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Piccola guida per nutrire le orchidee

Cosa sono i concimi

I concimi sono sostanze che arricchiscono il substrato colturale di elementi nutritivi necessari alle piante. Le prime applicazioni risalgono al 1848 con gli esperimenti del chimico tedesco Justus von Liebig.
I vari elementi hanno specifiche funzioni e secondo l’importanza si dividono in:

Elementi macronutritivi o plastici
Elementi mesonutriti
Elementi oligonutritivi

Elementi macronutritivi o plastici: (azoto, fosforo, potassio), rispettivamente N. P. K.
Azoto: è parte delle sostanze proteiche, aumenta l’attitudine vegetativa delle colture. Ritarda la differenziazione degli organi sessuali e ritarda la maturazione dei tessuti (allettamenti).
Fosforo: elemento fondamentale degli acidi nucleici (D.N.A. e R.N.A.), conferisce robustezza alle piante. Favorisce le fioriture. La sua carenza rallenta lo sviluppo e provoca nanismo.
Potassio: favorisce l’accumulazione di carboidrati negli organi di riserva e rende le piante più resistenti alle malattie. Stimola lo sviluppo dei tessuti meccanici di sostegno, rendendo più robuste le piante.

Elementi mesonutritivi: calcio (Ca), magnesio (Mg), zolfo (S).

Elementi oligonutritivi: costituiscono il nucleo dei biocatalizzatori, regolantori della velocità delle reazioni endocellulari e sono: ferro (Fe), rame (Cu), zinco (Zn), boro (Bo), manganese (Mn), cobalto (Co), molibdeno (Mb), ecc.
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Tolumnia: Zelemnia Midas ex Oncidium Midas

Qualche nota su Tolumnia (Oncidium Equitant)

Il gruppo di orchidee ora noto con il nome Tolumnia era un tempo chiamato Oncidium sezione Variegata o comunemente denominato “Oncidium equitant”. Le foglie sono disposte a coppie sovrapposte, equitant per l’appunto (dal latino a cavallo).

IMG_0146A complicare le cose ci pensarono i tassonomi circa 20 anni fa quando separarono Onc. onustum dal genere Oncidium.
Le ibridazioni fra le varie specie di Tolumnia sono relativamente recenti (le prime sono datate non più di 60 anni o giù di lì), ciò nonostante, la loro velocità di crescita e di fioritura hanno già permesso agli ibridatori di ottenere ottimi risultati. Tutte le specie sono endemiche nei Caraibi, qualcuna vive addirittura in una sola isola. La maggior parte delle varietà usate nelle ibridazioni vivono in climi intermedi e crescono come epifite sui rami esposti alla luce ed al movimento dell’aria. L’habitat, seppur ad elevata umidità, dovuta alle piogge giornaliere, grazie al movimento d’aria costante dagli alisei, consente alle le piante di asciugare in breve tempo.
La chiave per la buona coltivazione degli oncidium equitant è quella di consentire leggere asciugature fra le bagnature.

IMG_0144 Zelemnia Midas ‘Willow Pond’ AM/AOS
L’ibrido rappresentato nelle foto, a suo tempo registrato come Oncidium Midas (Red Belt x onustum), ha seguito tutte le evoluzioni tassonomiche, con qualche problema in più: Oncidium Red Belt diventò Tolumnia, ma Onc. onustum divenne Zelenkoa onusta, qundi l’incrocio è ora chiamato Zelemnia Midas: combinazione di Zelenkoa e Tolumnia.

Nota
Per sistemare Onc. onustum in un nuovo genere, i botanici decisero di nominarlo in onore di Harry Zelenko, pittore botanico che ha dipinto tutte le illustrazioni per “Orchids: The Pictorial Encyclopedia of Oncidium”.

10 Settembre, una bella giornata

Impressioni di fine estate.

La brezza mattutina di fine estate in vicolo Parnasso ti mette di buon umore, poco più di 14° gradi di temperatura, fuori, dentro in serra oltre 15°, per fortuna, ma ormai si deve pensare a far manutenzione alle stufe a gasolio del riscaldamento.
Le orchidee finalmente riposano un po’, qualcuna mostra i suoi fiori, ed è con enorme piacere che, fra le altre, rivedo finalmente in fiore l’Angraecum disticum. Poco più in la, un po’ ammaccata, ma piena di fiori, Pleurothallis emirhoda, omaggio dell’amico Antonio Camani, proseguendo lungo il sentiero delle Vanda, attira l’attenzione un ibrido superbo (Ascocenda Assel Red Gem x (Vanda Aurauwan x Thananchai) e, quasi nascosta da un invadente Epidendrum radicans, un unico fiore di Cattleya bicolor.

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Finito il giretto nelle serre, una controllatina alla tribù “esterna” ed ecco gli pseudobulbi della vecchia Stanhopea ‘ISABELLA’ con le gemme dormienti in pieno risveglio: che soddisfazione vederli vegetare dopo anni di dormienza!

Al computer
Intanto il sole si è alzato oltre la siepe, l’uva mostra i suoi grappoli dorati e maturi, ed è inevitabile una tappetta sotto la pergola ad assaggiare il dolce nettare dei suoi acini.
Finita la siesta zuccherina accendo il computer per iniziare la scrittura di questo post, ed ecco che per un attimo si blocca la mia felicità: mi trovo l’ennesimo commento (bloccato) del solito delirante stalking e sporca diari che, tanto per cambiare va a toccare la mia famiglia, per poi proseguire accusandomi di aver commesso errori, compresa anche la distruzione della AIO, che ora invanamente (a suo dire) voglio cambiare.
Passa subito la tristezza, tanto ormai è un reiterato e inocuo refrain di una persona misera, ma questo “fastidio” mi da l’occasione per precisare che non ho alcun ruolo e non intendo averne in futuro nella Associazione Italiana di Orchidologia, sono un iscritto, quindi collaboro ed esprimo (pubblicamente come tutti dovrebbero fare) le mie opinioni in merito… nulla più.
Giova per altro ricordare a tutti che, anche con il mio impegno sono stati raccolti fondi per l’AIO (mostre, ricerca di sponsor, disponibilità di piante a mostre internazionali), e ne vado fiero, però gradirei rispetto!

A tal proposito apprendo con soddisfazione la convocazione di un’assemblea a Schio di tutti i soci AIO, dove si chiede di esprimere il proprio parere su:

– quali sono le cose o le attività della AIO che non mi soddisfano?
– cosa desidero per il futuro?
– proposte migliorative o nuove su servizi per i soci.

Questo è il mio contributo al dibattito (già inserito nel post protetto “A Lucca è finita la vecchia AIO, a Schio partirà la nuova AIO? Discutiamone”

ORCHIDEE IN ITALIA, ritorno al passato forse conviene. (di Guido De Vidi).

Volendo fare un paradigma con la geologia, possiamo pensare l’attuale (A.I.O.), collocata al tempo dei dinosauri.
Anche per questo motivo la condivisione della nostra passione necessita di una radicale “ristrutturazione”. Per mia sfortuna (età), sono uno dei pochi che ha visto passare tutte le “ere geologiche” dell’Associazionismo orchidofilo italiano; la fase attuale sta vivendo diverse contraddizioni, in parte dovute a limiti statutari, e, aspetto assai preoccupante, determinate da crisi di identità e da qualche invasione “barbarica”.

Finalmente ci si pone il problema e l’incontro dei soci A.I.O. a Schio può rappresentare una buona occasione di rilancio del mondo orchidofilo italiano. Questo è il mio piccolo contributo.

La storia

Se diamo un’occhiata al panorama mondiale dell’orchidofilia organizzata, magari limitandoci a prendere in considerazione i tre paesi più significativi (USA, Inghilterra e Germania), in tutti vediamo emergere due epiteti comuni: SOCIETA’ e ORCHIDEE – American Orchid Society – Orchid Society of Great Britain – Deutschen Orchideen-Gesellschaft e.V. (D.O.G.).

Gli epiteti che danno forma alle sigle delle società sopracitate, già delineano la vocazione divulgativa e rappresentativa del mondo orchidofilo in cui si collocano; a partire dai semplici collezionisti amatoriali, dai botanici, dai coltivatori e dai grandi giardinieri, raggruppati tutti insieme in forma associata: il collezionista di orchidee, il disegnatore botanico, il coltivatore sui davanzali delle finestre, nelle serre ed anche lo studioso che parla di orchidee.

Da dove veniamo
Negli anni 70 del secolo scorso, alcuni pionieri dell’orchidofilia italiana, come Mario Dalla Rosa, fondarono la Società italiana delle Orchidee (SIO). Mario Dalla Rosa, di professione commandante pilota dell’Alitalia, durante i suoi viaggi attorno al mondo ha avuto modo di apprezzare il fascino discreto delle orchidee esotiche, amore che ha cercato di trasmettere ad altri appassionati attraverso quella prima forma associata chiamata SIO. Poi si cambiò esperienza, più avanti capiremo perché, ma le cose non andarono come si era auspicato
Ed ecco che a distanza di una sola cinquantina d’anni, siamo qui ancora una volta a discutere di “rivoluzione” organizzativa. A mio avviso sono due i fattori che hanno impedito la crescita e l’autorevolezza dell’orchidofilia italiana:

1) – I gravi errori, purtroppo endemici, commessi sin nella prima esperienza SIO, quando in molti hanno cominciato a pensare – agendo di conseguenza – che controllando la società delle orchidee, si potessero trarre benefici economici.
E’ il periodo delle scalate per controllare la SIO (delle quali rimane traccia in queste scaramucce epistolari, fatte di diffide e contro diffide ingiallite, degli anni 80), con protagonisti, Ravanello, Giorgi, Corvi, per poi, lasciarla al suo destino all’inizio degli anni 90.

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2) – La vocazione marcatamente “intellettualeggiante” della attuale AIO, in buona sostanza pensata solamente quale “strumento” per rilasciare giudizi e per editare materiale scientifico; poco, troppo poco per mantenere in vita e sentire propria una nuova esperienza associativa.
Nelle more dello statuto, che per la verità poco ci obbliga e tanto si interpreta, saltuariamente e per impulso di qualche socio, si è anche vista qualche attività organizzativa (mostre ed eventi), forieri per altro, di introiti economici e di sponsorizzazioni.
E’ mia opinione che, rivista e corretta, la strada giusta che consentirà di raccogliere le nuove istanze del mondo orchidofilo italiano, sia quella di un ritorno al passato, ovvero una organizzazione ben strutturata, e dotata di un’ossatura statutaria ad ampio respiro.

Le proposte
A perfezionamento delle enunciazioni generali fatte nell’introduzione, cercherò di fare sintesi per punti, delle “discipline” o “settori” che potranno costituire le basi per una nuova organizzazione orchidofila nazionale.

1) – Rivista specializzata, possibilmente bimestrale, intesa come veicolo “cartaceo e telematico”, di articoli anteprime, resoconti attuali supportati da documentazioni visive e fotografiche.

2) – Promozione di simposi e relazioni scientifiche sulla conoscenza, in particolare la propagazione di specie in via di estinzione con le semine assimbiotiche, per divisione, e spedizioni in sito con l’obiettivo di proteggere e reintrodurre specie estinte.

3) – Attirare l’attenzione degli appassionati verso le orchidee, organizzando mostre e gestendo giudizi sulle piante in esposizioni in ambito nazionale e internazionale, con l’obiettivo dichiarato di far conoscere nuove specie e divulgare il concetto della salvaguardia di un patrimonio unico al mondo.

4) – Punto di riferimento (non coordinamento) di Gruppi (chiamali, Club o Associazioni locali) da guadagnarsi sul campo con programmi da condividere, iniziative di interesse generale e di rappresentanza in ambito internazionale.

Per attuare questa “rivoluzione” è indispensabile ripensare una nuova casa comune, dove la percezione del cambio di rotta sia reale, a partire dal nome: non più il limite restrittivo rappresentato dall’epiteto “orchidologia” (studio delle orchidee) con “orchidee”, termine più rappresentativo dell’intero comparto, così come si legge in AOS, DOG ed altre sigle.

Appuntamento a Schio.

Vanda Tan Chay Yan

Storie di ibridi famosi

Vanda Tan Chay Yan (V. dearei x V. Josephine van Brero)

Un vecchio ed introvabile ibrido che ha fatto storia a Singapore.
Vanda di grandi dimensioni con foglie semi cilindriche, fiorisce più volte durante vari periodi dell’anno.
Fiori dal colore e dalla forma eccezionali e di lunga durata.

Vanda Tan Chay Yan.
La pianta madre proviene da una famosa collezione italiana, vive nella mia serra e si riproduce per divisione da circa 25 anni.

Presentazione di un ibrido veramente bello e raro.

Chi è Chay Tan Yan
Chay Tan Yan (dicembre 1871, Malacca – 6 Mar 1916, Malacca), nipote del filantropo Tan Tock Seng (dal quale “Tan Tock Seng Hospital di Singapore”, prende il nome), comunemente noto come Chay Tan Yan e conosciuto anche come Chen Quixian, è stato il primo piantatore di gomma in Malesia.

Origine del nome
Il nome Chay Tan Yan è stato immortalato attraverso un famoso ibrido di Vanda creato da suo figlio Robert Tan Hoon Siang, ex Presidente di quella che oggi è la “Orchid Society of South-East Asia (OSSEA)”.
Quell’ibrido sensazionale prese il nome di Vanda Chay Tan Yan (V. dearei x V. Josephine van Brero), ed è stato registrato nel1952. A distanza di molti anni, rimane uno dei migliori ibridi che siano mai stati prodotti in Singapore.
Quando è stato presentato il nuovo ibrido, tutti rimasero incantati dalla particolarità dei fiori risultanti dal capolavoro di Tan Hoon Siang: una miscela ricca di oro e albicocca, con un vistoso labello rosso ereditato dal padre ‘Vanda Josephine van Brero’.
ll nuovo ibrido ben presto iniziò a vincere premi in tutto il mondo, ricevendo riconoscimenti come “First Class Certificate of the RHS (1954)” e il Trofeo “for Best Vanda at the 2nd World Orchid Conference (1957)”.
Questo nuovo ibrido denominato ‘Vanda Tan Yan Chay’ da Tan Hoon Siang in memoria del padre, ampiamente coltivato nei vivai di Singapore nel corso del decennio successivo “1960-’70”, è stato anche candidato a diventare il Fiore Nazionale di Singapore. Alla fine questo onore è andato ad un ibrido più antico: Vanda Miss Joaquim (registrato nel 1893).

Le polemiche
Come capita spesso, quando si tratta di vecchie storie di orchidee, anche questo ibrido porta con sé discussioni e misteri che parlano di baccelli mescolati, di parentela confusa e registrazione difettosa.
Un vecchio coltivatore di orchidee del posto, racconta che Tan Hoon Siang abbia prodotto i suoi nuovi incroci utilizzando, sia V. Sanderiana che V. dearei (come genitori seme) con V. Josephine van Brero (come genitore polline).
Il mistero rimane insoluto. Pare che, anche se la parentela ufficiale registri l’utilizzo della V. dearei per la semina, sia stato invece usato il genitore seme (V. Sanderiana).
Fin dall’inizio, orchidologi illustri quali il professor Eric Holttum (già Direttore del Giardino Botanico di Singapore), hanno messo in dubbio la genealogia del nuovo ibrido di Tan, identificabile con i numeri di codice ‘SBG770’. Holttum non poteva credere che V. dearei x V. Josephine van Brero potesse produrre un ibrido con fiori rotondi, piatti, fiori con bellissimo colore giallo-albicocca su uno spuntone multi-fiorito. Sia V. dearei che V. Josephine van Brero tendono a produrre fiori con petali ricurvi.
Successivamente, un altro coltivatore professionista – T.M.A Orchidee – con le sue ibridazioni ottenne risultati molto simili a Tan Hoon Siang, ma in questo caso, usando V. Sanderiana come genitore al posto di V. dearei. Questo nuovo incrocio ha prodotto fiori più grandi e di durata più lunga. Il nuovo ibrido è stato nominato ‘Vanda TMA’… successivamente raffigurato anche in una vecchia banconota di Singapore da 5 $. In ogni caso, era troppo tardi per cambiare qualcosa alla Vanda registrata da Tan Hoon Siang con il nome di suo padre, Tan Yan Chay. La possibilità di modificare la nomenclatura non era solo una questione di difficoltà tecnica, ma forse anche una questione di orgoglio e di onore familiare.
Nei primi giorni della polemica, Dato ‘Dr. Yeoh Bok Choon scrisse un articolo (Malayan Orchid Review, Vol. 5, No. 5, 1959) con l’obbiettivo di chiarire il problema del nome. Qualche anno più tardi, Tan Hoon Siang si sentì in dovere di diffendere le origini genealogiche del suo ibrido (Malayan Orchid Review, Vol. 7, No. 4, April 1964), sostenendo di aver usato una varietà di V. dearei con petali piatti.
Questa difesa è stata – più tardi – in parte avvallata da un coltivatore di Johor Bahr, quando ha rifatto l’incrocio usando una V.dearei con i petali piatti, ottenendo un cultivar con petali piatti dal nome: V. Tan Yan Chay ‘Katherine Pink’.
Successivamente, il Professor H. Kamemoto dell’Università delle Hawaii ha dimostrato che l’influenza di V. Josephine van Brero è altamente dominante in quasi tutti gli incroci semplicemente perché è tetraploide (4n), e pertanto conferisce alla sua prole un set extra di cromosomi.
Tuttavia, ci sono orchidologi e tassonomi che trovano ancora motivo di discussione sui genitori veri di questo ibrido. Molti ‘revisionisti’ sostengono che la genealogia reale di Vanda Tan Chay Yan dovrebbe essere V. Josephine van Brero x V. sanderiana, in altre parole, V. Chay Tan Yan è V. TMA con un altro nome. Alcuni di questi revisionisti sostengono che la vera discendenza di V. Josephine van Brero x V. dearei tende a produrre fiori più piccoli con più petali ricurvi, sfumature giallo e profumo pronunciato.
Non sapremo mai la verità: i protagonisti di allora non ci sono più, ma poco ci importa… un po’ di mistero dona ancor più fascino a questa Vanda stupenda