Lavorare in serra
Maggio, mese dei rinvasi e delle pulizie per antonomasia.
La mia serra vive due grandi cicli biologici annuali: uno luminoso (primavera-estate-inizio autunno) ed un altro che io definisco della “sopravvivenza” che inizia a tardo autunno per finire verso fine marzo. L’inizio e la fine di queste due fasi coincide con le cosiddette “pulizie generali”, che consistono nel lavaggio interno delle pareti e del tetto con la lancia delle bagnature. Non è semplice scegliere la giornata giusta: bisogna iniziare di buon mattino e durante le operazioni di spruzzatura deve esserci il sole …ma soprattutto devo essere io in forma perché a lavori finiti, la parte più asciutta del mio corpo sarà la lingua.
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Archivio mensile:Maggio 2008
Seconda visita virtuale alla serra…qualche fiore
Tornando in serra
Il primo viaggio in serra l’abbiamo fatto guardando in giro…e magari senza accorgerci dei fiori che ci stavano attorno. Questo seconda immersione la dedichiamo a nove belle fioriture, a sorpresa cercheremo anche di indovinare i nomi dei generi, delle specie e o degli ibridi eventuali…troppo difficile?…mai dire mai, provaci 😉
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Spontanee…e intanto qualcuno se le mangia
Notizia letta sul sito Cilento.it “Sassano: il Menù Orchidea approda su Rai Uno. Il Presidente della Provincia Villani firma la carta rossa delle orchidee”
Era nell’aria, prima o poi doveva venire in mente a qualche buontempone di inventare qualche ricetta a base di orchidee. Per la verità l’uso delle orchidee in cucina non è una novità, la notizia sta nel fatto che per realizzare le sue ricette, quel buontempone propone l’utilizzo di orchidee poste in prima appendice e quindi super protette dalla convenzione di Washington. La “sceneggiata” è andata in onda il 16.05.08 sulla Rai nel corso del TG1 delle 13,30 all’interno della rubrica “Terra e Sapori”: ecco il video
All’evidenza, questa trasmissione era preparata ed attesa. Il giorno 15.05.08 sul sito Cilento.it , già si pubblicizzava, fra l’altro, la performance orchi-culinaria di Gaetano Ferraioli, il cuoco di un ristorante di Sassano (SA).
Problemi & problemi
Si dirà, ed io sono fra quelli – con tutti i problemi che affliggono l’umanità, cosa vuoi che incida la raccolta di qualche fiore di orchidea, seppur protetta! – pensiamo ai danni irrimediabili del terremoto cinese e dell’uragano in Birmania, che, oltre ad aver spazzato via dalla faccia della terra, centinaia di migliaia di esseri umani ha sicuramente distrutto l’intero ambiente dove moltissime specie di orchidee protette non potranno più crescere per migliaia di anni.
Questo pensare è però solo una faccia della stessa medaglia, nell’altra faccia si legge che ci sono delle leggi da rispettare e queste leggi recitano che la raccolta delle orchidee selvatiche se non per scopi scientifici è vietata, quindi non è pensabile che organi istituzionali addirittura la promuovano.
Fa un certo effetto – sconfortante – leggere fra le righe del guazzabuglio di presentazione degli eventi “orchidanti” del sassanese, paragrafi come questo (…la firma della Carta Rossa delle Orchidee (documento scientifico per la salvaguardia del fiore sassanese) da parte del presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani, e degli oltre 100 botanici e fisioterapisti italiani ed esteri che hanno partecipato al congresso scientifico nazionale Giros…), inserito in un filone di promozione turistica, che eleva a notizia le ricette a base di orchidea.
Siete d’accordo, non siete d’accordo?…scrivetelo sui commenti di questo blog, le vostre opinioni saranno inviate alla Rai, al Sindaco di Sassano, al Presidente della Provincia di Salerno. ed al Presidente GIROS
Ascocentrum ampullaceum
Esemplare a radice nuda
In natura questa specie vive anche in pieno sole abbarbicata su rocce inerti, ovviamente quando si fa riferimento al sole diretto bisogna sempre tener presente che nelle zone di endemicità esso è sempre filtrato, quindi tanta luce sì ma guardiamoci bene soprattutto in estate dal tener esposta al sole la pianta.
Le note colturali consigliano di coltivare questa specie e tutti gli Ascocentrun in generale, su cestini di legno, ma in presenza di piante adulte e dotate di un esteso apparato radicale, il substrato di appoggio diventa quasi inutile e conviene coltivarla a radice nuda, come quella che si vede nella foto.
Ascocentrum ampullaceum (Roxb.) Schltr.; Fedde, Repert. Beih. 1: 975 (1913).
Sinonimi: Aerides ampullaceum Lindley 1832; Gastrochilus ampullaceus O.Ktze. 1891; Oeceoclades ampullacea (Roxb.) Lindl. ex Voigt 1845
Basionimo: Saccolabium ampullaceum Lindley 1828
Una bellissima specie epifita, endemica in un vasto areale che va dalla Cina centro-occidentaleale, Himalaya, Assam India, Bangladesh, Nepal, Bhutan, Sikkim, Isole Andamane, Myanamar ex Birmania, Tailandia, Laos, fino al Vietnam.
Vive sugli alberi decidui in zone collinose (300 – 900 metri di altitudine), gradisce buona luce, umidità e temperature intermedie: in coltivazione si sviluppa bene su cestini di asticelle legnose. Fra le bagnature sono utili le asciugature del substrato, in inverno le nebulizzazioni vanno ridotte.
La forma color fucsia (vedi foto) è la più popolare, esistono anche la forma alba e la forma aurantiaca.
Molte sono le ibridazioni di orchidee con genitore Ascocentrum ampullaceum. Recentemente è stata creata una nuova orchidea ibrida sviluppata presso la Manipur University, in India, è stata registrata presso la Royal Horticulture Society in Gran Bretagna (24-1-03). La Royal Horticulture Society è l’Autorità Internazionale per la registrazione degli ibridi di orchidea. La nuova orchidea è registrata sotto il nome di ‘Ascocenda Kangla’. L’ibridatore è Rajkumar Dishore del dipartimento di scienze della vita della Manipur University. La nuova orchidea è il risultato di un incrocio tra Vanda coerulea (genitore femminile) con Ascosentrum ampullaceum var. aurantiacum (genitore maschile).
Dendrobium Mousmee…un bel ibrido indiano
Fatti e misteri che fanno tendenza nel collezionismo delle orchidee
Di recente, un orchidofilo australiano ha fatto visita alle mie orchidee. Robert Bisetto è il suo nome, come si evince di chiara origine italiana, anzi trevigiana, e sono stati proprio i suoi parenti trevigiani a contattarmi per organizzare la sua visita.
L’incontro è stato molto interessante, sia per l’ottima conoscenza orchidofila di Robert che per l’opportunità di confronto fra collezionisti così lontani geograficamente.
Durante la passeggiata in serra si è parlato dei tanti aspetti della nostra comune passione, di come è vissuto il collezionismo orchidofilo in Australia – ho capito ad esempio che i collezionisti australiani sono particolarmente attratti dai “Dendrobium cosiddetti indiani” – e si è convenuto di tenerci in contatto via internet per futuri scambi culturali con il nostro Club.
Dendrobium indiani, nella fattispecie, Robert mi parlava del D. Mousmee, considerandolo il migliore di tutti…e puntualmente, appena rientrato in Australia mi ha inviato alcune foto che pubblico con piacere.
…”Chow Guido, I’m finally back home in Australia.
Here are some photos of what Den. Mousmee, looks like. I reckon, it is the BEST of all the indian Den’s.
Please let me know if you get this email
Chow Robert Bisetto” – sono finalmente tornato a casa in Australia.
Eccoti alcune foto di com’è il Dendrobium Mousmee. Devo riconoscere che è la MIGLIORE di tutti i Dendrobium indiani….”
Dendrobium Mousmee, fascino, storia e mito
“E’ un ibrido primario (Dendrobium bronckartii (furcatum) x Dendrobium thrysiflorum) registerato da (V.?) nel 1941.
Ho già scritto qualche nota su questo Dendrobium, ma questa passione, tutto sommato per un ibrido, solletica il mio interesse e quindi vale la pena di approfondire il perché.
E’ noto che nel mondo del collezionismo orchidofilo nascono tendenze, a volte durature nel tempo e in certi casi extemporanee. Famosa è la tendenza di quei Giapponesi raggruppati in una associazione che colleziona una sola specie: la Cattleya walkeriana. Altrettanto noti quei brasiliani che collezionano quante varietà possibili di Laelia purpurata. La lista potrebbe allungarsi, ma tornando ai nostri “Dendrobium indiani”, così definiti dagli orchidofili australiani, per quale motivo sono così affascinanti?
E’ nella seconda metà del diciannovesimo secolo che vari esploratori alla ricerca di nuove specie nelle colonie dell’Impero Britannico, inviano in Inghilterra molte piante di Dendrobium endemiche in India, Birmania, Asia del Sud e Cina meridionale.
I nomi di quegli esploratori, Messer’s, Parish, Veitch, Rolfe, Paxton, Farmer, Lobb, Sir Jeremiah Colman e tanti altri, saranno per sempre legati alle nuove piante scoperte e caratterizzeranno pesantemente la nomenclatura stessa di quel gruppo di Dendrobium.
Tanto per ricordarne qualcuno possiamo citare: Dendrobium aggregatum, Dendrobium thyrsiflorum, Dendrobium amabile, Dendrobium bronckartii (syn. Dendrobium furcatum) e molti altri.
Per la verità i Dendrobium indiani non hanno fioriture di lunga durata, al massimo una o due settimane,tuttavia, le loro luminose combinazioni di colore, ad esempio il giallo intenso ed il bianco del Dendrobium thyrsiforum e le loro fioriture abbondanti compensano il limite della durata. Altro punto a favore di questi Dendrobium è la loro velocità di crescita, molte specie di questo gruppo sono relativamente rapide a maturare e qualche pianta può diventare presto un’esemplare con centinaia ed anche migliaia di fiori.
Forse però, il motivo di tanto successo in Australia è che molte specie possono svilupparsi all’esterno per tutto l’anno, particolarmente nella fascia tropicale e sud tropicale di quel paese, le piante possono essere sistemate sotto alberi decidui o semi-decidui quali il mango.
Col trascorrere del tempo, molte delle specie “indiane” sono state usate nelle ibridazioni. Per una panoramica completa conviene consultare “Wildcatt o RDS databases”, fra i più noti primeggiano il famoso Dendrobium Mousmee, registrato nel 1941 ed un suo discendente, Dendrobium Floralia, registrato nel 1969.
Dendrobium Mousmee rimane ancora avvolto da una polemica a metà fra il mistero e la confusione.
Si è già scritto che questo incrocio è stato registrato nel 1941 come ibrido primario tra (Dendrobium bronckartii e Dendrobium thyrsiforum) ma uno dei genitori presunti, Dendrobium bronckartii (sin. Dendrobium furcatum) risulterebbe estinto. Questo aspetto, oltre ad alimentare la discussione, aumenta anche e soprattutto il fascino del suo possesso da parte dei collezionisti
Altro alone di mistero traspare nella registrazione stessa: RHS indica che questa avviene nel 1941 in piena guerra mondiale e l’autore della descrizione si firma “V”…chi era “V”?, visto il particolare periodo storico, potrebbe essere stata anche una spia che intendeva inviare messaggi in codice?
La confusione ed il mistero che circonda questa orchidea aumenta ulteriormente anche analizzando i dati della descrizione quando indicano che alcuni luoghi fanno riferimento al Dendrobium bronckartii, (sin. Dendrobium furcatum) come sinonimo del Dendrobium thyrsiforum ed anche al Dendrobium amabile che è una specie endemica nel Vietnam. Le foto del Dendrobium Mousmee possono avere qualche assomiglianza con Dendrobium amabile…risulta altresì più difficile trovare qualche somiglianza con Dendrobium furcatum.
Forse Dendrobium Mousmee potrebbe essere occasione di lavoro per tassonomi e botanici, sempre impegnati a creare nuove varietà, o forse mister “V” li ha già imbrogliati tutti! Il fascino continua…
PS) Ringrazio l’amico Robert Bisetto per le foto.