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Le orchidee di Enzo: una visita emozionante

Le orchidee sono ammalianti
Sì. E’ vero, ma può capitare per vari motivi di dover rompere quel rapporto magico con loro, ed allora la magia si tinge di tristezza.
Quando si inizia l’avventura con le orchidee, a volte ci si perde subito per strada e qualche volta invece, può succedere che si riesca a creare una bella collezione, che cresce attorno a te e quasi ti avvolge, ma il suo mantenimento richiede sempre la tua presenza, il tuo amore e la tua passione. Le insidie sono enormi e le occasioni di sconforto ti assalgono quasi giornalmente. Molti sono gli aneddoti di fallimenti, di grandi collezioni finite e di sacrifici buttati al vento. La collezione di orchidee poi, invecchia insieme al suo collezionista – è la legge della vita – cosa fare?

La visita alla collezione di Enzo
Enzo Cantagalli vive a Pieris (GO) e coltiva orchidee da una vita, la sua vita ha superato la ottantina da un bel po di tempo. La sua collezione di orchidee è stata splendida per anni, e per molti di noi è stata la fonte dei nostri desideri, l’occasione per assaporare la magia e per attingere a piene mani, saggezza e consigli. Col passare degli anni, però, la sua sfida con le orchidee si è fatta sempre più difficile e da qualche tempo, forse, Enzo sta mollando, ma…

Nella foto a sinistra sono orgogliosamente in compagnia di Enzo Cantagalli, nel suo giardino solare.

La visita
Ho scelto un sabato pomeriggio, soleggiato e caldo per far visita a Enzo Cantagalli. L’occasione è stata quella di portargli qualche sacco di bark per i rinvasi.
Enzo mi telefonò ancora in maggio per chiedermi del bark. Al telefono parlai anche con Maria, sua moglie, e fu lei a dirmi – Guido, adesso xe la Livia (sua figlia) che cura le orchidee, Enzo non vol più andar in serra – mi sorprese questa frase, ma rimandai ogni considerazione alla visita, che di li a breve avrei sicuramente fatto a casa loro.
Per la verità passò del tempo prima che riuscissi a percorrere quei 100 chilometri e passa, che dividono le nostre residenze. Sabato finalmente mi misi in viaggio. Decisi di evitare l’autostrada, quasi a volermi godere la vecchia strada statale che porta a Trieste, bella, quando c’è poco traffico. Giunsi a Pieris verso le 17 e fui accolto da Enzo con un abbraccio caloroso. Ad attendermi c’era anche la moglie Maria e la figlia Livia. Seduti nella loggia che da sul giardino abbiamo conversato amabilmente, un po di “amarcord” e poi…le orchidee.
Enzo, andemo in serra? – esordisco io – questa era la frase di rito che dava il la alla nostra “immersione nella sua serra” in occasione delle numerose visite, ma la sua risposta questa volta fu distaccata e per certi versi anche attesa – Guido, xe più de un mese che no vado in serra, no so cossa che me sucedi, ma con le orchidee no go più interesse, preferisco far qualche giereto in bicicletta dentro le grave dell’Isonzo.
Maria, conferma. – Sì, ora xe la Livia che la segue tutto, ma ela la lavora – Livia intanto annuisce e i suoi occhi lasciano trasparire un certo orgoglio misto a timore di non riuscire nell’impresa.
Si continua a conversare e improvvisamente Enzo – Ti vol che andemo in serra? – varda che xe na disperassion, però! Non me lo faccio ripetere due volte e per sdrammatizzare rispondo – bene, chissà che non trovo qualche specie che me manca.

La serra
La serra un po stanca, mostrava qualche problema, ma complessivamente l’ho trovata ancora in forma. I bancali delle Cattleye con evidenti segni di trattamenti contro la cocciniglia, quella maledetta cocciniglia che da anni fa impazzire Enzo, bellissimi esemplari di tillandsia, una bellissima pianta di Oncidium flexuosum in fiore, ma ecco, la, lungo la parete, la regina della serra : un esemplare di Bifrenaria inodora…stupendo! – esclamo – ce ne sono due – risponde Livia, quasi sorpresa. L’abbiamo fotografata, ovviamente, eccola in tre versioni: in serra e fuori in giardino.

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Bellissimo questo esemplare, Enzo mi chiese più volte se io lo avevo. Sì. Ho questa specie in serra ed è proprio il frutto di una divisione donatami da lui qualche “visita” fa. Però ho riflettuto prima di rispondere affermativamente…lui avrebbe avuto il piacere di regalarmene una, ma ho pensato che quelle orchidee fiorite, dovevano rimanere nella sua serra, magari per tenerlo ancora vicino alle orchidee, ma…
forse Enzo ha già capito che le sue orchidee sono in buone mani e sta consegnando il testimone, con stile e discrezione, a sua figlia Livia.
Complimenti e tanti auguri Livia, noi saremo sempre ad aiutarti.
Cercheremo di organizzare una visita alla mia serra, sarà una bella giornata anche per papà Enzo e le sue orchidee, sì, perché nella mia serra, tantissime sono figlie delle sue…ora tue 😉

Oncidium sphegiferum… quella piccola piantina di Enzo

Quella miniatura che mi regalò Enzo Cantagalli doveva essere O. harrisonianum, almeno così era scritto sul cartellino.
Io ho l’abitudine di scrivere (quando si tratta di scambi omaggio), la provenienza delle mie orchidee e sul cartellino di questa piccola pianta è ben evidenziato il nome di “ENZO” ed allora ho pensato bene di dedicare al mio maestro questa fioritura.
Per la verità l’orchidea di Enzo è O. sphegiferum, e non O. harrisonianum, entrambi però appartengono alla stessa sezione: Pulvinata.
Questa sezione raggruppa cinque specie: O. divaricatum, O. harrisonianum, O. pulvinatum, O. robustissimum e O. sphegiferum. Le piante di questa sezione hanno i fiori con sepali abbastanza carnosi. I petali ed il labello, tranne il suo callo, sono piuttosto sottili e morbidi o flessibili (membranaceous). Gli pseudobulbi sono piccoli con una foglia terminale prominente e sono avvolti da una brattea. Le foglie sono piane e presentano una struttura abbastanza carnosa. La cresta del labello assomiglia ad un cuscino ed è coperta da peli lanuginosi e molli. Tutte le specie di questa sezione sono originarie del Brasile. Questo gruppetto di Oncidium è molto apprezzato dai collezionisti, sia per le piccole dimensioni delle piante che per la lunga durata delle fioriture.
Oncidium sphegiferumè una specie epifita endemica nel sud del Brasile (Rio de Janeiro), richiede luce lievemente filtrata e buona umidità ambientale.
Ecco la descrizione originale dell’Oncidium sphegiferum, apparsa su edwards’s botanical register.

Coltivazione
Le foto mostrano i fiori di questa pianta e la mia soluzione di coltura. Pur non essendo un’orchidea rupicola, come si può vedere nella foto centrale, coltivo questa specie in vaso con substrato inerte. Ho scelto questa soluzione per evitare dannose stagnazioni di acqua dentro la membrana degli pseudobulbi. Come sanno molti collezionisti di orchidee, il problema della indebita stagnazione di acqua fra membrana e pseudobulbo di molte specie di Oncidium (tutte le specie cosiddette ad “orecchio d’asino”, O. ampliatum fra le più sensibili) è sempre latente…quante piante si son perse in una sola notte di disattenzione.

Oncidium sphegiferum Lindl. 1843
Sezione: Pulvinata