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Leptotes

Un genere di orchidee fatto di piccole piante, Leptotes, nome derivato dalla parola greca “Leptotis” dal significato ampio: delicato, fine, grazioso così come i suoi fiori.

Leptotes unicolor

Leptotes è un genere di orchidee formato da 9 piccole specie che crescono nelle foreste asciutte del sud e sud-est del Brasile, anche in Paraguay e Argentina. Sono miniature epifite a crescita cespitosa, con foglie sottili e teretiformi, vagamente simili alle specie del genere Brassavola.
Leptotes sono fra le specie più difficili da coltivare, alcune sono presenti nelle collezioni, altre sono talmente rare da essere quasi sconosciute.
Curiosità
Oltre ad essere coltivate per il loro valore ornamentale, le specie Leptotes bicolor e unicolor sono utilizzate come sostituto di vaniglia nel latte, gelati, tè e dolci.
Il baccello di Leptotes (bicolor o unicolor) è a forma di uovo (quasi come un uovo di piccione), con uno speciale trattamento il suo gusto è molto simile alla vaniglia, ed è usato in Sud America come sostituto economico per aromatizzare il gelato. I baccelli vengono raccolti quando sono quasi maturi, poco prima dell’apertura, sono messi al sole caldo per un paio di giorni, poi conservati in un barattolo a chiusura ermetica.

Habitat
Gran parte delle specie di questo genere, tutte epifite, provengono dalla foresta atlantica del Brasile. Solo due sono state trovate in altri paesi, L. unicolor in Argentina, e L. bicolor in Paraguay.
Gli habitat di edemicità variano da specie a specie, Leptotes tenuis e Leptotes pauloensis, prediligono quasi esclusivamente le foreste pluviali montane, Leptotes bicolor vive sia nelle foreste pluviali, sia nei boschi asciutti degli altopiani della Serra do Mar e Leptotes unicolor cresce bene in zone più fresche, oltre i 700 metri di altitudine, sugli alberi di Araucaria e Podocarpus nelle zone del sud del Brasile.

Morfologia
La struttura morfologica delle piante è caratterizzata da un breve rizoma cilindrico con piccoli pseudobulbi sui quali, quasi impercettibilmente, partono, una, raramente due foglie teretiformi e carnose. Le foglie hanno caratteristiche variabili, possono essere corte o lunghe, erette o pendenti. L’infiorescenza è apicale, generalmente di breve durata, spunta all’apice dello pseudobulbo e porta da uno a sette fiori relativamente grandi per le dimensioni della pianta, di solito parzialmente piegate. In alcune specie, le infioresacenze formano gruppi di fiori dall’aspetto molto vistoso. I fiori sono fragranti ed il loro profumo può durare 10-20 giorni.
I petali ed i sepali di dimensione quasi uguale, si presentano con sfumature verdastre, bianche o con varie tonalità di rosa ed il labello giallo pallido, viola o lilla. Il labello è trilobato (tre lobi). I lobi laterali sono piccoli, quello intermedio è molto più grande e abbastanza variabile tra le specie. La colonna è corta, fitta e dritta, normalmente verde, e porta sei masse polliniche di diverse dimensioni, due più grandi al centro e quattro più piccole in due coppie tenute da un breve caudicolo: caratteristica unica tra le orchidee. I loro frutti sono arrotondati, succulenti e hanno un profumo che ricorda di Vaniglia.

Agente impollinatore
L’agente impollinatore dei fiori di Leptotes non è mai stato osservato. Cássio van den Berg, a giudicare dai colori e la morfologia dei fiori, suppone che siano le api, l’agente primario, altri osservatori sostengono che gli impollinatori più importanti per questo genere siano i colibrì.

Coltivazione
In coltivazione bisogna stare molto attenti al marciume radicale che si insinua facilmente con l’umidità eccessiva, i risultati migliori per coltivazione del genere Leptotes si ottengono quando sono montati su placche di fibra vegetale o di sughero. Annaffiatura e fertilizzanti devono essere più frequenti durante i periodi di crescita, e di meno durante i periodi di riposo. Condizioni di crescita ideali richiedono una temperatura intermedia e l’esposizione alla luce solare filtrata.



Note storiche
Illustrazione originale pubblicata da John Lindley nel 1833 quando ha descritto il genere Leptotes in Edwards Botanical Magazine. Leptotes bicolor Lindley 1833
Eravamo nel mese di Aprile del 1833, quando nelle famose serre degli Harrison, fiorì una specie sconosciuta proveniente dal Brasile (Serra dos Órgãos).
La signora Harrison, era una collezionista inglese di orchidee, già immortalata nelle descrizioni di diverse specie: Bifrenaria harrisoniae e Cattleya harrisoniana. Poco tempo dopo, la signora Arnold Harrison, pensando di trovarsi difronte ad una nuova specie inviò un disegno ed una divisione di questa pianta al botanico John Lindley, che verificò essere non solo una nuova specie, ma anche un nuovo genere. Nella sua descrizione, data nello stesso anno, Lindley costituisce il nuovo genere assegnandogli il nome di Leptotes, dal greco (Leptotis) raffinato, delicato, in riferimento ai fiori della pianta.

leptotes_bicolor

Nei suoi appunti, Lindley scrive che Leptotes è simile a Tetramicra, ma ha diverse strutture del pollinarium, lobi laterali del labello più piccoli, e senza calcar (membrana) attaccata all’ ovario. Rileva anche qualche differenza rispetto al genere Brassavola (morfologicamente simile), sia nelle masse polliniche sia nel labello trilobato. La pianta descritta da Lindley diventerà la specie tipo del genere: Leptotes bicolor.

In Europa arrivano altre nuove piante
Qualche anno più tardi, nel 1838, Lindley riceve altre piante provenienti dal Brasile, in esse nota delle sostanziali differenze rispetto alle specie già descritte (lobi laterali del labello leggermente seghettati, fiori più grandi e sporadicamente, la presenza di una seconda foglia sugli pseudobulbi: non esita a considerare queste nuove orchidee come appartenenti ad una nuova specie, che descrive come come Leptotes serrulata.
Cinque anni dopo, il conte tedesco Johann von Centurius Hoffmannsegg nota la differente pigmentazione delle foglie di una pianta di Leptotes, presente nella sua collezione e la descrive con il nome di L. glaucophylla.
Nel 1990 Carl Withner, rivisitando i disegni pubblicati da Lindley sottolinea alcune differenze aggiuntive tra L. bicolor e L. serrulata, tuttavia, la botanica ritiene che entrambe le descrizioni siano riconducibili a L. bicolor e le variazioni siano dovute alle vaste aree di endemicità delle colonie.
Nel 1865, da una località sconosciuta in Brasile giunge a Heinrich Gustav Reichenbach, una nuova pianta, che diventerà la seconda specie del genere. In questo caso il campione è molto diverso da Leptotes bicolor, fiori più piccoli e meno arrotondati, con ampi segmenti color giallo pallido giallo: la descrive con il nome di: Leptotes tenuis. Dodici anni dopo, il botanico brasiliano João Barbosa Rodrigues descrive la terza specie: Leptotes unicolor. Nei suoi appunti si legge che è una specie molto profumata, precisa che vive come pianta epifita in colonie formate da centinaia di piante, lungo le rive dei fiumi Dourado e Sapucai, nei pressi della città di Alfenas, in Minas Gerais.
Nel 1881, nello Stato del Paraná, Barbosa Rodrigues scopre piante con più foglie di quelle già note e con lievi differenze nella struttura floreale. Anche in questo caso il botanico non esita a descrivere la pianta come nuova specie del genere Leptotes, assegnandole il nome L. paranaensis: oggi questa specie è considerata solo una variazione di L. unicolor, la specie descritta quattro anni prima.

Corsa alla descrizione di nuove specie
In questa fase storica, sono molti i casi di nuove descrizioni di specie già note; Robert Allen Rolfe descrive una pianta ricevuta dal Brasile (molto simile alla L. tenuis) con il nome di L. minuta: oggi è conosciuta come una variante di L. tenuis.
La confusione non si ferma alla descrizione di presunte nuove specie, ma anche all’appartenenza di genere, ad esempio, il botanico danese Johan Albert Constantin Loefgren descrive una nuova specie come Leptotes blanche-amesiaesi, solamante più tardi, il lavoro di Carlos Frederico Hoehne la sposta in un nuovo genere, nominandola (in omaggio a Loefgren): Loefgrenianthus blanche-amesiae. Nel 1934, Hoehne descrive una nuova specie, chiamandola Leptotes pauloensis perché è stata trovata nello stato di San Paolo . Questa specie è strettamente correlata alla Leptotes tenuis, ma i suoi fiori hanno colori diversi. Per decenni i tassonomi sono stati divisi su questa nuova descrizione, ad esempio, Guido Pabst la considera un sinonimo di L. tenuis. Di recente sono state scoperte nuove colonie con colori simili a quella descritta da Hoehne, e Withner propone ora che L. pauloensis sia accettata come una specie separata.

Riassunto
Fino al 2004, le specie conosciute erano quattro, tre con nome consolidato, L. bicolor, L. unicolor e L. tenuis, e una, L. pauloensis, sempre più frequentemente accettata dai tassonomi, ma è in questi anni che questo genere vede raddoppiate le specie assegnate, Eric Christenson descrive ed include nel genere con rango di specie Leptotes harryphillipsii, molto simile a L. pauloensis (già una specie problematica di per sé), e Leptotes mogyensis.
Altre due nuove specie molto affini alla Leptotes bicolor, entrambe trovate nella regione di Buerarema, a sud di Bahia, sono state successivamente descritte e nominate Leptotes bohnkiana, dal nome del suo scopritore, e L. pohlitinocoi, per lo più in base al colore. Infine, nel 2006, Sidney Marçal de Oliveira scopre quella che ad oggi è l’ultima specie ad essere descritta: Leptotes vellozicola.

Caratterisiche morfologiche
Le tre caratteristiche principali che differenziano le specie del genere Leptotes sono le proporzioni generali delle foglie, la forma dei fiori, e il modo in cui fiori si aprono. Queste caratteristiche consentono di dividere il genere in due gruppi principali. Primo gruppo: L. unicolor, L. bicolor, L. bohnkiana, L. pohlitinocoi
Il gruppo è formato da quattro specie con fiori dai segmenti allungati, generalmente semi chiusi. I fiori di queste specie sono spesso rivolti verso il basso. Quasi tutte le specie di questo gruppo hanno le foglie più lunghe delle infiorescenze e con superfici lisce.

leptotes_unicolor

Foto a sinistra: Leptotes unicolor
Fra le specie attribuibili a questo gruppo fa eccezione Leptotes unicolor: foglie corte, rugose, mentre i suoi fiori sono di colore uniforme rosa pallido, sempre a faccia in giù.
Le altre specie di questo gruppo hanno fiori dai colori più forti.
Leptotes bicolor è la specie che produce più fiori per infiorescenza ed è presente in un’areale più ampio. Si tratta di una specie variabile, anche se è facilmente individuabile per il colore dei fiori (sepali e petali bianchi,labello viola), e per qualche pseudobulbo con due foglie: qualche pianta di questa specie vive anche come litofita.
Leptotes bohnkiana ha alcune somiglianze con L. bicolor, tuttavia, i suoi fiori sono un terzo delle dimensioni di quest’ultima, petali e sepali sono proporzionalmente più ampi, forma un solo fiore per infiorescenza e la pianta adulta è grande circa la metà della L. bicolor. Di questa specie è stata trovata un’unica colonia in Bahia.

Leptotes unicolor: pianta.
leptotes_-pohlitinocoi

Foto a sinistra: Leptotes pohlitinocoi VP Castro & Chiron, Richardiana 4: 78 (2004).
Leptotes pohlitinocoi è più vicina a L. bicolor, ma ha fiori leggermente più piccoli con tutti i segmenti completamente rosa. Esiste solo a Bahia.

Secondo gruppo: L. vellozicola, L. tenuis, L. pauloensis, L. harryphillipsii, L. mogyensis, di quest’ultima specie non esiste traccia in sito, tutte le informazioni provengono da una collezione californiana USA, potrebbe essere un raro ibrido naturale tra L. tenuis e L. unicolor
Questo gruppo è formato da cinque specie più piccole che hanno fiori più arrotondati con petali e sepali aperti e più piatti. Le foglie sono rugose e più corte, in genere di colore verde scuro o pigmentate viola. Le specie di questo gruppo formano solo uno o due fiori per infiorescenza. Le specie sono molto simili e talvolta difficili da distinguere.
Leptotes vellozicola è l’unica specie facilmente riconoscibile in questo gruppo, per il suo callo spesso centrale, posto accanto al vertice del labello. E’ l’unica specie di questo gruppo endemica in Bahia, tutte le altre vivono da sud-est a sud del Brasile. Questa specie è quella che in natura prende più sole, perché vive come epifita su arbusti di Vellozia. La regione in cui vive asciuga molto rispetto alle aree abitate da altre specie.
Leptotes tenuis è l’unica specie con le foglie color verde pallido, fiori giallastri o bianchi e labello color lilla. Si tratta di una specie molto piccola e rara, endemica nel sud-est del Brasile.
Leptotes pauloensis è una specie molto simile a L. tenuis; unica motivazione della sua separazione è data dal colore dei fiori, cioè: petali e sepali lilla pallido e labello bianco con un punto giallo crema nel mezzo. La sua distribuzione si sovrappone a quella della L. tenuis ma anche molto più a sud.
Leptotes harryphillipsii Christenson 2004
Leptotes harryphillipsii, un’altra specie simile a L. tenuis, ma con bande del labello leggermente più lunghe e, rispetto alle altre specie, che in genere hanno colori più vivaci, si differenzia per il colore rosa pallido su petali e sepali, .
Questa specie è stata per molto tempo, confusa con L. pauloensis.
Leptotes mogyensis, ancora un’altra specie legata al gruppo L. tenuis, con qualche assomiglianza a L. unicolor eccetto che ha fiori bianchi con un profondo segno viola centrale sul labello. Non vi è alcuna traccia di questa pianta in natura. Tutte le informazioni provengono da una pianta coltivata in una collezione USA (California). Potrebbe essere un raro ibrido naturale delle due specie citate.

Dendrobium fairchildae

Dendrobium fairchildae Ames & Quisumb. 1932 SEZIONE Calcarifera. Specie originaria delle Filippine (Luzon) Nome di specie in onore di Fairchild, donna americana appassionata di orchidee (1900).

Dimensione dei fiori da 3,75 a 5 cm

Questa specie è originaria delle Filippine. Foglie decidue, pianta litofita da clima fresco, predilige vivere su rocce esposte ad altitudini superiori a 1200 metri con steli a grappolo, terete e sottili che portano molte foglie lanceolate, appuntite, decidue.

Fiorisce a metà estate e autunno formando un corto racemo fiorito molto corto, ascellare, pendulo, che sorge dai nodi vicino all’apice e ai lati delle canne più vecchie, già spoglie.

Ridurre gradualmente la quantità di acqua e fertilizzante durante i mesi autunnali e invernali e riprendere in primavera dopo la formazione delle nuove vegetazioni

Epigeneium amplum

Epigeneium amplum

Epigeneium deriva dal greco antico latinizzato, epi=sopra e geneion=mento in quanto i sepali laterali sono fusi con il piede esteso della colonna formando un struttura simile ad un mento; amplum deriva invece dal latino e significa ampio, grande, notevole, suppongo dovuto alla dimensione del fiore rispetto alla pianta.
Così lo descrive Lindley nel 1830 in “The genera and species of orchidaceous plants” sotto il nome di Dendrobium amplum:
“D. rhizomate repente squamoso pseudo-bulbos ovatos squamosos diphyllos gerente, foliis ovato-oblongis emarginatis petiolatis, floribus solitariis longipendiculatis axillaribus e bracteis duabus oblongis petaloideis provenientibus, sepalis ovatis acuminatis obtusis petalis angustioribus, labello sessili trilobo medio lamellato: lobis lateralibus abbreviatis rotundatis, intermedio ovato crenulato acuto.
Flores straminei, intus guttati, expansis 3 uncias lati: labellum cum basi dilatata columnae articulatum, lamellis tribus in medio, quarum intermedia abbreviata; lobo intermedio atropurpureo. Ovarium ferè tres uncias longum bracteâ ad basin solitariâ ovatâ. Pedunculus vix unciam excedens bracteis 2 margnis foliaceis albis ex basi ortis tectus”.
Come poi puntualizzato dallo stesso Lindley tale specie ha caratteristiche più affini al genere Bulbophyllum che non a quello dei Dendrobium.
Una caratteristica che balza subito all’occhio, peculiarità quasi esclusiva dei Bulbophyllum è la mobilità del labello che invece di essere ben saldo sulla colonna è libero di oscillare dall’alto al basso come ad esempio in B. lobbii.
Di questa specie apparve bando d’asta sul “Gardener’s Chronicle” del 9 Marzo 1895, vendita operata da Proterhoe and Morris nella loro principale sala vendita al 67 e 68 di Cheapside a Londra, asta che sarebbe avvenuta il venerdì 15 marzo successivo. La specie allora all’asta era venduta come Dendrobium coelogyne uno dei sinonimi di questa specie.

La specie:
Epigeneium amplum (Lindl.) Summerhayes, Kew Bull. 12: 260 (1957).
cresce epifita o litofita dal Nepal (centro Himalaya), Bhutan, Nord-est India, Myanmar (ex Birmania) Thailandia alla Cina (Yunnan e Sud Guangxi).
Descrizione:
Pseudobulbi lunghi 4-7 cm., angolati sui 4 lati, che si dipartono 5-12 cm dal rizoma. foglie lunghe 10-15 cm e larche 3-5 cm. Infiorescenza singola, fiore di circa 7-9 cm., profumato, ceroso, dal crema al giallo macchiato di marron, labello di un marron-porpora scuro.
Epifita nelle foreste con fronde ampie, o litofita sulle rocce a 1.000-2.000 mt. di altitudine
Sinonimi homotipici: * Dendrobium amplum Lindl. in N.Wallich, Pl. Asiat. Rar. 1: 25 (1830). (BASIONIMO)
Sarcopodium amplum (Lindl.) Lindl. & Paxton, Paxton’s Fl. Gard. 1: 155 (1850).
Bulbophyllum amplum (Lindl.) Rchb.f. in W.G.Walpers, Ann. Bot. Syst. 6: 244 (1861).
Callista ampla (Lindl.) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 654 (1891).
Katherinea ampla (Lindl.) A.D.Hawkes, Lloydia 19: 95 (1956).

Sinonimi eterotipici:
Dendrobium coelogyne Rchb.f., Gard. Chron. 1871: 136 (1871).
Callista coelogyne (Rchb.f.) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 654 (1891).
Sarcopodium coelogyne (Rchb.f.) Rolfe, Orchid Rev. 18: 238 (1910).
Sarcopodium annamense Guillaumin, Bull. Mus. Natl. Hist. Nat., II, 26: 693 (1955).
Katherinea coelogyne (Rchb.f.) A.D.Hawkes, Lloydia 19: 95 (1956).
Epigeneium coelogyne (Rchb.f.) Summerh., Kew Bull. 12: 261 (1957).
Epigeneium annamense (Guillaumin) Seidenf., Dansk Bot. Ark. 34: 73 (1980).

Una piccola nota in merito al fiore…inizialmente i due petali inferiori erano disposti a V, a formare con il petalo mediano superiore un ideale triangolo, caratteristica comune a tantissime orchidee, dopo alcuni giorni dall’apertura i due petali inferiori si sono piegati convergendo verso il centro fino ad incrociarsi come appare nelle foto.
Coltivazione
Coltivo questa specie su zattera di sughero, supporto che la pianta pare gradire, purtroppo data la tendenza della pianta ad allungare i rizomi prima di emettere un nuovo pseudobulbo, le zattere da utilizzare è opportuno siano ben più grandi della pianta.
Questa orchidea trova posizione nella zona più luminosa della serra , le radici sono supportate da un piccolo pane di muschio sempre umido. Data l’altitudine alla quale cresce sopporta bene tanto le temperature fresche autunnali quanto quelle calde estive.
Concimazioni regolari con bilanciato Peters Professional 20-20-20 .

Diplocaulobium chrysotropis

 Nome specifico:
Diplocaulobium chrysotropis (Schltr.) AD Hawkes, Lloydia 20: 128 (1957).
Sezione Goniobulbon: Etimologia
Il nome di questo genere deriva dalla latinizzazione di tre parole greche: doppio, radice e vita; riferendosi ai due tipi di pseudobulbi di questo genere.
Nome di specie chrysotropis: significa “chiglia dorata” Sinonimi
Dendrobium chrysotropis Schltr. 1906

Diplocaulobium crysotropis è endemico nel nord della Papua Nuova Guinea. Specie epifita, vive sugli alberi nelle foreste nuvolose a un’altitudine di 1000-1300 metri.
Si tratta di una orchidea miniatura a sviluppo simpodiale con pseudobulbi lunghi 3 cm che portano una singola foglia apicale, eretta.

CURA E CULTURA.
Luce:
Diplocaulobium chrysotropis richiede buona luminosità, circa 25000-30000 lux, con un fotoperiodo ideale di 12 ore.
Temperatura:
La temperatura ideale è di 22-24 gradi centigradi durante il giorno; notte a 18-19 di notte. Nel suo habitat naturale le temperature sono più o meno costanti durante tutto l’anno. In autunno si accentua lo sbalzo termico fra giorno e notte (6-7 ° C), fattore considerato decisivo per stimolare la fioritura di questa specie.
Umidità:
Diplocaulobium chrysotropis ha bisogno di un’umidità media dell’80-85% per tutto l’anno.
Substrato, supporti in crescita e rinvaso:
Il miglior modo di coltivare Diplocaulobium chrysotropis è su zattera, con letto di sfagno intorno alle radici.
Irrigazione:
Durante il periodo di sviluppo questa orchidea richiede acqua frequentemente e abbondantemente; le sue radici non devono mai rimanere asciutte.
Fertilizzante:
Si consiglia di utilizzare dosi ridotte rispetto a quelle indicate da sciogliere nell’acqua di bagatura ogni 7-10 giorni. Durante il periodo di riposo non fertilizzare.
Periodo di riposo:
Nel suo habitat naturale non ci sono variazioni stagionali di temperatura; l’inverno è un po ‘più secco del resto dell’anno. In coltivazione se gli pseudobulbi iniziano ad avvizzire, dobbiamo aumentare la quantità di acqua.

L'era on-line e social

PROLOGO La storia potrebbe cominciare così “ai miei tempi erano poche le occasioni per acquistare orchidee da collezione”. Infatti nel secolo scorso per trovare orchidee si dovevano aspettare le scarne occasioni (in genere erano le fiere del verde) per trovare le tanto agognate piante da aggiungere alla collezione. Per la verità erano poche e mitizzate anche le collezioni presenti. Chi poteva girare il mondo e/o disponeva di fondi cercava le orchidee nei paesi di origine. Vale la pena di ricordare Dalla Rosa, pilota della compagnia aerea Alitalia, oppure l’ingegnere Taglioni della Ducati e poi Sutter (nonno di Milena), e altre piccole isole del collezionismo orchidofilo amatoriale italiano, presenti in Italia agli inizi del ventesimo secolo.

COLTIVARE Lo spartiacque che allora doveva affrontare il coltivatore di orchidee, era dettato dalla possibilità di creare ambienti idonei per far vivere essenze arboree esotiche, con neccessità ambientali diverse da quelle del nostro clima mediterraneo. La serra, appunto, il mitico traguardo da sognare e qualche volta da realizzare. Cosa è avvenuto col passare degli anni nel panorama orchidofilo europeo e italiano in particolare. Impercettibilmente, ma con una costante progressione, si è per così dire (democratizzato) il collezionismo; cominciarono a nascere associazioni amatoriali e sempre più spesso in varie località venivano organizzate mostre di orchidee, intese come occasioni di socializzazione e di scambi di esperienze. Un periodo proficuo e di sostanziale crescita culturale e scientifica, che si è materializzato con la partecipazione italiana a vari eventi europei. Eravamo nel pieno della fase della divulgazione cartacea, dei fax, delle comunicazioni a mezzo lettera, e della edizione di qualche rivista cartacea.

INTERNET Poi arrivò internet, quel grande spazio virtuale che da subito amplificò i rapporti della comunicazione, preambolo per quel successivo fenomeno, noto con l’epiteto “social”. Come per altri segmenti dei rapporti sociali, anche il mondo delle orchidee si trovò a vivere questa nuova dimensione. Iniziarono a proliferare blog, gruppi e-mail, e contestualmente prese forza una forma embrionale di mercato on-line. Cominciarono a coltivare orchidee anche persone prive di esperienza e di ambienti idonei, questo ha prodotto sfacettature non sempre fruttuose.

SOCIAL Ora siamo nella fase di Google, FaceBook, You Tube, Amazon ed altro, dove tutti possono dire e fare tutto. La storia che questi strumenti scrivono, non sempre è costruttiva. Queste facoltà, da un lato ci rendono la vita più facile, ma se usate malamente possono portare a fatti incresciosi. E’ di qualche giorno fa la spiacevole controversia che vede coinvolto il mondo italiano della vendita on-line di orchidee. Senza poter entrare nel merito di un post decisamente diffamatorio, uscito su un gruppo orchidofilo FaceBook italiano, fa un certo effetto rilevare l’enorme e sproporzionato numero di commenti, questo a significare che la vendita di orchidee on-line ha il nervo scoperto. Massima solidarietà alla ditta produttrice che ha spedito un pacco malamente contestato.

SOLIDARIETA’ Solidarietà ad personam, ma anche supporto a tutta la nuova generazione di giovani produttori di orchidee italiani, che in tempi difficili cercano con fatica di garantire un buon livello dell’offerta italiana di orchidee da collezione. In conclusione, una sostanziale unità del mondo orchidofilo italiano, fatto di tutto e di tutti, rimane più che mai idispensabile