Archivio mensile:Gennaio 2006

Fuori fa un freddo boia

Sta arrivando il vento freddo dalla Russia…questo, Putin ce lo manda gratis. Fuori è freddo, freddissimo!

I bruciatori delle serre pompano a mille ed il gasolio sta per finire…questi sono momenti nei quali mi piacerebbe tanto essere un professore, un tassonomista, un botanico, un conferenziere, un giudice, insomma, uno che parla delle orchidee altrui.

Purtroppo mi trovo a dover parlare con le orchidee della mia collezione, che stanno battendo i denti e non so più cosa raccontar loro.

Il sabato dell’orto: una bella giornata di cultura, amicizia ed allegria.

Nella foto di copertina una multitudine di Phalaenopsis nelle serre dei fratelli Menin: due amici di Orchids Club guardano con ammirazione

La giornata, interessante e coinvolgente è scivolata via velocemente. Per i più lontani l’avventura è cominciata ancora con il buio e, complice l’indesiderata nebbia si è verificato qualche ritardo: ad ogni modo, il gruppo del Club si è compattato in sintonia con i programmi.
La neve caduta i giorni precedenti ed i deboli raggi di sole, che filtravano a fatica tra la nebbia Patavina, rendevano ancor più incantati gli aerali esterni dell’Orto.
A camminare infreddoliti, lungo i viali dell’ di Padova eravamo quasi una cinquantina di visitatori del gruppo “Orchids Club”.
L’interesse di noi orchidofili era rivolto soprattutto alla serra delle orchidee, ma la bravura di Roberto (curatore delle serre e per l’occasione, nostra guida) ha catturato la generale attenzione e ci ha accompagnato in un viaggio affascinante, carico di cultura, storia e magica atmosfera tra le piante dormienti dell’Orto.
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Spontanee: parliamo del genere Listera

…a cura di Gabriella e Carlo Ivano

Questa volta vogliamo parlare del genere Listera, orchidee poco o per nulla appariscenti a causa delle dimensioni e del colore verde dei fiori e per questo considerate spesso quasi come le ” Cenerentole ” fra le spontanee. Di certo non si fanno notare da lontano per i loro colori, ma se le si osserva da vicino si scoprirà la grazia e la delicata eleganza di queste ” signore in verde”.
Delle oltre 20 specie di Listera presenti essenzialmente nelle regioni asiatiche, da temperate a fredde, in Italia ed Europa solo due sono presenti : Listera ovata e Listera cordata.
Foto: Jesolo loc. pineta del Cavallino
La Listera ovata o maggiore ( L. ) R. BR. in Aiton fil. Horthus. Kew., basionimo Ophrys ovata L. Sp. PL., è pianta alta fino a 70 cm, dal caule pubescente con inserite a 2/10 cm. dal suolo due grandi foglie contrapposte e ovate, le brattee sono molto corte, mentre l’infiorescenza che può portare fino a 80 fiori, piccoli dal colore verde-giallastro, è cilindrica.
I sepali e i tepali sono simili, mentre il labello pendulo lungo max. 15 mm. è bilobo e rivolto verso il basso, nei fiori già fecondati si rivolge all’interno.
L’ apparato radicale è formato da un corto rizoma cilindrico con numerose radici sinuose e filiformi.
Diffusa e comune dal piano fino alla montagna predilige prati umidi, torbiere, boschi freschi, pascoli e cespuglieti fino a 2200 mt., su terreni sia acidi che basici e fiorisce da aprile a luglio ( agosto).
Il suo areale è molto vasto, dalla Norvegia attraverso l’Europa continentale e del sud fino in Libano e Siria, ad est alla Siberia per poi scendere attraversando la Russia fino all’ Iran e Afghanistan.
In Italia è segnalata in tutte le regiononi italiane, molto frequente al nord e progressivamente meno presente al sud.
Molto più rara e localizzata è la Listera cordata o minore ( L. ) R. BR. in Aiton fil. , Horthus. Kew., basionimo : Ophrys cordata L. Sp. Pl., pianta di dimensioni ridotte, max. 15 mm. con le due caratteristiche foglioline opposte e cuoriformi dal bordo leggermente ondulato, con infiorescenza pauciflora dai fiori molto piccoli verdi tendenti al rossiccio, sepali e tepali subuguali, patenti, ovato-arrotondati all’apice e disposti a raggiera in posizione superiore al labello che è bilobo, dai lobi sottili e appuntiti rosso porpora.
La sua diffusione è europea con popolazioni asiatiche e turco-asiatiche.
Nel Nord-America Occidentale è presente una popolazione con foglie e fiori un pò più grandi : L. c. var. neprhophylla ( Rydberg ) Hultèn ( vedi Luer 1975 ).
In Italia è presente in tutto l’arco Alpino, mentre sull’Appennino le sue segnalazioni sono dubbie.
E’ specie tipica dei boschi di abete rosso ( Vaccinio-Picetea Excelsae ) e cespuglieti di mirtillo , in terreni poveri e acidi ricchi di muschio, da umidi a bagnati.
Alla prossima orchidea.
Saluti a tutti G. & C. I.

Bibligrafia : S. Pignatti – Flora d’Italia – ed. EDAGRICOLE, P. Zangheri – Flora Italica – ed. CEDAM, K.P.Buttler – Orchideen – ed. MOSAIK VERLAG, C. Del Prete G. TOsi – Orchidee Spontanee d’Italia – ed. MURSIA

Foto di C. I. De Marchi : la n° 1 Jesolo loc. pineta del Cavallino, n°2 Sorgenti del Sile loc. Casacorba
P.S. Chi è in possesso di una foto ( si intende fatta da voi ) della L. cordata se vuole può farla inserire nel blog.
Grazie e ciao.

Notizie flash

Il numero 17 porta fortuna
Le rilevazioni statistiche su questo blog “Google Analytics”, iniziano il 17 Novembre 2005 ecco alcuni dati dopo due mesi esatti:

> Visite 9.359
> Pagine viste 31.688
> Paesi totali 63
> Paesi con più di un ritorno 45
> Top ten : Italia – Germania – Slovenia – Svezia – USA – Francia – Brasile – Svizzera – Argentina – Gran Bretagna.
> Top pagine medie x visita: 28 – Polonia.
> La visita più sorprendente: Nepal – Kathmandu.

Paphiopedilum venustum

Spero che questa pianta rimanga in fiore fino alla fine di febbraio per portarla in esposizione all’EOC di Padova, dove vorrei proporre di considerarla ex novo “var. flavescens”.

Paphiopedilum venustum – foto 16.01.06
Collezione Guido De Vidi – diritti riservati

Pahiopedilum venustum (Wallich ex Sims) Pfitzer
P. venustum è stato scoperto dal dott. Wallich a Sylhet (Bangladesh) agli inizi del 1800.
Etimologia del nome di specie: deriva da Venere, la dea romana dell’amore e della bellezza, così chiamato per la bellezza del fiore.
Descritto da: Wallich ex Sims in Curtis’s Botanical Magazine, 47, t. 2129 (1820)
Trasferito da: Pfitzer in Pringsheim, Jahrbcher fur wissenschaftliche Botanik, 19:163 (1888)
Varietà e Forme:
Paphiopedilum venustum fma. measuresianum (hort. ex M.T. Masters in Gardener’s Chronicle, 3rd series, 14: 756 (1893)) Braem in Orchidees. Culture et Protection 36: 35 (1998) – albino form
Paphiopedilum venustum fma. pardinum (Reichenbach fil. in Gardener’s Chronicle, 1st series, 29: 554 (1869)) Braem in Braem et al., The Genus Paphiopedilum, 2: 274 (1999) – forma di colore.

Nella rivista “The Orchid Review” Vol. 2 a Pag. 134 si legge: …”In 1820 several very interesting novelties were recorded. Cypripedium venustum, the first tropical species, was figured at t. 2129 of the Botanical Magazine, with the information that it flowered in November with Messrs. Whitley, Brames, and Milne, who had received it from the Calcutta Botanic Garden, whence it was brought by Captain Craigier.”…
Questa specie è stata una delle prime ad essere ibridata: Paphiopedilum x Crossianum (P. venustum x P. insigne) ottenuto da Cross, nel 1871.
Paphiopedilum venustum ha le foglie argentate con tonalità grigio-verde di base e macchie verde scuro sulla pagina superiore, che ritroviamo color porpora in quella inferiore.
La struttura vegetativa è molto robusta e compatta, gli steli fiorali alti 15-20 cm. portano uno o più raramente due fiori che raggiungono 9-10 cm di diametro.
Il sepalo dorsale è bianco con evidenti striature verdi, mentre il labello presenta marcate venature color verde scuro. I petali sono di colore verde alla base, poi assumono tonalità terra di Siena chiara che diventa arancio e rosso scuro all’apice: sui petali ci sono anche delle macchie scure, che insieme alla tonalità di base caratterizzano la zona geografica di provenienza e la varietà.
Questa specie è diffusa in un’area geografica molto vasta: Bangladesh, Assam, Nepal.
Nel suo habitat, Paphiopedilum venustum regola il suo ciclo vegetativo in funzione dei monsoni: caldo e umido estivo (18-32 gradi centigradi) e freddo secco in autunno–inverno (5-20 gradi centigradi).
All’inizio del monsone secco la pianta accenna ad un leggero riposo e poi inizia la lenta e progressiva formazione degli steli fiorali che maturano verso la fine di gennaio. In natura questa specie vive ai piedi degli alberi in terreni molto umidi e ricchi di humus, habitat tipico delle foreste fitte, preferendo di norma i pendii scoscesi delle rive dei fiumi.
Il composto di coltivazione deve essere vaporoso e drenante, con una discreta presenza di calcio.