Orchids Club Italia, diverso per scelta e per forza
Si dirà: l’auto celebrazione lascia il tempo che trova, per la verità quello che sto per raccontare non ha l’intento di auto celebrare, vuole solamente rendere pubblica la nostra intima soddisfazione di essere dalla parte giusta.
Siamo in pochi? Siamo in tanti? Penso che non sia questo il metro di misura per dar valore al nostro Club orchidofilo: ci siamo e lo dimostriamo con i fatti.
Per la cronaca, a tutto giugno 2011, le adesioni al nostro Club superano le 60 unità
I fatti, nel nostro caso, si materializzano con l’organizzazione e/o la partecipazione ad eventi propedeutici alla divulgazione della nostra comune passione, mostre, incontri, informazione e perché no, anche occasioni goliardiche e ricreative.
Per scelta dei soci fondatori, Orchids Club Italia non ha confini territoriali, non prevede tessere di adesione e nemmeno strutture piramidali di gestione, lo stare insieme si alimenta solamente dalla passione per il magico mondo delle orchidee.
Facile a dirsi, un po’ più difficile a realizzarsi – la metafora del diavolo che ci mette la coda per sparigliare le cose belle è sempre valida – purtroppo è capitato anche da noi, ma la forza e le idee hanno vinto e vinceranno qualsiasi ostacolo.
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Cirrhaea dependens: l’orchidea dell’alba
Foto in evidenza: Cirrhaea dependens collezione Rio Parnasso esposta alla mostra di Maserada, luglio 2016.
Cirrhaea dependens (Lodd.) Loudon
Un’orchidea affascinante ed effimera, che apre tutti i fiori di uno stelo, quasi in contemporanea durante le ultime ore di buio notturno prima dell’alba per farli rimanere fragranti solamente le prime due ore del mattino.
Verso sera lo stelo fiorito è già appassito, ma all’alba successiva già si aprono altri steli fiorali.
Il genere
Cirrhaea Lindl., 1832
Famiglia: Orchidaceae
Sottofamiglia: Epidendroidae
Tribù: Gongorae
Sottotribù: Stnhopeinae
Genere: Cirrhaea
Sinonimi: Sarcoglossum, Scleropteris.
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Protetto: Grammangis ellisii … una bella specie del Madagascar
Angraecum sesquipedale… e la strana falena notturna
Angraecum sesquipedale Thours 1822
Sezione: Angraecum
Sinonimi: Aeranthes sesquipedalis [Thou] Lindley 1824; Angorchis sesquipedale [Thou] O.Ktze. 1891; Angraecum bosseri Senghas 1973; Angraecum sesquipedale var. angustifolium Bosser & Morat 1972; Macroplectrum sesquipedale [Thou] Rolfe; Macroplectrum sesquipedale [Thou.] Pfitz. 1889; Mystacidium sesquipedale Rolfe 1904
Sappiamo tutti che i fiori di questa specie di orchidea sono impollinati da uno sfingide malgascio Xanthopan morgani praedicta, sappiamo anche che l’esistenza del grosso lepidottero africano fosse stata “predetta”, attraverso un semplice processo deduttivo, scientificamente inattaccabile. Al fascino di questo anomalo utilizzo della scienza, nella fattispecie dell’evoluzione biologica, giova aggiungere che l’autore della predizione è Charles Darwin: proprio il naturalista che per primo formalizzò in chiave moderna la teoria dell’evoluzione biologica.
“Nel 1862, il celebre naturalista Charles Darwin pubblicò uno studio sulla biologia delle orchidee. Nel capitolo dedicato alle Angraecoides, notava che questo gruppo di orchidee era impollinato da insetti specifici, ed una di queste orchidee, Angraecum sesquipedale, originaria del Madagascar e scoperta all’inizio del diciannovesimo secolo da Dupetit Thouars, si distingueva per possedere uno sperone molto lungo:
“In molti fiori che mi ha mandato Mr. Bateman, ho trovato un nettario di undici pollici e mezzo [29 cm] di lunghezza, dove solamente il pollice e mezzo inferiore [4 cm] era pieno di un nettare molto dolce. [… ]è tuttavia sorprendente che un insetto sia capace di raggiungere il nettare: le nostre sfingi inglesi hanno delle proboscidi lunghe quanto il loro corpo, ma in Madagascar devono esserci delle farfalle con proboscidi capaci di un’estensione di una lunghezza compresa tra i dieci ed undici pollici! [25-30 cm] (Darwin 1862)”.
Secondo Darwin, doveva esserci un insetto capace di provvedere alla fertilizzazione dell’orchidea, e motivava la sua reale esistenza sulla base di argomenti ecologici:
“Il polline non avrebbe modo di uscire se non con l’intervento di un’enorme farfalla, con una proboscide straordinariamente lunga. Se queste grandi farfalle venissero a mancare in Madagascar, l’Angraecum si estinguerebbe certamente a sua volta.”
In una lettera pubblicata nel numero del 12 giugno 1873 di Nature, W.A Forbes chiese ai lettori scienziati di questa prestigiosa rivista se erano a conoscenza dell’esistenza di tali farfalle in Madagascar, ed egli avanzò un’identificazione:
“Sono probabilmente degli sfingidi di qualche specie, perché nessun’altra farfalla potrebbe combinare una taglia ed una lunghezza di proboscide sufficiente.” (Forbes 1873). “
Nel mondo scientifico di allora – non c’è da meravigliarsi perché anche tutt’ora la teoria dell’evoluzionismo è messa in discussione dal filone del creazionismo – si sviluppò una diatriba che andò avanti per oltre 40 anni. Ben 41, difatti, dovette aspettarne la zoologia perché gli entomologi Rothschild e Jordan descrivessero la specie Xanthopan morgani praedicta, effettiva impollinatrice dell’Angraecum sesquipedale, il cui nettario aveva dato il là alla predizione.
Ecco un video da You Tube che dimostra la predizione di Darwin
Dendrobium sulcatum
Quei solchi nelle gole di deliziosi fiori gialli, attaccati su grappoli pendenti e profumati – un gradevole sapore di miele – che escono all’apice di strani fusti schiacciati, rendono questa pianta particolarmente attrattiva.
Dendrobium sulcatum Lindl. 1838
SINONIMI: Callista sulcata (Lindl.) Kuntze 1891
SEZIONE: Densiflora
Paesi di endemicità: Cina, Himalaya, Laos, Myanamar, Tailandia
Nomi popolari: in Thailandia (Ueang champa nan), in Cina (Ju Cao Shi Hu)
Specie epifita di dimensioni medio/ piccole proveniente dal nord-est dell’India, Myamar, Tailandia, Laos e Vietnam dove vive ad altitudini che oscillano tra i 500 e 1000 metri sul livello del mare.
Descrizione
Dendrobium sulcatum appartiene a quel piccolo gruppo di specie caratterizzate dalla forma schiacciata dei fusti o pseudobulbi che dir si voglia. Questi variano in lunghezza da 20 a oltre 50 centimetri e raggiungono anche i 2 centimetri nel punto più largo della crescita.
La lunghezza dei fusti varia in funzione delle condizioni di coltivazione. In sito questa specie tende a rimanere di piccole dimensioni, condizione dettata dal clima monsonico che, nella stagione secca può portare all’eccesso – caduta delle foglie – la condizione di stress della pianta.
In coltivazione è consigliabile garantire un minimo di bagnature anche nel periodo di riposo invernale.
All’apice di ogni fusto crescono 2-3 foglie ovate lunghe 10-20 centimetri e larghe 2,5.
Le infiorescenze si formano in primavera e spuntano dall’apice deI fusto giovane, formando deliziosi grappoli di fiori gialli – 2,5-3,5 cm di diametro – gradevolmente profumati.
Dendrobium sulcatum vive bene con temperature intermedio/calde con buona luminosità leggermente filtrata.
Come si è già scritto sopra, la pianta necessita di periodo di riposo invernale durante il quale vanno ridotte o drasticamente le bagnature fino all’inizio della primavera quando ricompariranno le nuove crescite.
Cresce bene su zattera – dove l’umidità è controllabile più facilmente, ma si sviluppa con altrettanta facilità anche in piccoli vasi con substrato di bark molto drenante.
Concimazioni, utili nel periodo di sviluppo: fertilizzante solubile equilibrato – 20.20.20 – 0,5 grammi per litro d’acqua – ogni due bagnature.
Note:
1 – Le foto – esclusa la stampa – raffigurano piante della mia collezione – se non per usi commerciali copiatele pure, ma ricordatevi di citare la fonte 😉
2 – la redazione si sta organizzando per la pubblicazione di “video post”, preparatevi alla prossima novità!