Quiz: conoscete questa orchidea?

12 ore per dire la vostra, poi incollo la scheda

Collezione Guido De Vidi foto 08.05.06
Diritti riservati

Piccola indicazione: è considerata rara ed è endemica nel Madagascar centro/est.
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Trascorse…abbondantemente le 12 ore, possiamo continuare:

…Certo che, il magico mondo delle orchidee ti obbliga continuamente a cercare, studiare, confrontare e magari sbagliare, perché alla fine d’ogni ricerca ti rimane sempre un margine di dubbio sulle tue conclusioni.

Neanche in questo caso non sono riuscito a sfuggire all’incertezza.
L’orchidea proposta nella foto sopra, appartiene sicuramente al genere Aeranthes, ma le sicurezze si fermano subito perché già con il nome di specie si cade nella trappola dei sinonimi e delle varietà.
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Il club punta a Nord e approda al Royal Botanic Gardens Kew.

Carissimi orchidofili,
dopo un lungo periodo di “meditazione” sono giunto alla conclusione che si doveva partire! La meta?
Il Kew Garden, ovvero l’orto botanico di Londra!!!

Dopo la laurea, verso la fine di Marzo ho deciso di partire per fare un esperienza pratica di 3 mesi presso uno dei piu’ importanti orti botanici al mondo. Qui e’ incredibile ci sono piante di tutti i tipi e da tutto il mondo, si trovano orchidee, felci, banani, pianta del cacao, rose risalenti al 1700, magnolie, rododendri, cactacee, carnivore e addirittura il Pino Wollemi che risale all’era dei dinosauri!!!

Diamo un po’ un occhiata alla storia di questo parco…
Il Kew Garden e’ sorto per mano del Duca di Tewkesbury presso il Kew Park ed e’ stato poi modificato e notevolemente ampliato dalla Principessa Augusta, vedova di Frederick, Principe del Galles per il quale Sir William Chambers costri’ diverse strutture tra cui la superba Pagoda cinese risalente al 1761.
Giorgio III ha successivamente ampliato i giardini grazie all’abilita’ di William Aiton e Joseph Banks. Il Kew Park, rinominato in seguito Casa Bianca fu demolito nel 1802.
L’attigua “Dutch House” fu comprata da Giorgio III nel 1781 come asilo per i figli della famiglia reale. La maestosa costruzione e’ nota oggi come Kew Palace, dove ,cari amici del club, la regina Elisabetta ha ben pensato di festeggiare due venerdi fa i suoi 80 anni… fuochi d’artificio a manetta e quasi piu poliziotti che piante…nonostante questo siam riusciti ad entrare, grazie ai nostri pass, al parco e goderci lo spettacolo pirotecnico!!!
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Risposte ed informazioni

News flash

Antonio L. pone queste domande in coda ai commenti del post “Concimazione delle orchidee” apparso su questo blog il 19.01.06:

Salve a tutti avrei bisogno di favi una domanda su un fertilizzante fogliare NPK 5.8.16 x fioritura , sulla confezione e’ descritto come concime fogliario e non radicale , la mia domanda e’ questa : il prodotto deve essere usato esclusivamente x via fogliaria o posso utilizzarlo magari modificando le dosi anche radicalmente??? o in mancanza di un valido sostituto liquido radicale posso concimare con uno granulare magari un NPK 11.22.16??? purtroppo ho scoperto che trovare un concime liquido con buone xcentuali di potassio e fosforo dalle mie parti e’ praticamente impossibile , sembra di stare in africa , vi ringrazio di ogni suggerimento che mi darete alla proxima ciao

Caro Antonio, benvenuto su orchids.it.
Generalmente, quando appaiono commenti scritti da visitatori del blog su vecchi post, piuttosto di rispondere in coda, preferisco richiamare l’attenzione delle amiche ed amici con un nuovo post.

Brevi considerazioni sulla concimazione delle orchidee.
La concimazione delle orchidee è un aspetto molto sentito dai coltivatori collezionisti, che non va considerato però, l’elemento più importante della corretta coltivazione: in altre parole, le orchidee e soprattutto nelle collezioni multi specie e generi, si accontentano anche di mangiare quel che capita.
Le tue domande, sono oltremodo pertinenti, perchè pongono l’accento su quattro quesiti fondamentali:
1) – Bilanciamento dei tre valori NPK.
2) – Differenza fra concime fogliare e radicale.
3) – Quantità di fertilizzante per concimazione.
4) – Concime liquido e solubile.
Con le prossime osservazioni cercheremo di coniugare in modo semplice i quattro punti sopra citati; mentre per gli approfondimenti, possiamo rileggerci insieme il post linkato in presentazione.
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Pleurotallis groby?

20 anni di coltivazione

Pleurothallis grobyi Bateman ex Lindl. 1835

Un miniatura da clima freddo temperato, epifita a svilubbo cespitoso simpodiale, originaria del Nicaragua del sud , Perù ed il Venezuela.
La struttura vegetativa è costituita da esili gambi con singole foglie apicali alla base delle quali si formano gli steli fiorali dotati di piccolissimi e numerosissimi fiori chiari e striati, che si aprono in successione.

Questa pianta ha una storia molto interessante: circa una ventina di anni fa, stavo in serra di un mio amico collezionista per assistere alle operazioni di rinvaso, quando incidentalmente si staccò una fogliolina (in realtà si trattava di una struttura vegetativa autosufficente) da un piccolo ceppo di Pleurothallis della sua collezione.
Il mio amico, con il classico tono di “sfida bonaria”, che i collezionisti smaliziati usano con i malcapitati principianti, esordì dicendo – “Tieni questa è per te!”
Nella foto sopra si può vedere la piccola foglia dopo 20 anni… penso che si tratti del Pleurothallis grobyi , per l’appunto.

Phaphiopedilum specie, tante e continuamente movimentate

Scrivendo solamente Paphiopedilum si corre il rischio di farsi infilzare da qualche “teorico purista”
… sì perchè le orchidee, che normalmente conosciamo come Paphiopedilum sono sottoposte a continui studi, classificazioni e nuove denominazioni.
Cribb, Braem ed altri, avranno sicuramente le loro ragioni, ma per noi collezionisti è una continua rincorsa alla “metabolizzazione” dei nuovi nomi e non di rado può capitare, che si acquistino le stesse piante con nomi nuovi!

In questo post, le mie intenzioni iniziali erano quelle di descrivere una delicata specie della mia collezione, che amo particolarmente, ma gli ostacoli iniziano subito con il nome specifico scritto sul cartellino in modo errato.

L’orchidea a cui mi riferisco (vedi foto a sinistra) è un Paphiopedilum acquistato in Thailandia, una decina d’anni fa e cartellinata come Paphiopedilum thailandensis

Il primo errore rilevato è sul nome di specie: la scrittura esatta è thailandense, ma a questo punto inizia un lungo percorso di consultazioni e ricerche sia su internet che sui testi.

Dopo tanto peregrinare, le idee sono ancora più confuse e per chiarirle servono pareri di esperti: con il vostro contributo possiamo approfondire insieme la recente tassonomia dei Paphiopedilum.

La prima considerazione porta a pensare, che la specie di riferimento è Paphiopedilum callosum di cui thailandense, secondo Cribb, dovrebbe essere un sinonimo.

Paphiopedilum callosum (Rchb. f.) Cribb
Sinonimi: Paphiopedilum birkii; P. sublaeve; P. thailandense

La confusione non finisce con la ricognizione riportata sopra, sul libro “Paphiopedilum” di Braem e Chiron (2003) si decide fra l’altro, che la specie Paphiopedilum callosum diventi Paphiopedilum crossii .

Morale: prima di farsi ammaliare da qualche nome nuovo di specie è bene attivare una ricognizione generale su internet e sulla bibliografia disponibile …a tal proposito, appena torna Elettra dalle vacanze Cubane, partiremo con l’acquisto del nuovo libro annunciato nei precedenti post.