncostyilis deriva dal greco rhynchos (rostro, becco) e stylis (colonna), in riferimento al gimnostemio forma di becco tipico del genere.

Restrepia jesupiana

Restrepia jesupiana Luer 1996
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Restrepia
Origine etimologica del nome di specie: in onore di Ann Lauer Jesup di Bristol, CT, storico collezionista di questa specie.

Nota: Nel 2002 l’AOS, istituisce il trofeo botanico “Ann and Phil Jesup”assegnato al coltivatore di specie di orchidee più eccezionali premiate dalla Società durante l’anno precedente. Il premio onora i numerosi contributi di Ann e Phil Jesup, che per decenni hanno dedicato generosamente il loro tempo in AOS.

Restrepia jesupiana è una specie di orchidea epifita, endemica nelle zone montagnose di Merida nel Venezuela occidentale, in Colombia, dove può essere trovata a altitudini comprese tra 2000 –2800 metri.
E’ una pianta di dimensioni minute (10 – 15 cm) ed è molto rara nelle collezioni.

Fiori
Il fiore, molto stilizzato, si caratterizza per il colore giallo luminoso del suo synsepalo, leggermente striato di porpora alla base. Il labello giallo è lievemente verrucoso e misura 9 mm in lunghezza e 3 – 4 in larghezza. La pianta fiorisce dal tardo inverno alla primavera con un unico fiore largo 2 cm.

Coltura

Coltivare la pianta in ambiente di luce moderata o ombra parziale a temperature da fresche a intermedie. Invasare la pianta in corteccia fine con perlite o muschio di sfagno. Bagnare regolarmente e mantenere il substrato umido.

Dinema polybulbon

Dinema polybulbon genere descritto da (Sw.) Lindl. e pubblicato in The Gene and Species of Orchidaceous Plants 111. 1831.

Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laeliinae


Etimologia: Genere Dinema epiteto composto da due parole di origine greca, (di) che significa due e (nema) che significa filo, in riferimento alle due appendici piuttosto lunghe e sottili alla fine della colonna (vedi foto), specie polibulbon per la vocazione a produrre molti pseudobulbi. Molto spesso nelle collezioni è etichettata come Encyclia o Epidendrum . Dinema polybulbon è una pianta di piccole dimensioni originaria dei Caraibi da Cuba alla Giamaica, Guatemala, Honduras e Messico. In Messico, specie endemica negli stati del Chiapas, Oaxaca, Puebla e Veracruz, cresce solitamente in boschi di querce o in boschi misti, ad un’altezza di 600-2000 m. Sebbene di solito siano epifite, a volte crescono sulle rocce.

Coltivazione:  Dinema polybulbon desidera temperature moderate. È una pianta con fabbisogni termici moderati. In estate 24°- 30°C, di giorno e quella notturna media di 15-16°C. La temperatura media invernale è di 22-24°C durante il giorno e 11-12°C C di notte. Umidità: 75-80% in estate e 65-70% in inverno e primavera. Substrato: su pezzi di sughero o corteccia irregolare dove va assicurata un’elevata umidità e in estate le piante vanno annaffiate almeno una volta al giorno.  Se le piante vengono coltivate in vaso, si consiglia di utilizzare un substrato molto sciolto e permeabile, come pezzi di corteccia di pino o sughero di media gradazione. Rinvaso: il rinvaso dovrebbe avvenire quando inizia la crescita di nuove radici o, se possibile, subito dopo la fioritura. Irrigazione: substrato sempre umido e leggero riposo invernale quando  le annaffiature devono essere gradualmente ridotte. Fertilizzazione: durante il periodo di sviluppo, questa specie va concimata ogni settimana con 1/4-1/2 della dose consigliata di fertilizzante bilanciato per orchidee. Periodo di riposo:  In inverno per circa 4 mesi ridurre le annaffiature, ma non eliminarle. In aiuto alle piante nel periodo di tempo invernale soleggiato e luminoso si consigliano nebulizzazioni quotidiane.

Genere monotipico di ochidee epifite o litofite; con pseudobulbi lunghi 10 mm e larghi 6 mm, distanziati di 1–1,5 cm l’uno dall’altro sul rizoma strisciante, leggermente compressi, verde-giallastri, apicalmente bifogliati. Le foglie sono lunghe 15 mm e larghe 8 mm, ottuse, emarginate, di colore verde brillante. L’infiorescenza è uniflora o raramente con 2 fiori, terminali, i fiori 15 mm di diametro, i sepali ed i petali sono bruno-giallastri, il labello è di colore bianco o bianco-giallastro con l’unghia gialla, la colonna è bianca con macchie porpora; i sepali lunghi 9 mm e larghi 2 mm, poco acuminati; petali lunghi 9 mm e larghi 1,5 mm; la colonna è lunga 5 mm, con 2 cospicui prolungamenti all’apice, pollinia 4. Dinema polybulbon fiorisce dall’autunno all’inizio della primavera su un’unica infiorescenza a fiore, apicale sottesa da una spata sottile formatasi all’apice dello pseudobulbo maturo e portando un grande fiore profumato.

Sinonimi: Epidendrum polybulbon Sw., Prodr.: 124 (1788). Encyclia polybulbon (Sw.) Dressler, Brittonia 13: 265 (1961). Bulbophyllum occidentale Spreng., Syst. veg. 3: 732 (1826). Epidendrum polybulbon var. luteoalbum Miethe, Orchis 8: 33 (1914). Epidendrum cubincola Borhidi, Acta Bot. Accad. Sci. Sospeso. 22: 295 (1976 publ. 1977). Dinema cubincola (Borhidi) H.Dietr., Wiss. Z. Friedrich-Schiller-Univ. Jena, matematica.-Naturwiss. Reihe 29: 524 (1980)