Archivi autore: Guido

Acianthera bidentula

Acianthera è un genere di orchidee originarie delle zone tropicali dell’emisfero occidentale. Fu descritto per la prima volta nel 1842 [3] ma non fu riconosciuto fino a pochi anni fa. La maggior parte delle specie era collocata nel sottogenere Acianthera di Pleurothallis . Questa divisione è il risultato del recente sequenziamento del DNA. Il genere Acianthera comprende circa 200 specie. La specie: Pleurothallis bidentula Barb.Rodr. 1881 SUBGENUS Acianthera SEZIONE Brachystachyae Lindley 1859. Ora incluso nel nuovo genere Acianthera.

Acianthera bidentula (Barb.Rodr.) Pridgeon & MWChase 2001; Sinonimo: Pleurothallis vinosa Hoehne & Schltr.1926. Specie endemica nel sud-est e nel sud del Brasile. Spesso citata come sinonimo di Pleurothallis saundersiana. Origine del nome di specie: fiore a due denti. Fiorisce in estate e richiede costante umidità nella stagione calda, con moderazione nei mesi freddi. Stante la propensione disordinata e rampicante di questa specie è consigliabile coltivarla su trochetti legnosi e/o lastre di sughero.

Pinalia acervata

Ex – Eria acervata Lindl. J. Hort. Soc. Londra vi. (1851) 57.

Specie epifta di piccole dimensioni, vive sui tronchi degli alberi, è endemica in Yunnan Cina, Assam, Himalaya orientale, Myanmar, Tailandia, Laos, Cambogia e Vietnam nelle pianure boschive, pianeggianti, semi-decidue e decidue. Il suo habitat si estende alle savane, dal livello del mare, fino alle foreste montane primarie a quote da 900 a 3350 metri.

Eria acervata, collezione rio Parnasso 02.08.2020 – fiori.

Pianta da clima caldo o intermedio a sviluppo simpodiale, presenta pseudobulbi appiattiti e strettamente raggruppati, caratteristica morfologica che da origine al nome di specie (dal latino acervor = accumulare) portanti da 3 a 5 foglie oblanceolate-flaccide, ottuse, verde pallido; dalle loro ascelle si formano sottili infiorescenze portanti da 3 a 8 fiori bianchi con il labello spruzzato di giallo pallido. Sepali sfumati verdi all’apice, labello spruzzato di giallo pallido; pedicello e ovaia ca. 1 cm. Petali lanceolati, ca. 6 × 2 mm.

Note tassonomiche. Sinonimo omotipico: Eria acervata Lindl.;
Sinonimo eterotipico: Dendrobium seriatum Wall. ex Hook.f.; Eria poilanei Gagnep.;rotologue: Revis. Gen. Pl. 2: 679 (1891) protologue (titolo pagina): Kuntze, , Revisio generum plantarum, vol. 2 (1891)

Eria acervata, collezione rio Parnasso 02.08.2020 – pianta fiorita.

Prima c'era la SIO, poi venne la carta di Soave

Per i più giovani orchidofili italiani, che cercano di capire come funziona l’associazionismo in Italia, questo articolo porterà un contributo storico sul mondo italiano delle orchidee. Nell’era di internet e dei social, il confine fra reale e virtuale è abbastanza labile. Internet è pieno di gruppi e/o associazioni che svolgono la loro attività amatoriale quasi esclusivamente sul web: Facebook, Istagram, Linkedln, Twitter, WhatsApp e così via dicendo. Inoltre via web si compra e si vende di tutto, orchidee comprese. Su internet nascono e muoino eventi, navigando un po’ si ha l’impressione di trovarci in una realtà forse più strutturata di quel che effettivamente è. Ma alla fine, quel vechio modo di stare insieme, fatto di associazioni tradizionali rimane pur sempre lo strumento che aggrega realmente gli appassionati.

Ma come sta di salute l’orchidofilia e l’orchidologia in Italia? Rispetto agli anni 80 – 90 del secolo scorso il panorama non è che sia cresciuto, sia in termini di qualità piuttosto che di numeri.

Le grandi collezioni, pur presenti in Italia in quegli anni, oggi non si vedono; né private né tantomeno pubbliche (orti botanici e/o garden di prestigio internazionale), per converso la realtà amatoriale italiana è frastagliata e di dimensioni minime. L’associazionismo italiano, non ha saputo far tesoro di quel fermento che aleggiava sul finire degli anni ottanta in varie realtà italiane, forse per inezia magari per quella maledetta convinzione che con le orchidee si fanno soldi o si acquisisce prestigio, spesso effimero se non supportato da vera spassionata disponibilità e spessore scientifico. Ed è così che si materializzano gli arrampicatori, o nati dirigenti che emrgono dal nulla. Il risultato è sotto glio occhi di tutti.

Ma quando e come prende forma l’associazionismo orchidofilo in Italia. Per mia sfortuna mi son travato ad averlo attraversato tutto sin dagli inzi.

Tutto inizia con la SIO (Società Italiana Orchidee) fondata da un commandante dell’Alitalia con la passione per le orchidee. Non è che succedessero tante cose, la SIO vivacchiava finchè non divenne preda degli appetiti di quella convinzione citata poco sopra. Negli anni 70 eravamo in piena crisi della siderurgia, e molti imprenditori si son dovuti reinventare la vita. Per trovare l’equilibrio psicofisico, a qualcuno, il psicologo suggerì di mettersi con le orchidee. La SIO era l’approdo obbligato, e così capitò che quell’ex imprenditore del tondino si trovò a diventare il suo Presidente oltre che a mettere su bottega con una azienda di vendita orchidee.

Come si evince dall’estratto di una missiva di quei giorni, iniziarono gli scontri fra vecchia e nuova scuola che culminarono con un lento sfacelo della SIO, la quale passò di mano in mano di vari commercianti finchè entrò in uno stato di dormienza pluriennale: ciò nonostante la SIO rimase riferimento per l’orchidologia Italiana.

Ed è così che un gruppetto di intelletuali romani provò a raccogliere l’eredità infranta, cercando di rilanciarne l’attività; si venne a creare una sorta di limbo che non mancò di iniettare un certo dinamismo nell’orchidofilia italiana, che culminò con la partecipazione come “ITALIA” all’evento europeo EOC in Germania ad Hannover, eravamo nel febbraio del 1994: ricordo che in quell’occasione vinsi diversi premi.

L’insperato successo del’Italia in terra teutonica, ringalluzzì un po’ tutti, al punto di ritentare l’avventura tre anni più avanti (1997), in Svizzera (Ginevra), e fu ancora un’apoteosi: quel nostro piccolo stand conteneva a stento le medaglie conquistate quasi tutte dalle mie orchidee (vedi foto). Il triennio (94 – 97) fu foriero di eventi propedeutici; esposizioni un po’ ovunque, alcuni ancora con il marchio SIO, ed altri, ad esempio quella di Treviso in villa Franchetti che vide i fasti della Contessa Isabella, con la nuova Associazione AIO.

E’ stato questo clima unitario e propositivo che gettò le basi sulle quali rinacque una nuova Associazione. Si iniziò a pensare ad un futuro organizzato su scala nazionale, nel pieno rispetto dell’associazionismo locale, con la vocazione e l’auspicio di produrre anche utili lavori scientifici: con questo spirito nacque la Carta di Soave.

Il racconto storiografico si ferma volutamente con la presentazione integrale della Carta di Soave, nata appunto a Soave (VR) in occasione di un’esposizione curata dalla allora giovane ATAO. Cosa si è fatto in questi anni per promuovere quegli auspici, poco, forse l’associazionismo è stato usato spesso per ambizioni personali, sicuramente antitetici a quanto sottoscritto in quel magico momento..

Cattleya, piccolo viaggio fra i suoi ibridi famosi

Blc. Oconee ‘Mendenhall’ AM/AOS
(Lc Belle of Celle x Blc. Norman’s Bay)
There were two other Oconee cultivars awarded by the AOS, ‘C/J’ AM/AOS to C.J’s Orchids, Long Beach, Ca., in 1981 (17.0cm n.s.), and ‘Wine Red Fall’ AM/AOS, Owens Orchids, 2001 (14.5cm n.s.)
Questo ibrido eccezionale poteva finire nell’anonimato, in qualche bancherella di vivaio, per fortuna che si ritrovò fra i bancali di un orchidario. Capitò così, che William Kirch, famoso ibridatore americano (USA), nel tentativo di creare un ibrido di Cattleya …

Blc. Pamela Hetherington ‘Coronation’ FCC/AOS
…Questa bella orchidea fiorisce a Dicembre ed i suoi fiori leggermente fragranti si fanno ammirare per tutte le feste natalizie…


Blc. Port of Paradise “Emerald Isle” FCC/ AOS
… Questo bellissimo ibrido dai grandi fiori verdi è stato esibito per la prima volta nel 1970…


Blc. Lucky Strike
… I fiori di Blc. Lucky Strike , sono il frutto di ricerche per dar loro fragranza, consistenza e soprattutto sensualità, elemento molto in voga negli anni 60…


Cattleya Portia Coerulea
… Cielo ed orchidea celeste in un soleggiato pomeriggio Domenicale di Novembre in Vicolo Parnasso, amena località della Marca Trevigiana


Lc. Mariner e Lc. Bella
… Questo ibrido molto simile alla Cattleya Portia ‘coerulea’ giunge alla ribalta quasi 50 anni dopo i primi tentativi degli ibridatori, rivolti a produrre ibridi coerulei

Laelia anceps 'vestalis' f. trilabello

Laelia anceps ‘vestalis’ f. trilabello – collezione rio Parnasso.

Foto a sinistra: Laelia anceps ‘vestalis’ f. trilabello – collezione rio Parnasso. Una forma originale, un diffetto che la rende preziosa.
A suo tempo, una lettrice del blog, trovò buona documentazione a riguardo di questa specie. Sicuramente siamo in presenza di un clone molto prezioso.
Ecco i link:
Notizia della nuova varietà di Laelia anceps apparsa a pag. 136 – The Gardeners’ Chronicle, 31 Gennaio 1880.
Laelia anceps var. vestalis Rchb. f.
Laelia anceps var. vestalis foto.

Storia:
L’orchidea in questione proviene dalla ex collezione A&F di Padenghe, cartellinata come Laelia anceps forma alba, gli anni son trascorsi, l’azienda in questione non c’è più; quell’orchidea fiorisce da qualche anno e ad ogni fioritura, come si può notare, la forma e il colore dei suoi fiori pongono molti punti interrogativi sulla sua esatta classificazione.

8 Masse polliniche, genere Laelia

La serietà dell’azienda A&F (Alessanrdini e Franguelli) è fuori discussione, ma entrambi i suoi fondatori non ci sono più e quel che rimaneva della loro azienda è stato prelevato da un vivaio francese. Per cercare il bandolo della matassa proveremo a metterla un po’ più sullo scientifico.
La domanda alla quale cercheremo di dare una risposta è la seguente:
Siamo sicuri del genere? Laelia, Cattleya o ibrido?
Su questo versante la risposta è inequivocabile: trattasi di Laelia e la prova scientifica sta tutta nel numero delle masse polliniche dei suoi fiori: nel genere Laelia sono 8 a gruppi di 2, e la foto sopra conferma il genere. Nell’ipotesi di ibridazioni, queste possono essere state fatte esclusivamente all’interno del genere Laelia.

Dimensioni del fiore:
Capsula seminale (antera) – 7 cm.
Fiore – 11 cm.
Sepali bianchi – 1,5 x 6 cm.
Petali bianchi con punte leggermente spruzzate di colore rosa pallido – 3 x 5,5 cm.
Labello trilobato aperto con una vistosa carenatura centrale posta orizzontalmente, bianco con leggere sfumature laterali color rosa – 4 x 5 cm.
Colonna con striature scure orizzontali – 0,7 x 2 cm.

Morfologia della pianta
Pseudobulbi oblunghi, turgidi, bifoliati a volte unifoliati – 10-15cm.
Foglie apicali carnose lanceolate, oblunghe – 15-20 cm.
La foto a sinistra evidenzia che la pianta ancora giovane produce pseudobulbi unifoliati, che tendono a diventare bifogliati con la maturità.
Questa caratteristica, posto che Laelia anceps produce raramente pseudobulbi bifoliati (verificate anche voi questa peculiarità morfologica), induce a pensare ad una possibile ibridazione con un’altra specie bifioliata.

Vista d’insieme della pianta
Lo stelo fiorale, molto strutturato e rigido non supera i 70 cm. di lunghezza.
Le infiorescenze sono a gruppi di 2 – 5 fiori avvolti da membrane appiccicose che racchiudono i fiori in bocciolo.
A conclusione di questa discussione, emerge con chiara evidenza la strana forma del labello che assomiglia ad un petalo allargato, tanto da poter considerare il fiore a forma (tripetala): la funzione naturale del labello è quella di indirizzare l’insetto pronubo verso il nettario, quasi obbligandolo ad introdursi in un percorso stretto, e non è certo il nostro caso. Le incertezze rimangono, la bella Laelia continua a fiorire indisturbata e puntuale a fine dicembre inizio gennaio di ogni anno, e noi ci concediamo la licenza di nominarla in onore delle vergini Vestali, le sacerdotesse romane al servizio della dea Vesta e non solo… forse anche a numa Pompilio.
Vista la rarità, o forse ancor meglio, stante l’unicità di questo clone e posto che nessuno ce lo vieta, potremmo anche nominarla: Laelia anceps ‘trilabello var vestalis’