Patacche…se le conosci le eviti

Su internet capita di trovare la pubblicità di miracolosi impianti fog a basso costo, per serre di orchidee.
Ecco due esempi nelle foto.

1 – Così come proposti sono pericolosi per l’assoluta mancanza delle più elementari norme di sicurezza elettrica.
a)- Foto a sinistra, aggeggi da eliminare qualora fossero già installati: kit estremamente pericoloso con parti in tensione 220 Volt esposte al contatto e accessori elettrici non a norma.
b)- Foto a destra, tentativo di protezione elettrica malamente riuscito, accessori di gestione non idonei per l’uso indicato (micro switch metallici non protetti, impiantistica di gestione e comando con tecnologia obsoleta, funzionamento a 220 volt).
Al giorno d’oggi, la tecnologia digitale e la domotica consentono di gestire complessivamente ed a costi accettabili, le esigenze di automatizzazione in serra, umidità, temperatura, telecontrolli e telecomandi di apparecchiature, luci sensori ecc.

2 – Sono inefficaci per produrre nebbia, quella vera, che si ottiene solamente con l’ausilio di pompe ad alta pressione (70 bar), e non con una pompetta in uso nelle macchinette da caffè di uso domestico.

3 – L’impiantistica idraulica realizzata è soggetta a dannosi gocciolamenti, ad intasamenti da alghe, calcare ed altre impurità, non garantisce un duraturo funzionamento nel tempo e non soddisfa nemmeno le minimali esigenze di produzione nebbia in piccole serre.

Osservazioni:
La produzione ed il controllo dell’umidità nella coltivazione di orchidee è uno degli aspetti più importanti per la loro qualità di vita e va trattato con la massima professionalità, a volte, spendere un po’ di più per l’acquisto di tecnologie valide, fa risparmiare tempo e denaro negli anni a venire.

Cattleya amethystoglossa

Cattleya amethystoglossa
Cattleya amethystoglossa Linden & Rchb.f. ex R.Warner, Select Orchid. Pl.: t. 2 (1862).

Varietà e sinonimi:
Cattleya amethystoglossa var. alba L.C.Menezes & Braem, Richardiana 6: 179 (2006).

Cattleya amethystoglossa var. lilacina (Rchb.f.) Fowlie, Braz. Bifol. Cattleyas: 93 (1977).

Cattleya amethystoglossa var. rosea Rolfe, Lindenia 8: 81 (1892).
Cattleya guttata var. keteleerii Houllet, Rev. Hort. 46: 350 (1874).
Cattleya guttata var. lilacina Rchb.f., Gard. Chron., n.s., 16: 38 (1881).
Cattleya guttata var. prinzii Rchb.f., Bonplandia (Hannover) 4: 327 (1856).
Cattleya purpurina Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 2: 158 (1882).
Epidendrum elatius var. prinzii (Rchb.f.) Rchb.f., Xenia Orchid. 11: 33 (1862).

Cattleya amethystoglossa è una delle specie più robuste fra le Cattleya bifoliate. Pur diversa nei colori dei fiori, questa specie evidenzia uno stretto legame con Cattleya guttata. Quando è stata scoperta, la specie era abbastanza comune in habitat naturale. Le deforestazioni incontrollate hanno ristretto i suoi siti di endemicità.

Cattleya amethystoglossa cresce come pianta epifita sui rami apicali degli alberi, dove può ottenere una buona circolazione dell’aria e molta luce; in zone luminose ed aperte può crescere anche come pianta litofita.
Questa specie è endemica in Brasile, Bahia, Minas Gerais e stati di Pernambuco, fino a Espirito Santo, in quest’ultimo stato solo testimonianze che fanno risalire la sua presenza a quando la foresta tropicale era integra.

C. amethystoglossa ha pseudobulbi che raggiungono anche 1 metro di altezza. Ogni pseudobulbo ha due (a volte tre) foglie coriacee, verdi nella parte superiore. I suoi fiori raggiungono anche i 10 cm di diametro e si formano su steli terminali che si sviluppano all’apice dello pseudobulbo. L’infiorescenza produce tra i dieci ei 30 fiori fragranti.
Il colore base dei fiori è solitamente lavanda luminoso, con una grande variazione nella quantità di punteggiature sui petali e sui sepali. Raramente in natura si trovano forme alba, non risulta notizia di alcuna forma coerulea.

Purtroppo nella parte meridionale dello stato di Bahia, dove si trova il principale habitat di Cattleya amethystoglossa, la foresta, viene tagliata e ad un ritmo impressionante, al punto che attualmente è stata quasi totalmente distrutta. A peggiorare le cose si sommano i successivi incendi dei disboscatori, che distruggono tutte le piante epifite soppravissute ai raggi del sole.

Purtroppo la deforestazione per usi agricoli non ha fine perchè le aree disboscate, poi utilizzate per una sorta di povera agricoltura, ben presto diventano improduttive e la gente del posto disbosca altre zone, provocando in tal modo una tragedia senza fine per la flora epifita presente in qui luoghi.

In coltivazione questa specie desidera un posto caldo in serra, bagnature copiose e forti fertilizzazioni durante la crescita attiva. Ridurre le bagnature quando gli pseudobulbi sono maturi e lasciare che la pianta vada in riposo. La luce intensa (leggermente filtrata) favorisce una migliore fioritura.
Le dimensioni e la robusta struttura di questa orchidea, suggeriscono la coltivazione in vaso.

Giocherellando sul blog – quiz: cerca l’autore.

Orchids.it è una miniera di notizie e di commenti.
Proviamo a giocare con la memoria, 4 indizi (commenti) inviati al blog da un visitatore e tu indovina chi li ha scritti:

1 – Inviato il 24/12/2009 alle 23:59

Sono assolutamente d’accordo con Guido
Senza se e Senza ma.

2 – Inviato il 28/08/2007 alle 20:10

Questo “omissis” signore caro Guido sono curioso, molto curioso di vedere come reagirà quando lo incontrerò e guardadolo bene negli occhi gli chiederò come fa a dire che questo paphio sia stato pagato molto caro, una sua pura invenzione dato che sono ancora in possesso della lista con il prezzo della pianta (citata appunto aspersum ma rivelatasi poi un helenae) lista che pubblicheremo in seguito in originale dalla SUN MOON ORCHIDS:INC: datata luglio 2005 dove si legge: Paph. aspersum x sib euro 30.
Per favore Guido da risalto a questa mia risposta in modo che questo signore che si fa chiamare Ronin ma sappiamo bene chi sia, possa leggere questo messaggino del quale discuterò con lui appena lo incontrerò. Grazie, un saluto a te e a tutti gli amici di orchids.

3 – Inviato il 11/12/2006 alle 13:13

Sono appena tornato da Pordenone dopo aver ritirato un riconoscimento assegnato dall’ente fiera a Guido per il grande supporto di prestigio che Guido e orchids club hanno dato in questi anni alla fiera di Pordenone.
Un vero peccato che Guido non fosse presente, si è perso un servizio televisivo regionale e locale nonchè servizi sicuramente lusinghieri da tutti i midia presenti. Il sottoscritto che lo rappresentava, ha ricevuto dal presidente e dall’ente fiera un augurio di prontissima guarigione e un saluto e ringraziamento per la collaborazione finora prestata da Guido e amici ed ha auspicato la sua continuità collaborativa nel futuro della fiera. Mi unisco agli auguri di pronta guarigione e, saluto tutti gli amici di ORCHIDS CLUB.
Augurissimi

4 – Inviato il 28/11/2006 alle 18:32

Voglio entrare di diritto nelle note del tuo quaderno, con quel mastodontico VIRUS che mi hai propinato qualche anno fa che non riesco a scollarmi di dosso ne di giorno ne di notte dal primo momento in cui sono entrato nella tua serra. A parte gli scherzi la trovo una bellissima idea che sicuramente servirà anche a tutti noi come esempio per continuare al meglio nella nostra passione. Ti prego di far attenzione ai professori che sicuramente impareranno a memoria tutto quello che scivi per trovare, da buoni intelletuali qualche difetto anche nell’apporre anche solo una virgola.
Auguri e BUON QUADERNO

Dockrillia linguiformis (Orchid Button o Tongue Orchid)

Il genere Dockrillia
Dockrillia Brieger, Die Orchideen 1 (11-12): 745 (1981); Dendrobium sezione Rhizobium Lindl, J.. Linn. Soc. 3: 2 (1859).
Specie tipo: Dendrobium linguiforme SW. [Dockrillia linguiformis (Sw.) Brieger].
Sinonimi: Dockrillia linguiforme (Sw.) Brieger, Schlechter Orchideen 1 (11-12): 745 (1981). Callista linguiformis (Sw.) Kuntze, Revis. Gen. Pl.. 2: 655 (1891).

Questo genere comprende circa 30 specie in parte endemiche in Australia con circa 18 specie e Nuova Guinea con circa 10 specie; qualche specie vive in Nuova Caladonia e Vanauatu. Il loro habitat comprende le altitudini moderate delle foreste pluviali e dei boschi aperti, generalmente in situazioni di luce intensa.
Le specie, ora incluse nel genere Dockrillia, erano precedentemente classificate sotto il genere Dendrobium. Copn l’ultima revisione tassonomica del gruppo dei Dendrobium, molte specie sono state trasferite in nuovi generi. Alcuni di questi cambiamenti sono stati ampiamente accettati, altri sono ancora incerti. L’adozione del nome generico Dockrillia sembra essere più generalmente accettato.
Brieger ha costituito questo genere per raggruppare le specie australiane con foglie più o meno cilindriche, spesse e carnose che si formano lungo un rizoma sottile. Il nome è stato dato in onore di Alick Dockrill, botanico e orchidologo australiano. La maggior delle specie di questo genere sono epifite a portamento pendente, alcune, ad esempio D. striolata, sono litofite.

Dockrillia linguiformis
Dockrillia linguiformis (Sw.) Brieger (1981)

Descrizione della specie
Dockrillia linguiformis, nota anche con i nomi (Orchid Button o Tongue Orchid) è una piccola orchidea, endemica a nord di Ulladulla nel sud est del New South Wales, in Australia. E’stata originariamente descritta come Dendrobium linguiforme dal botanico svedese Olof Swartz nel 1800, il suo nome attuale è stato assegnato nel 1981 da Brieger. Il nome della specie deriva dal latino “lingua” e “forma” per la somiglianza delle foglie a lingue.
L’habitat di questa specie è generalmente caratterizzato dalle foreste di Eucalipto o foreste pluviali. Tuttavia, può sopravvivere nelle zone più aride del Great Dividing Range, o nei pressi di Tamworth nel nord del New South Wales.
Dockrilla linguiformis è stata la prima orchidea botanica australiana ad essere descritta. Vive sia come pianta epifita che litofita. Si tratta di una specie molto particolare per le sue spesse foglie carnose di forma ovale, lunghe fino a 40 mm. I fiori sono di colore bianco (diametro 10mm) e si formano su racemi che sviluppano fino a 20 fiori, di solito nel tardo inverno e primavera. In sito, questa orchidea, se incontra condizioni favorevoli su pareti rocciose, può formare estese colonie, anche in zone molto esposte alla luce. Le foglie carnose hanno la funzione di accumulare grandi quantità d’acqua, per cederla durante lunghi periodi di siccità, avvizzendo vistosamente, ma garantendo in tal modo le condizioni vitali alla pianta.

Questa specie può essere coltivata in vaso con substrato di bark drenante o su lastre di corteccia e/o di sughero. Fertilizzare abbondantemente dopo la fioritura.

Un nuovo libro sulle orchidee

Guido, ho intenzione di pubblicare un libro, un piccolo libro sul collezionismo delle orchidee – così esordì l’amico Alberto Ghedin – quando mi chiese di scrivere una breve introduzione a questo suo lavoro letterario.
Nella mia veste di collezionista di orchidee, da sempre impegnato nella divulgazione popolare di questo splendido hobby, ebbi un sussulto di orgoglio, questa richiesta provocò in me la stessa emozione che vive il contadino quando raccoglie i frutti del suo lavoro: sì perché Alberto, amico per altri versi da tanti anni, iniziò a perfezionare la sua avventura orchidofila, in occasione di un nostro incontro: io coltivatore di lungo corso e lui, allora neofita.

Libri in lingua italiana che raccontano le orchidee non ce ne sono molti, sarà la tendenza anglofona dominante, sta di fatto che pubblicare lavori in lingua italiana sulle orchidee è quasi sempre un atto di coraggio.
Questo libro è la trasposizione cartacea di una passione, leggendolo si coglie che il filo conduttore del suo autore è proprio il racconto della sua esperienza, delle sue scoperte e delle sue soddisfazioni.

Un bel viaggio nel fantastico mondo delle orchidee, un viaggio delicato e per certi versi anche intenso, carico di quei sentimenti, che solo le maliarde sanno donare a quanti entrano nel loro mondo.
Il libro ti accompagna con semplicità in questo fantastico viaggio, ti racconta storie, richiama la tua attenzione con bellissime fotografie e ti fa conoscere il mondo del collezionismo associativo, quasi come un invito a diventarne protagonista: buona lettura.