Elementi minori
Anche altri minerali sono necessari alle piante, ma in dosi estremamente piccole. Si conosce molto poco della loro specifica attività e si ritiene che la loro funzione sia quella di catalizzatori, in reazioni chimiche di vitale importanza
Questi elementi minori sono il boro, il molibdeno, il manganese, il rame e lo zinco. Non è facile che vengano a mancare, dato che deboli tracce si trovano nella maggior parte dei terreni e come impurità in molte sostanze chimiche e dato che tali tracce sono sufficienti al fabbisogno delle piante.
Tra questi elementi, il manganese è il solo che talvolta è necessario aggiungere alle soluzioni nutritive.
Per ricercare la funzione di questi minerali, gli sperimentatori devono per prima cosa rimuovere anche le più piccole quantità di boro, rame, manganese, molibdeno e zinco contenute nelle sostanze chimiche che si utilizzano; devono anche ridistillare l’acqua più volte, prima che essa possa essere considerata pura.
Passano poi a studiarne gli effetti usandoli, uno per volta, in dosi prestabilite. È noto che la completa assenza di questi minerali è causa di uno sviluppo insufficiente, ma è anche noto che un quantitativo, più grande di quello che si è soliti indicare come tracce, è tossico per le piante.
Tutti questi elementi necessari a fornire nutrimento alle piante vengono utilizzati soltanto se si presentano in forma di sali inorganici. In natura, alcune sostanze inorganiche si dissolvono nel terreno provenendo dai frammenti di roccia alterata.
Altro quantitativo di sali inorganici vengono liberati dal materiale umoso presente nel suolo per mezzo dei batteri e dei funghi che vivono di esso.
Le stesse trasformazioni avvengono nel substrato di coltura usato per invasare le orchidee.
La decomposizione di materiali organici come l’osmunda, la felce arborea, la corteccia, il terriccio di foglie, richiede l’attività di batteri e di funghi.
Noi aumentiamo la percentuale di sali chimici a disposizione delle piante con la somministrazione alle piante di fertilizzanti e di soluzioni nutritive. In natura vi sono diversi sali inorganici e noi dobbiamo scegliere quali somministrare; non possiamo dare un elenco di tutti quelli a disposizione, ma citeremo i più comunemente usati.
L’azoto, ad esempio, può essere somministrato sotto forma di nitrati o di sali d’ammonio; nitrato d’ammonio, solfato d’ammonio, nitrato di potassio, o nitrato di calcio.
I tecnici sono d’accordo nell’affermare che le piante hanno bisogno d’azoto sia sotto forma di ammonio (NH4), sia sotto forma di nitrati (NO3), ma non è conosciuto quale delle due forme deve essere data in dosi maggiori. Il potassio può essere fornito come solfato di potassio, nitrato di potassio o cloruro di potassio; il calcio come fosfato monocalcico, nitrato di calcio, cloruro di calcio; il fosforo in sali fosfatici come il fosfato di calcio o il fosfato monopotassico; il ferro come solfato ferroso; il magnesio come solfato di magnesio; il manganese come solfato di manganese e lo zolfo in uno dei sali fosfatici appena citati.
Perché una pianta goda di buona salute, è necessaria una «dieta» ben bilanciata di sali minerali. Alcuni devono essere forniti in dosi maggiori di altri.
E perché una pianta possa far uso degli elementi nutritivi, devono sussistere le adatte condizioni di luce, acqua e temperatura.
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Le orchidee devono star bene
È un fatto curioso, ma una pianta può morire di fame in mezzo all’abbondanza di cibo, se per qualche ragione non è in grado di assorbire i minerali di cui ha bisogno.
Una eccessiva somministrazione d’acqua, che ha per conseguenza il blocco della funzione delle radici, può produrre una deficienza di minerali nelle piante.Una scarsa somministrazione d’acqua, che non è così pericolosa come una somministrazione eccessiva, può privare la pianta dei materiali che le permettono un buon sviluppo.
Un eccessivo accumulo di sali nel substrato di coltura impedisce alle radici di assorbire sia l’acqua che i minerali.
Una luce insufficiente può impedire alla pianta di utilizzare i minerali a sua disposizione, a causa della mancata trasformazione in un conveniente quantitativo di zuccheri, i quali sono le sostanze di base per produrre carboidrati più complessi, i quali, a loro volta, si combinano con i minerali assorbiti dal suolo per formare le proteine, gli enzimi, eccetera.
Il pH del substrato di coltura è importante per la salute delle radici, dato che queste esplicano al meglio le loro attività con un pH tra 5.2 e 6.5.
Con le adatte condizioni di coltura e con un mezzo di coltivazione organico come l’osmunda, la felce arborea, la corteccia, e così via, il pH non rappresenta quasi mai un problema
I substrati, formati da composti contenenti una grande quantità di materia organica, creano spontaneamente le condizioni ideali per la pianta coltivata, con il pH più adatto, attraverso l’azione batterica e le trasformazioni chimiche.
Il problema del pH, in rapporto all’acqua eccessivamente alcalina o acida, è stato discusso in un precedente capitolo, alla pagina 49. Il controllo del pH in soluzioni nutritive utilizzate per le orchidee coltivate in materiale inerte richiede un’attenzione costante.
Un contributo importante al problema della nutrizione delle piante è stato dato dall’introduzione dei chelati. In una soluzione di coltura o (ma meno probabilmente) in un substrato di coltura, il ferro può combinarsi con altri ioni, come ad esempio l’ione di fosfato (PO4) per formare un composto insolubile.
Tale reazione assorbe il ferro dalla soluzione in modo che la pianta non è più in grado di assumerlo. Ne consegue l’ingiallimento delle foglie (clorosi), e un deficiente sviluppo della pianta. Altri metalli come il rame, lo zinco, eccetera, possono allo stesso modo precipitare dalla soluzione, benché forse il ferro sia l’elemento più importante.
Un chelato è una sostanza organica capace di attrarre a sé alcuni elementi e di tenerli liberi in soluzione, così che la pianta è in grado di assorbirli ad ogni momento. Il chelato impedisce che l’elemento interessante precipiti.
I chelati hanno una struttura estremamente complessa; ne citiamo ad esempio uno, il chelato etilendiam-minotetraacetico, che si abbrevia nella sigla EDTA, e che può essere aggiunto ad una soluzione di coltura o fertilizzante; è tuttavia forse più conveniente utilizzare un chelato che sia stato già combinato con il ferro, come quello che è alla base del prodotto chiamato Sequestrene.
Alcuni fabbricanti di fertilizzanti per orchidee includono chelati nei loro prodotti. In questo caso il chelato di ferro può sostituire il solfato di ferro o qualsiasi altro composto di ferro che si sarebbe utilizzato o può addirittura essere addizionato ad esso. Soluzioni nutritive di base sono state studiate per la coltivazione delle orchidee in substrati inerti: piantine da seme in gelatina di agar o piante coltivate in ghiaia.
a seconda del quantitativo d’acqua somministrata, a seconda della temperatura e dell’umidità atmosferica. E ci si deve anche aspettare che i fertilizzanti preparati secondo le esperienze di un tecnico o dell’altro siano uno diverso dall’altro.
Alcuni coltivatori suggeriscono anche l’uso di fertilizzanti organici, come l’emulsione di pesce. Dopo aver provato sulle vostre piante e l’una e l’altra formula, vi capiterà probabilmente di stabilire la vostra preferenza, e ciò è un bene. Significa che una scelta dipende dal rapporto tra la persona e le piante che quella persona coltiva. Ma tutti gli esperimenti portati avanti dai diversi coltivatori in tutto il mondo mostrano che le orchidee possono prosperare bene con «diete» piuttosto varie, purché si mettano a loro disposizione gli elementi essenziali”…