Il bello degli ibridi artificiali
Appena un amico scopre che hai a che fare con le orchidee, la prima ed inevitabile domanda curiosa che ti pone è – anche tu hai creato qualche nuova orchidea?
Creare nuove orchidee significa interferire artificialmente nei loro consolidati equilibri naturali, ma le nostre maliarde ce lo concedono con relativa facilità, sta a noi comportarci con bravura.
La “febbre” per le orchidee, quella grande avventura che ogni uno di noi vive con loro è talmente intensa che concede a tutti la possibilità di ritagliarsi uno spazio su misura.
C’è chi si perde far le orchidee per studiarle, altri per cercarle in sito, altri ancora per coltivarle, ma la dimensione più affascinante e per certi aspetti più controversa è senza dubbio l’ enorme duttilità di ibridazione che questa famiglia vegetale concede agli appassionati.
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Brassavola: la signora della notte
Chi direbbe che fu proprio una Brassavola la prima orchidea esotica a fiorire in Europa.
Il nome popolare “signora della notte” se l’è conquistato per la fragranza dei suoi fiori che inonda le ore buie.
Le specie del genere Brassavola sono fra le più antiche orchidee esotiche coltivate in Europa, ciò nonostante non sono molto popolari come quelle di altri generi.
La bellezza dei fiori di Brassavola, il loro delicato aroma notturno, l’esigua dimensione delle piante e la relativa facilità di coltivazione meritano una maggiore attenzione da parte degli appassionati orchidofili.
Il genere Brassavola è relativamente piccolo, raggruppa circa 15 specie e la maggior parte delle piante sono molto simili di aspetto, tanto da rendere difficile l’identificazione e la corretta classificazione delle varie specie.
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Orchidee in casa
…quelle che mia moglie preleva regolarmente in serra 🙂
Se ora coltivo orchidee è merito (o colpa) sua, che fra l’altro ha un nome bellissimo, ma abbastanza incompatibile con le orchidee: Rosetta.
Generalmente il compagno dona un’orchidea alla compagna e lei, un pò per amore un pò per passione, comincia a conoscerle e coltivarle. Nel mio caso no! Il virus dell’orchidiota, dopo aver regalato una pianta di Cymbidium a mia moglie, me lo sono beccato io!
Come sono conciato dopo 25 anni lo sapete in molti; una serra piena colma di orchidee, che se la passano abbastanza bene, e tante amiche ed amici che condividono la comune passione in questo blog e nelle frequenti occasioni di mostre o incontri del nostro Club.
Per la verità non posso dire che Rosetta non sia stata contagiata dalle orchidee, anzi, i ritmi della sua vita sono regolati come i miei dalle maliarde, ma il suo virus è leggero e produce in lei solamente quella piccola febbricina da vaccino antinfluenzale.
Lei è sempre discreta, ai margini dei grandi appuntamenti orchidofili, ciò nonostante e con suo enorme imbarazzo , il nome Rosetta è ormai legato a diversi premi internazionali, assegnati a cultivar della mia collezione.

L’inguaribile contagio e l’irresistibile tentazione di mia moglie sono quelli di prelevare orchidee fiorite in serra per creare le sue coreografie floreali nella loggia di casa nostra.
Devo essere onesto, anche in questi frangenti è particolarmente discreta: non ha il coraggio di portar fuori quelle che lei ritiene essere “particolari”.
Con tutte le orchidee che hai in serra è il minimo che può fare, direte voi, certo! Ed è anche bello vederle in casa…meno eclatante è il loro mesto ritorno in serra, sfiorite e spesso con le “orecchie” mogie mogie.
Lei ci scherza sopra e… sempre in modo dolce e discreto mi fa anche marameo 😆
Vanda, Ascocenda, Vasco… ibridi belli.
Il fascino irresistibile delle Vanda
Alzi la mano chi sa resistere davanti ad una bella pianta di Vanda in fiore, questo lo hanno capito anche i titolari dei garden ed i fioristi, tant’è che sempre più spesso capita in di trovarle in vendita nei loro negozi ed anche nelle mostre mercato.
Ne hanno fatto di strada le nostre Vanda! Strada nel senso stretto della parola perché, quelle che vediamo esposte, provengono da coltivazioni situate in vari paesi del del sud est asiatico; nei garden e nelle fiorerie giungono già in bocciolo, importate da grossisti e/o coltivatori europei.
Nelle serre dei coltivatori europei le Vanda importate, rimangono pochissimo, generalmente il tempo strettamente necessario per portarle alla prima fioritura.
Le ibridazioni
Vanda Rothschildiana – Collezione Guido De Vidi
Oltre al lungo viaggio per giungere da noi, le Vanda attuali, hanno fatto anche un lungo percorso di trasformazione genetica artificiale (per mano dell’uomo), rispetto ai loro progenitori “specie”.
A partire dalla lontana e famosa ibridazione fatta da Miss Joaquin, attualmente, molti sono gli ibridi in commercio, peccato che quasi tutti quelli che troviamo in vendita, siano senza nome: di loro non sappiamo nulla e non riusciremo mai a saperlo, nemmeno dove si vanno a perdere i loro dati tassonomici.
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Orchidee: pigmenti clorofilliani nei fiori fecondati
Analisi di un fenomeno abbastanza raro riscontrabile su alcune specie di vari generi di orchidee.
La formazione di clorofilla nei segmenti fiorali dopo la loro impollinazione è un fenomeno poco frequente nelle orchidee, seppur raro è stato comunque osservato in varie specie di generi diversi.
Le Phalaenopsis e nello specifico quelle specie che, secondo l’ultima revisione tassonomica di Christenson 2001, rientrano nella sezione Zebrinae, sono molto rappresentative del fenomeno clorofilliano in analisi.
Phalaenopsis hieroglyphica – collezione Guido De Vidi- foto01.11.2007
Phalaenopsis hieroglyphica [Rchb.f] Sweet 1969
Sottogenere: Polychilos
Sezione: Amboinenses Sweet 1968, o Zebrinae Christenson 2001.
Basionimo: Phalaenopsis lueddemanniana var. heiroglyphica Rchb. f. 1891
Sinonimi: Phalaenopsis lueddemanniana var. palawensis 1953; Phalaenopsis lueddemanniana var. surigadensis 1965; Polychilos hieroglyphica (Rchb. f.) Shim 1982
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