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Cattleya mossiae

cattleya_mossiae Cattleya mossiae Hooker 1838
Edizione: 1
Lit. Citazione: Curtis’s Botanical Magazine, Vol.65, t.3669, 1838 – 1839
Nota: Nuova serie, Vol.12
Tipo: Articolo
Redattori: Samuel Curtis & William Jackson Hooker
Editore: Couchman, Londra
Sinonimi:
Cattleya aliciae L. Linden 1895; Cattleya carrieri Houller. 1883; Cattleya edithiana Warner ex Williams 1868; Cattleya labiata var atropurpurea Paxton 1844; Cattleya labiata var candida Lindley & Paxton 1850; Cattleya labiata var mossiae [Hkr.]Lindley 1840; Cattleya labiata var picta Lindley & Paxton 1850; Cattleya labiata var picta [Lindley & Paxton]Rchb.f 1874; Cattleya labiata var reineckiana [Rchb.f]A.D.Hawkes; Cattleya mossiae Hkr. var. reineckiana Hook.; Cattleya mossiae var. wageneri Braem 1986; Cattleya reineckiana Hort. 1883; Cattleya reineckiana Rchb.f 1856; Cattleya wageneri Rchb.f 1854; Cattleya wagneri Hort.; Epidendrum labiatum var. mossiae [Hkr.] Rchb.f 1861

Curiosità e note storiche
catt_mossiae_in_sitoUna specie proveniente dalla foresta venezuelana, bella, profumata e nota a tutti gli appassionati di orchidee. Ned Nash la considera fra le “tre grandi specie di Cattleya”, insieme con C. labiata (Brasile) e C. trianei (Colombia).
C. mossiae è stata così nominata in onore di Mr. & Mrs. Thomas Moss di Aigburgh (banchieri di Liverpool), nella cui collezione fiorì per la prima volta in Europa.
Cattleya mossiae è il fiore nazionale del Venezuela dal 1951. Hooker, in un passaggio della sua analisi descrittiva, evidenzia i particolari di questa nuova specie unifoliata (scoperta subito dopo la C. labiata), e scrive…”i fiori di questa orchidea sono i più grandi finora conosciuti dell’intera famiglia; sono inoltre molto appariscenti e nessun pennello d’artista può riprodurne la bellezza”
Per qualche tempo ci furono delle dispute sul fatto, che fosse una specie assestante e non solamente una varietà della labiata, poi fu deciso per considerarla una nuova specie.
Cattleya mossiae é una specie epifita, unifoliata a sviluppo simpodiale, endemica del Venezuela, vive sulla fascia montagnosa litoranea e sui pendii occidentali delle Ande a 1000 – 1600 metri di altitudine.
Questa specie presenta le infiorescenze molto grandi a gruppi di 3 – 5 fiori con tonalità di colore variabili dal lavanda pallido, al concolor alba, fino alla bellissima varietà coerulea.
L’introduzione nel mondo orticolo Europeo della Cattleya mossiae (1836), di più facile reperimento della C. labiata, creò molta sensazione ed interesse (denaro permettendo) fra i collezionisti dell’epoca e negli anni a venire furono molti i premi conquistati da questa nuova orchidea nelle esposizioni: fra il 1865 ed il 1913, la Royal Horticultural Society assegnò 37 (Awards of Merit) e 16 (First Class Certificates), a 53 nuovi cloni di C. mossiae.
La Cattleya mossiae fiorisce nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio ed in Venezuela è chiamata l’orchidea di Pasqua.

Grande successo come fiore reciso
Le più belle varietà e le prime ibridazioni furono molto usate per produrre fiori recisi, che fecero la fortuna dei coltivatori degli anni 40 e 50; in quei tempi le confezioni di fiori della C. mossiae rappresentavano il delicato omaggio che ogni figlio dedicava alla mamma in occasione della sua festa.
Si racconta che a partire dal 1934 e per diversi anni di seguito, un raccoglitore di orchidee nella zona di El Tocuya, Venezuela, spedì mediamente ogni anno, 20 – 50 casse Wardiane di C.mossiae a Mr. Edward A. Manda.
In natura sono state raccolte diverse C.mossiae forma “blu coerulee”, famose sono le varietà ‘Reineckiana, Blue Lip’ e ‘McPeaks’.
Gli appassionati delle Cattleya devono assolutamente cercare questa stupenda specie botanica perché è molto resistente ed adattabile alle varie condizioni critiche: in caso di disfatta della collezione rimarrà sicuramente vivo un esemplare di questa specie.

Note colturali
Cattleya mossiae va coltivata in vaso, io, però coltivo con buoni risultati, anche qualche esemplare in zattere di legno duro; va bagnata regolarmente durante la fase dello sviluppo, avendo però l’attenzione di garantire una breve asciugatura fra le bagnature e di porre molta attenzione con le bagnature invernali, che devono essere fatte con parsimonia.
Una buona luminosità accompagnata da ambiente caldo e ventilato garantisce piante in salute ed ottime fioriture.
Le fertilizzazioni vanno somministrate a dosi leggere, mezzo grammo di NPK 20.20.20 solubile, per litro d’acqua ogni 3 bagnature: in inverno dimezzare dosi e frequenza.
Questa orchidea è dormente a partire da novembre a febbraio, fiorisce in tarda primavera (emisfero nord) e rimane in leggero riposo vegetativo sino all’inizio dell’estate per ricominciare poi il nuovo sviluppo, che dura fino ad Ottobre.
I rinvasi e le divisioni sono consigliabili: solamente quando cominciano a vegetare le prime radici nuove.

Il genere Cattleya, aria di rinnovo?

Leggendo l’articolo di Cassio Van den Berg pubblicato su neodiverisity.org non avevo notato che in calce all’articolo vi era anche un’indicazione su come, secondo lui, i genere delle Cattleya brasiliane si dovrebbe allargare inglobando altri generi.
Il mio precedente articolo dovrebbe quindi essere implementato con queste nuove informazioni; la seguente riclassificazione è interessante poiché vi sono delle note a spiegazione di nomi e/o modifiche che sono spesso illuminanti.
Il genere Cattleya in base alle nuove informazioni derivanti dalla sistematica molecolare sarebbe opportuno includesse i seguenti generi: Sophronitis (Lindley, 1828), Maelenia (Dumort. 1834), Eunannos (Porto & Brade 1933), Hoffmannseggella (H.G. Jones 1968), Dungsia (Chiron & V.P. Castro 2002), Hadrolaelia (Chiron & V.P. Castro 2002), Microlaelia (Chiron & V.P. Castro 2002), Cattleyella (Van Den Berg & M.W. Chase 2004), Schluckebieria (Braem 2004), Chironiella (Braem 2006) e Brasilaelia (Campacci & Gutfreund 2006).
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Coelogyne fuscescens var. brunnea?

Prima di affrontare il tema del titolo, concedetemi una piccola chiosa a questo blog ed al suo nuovo abito
Al visitatore forse sembrerà tutto come prima o quasi, effettivamente le innovazioni, che ci sono, possono anche passare inosservate. La vera rivoluzione, come scrive Daniel, l’amministratore tecnico di orchids.it (leggi anche il suo blog) sta “sottopelle” ovvero in quel settore del blog dove si scrivono gli articoli, che è accessibile con login tramite password, agli editori, agli autori ed ai collaboratori di orchids.it.
La vera novità, il visitatore l’incontra nella finestra interattiva dei commenti; diversamente dalla passata versione, l’ultimo commento è leggibile in testa alla scaletta, chi desidera commentare il post, può rispondere in “replica” all’autore del commento e con lui intrecciare un dialogo, oppure ha la facoltà di inviare il suo commento di domanda e/o di interazione generica sul tema del post.
Con questa versione, orchids.it è anche un piccolo forum, ma nello stesso tempo fa salva l’agilità tipica del blog.

Gradimento e composizione della squadra
Orchids.it continua ad essere molto seguito, viaggia attorno alle 4-500 visite giornaliere, provenienti in gran parte da località italiane, europee ed anche da vari paesi di altri continenti.
I post sono scritti in lingua italiana, recentemente qualche autore li pubblica anche in lingua inglese. Chissà che non riusciamo a farlo diventare totalmente bilingue
La squadra del blog è composta da un pugno di appassionati volonterosi, che periodicamente scrivono qualche post, da Daniel (mio figlio) per la gestione ed assistenza tecnica e dal sottoscritto che scrive e cura l’armonizzazione discorsiva, vigilando sulla sua correttezza. Purtroppo insieme ai vostri commenti, giunge anche molto “spam”, che viene bloccato dal programma automatico di protezione Akismet.

Il programma automatico di protezione, tiene in attesa solamente il primo commento di un nuovo visitatore, i successivi, se non contengono parole o termini di dubbia interpretazione per Akismet, appaiono direttamente in pubblico senza alcun filtro.
Orchids.it per andare sulla rete si avvale di un software pubblico “WordPress” e di uno spazio web a pagamento: costo 250 Euro annui…a mio carico.
Questo è orchids.it, un sito amatoriale, semplice ed artigianale, nato per raccontare le orchidee e divulgarne la passione… mi pare di poter dire che in qualche modo ci stia riuscendo. Grazie a tutti, visitatori, editori, autori ed a mio figlio Daniel, l’angelo custode del sito.

Il tema del titolo
Ora possiamo focalizzare il tema di questo post: qual’è l’esatta sistemazione tassonomica della specie rappresentata nella fotografia?
La domanda sembra banale o fatta apposta per imbastire qualche trabocchetto, invece devo dire la verità che, ad esempio, se l’ipotesi Coelogyne fuscescens Lindl. può inquadrare con sufficiente tranquillità genere e specie è assai più problematico stabilirne la varietà.

coelogyne_fuscescens Coelogyne fuscescens Lindl.
Questo nome è valido, dati tassonomici ricavati da “Species 2000 & ITIS Catalogue of Life: 2008 Annual Checklist, using World Checklist of Selected Plant Families version 15 Oct 2007”
Letteratura di riferimento per Coelogyne fuscescens Lindl.
Autore: Lindl.
Anno: (1830)
Fonte: Gen. Sp. Orchid. Pl.: 41
Distribuzione: Nepal e Indo-China

Sinonimi ricavati da varie fonti:
Coelogyne brunnea Lindl. 1848; Coelogyne fuscescens var. brunnea (Lindl.) Lindl. 1854; Coelogyne fuscescens var. integrilabia Pfitzer 1907; Coelogyne fuscescens var. viridiflorum Pradhan 1979; Coelogyne integrilabia (Pfitzer) Schltr. 1915; Pleione cycnoches (C.S.P.Parish & Rchb.f.) Kuntze 1891; Pleione fuscescens (Lindl.) Kuntze 1891

Coelogyne fuscescens var. brunnea (Lindl.) Rchb. f. 1861
Sinonimi: Coelogyne brunnea Lindl. 1848 – Coelogyne cycnoches C.S.P Parish & Rchb.f. 1874

Qualche osservazione
La specie base (Coelogyne fuscescens) è endemica nel Nepal, in India, nello Sikkim e nel Bhutan (1600-2000 m), come pianta epifita, a volte litofita e non di rado anche terrestre, predilige climi caldi ed umidi.
Si sviluppa in forma simpodiale con pseudobulbi eretti, fusiformi e distanziati fra loro, che presentano due foglie apicali lanceolate, acute e caduche.
La Coelogyne fuscescens fiorisce in inverno formando 6-7 fiori su steli basali, corti e semi eretti.
La varietà brunnea, che si differenzia dalla specie base per il colore marrone del labello e la forma acuta del lobo mediano dei fiori vive in Tailandia, Birmania, Laos e Vietnam.

Che ne dite?

Pescatorea, Iconographie des Orchidées

Stavo navigando in internet alla ricerca di materiale riguardante una delle orchidee che preferisco: Cattleya citrina, oggigiorno conosciuta col nome di Euchile citrina e ancora più recentemente come Prosthechea citrina. Venni colpito dalla raffigurazione di una stampa del 1860, tratta da Pescatorea, Iconographie des Orchidées di Jean Jules Linden. Mi prese la curiosità di saperne di più di questo libro e tramite un motore di ricerca per libri usati e antichi arrivai ad un antiquario che lo vendeva per la bellezza di $20.000,00. Una altra pagina del web mi condusse ad una casa editrice (Naturalia Publications) che nel 1994 decise di ristampare quel volume, mentre nel 1993 aveva già ristampato l’opera più consistente di Jean Linden, Lindenia, originariamente pubblicata in 20 volumi. Vista la spesa sicuramente più contenuta decisi di farmi un regalo.
Il libro è di grande formato, 33×24 cm, e sono riprodotte le 48 tavole che compongono questa opera. Ogni tavola, a piena pagina, è accompagnata da due-tre pagine di testo: la descrizione in latino della pianta, i sinonimi, i riferimenti bibliografici, un breve racconto circa l’eventuale scopritore, chi la introdusse, chi la coltivò fino a farla fiorire per primo in Europa e così via. Al termine non manca mai un capitolo dedicato alla coltivazione, dettagliata e molto utile, talvolta con riferimento alle temperature da mantenere nelle diverse stagioni e bagnature correlate. Purtroppo le tavole non sono riprodotte su carta idonea; di per sé sono comunque un buon esempio di illustrazione botanica applicata all’orticoltura come era in voga nell’800, secolo che ha visto nascere tantissime riviste completamente dedicate all’attività amatoriale del giardinaggio, alcune esclusivamente dedicate alle orchidee.

Cattleya Chocolate Drop ‘Kodama’ AM/AOS

Gocce di cioccolato

> (C. guttata var. leopoldii x C. aurantiaca.)

L’incrocio è stato registrato nel 1965 da Stewart.
Di questo ibrido sono stati selezionati vari cloni e questo nella foto è indubbiamente il più classico e famoso.

Cattleya Chocolate Drop ‘Kodama’ AM/AOS è un’orchidea che si fa indubbiamnete notare quando è in fiore, sia per la particolarità dei fiori (colore cioccolata e lucentezza impressionante), che per la lunga durata delle fioriture.

Questo clone, ibridato con l’altrettanto famosa Blc. Oconee, ha già prodotto progenie di gran classe:
Blc. Cherry Suisse 1991 (C. Chocolate Drop 1965 x Blc. Oconee 1976), il clone (Blc. Cherry Suisse ‘Lydia Merkle’) ha ottenuto un AM/AOS nel 1996.

E’ già stata registrata una nuova mini Cattleya di generazione successiva con “geni” C. Chocolate Drop: Potinara Pimento (Cherry Suisse x Slc. Pre-School).

Altra progenie della C. Chocolate drop ‘KODAMA’: Blc. Owen Holmes ‘Mendenhall” AM/AOS x C. Chocolate Drop ‘Kodama” e Slc. Ann Komine ‘Breathless’ AM/AOS (C. Chocolate Drop x Slc. Vallezac)
Divertitevi a cercare qualche incrocio attuale che discenda da questo incrocio degli anni 60