Dendrobium amabile

Dendrobium amabile (Lour.) O’Brien 1909
Sezione: Callista (Lour.) Schltr.
Sinonimi: Callista amabilis Lour. 1790;
Callista thyrsiflora (Rchb.f. ex André) M.A.Clem. 2003;
Dendrobium bronckartii De Wild. 1906;
Dendrobium densiflorum var. alboluteum Hook.f. 1869;
Dendrobium galliceanum Linden 1890;
Epidendrum callista Raeusch. 1797;
Dendrobium furcatum Reinwardt & Lindley.
Origine del nome di specie: dal latino “amabile”…bello, piacevole..

 La pianta è morfologicamente diversa dal Dendrobium farmeri, che è strutturato con fusti quadrati, mentre Dendrobium amabile ha fusti tondeggianti di colore marrone o verde scuro; lunghezza da 40-100 cm, foglie alterne dal centro alla sommità del gambo. I fiori non durano a lungo, solo circa 5-10 giorni, hanno una grande forma a grappolo, colori brillanti e luminosi. La variabilità dei vari habitat di endemicità di questa specie, il colore dei petali e dei sepalii dei suoi fiori possono variare dal biancho al viola.

Dendrobium amabile ha steli duri, rotondi e scuri, di solito lunghi 30-80 cm. Lungo il gambo ci sono molti piccoli solchi; le foglie sono molto carnose e rimangono attive tutto l’anno. Questa specie non ha una stagione di riposo, i fiori crescono a grappolo e hanno una lunghezza di 20-25 cm dalla parte superiore, con un diametro del grappolo di circa 10 cm, inclusi molti fiori singoli. I fiori sono rosa chiaro, il peduncolo e l’ovulo sono lunghi 4 – 5 cm. Le foglie sono appuntite, lunghe 2,8 – 3 cm, larghe 1,4 – 1,6 cm. I petali sono di forma ovale, con la sommità arrotondata, lunghi 3 – 3,2 cm, larghi 1,9 – 2 cm. Il labello è rotondo e largo da 2,6 a 2,8 cm, con bordi bianchi, al centro una macchia arancione. I fiori sbocciano in estate tra fine maggio e metà giugno, emanano profumo dal sapore dolciastro.

Coltivazione:
Come le altre specie della sezione Callista può essere coltivato in serra intermedia a luce filtrata 50%, con fertilizzazioni e bagnature regolari durante la fase di sviluppo. Durante l’inverno vanno diradate le spruzzature (tanto da mantenere gli pseudobulbi turgidi) e la temperatura minima può scendere a 10 gradi notturni. E’ utile sistemare questa orchidea in vaso con substrato di bark medio.

 

  

Ulteriori approfondimenti

Bulbophyllum ornatissimum

Bulbophyllum ornatissimum, chiamato anche, Cirrhopetalum ornatissimum, Mastigion ornatissimum, Phyllorchis ornatissimum, è una specie del genere Bulbophyllum, descritta da Johannes Jacobus Smith nel 1912. Specie originaria ell’India nord-orientale e precisamente in Sikkim nella regione di Darjeeling e in Meghalaya. Cresce sui cespugli vicino ai ruscelli, nella regione tropicale, ad un’altezza di 500-600 m. È un’epifita di piccole dimensioni, da clima caldo con pseudobulbi ovoidali lunghi 2,5 cm; nella parte superiore di ogni pseudobulbo cresce una foglia larga più di un cm.

 Bulbophyllum ornatissimum produce infiorescenze erette a forma di ombrella con 3 a 5 fiori apicali profumati su ciascuna infiorescenza eretta, lunga 15 cm che sorge dalla base dello pseudobulbo maturo. I fiori sono lunghi 11,5-18,5 cm. I petali sono gialli con striature o nervature rosse. Il labello ha un colore variabile, dal porpora al rosso porpora. I sepali superiori sono lanceolati, dotati di ciglia lungo i bordi con punta acuminata e leggermente ricurva. I sepali laterali sono lunghi e stretti, quasi per tutta la lunghezza collegati tra loro e solo le loro punte filiformi sono separate e ritorte. Sulla sommità di piccoli petali triangolari stretti sono presenti grappoli di villi pendenti.

Coltivazione.

Bulbophyllum ornatissimum desidera luce filtrata in ambiente con un forte movimento dell’aria. La temperatura media del giorno estivo è 30°C, la notte 23-24° C. La temperatura media del giorno invernale è 21-23°C, la notte 9-12 ° C. Umidità: questa pianta necessita di un livello di umidità dell’80-85% in estate e all’inizio dell’autunno. Poi, alla fine dell’autunno e all’inizio dell’inverno, scende al 75% e continua questo calo fino al 50% all’inizio della primavera.

Rinvasi e fertilizzazioni, substrati in coltura:

 Bulbophyllum ornatissimum preferibilmente va montato su una zattera di sughero o di felce arborea,  può essere coltivato anche in cestini o contenitori poco profondi. Quando si coltiva in vaso, la metà inferiore dovrebbe essere riempita con materiale che garantisca un ottimo drenaggio, ad esempio pezzi di corteccia o sughero spessi o medi. La metà superiore del vaso deve essere riempita con un substrato fine, ad esempio corteccia, mescolata con felci arboree, composto che trattiene l’umidità, ma non il ristagno d’acqua. Di solito vengono utilizzati additivi come perlite, muschio di torba tagliato e carbone, che rilassa il substrato e previene l’inacidimento. Si consiglia una miscela contenente felce arborea perché non si decompone così rapidamente come la corteccia e ciò si traduce in rinvasi meno frequenti.  Bulbophyllum ornatissimum reagisce male ai disturbi delle radici, tuttavia, se è necessario rinvasare, è opportuno farlo quando iniziano a crescere nuove radici, perché così la pianta si stabilizzerà nel più breve tempo possibile. Annaffiare abbondantemente durante la crescita attiva, purchè sia garantito un ottimo drenaggio. Quando in autunno le nuove vegetazioni raggiungono la maturità, la quantità di acqua va ridotta. Durante lo sviluppo si consiglia di somministrare alle piante 1/4-1/2 dosi settimanali di fertilizzante. Altre opzioni consentono di usare sempre fertilizzante bilanciato oppure fertilizzante con un alto contenuto di azoto dalla primavera a metà estate, e poi fino alla fine dell’autunno, con un alto contenuto di fosforo. In inverno, Bulbophyllum ornatissimum necessita di meno acqua, deve asciugarsi leggermente tra un’annaffiatura e l’altra, senza che rimanga asciutto per troppo tempo. Quando la quantità di acqua diminuisce, anche la quantità di fertilizzante dovrebbe essere ridotta.

Nemaconia striata

Nemaconia striata , (Lindl.) Van den Berg, Salazar & Soto Arenas 2007

Genere Nemaconia

Nemaconia Knowles & Westc. Flor. Cab. ii.(1838). Etimologia del nome di genere: dal greco nema atos (filamento) e akon, onotos (dardo o lancia) in riferimento alle foglie lineari ed estremamente lanceolate. E’ un genere di orchidee generalmente epifite, imparentato con Helleriella, Isochilus e Ponera, con cui forma la piccola sottotribù delle Ponerinae, collocata nella tribù Epidendreae. Queste piante sono caratterizzate da steli a forma di canna, foglie strette e allungate, oltre ad avere fiori relativamente piccoli, radici spesse e carnose specializzate per immagazzinare i nutrienti al posto degli steli.

Il genere Nemaconia nasce dalla descrizione di N. graminifolia, specie che per le sue caratteristiche simili a Ponera è stata considerata parte di questo genere e trattata per molti anni come Ponera graminifolia. Nota: Ponera è un genere botanico proposto e descrtto da John Lindley, pubblicato in The Genera and Species of Orchidaceous Plants 1113–114. 1831, basandosi sulla descrizione della specie Ponera juncifolia. Il nome del genere è in riferimento al fatto che i fiori di questa specie sono molto piccoli rispetto alle dimensioni delle piante. Fritz Hamer scrive nel suo libro The Orchids of El Salvador: “Il botanico inglese John Lindley nominò il genere Ponera nel 1831 e lo basò sulla parola greca poneros = miserabile, buono a nulla, molto probabilmente perché il i fiori nella maggior parte delle specie sono piccoli e poco appariscenti”.

Studi postumi sul DNA hanno mostrato che diverse specie di Ponera erano imparentate con P. graminifolia e formavano un gruppo più legato ad essa che alle altre specie di Ponera. Per questi motivi furono formalmente trasferite nel genere Nemaconia, nel 2007 da studiosi capeggiati dal botanico Miguel Angel Soto Arenas. Nota: Miguel Ángel Soto Arenas (1963-2009) grande botanico e orchidologo messicano, tragicamente assassinato durante un tentativo di furto del suo camion a casa sua, in Messico, il 27 agosto 2009.

Specie trasferite nel nuovo genere Nemaconia; Ponera dressleriana Soto Arenas (1990), Ponera esilia Dressler (1968), Ponera glomerata Correll (1941), Ponera graminifolia (Knowles & Westc.) Lindl. (1839), Ponera Juncifolia Lindl. (1831) – specie tipo – Ponera longipetala Correll (1941), Ponera pellita Rchb.f. (1880), Ponera striata Lindl. (1842)

Nemanconia striata; pianta di taglia media o grande, senza pseudobulbi. Morfologicamente si pesenta con lunghi steli dotati di foglie caduche che producono infiorescenza terminale su un lungo stelo. I sepali e il piede della colonna formano un mento. Il fiore produce quattro masse polliniche. Specie endemica nella foresta atlantica sud-orientale del Brasile, nonché in Messico, Belize, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador, Bolivia e Venezuela nelle foreste tropicali di pianura, foreste pluviali e savane. Orchidea epifita, richiede temperature da calde a fresche. A volte litofita su scogliere calcaree. Forma fusti sottili, frondosi verso l’apice e sottesi da guaine fogliari verrucose. Fiorisce in autunno su un’infiorescenza solitaria o fascicolata.

Encyclia oncidioides (Lindl.) Schltr.

 Encyclia oncidioides è stata descritta da Rudolf Schlechter nel 1914.

Sinonimi: Encyclia argentinensis f. maior, Encyclia cardinii, Encyclia ensiformis, Encyclia saltensis f. maior, Encyclia vellozoana, Epidendrum ensiforme, Epidendrum guillemianum, Epidendrum oncidioides.

Originaria del: Brasile, Guiana, Guyana, Suriname, Venezuela. Encyclia oncidioides si trova spesso in crescita come terrestre nella sabbia bianca nel nord del Brasile. Si pensa che i suoi habitat preferiti fossero gli ex letti di laghi.

Dimensioni della pianta: grande. Gli pseudobulbi di Encyclia oncidioides sono eretti e crescono fino a (9-10 cm). Ogni crescita produce fino a 4 foglie lunghe e larghe (37 cm x 3 cm).

In Brasile, è endemica nelle foreste di pianura e di montagna lungo la costa da Rio de Janeiro a Bahia. Cresce abitualmente ad un’altitudine di 1000 m slm, sugli alberi del piano intermedio delle foreste primarie, in zone con elevata umidità, luce diffusa e notevole movimento d’aria. È una pianta terrestre e/o litofita di medie dimensioni, da clima caldo, con gruppi di pseudobulbi raggruppati, da conici a ovoidali, lunghi 3-4 cm e larghi circa 2,3 cm che portano da 2 a 3 foglie sagomate, lunghe fino a 15 cm e larghe 1,8 cm. Questa specie fiorisce in primavera su infiorescenze che portano fiori dolcemente profumati e di lunga durata. I fiori hanno un diametro fino a 5 cm. I petali di entrambi i verticilli sono di colore verde-giallastro-brunastro.  Encyclia oncidioides necessita di un livello di luce filtrata da ombreggiatura, le piante non devono essere esposte alla luce solare diretta. È necessario garantire sempre un forte movimento dell’aria.

Temperatura:

La temperatura media diurna estiva è 24-26°C, la notte 15-16°C, con una differenza giornaliera di 9-10°C. La temperatura media del giorno invernale è 20-21°C, la notte 9 -11°C, che dà una differenza giornaliera di 10-11°C. Encyclia oncidioides ha bisogno di un’umidità media dell’80-85% durante tutto l’anno.

Substrati di coltivazione e rinvaso:

 Encyclia oncidioides può essere coltivata in vaso oppure montata su zattere di felci arboree. Tuttavia, le piante montate necessitano di un’elevata umidità e durante la stagione calda e secca potrebbe essere necessario annaffiare più volte al giorno. Come substrato si può usare corteccia di media granulazione o una fibra di felce arborea tritata con l’aggiunta di diverse quantità di perlite e/o sfagno tritato, che allegeriscono il substrato ma trattengono parte dell’umidità. L’aggiunta di carbone migliora anche l’ariosità del substrato.  Le piante devono essere rinvasate immediatamente quando il substrato inizia a decomporsi o quando la pianta cresce dal vaso. Il rinvaso dovrebbe essere effettuato quando iniziano a crescere nuove radici. Quindi le piante si stabilizzeranno nel più breve tempo possibile.

Irrigazione:

 Encyclia oncidioides desidera abbondanti annaffiature durante la crescita attiva, ma le sue radici devono asciugarsi rapidamente dopo l’irrigazione. Alla fine dell’autunno, la quantità di acqua va ridotta progressivamente.

Fertilizzante:

 Durante la stagione di crescita si consiglia di utilizzare un fertilizzante bilanciato durante tutto l’anno, oppure utilizzare un fertilizzante ad alto contenuto di azoto dalla primavera a metà estate e poi un fertilizzante ad alto contenuto di fosforo fino all’autunno.

Periodo di riposo:

 In inverno, Encyclia oncidioides ha bisogno di meno acqua, soprattutto se la coltivazione è situata in zone con giornate corte. Tuttavia, non dovrebbero mai asciugarsi completamente. La concimazione dovrebbe essere ridotta o eliminata fino a quando non aumentano le annaffiature primaverili.

Myoxanthus exasperatus

Quei piccoli ed insignificanti fiori traslucidi, che si formano numerosi alla base delle foglie più volte l’anno, ed il loro fascino discreto che entusiasma il collezionista esigente, al punto da farlo rimanere incantato anche davanti alle infiorescenze ancora chiuse.

Specie tipo del genere: Myoxanthus monophyllus Poepp. & Fine (1836).

Qualche nota sul genere Myoxanthus.
Le specie del genere Myoxanthus sono strettamente legate al genere Pleurothallis. Il nome deriva da mys = muscolo e xanthos = giallo, in riferimento ai sepali carnosi e rossi della specie tipo. I fiori sono di solito coperti da corti peli rigidi e assumono forma di grappolo irregolare. Le specie sono epifite e/o litofite e vivono in foreste umide ad altitudini da 50 a 3200 metri. Myoxanthus Poepp. & Endl.
Nova Genera ac Specie Plantarum 1: 50. 1836.
Il Genere Myoxanthus Poeppig & Endlicher ha una storia abbastanza confusa. Già appena creato (1835), per le specie Myoxanthus monophyllus (Colombia, Ecuador, Perù), è stato quasi immediatamente trasferito da Lindley al genere Pleurothallis R. Brown. Più tardi, Karsten descrive una specie sotto il nome di Duboisia reymondi (Colombia, Ecuador, Venezuela), oggi Myoxanthus reymondii. Sei anni più tardi, Reichenbach la trsferisce nel genere Pleurothallis. Nel 1882, Barbosa Rodrigues descrive una specie sotto il nome di Chaetocephala puntata (oggi Myoxanthus punctatus) che è stato a sua volta trasferito da Cogniaux a Pleurothallis.

Nova Genera ac Species Plantarum 1: 50. 1836.
Come menzionato da Michel Frey e N. Sanson quando descrissero Myoxanthus conceiçoensis , il genere Myoxanthus aveva già una storia molto travagliata. Subito dopo essere stato stabilito da Poeppig & Endlicher, la specie-tipo del genere ( Myoxanthus monophyllus Poepp. & Endl.) è stata trasferita a Pleurothallis con il nome Pleurothallis monophylla (Hook.) Fawc. & Rendle, descritto per la prima volta (nel 1820), come Epidendrum monophyllum Hook.
Nel 1982, in Selbyana, Carlyle A. Luer riconsiderò la validità del genere e vi trasferì molte Specie Pleurothallis di cui 8 presenti in Brasile. Nel 1986, in Icones Pleurothallidinarum I, Systematics of the Pleurothallidinae, tra un’altra specie non brasiliana, ha trasferito Pleurothallis aspasicensis Rchb. f. sotto il nome Myoxanthus aspasicensis (Rchb. f.) Luer. Quasi 10 anni dopo, la specie è stata ristabilita dallo stesso ricercatore e da Pleurothallis aspasicensis Rchb. f. considerato un nome valido. In buona sostanza, è stato Carl Luer nella sua monumentale opera sulle Pleurothallidinae edita nel 1982 a resuscitare il genere Myoxanthus che raggruppa 38 specie ad oggi note. Altre specie sono di recente scoperta, tutte endemiche nella fitta foresta pluviale, per la maggior parte presenti tra Bolivia e Messico con una piccola estensione verso il Venezuela e la Guyane, mentre un piccolo gruppo (8 specie) è brasiliano. Spunti tratti da; http://www.delfinadearaujo.com/on/on30/pages/deleng.htm

Travaglio tassonomico di Myoxanthus exasperatus

Myoxanthus exasperatus (Lindl.) Luer
Nel 1843, nel Registro Botanico viene registrato Pleurothallis peduncularis Lindl. Nome illegittimo a causa della pubblicazione di Pleurothallis peduncularis Hook, nel 1841, nel Journal of Botany;
Nel 1859, a Folia Orchidaceae. Pleurothallis 15, descrizione come Pleurothallis esasperata Lindl.
Nel 1882, in Genera et Species Orchidearum Novarum 2:76, descritto come Anathallis parahybunensis Barb. Rodr.
Nel 1891, in Revisio Generum Plantarum 2: 667/8, lcome Humboltia esasperata (Lindl.) Kuntze eHumboltia peduncularis (Lindl.) Kuntze avente come basionimo Pleurothallis esasperataLindl. e Pleurothallis peduncularis Lindl. Nel 1982, in Selbyana 7:36, Carlyle A. Luer descrisse Myoxanthus exasperatus (Lindl.) Luer, avente come basionimo Pleurothallis exasperata Lindley, e considerava Pleurothallis peduncularis Lindl. come sinonimo. Nel 1982, in Selbyana, 7:49, è stato descritto Myoxanthus parahybunensis (Barb. Rodr) Luer; – In Icones Pleurothallidinarum IX, Carlyle A. Luer consideravaMyoxanthus parahybunensis(Barb. Rodr.) Luer sinonimo di Myoxanthus exasperatus (Lindl.) Luer.