Archivio mensile:Maggio 2008

Quarta visita virtuale alla serra: Just one night

Effetto notte
Erano le 22 di ieri notte, quando andai in serra per fare una foto alla pianta di Polystachya maculata – mi serviva per completare il post precedente – provai una strana la sensazione, forse fu complice l’effetto notte e buio che si percepiva entrando in serra. Questo è quello che catturai con la mia fotocamera…buona visione e buon ascolto.

“>

I nomi delle piante da sinistra a destra verso basso:
Cirrhopetalum pulchellum; Cattleya scilleriana; Cattleya aclandiae; Dracula vlad tepes;Vanda Tananchai; Epidendrum pseudoepidenrum; Paphiopedilum hainaldianum; Dendrobium Spell bound; Cattleya Irene Finney; Ascocentrum ampullaceum; Lokartia elegans

Polystachya maculata: facile… anche in casa

Praticamente sempre fiorita tutto l’anno
Non ci credete? E’ proprio così. Vegeta velocemente e quando gli pseudobulbi giovani mostrano le nuove infiorescenze, quelle dei vecchi hanno ancora qualche fiore aperto.


Polystachya maculata P.J.Cribb, Orchidee (Hamburg) 35: 233 (1984).
SEZIONE Cultriformis [Thouars] Sprengel

Una specie per chi coltiva in casa
Specie ideale per le amiche e gli amici coltivatori “casalinghi”, che desiderano arricchire la loro collezione con un’orchidea inusuale, facile e generosa.
Come già scritto nel capoverso introduttivo, i suoi fiori sono di lunga durata, spuntano in progressione e spesso anche più volte all’anno, creando l’effetto della fioritura persistente sia sulle infiorescenze giovani che su quelle vecchie, da cui l’origine del nome di genere “Polystachya”
per l’appunto.
E’ un’orchidea epifita africana endemica nel Burundi. La pianta è di dimensione medio piccola ed i fiori seppur piccoli (1 cm) sono abbastanza vistosi, sia per il colore chiaro del labello e giallo verdino vivo dei petali e dei sepali, che per le evidenti maculature da cui deriva il nome di specie “maculata”.

Coltivazione
Polystachya maculata vive bene a temperature intermedie (tra 18 2e 22°C e quindi in sintonia anche con le medie di appartamento), luce filtrata, buona umidità e circolazione d’aria. Tenere la pianta abbondantemente annaffiata durante la crescita degli pseudobulbi e rallentare le bagnature quando questi sono maturi: fertilizzazioni regolari ogni una o due settimane con concime equilibrato

Il genere
Il genere Polystachya è stato stabilito da Hooker 1824 SOTTOFAMIGLIA Epidendrodeae, TRIBU’ Epidendreae, SOTTOTRIBU’ Adrorhizinae.
Specie tipo: Polystachya luteola Hooker nome illegale 1824 = Epidendrum minutum Aubl. 1775 = Polystachya minuta [Aubl.]Hooker 1845 = Polystachya concreta [Jacq.] Garay & Sweet 1974
Questo genere è trovato a partire dall’Africa tropicale ai Caraibi, alla Florida, nel Messico, nel Brasile e verso l’est attraverso il Pacifico, l’Asia Sud-Orientale e l’Indonesia.
Le varie piante del genere Polystachya sono generalmente abbastanza ” solide” ma è molto difficile generalizzare poiché si incontrano in ambienti assai diversificati (foresta densa, di montagna e di pianura) e su molti continenti. Ci sono quasi 250 specie (su un totale d’ circa 450 sp.) di Polystachya, endemiche in Africa, a volte poco conosciute e poco studiate, la cui classificazione richiederebbe una revisione.

Le spontanee di Sassano…”pexo el tacon del sbrego”

La grande idea di portare in tavola qualche ricetta a base di orchidea sta accollandosi, suo malgrado da sola, le colpe e le ire funeste postume, di tutto l’entourage dei protagonisti.

Pare che la soluzione finale sia stata presa: togliere il video Rai incriminato dalla rete ed incaricare un “esimio professore” a spiegare agli italiani via etere… che le orchidee spontanee non si possono toccare perché protette da leggi ferree.
Forse sbaglio, ma io penso che l’unico effetto che otterrà questa “azione riparatrice”, posto che non sarà possibile posizionare una guardia forestale a fianco di ogni esemplare, sarà quello di incentivare ulteriormente la loro raccolta.
Quelle sassanesi poi, diventeranno oggetto di culto e di collezionismo prezioso: come a dire – queste sono quelle famose della “frittata galeotta” 😆
Continua a leggere

Cattleya: sequenza di un rinvaso

Quando e come intervenire
La tua Cattleya vuol scappare dal vaso? Hai due scelte…lasciarla andare ed avrai un esemplare, oppure intervenire e dividerla in due o più parti avendo cura di lasciare almeno tre o quattro pseudobulbi alle nuove divisioni.
La divisione di un’orchidea ed il suo rinvaso sono operazioni da farsi quando la pianta è nella fase di sviluppo e possibilmente in primavera-estate. A meno che, non ci siano dei problemi in atto è sconsigliabile cimentarsi in divisioni durante la stagione fredda.

6 azioni in sequenza a partire da sinistra verso destra a scendere

A svasatura avvenuta, in questo caso fortunatamente troviamo le radici in buono stato, puoi procedere alla pulizia eliminando tutto il substrato vecchio, alla divisione del rizoma orizzontale in due spezzoni ed infine alla potatura delle radici togliendo quelle secche o marce ed accorciando le rimanenti 5-10 centimetri al massimo.

Scelto il vaso di giusta dimensione (con 4 pseudobulbi forza a fiore è sufficiente uno con diametro di 16 cm) puoi procedere alla sistemazione (la parte recisa del rizoma orizzontale va appoggiata al bordo del vaso per lasciare tutto lo spazio di crescita alla nuova vegetazione), avendo cura di mettere sul fondo del vaso del materiale drenante ed inerte (polistirolo può andar bene) e di usare bark già umido (messo a mollo in acqua per alcuni giorni e lasciato ad asciugare per almeno qualche ora). E’ consigliabile sostenere la pianta con un tutore.

PS) la seconda divisione, quella sul tavolo a fianco della pianta rinvasata è in omaggio al primo ospite della prossima visita virtuale alla mia serra 😉