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Cattleya: sequenza di un rinvaso

Quando e come intervenire
La tua Cattleya vuol scappare dal vaso? Hai due scelte…lasciarla andare ed avrai un esemplare, oppure intervenire e dividerla in due o più parti avendo cura di lasciare almeno tre o quattro pseudobulbi alle nuove divisioni.
La divisione di un’orchidea ed il suo rinvaso sono operazioni da farsi quando la pianta è nella fase di sviluppo e possibilmente in primavera-estate. A meno che, non ci siano dei problemi in atto è sconsigliabile cimentarsi in divisioni durante la stagione fredda.

6 azioni in sequenza a partire da sinistra verso destra a scendere

A svasatura avvenuta, in questo caso fortunatamente troviamo le radici in buono stato, puoi procedere alla pulizia eliminando tutto il substrato vecchio, alla divisione del rizoma orizzontale in due spezzoni ed infine alla potatura delle radici togliendo quelle secche o marce ed accorciando le rimanenti 5-10 centimetri al massimo.

Scelto il vaso di giusta dimensione (con 4 pseudobulbi forza a fiore è sufficiente uno con diametro di 16 cm) puoi procedere alla sistemazione (la parte recisa del rizoma orizzontale va appoggiata al bordo del vaso per lasciare tutto lo spazio di crescita alla nuova vegetazione), avendo cura di mettere sul fondo del vaso del materiale drenante ed inerte (polistirolo può andar bene) e di usare bark già umido (messo a mollo in acqua per alcuni giorni e lasciato ad asciugare per almeno qualche ora). E’ consigliabile sostenere la pianta con un tutore.

PS) la seconda divisione, quella sul tavolo a fianco della pianta rinvasata è in omaggio al primo ospite della prossima visita virtuale alla mia serra 😉

Terza visita virtuale alla serra…rinvasando qualche miniatura

Lavorare in serra
Maggio, mese dei rinvasi e delle pulizie per antonomasia.
La mia serra vive due grandi cicli biologici annuali: uno luminoso (primavera-estate-inizio autunno) ed un altro che io definisco della “sopravvivenza” che inizia a tardo autunno per finire verso fine marzo. L’inizio e la fine di queste due fasi coincide con le cosiddette “pulizie generali”, che consistono nel lavaggio interno delle pareti e del tetto con la lancia delle bagnature. Non è semplice scegliere la giornata giusta: bisogna iniziare di buon mattino e durante le operazioni di spruzzatura deve esserci il sole …ma soprattutto devo essere io in forma perché a lavori finiti, la parte più asciutta del mio corpo sarà la lingua.
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Cattleya x Dolosa

Ibrido naturale brasiliano conosciuto anche come “Falsa Catteya”
Probabilmente il nome “dolosa” gli è stato dato per quella sua spiccata caratteristica, rivolta ad ingannare chi la osserva, da cui il nome “Dolosa”
Dolo: la previsione del danno che si compierà e la volontà di compierlo.
Nella sostanza, la Cattleya x Dolosa è ingannatrice e pertanto non di facile identificazione.

Cattleya x Dolosa – foto tratta da internet
Questa orchidea è stata per lungo tempo considerata specie assestante (Cattleya walkeriana var. dolosa), ora è universalmente ritenuta il frutto di ibridazioni naturali fra Cattleya loddigesii e Cattleya walkeriana avvenute nei siti dove sono entrambe endemiche.
Le varianti sono molteplici, sia nella loro struttura morfologica che nel colore dei fiori. Con gli incroci artificiali il problema è ancor più complesso in quanto gli ibridatori possono usare varietà di C. walkeriana e di C. loddigesii non necessariamente originarie degli stessi siti.

L’idea di approfondire questi aspetti mi è frullata in testa alla mostra di Padova, dopo aver visto una Cattleya x Dolosa premiata con “menzione d’onore per il colore”.
Probabilmente la pianta ha tratto in inganno anche i preparatissimi giudici AIO. A mio avviso la piramide genealogica della Cattleya in giudizio andava oltre il livello primario e quindi poteva anche essere un ibrido più evoluto.
E’ pur vero che, magari raramente, anche la Cattleya x Dolosa presenta pseudobulbi unifoliati, ma essi mantengono sempre la morfologia dei genitori.. e quelli della pianta in questione insinuavano ragionevoli dubbi.
Per poter produrre un analisi più attenta sarebbe stato utile conoscere l’albero genealogico della pianta in giudizio.
Sugli incroci fra Cattleya loddigesii e Cattleya walkeriana vi propongo la lettura di questo interessante post tratto dal blog di Marcus Vinicius Locatelli, un giovane agronomo Brasiliano.

Cattleya bowringiana

Affascinante fioritura autunnale

collezione Guido de Vidi – foto 12.10.06 – diritti riservati

Cattleya bowringiana Veitch 1885.

Sinonimi: Cattleya autumnalis Hort. 1885 – Cattleya skinneri Bateman var. bowringiana (Veitch) Kraenzl. 1892 – Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins 2003

Nome della specie in onore John C. Bowring, collezionista di orchidee inglese di fine 1800, .

Note storiche
Questa specie non ha sempre avuto il nome bowringiana.
In occasione della prima esposizione a Londra (31 Ottobre 1885), il suo scopritore James Veitch, la presenta con il nome di Cattleya autumnalis,solamente dopo aver ottenuto il First Class Certificate dalla Royal Horticultural Society, Veitch modifica il nome iniziale, dedicando quello nuovo ad un suo ottimo cliente, John C. Bowring di Windsor. Bowring, primo figlio del plenipotenziario in Cina per conto della Regina Vittoria, Sir John Bowring, era un collezionista incallito, sempre alla ricerca di nuove orchidee da coltivare ed ibridare: ironia della sorte, le pubblicazioni inglesi lo citano per le sue ibridazioni piuttosto che per la più importante onorificenza del suo nome assegnato ad una bellissima orchidea.

Onori e potere
Non sempre però le onorificenze vanno distribuite equamente. La prima descrizione della Cattleya bowringiana è apparsa in “The Gardeners Chronicle – 28 Novembre 1885 (page 683)” a cura di James la O’ Brien, ma nel famoso “Manual of Orchidaceous Plants”, non c’è alcuna menzione in suo onore: tutto è accreditato a Veitch, sia la sua scoperta che la sua descrizione.

Provenienza della specie
Cattleya bowringiana è originaria dell’America Centrale (Belize e Guatemala), ed insieme alla Cattleya skinneri rappresentano le Cattleye più “nordiche” in natura.
Cattleya bowringiana: particolare degli pseudobulbi e delle radici
Questa specie è l’unica nel suo genere ad avere gli pseudobulbi che crescono praticamente privi di rizoma orizzontale e con un rigonfiamento bulboso alla loro base, dal quale si formano radici e nuovi getti.

La più appariscente fra le Cattleye a fioritura autunnale
Quando l’estate fa capolino e l’autunno si affaccia con i suoi profumi di frutta matura, regalandoci le prime notti fresche, noi collezionisti di orchidee cominciamo a goderci le fioriture antunnali delle Cattleye, fra tutte, in serra primeggia lo spettaccolo dei numerosi mazzetti di piccoli fiori color viola splendente della Cattleya bowringiana.
Nessun collezionista, anche per la sua facilità di coltivazione, dovrebbe privarsi di questo spettaccolo autunnale offerto dalla Cattleya bowringiana e nemmeno di quello primaverile, donato Cattleya skinneri, che molti confondono con la C. bowringiana.

Una pianta molto facile da coltivare.
Cattleya bowringiana in natura vive fra 200 – 900 metri di altitudine ed è molto adattabile a diversi ambienti. Può essere trovata come litofita nei burroni rocciosi, completamente esposta al sole diretto, oppure mimetizzata da pianta terrestre sulla sabbia di quarzo ed anche sugli alberi come epifita tipica.
Per queste sue peculiarità, questa specie è stata molto presente nelle collezioni, dove ha prosperato senza particolari problemi.
La sua grande popolarità è durata parecchio tempo (nel 1941 si è guadagnata anche la foto di copertina del bollettino AOS), ma è andata via via scemando, forse perchè troppo facile da coltivare, oppure più semplicemente, perchè i coltivatori decisero di non commercializzarla più. Sta di fatto che era quasi scomparsa dalle collezioni.
Viste le continue richieste, da qualche anno i produttori hanno iniziato a produrre incroci x self degli esemplari rimasti, ed ora è possibile trovare nuove piante nel mercato delle orchidee.
Altra notorietà di questa orchidea in natura è quella di essere cibo prelibato per gli animali della foresta, ma pur essendo continuamente in balia di molti agenti esterni, sopravvive, si sviluppa e fiorisce senza problemi: classico esempio di adattamento naturale a situazioni di precarietà.
Si è detto che la Cattleya bowringiana è l’ideale per principianti, ma ciò non vuol dire che non richieda anche abilità di coltivazione, il coltivatore esperto riuscirà ad ottenere risultati eccezionali, mentre il neofita si accontenterà di una piccola fioritura: in fondo, il collezionismo delle orchidee è affascinante proprio per questo. In condizioni di normale coltivazione, gli pseudobulbi possono raggiungere 30 cm di altezza e produrre non più di 7-8 fiori, in condizioni ottimali gli pseudobulbi possono arrivare anche a 60-70 cm con 20-30 fiori per infiorescenza. L’esemplare della prima foto in alto, quest’anno, ha prodotto 11 nuovi getti con circa 300 fiori.

Pregi e limiti
I collezionisti brasiliani, noti per le loro puntigliose collezioni mono specie, con tutte le varietà possibili, non apprezzano molto Cattleya bowringiana perchè trovano in lei una gamma limitata di varietà. Questo non è completamente vero, seppur limitatamente, le varietà e/o forme di questa specie sono presenti, e sono molto utili per importanti ibridazioni.
Sir Jeremiah Coleman, precursore degli ibridi coerulei nelle Cattleye, ha ottenuto buoni risultati con cloni coerulei, lilacini e violacei di C. bowringiana.

Gli ibridi
Cattleya Portia Coerulea ‘Sir Jeremiah Colman’ – Collezione Guido De Vidi- diritti riservati
Cattleya bouringiana è presente in ibridazioni famose e le sue caratteristiche hanno contribuito alla creazione di veri campioni. Famosi sono Cattleya Portia (C. bowringiana x C. labiata), registrato da James Veitch nel 1897 e Cattleya Porcia, incrocio fra C. bowringiana x C. Armstrongiae (Hardyana x loddigesii), registrato da H.G. Alexander nel 1927. Entrambi hanno ricevuto molti premi dalla RHS e dalla AOS.

Cattleya Porcia ‘Canizzaro’ FCC/AOS – collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Cattleya Porcia ‘Cannizaro’ ha ricevuto AM dalla RHS nel 1936 e dalla AOS nel 1951 ed un FCC/AOS postumo, nel 1988.
Cattleya bowringiana ha contribuito egregiamente a tante altre ibridazioni fra le quali: Cattleytonia Rosy Jewel (x Broughtonia sanguinea), Brassocattleya Maikai (x Brassavola nodosa), e Cattleya Barbara Kirch (x Cattleya aurantiaca).

Qualche nota colturale
Anche se Cattleya bowringiana è assai facile da coltivare, onde evitare che l’eccesso di sicurezza faccia compiere errori fatali è bene conoscere le sue esigenze fondamentali.
A causa della particolare conformazione degli pseudobulbi a base bulbosa, compattata e senza rizoma, il momento più critico per questa specie è il rinvaso: l’assenza di rizoma crea problemi nelle divisioni (è facile incidere la parte bulbosa), pertanto è utile porre molta attenzione nell’effettuare i tagli.
L’intervento di rinvaso e divisione va fatto all’inizio della fase vegetativa (primavera), appena si scorgono le nuove radici alla base degli pseudobulbi.
Il rinvaso va fatto con bark grosso, mescolato con poca torba di sfagno, avendo cura di non coprire le basi bulbose che potrebbero marcire. Per il resto va coltivata come le altre Cattleye: buona luce, ambiente umido e ventilato, composto umido ed un lieve rallentamento invernale delle annaffiature.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.