Qualche consiglio ai neofiti coltivatori di orchidee per non cadere nella trappola degli “incauti acquisti”
Le luci e le ombre della passione per le orchidee trovano simbolismo in questa foto; lo splendore rappresentato dall’oggetto del desiderio e le ombre all’orizzonte a testimonianza delle mille incognite che incontra il principiante.
Scrivo questo, sollecitato dalle tante e-mail inviate al blog da neofiti in cerca d’aiuto dopo aver acquistato orchidee non proprio adatte alle prime esperienze di coltivazione. Sì certo, ammaliati dal fascino delle orchidee e sollecitati da mille occasioni, non ultima la possibilità di poterle facilmente acquistare anche on-line è fin troppo facile lasciarsi conquistare da quei colori da quelle forme e da quei nomi così intriganti. Capita sovente che, dopo aver goduto a lungo la prima Phalaenopsis, magari ricevuta in regalo, il neofita stregato da questa pianta così diversa, dopo aver navigato in rete alla ricerca di notizie sulla coltivazione delle orchidee, pensi bene di potersi “buttare” in altri acquisti guidati principalmente dall’emotività.
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Blc Oconee ‘Mendenhall’… storia di un incrocio famoso
Questo ibrido eccezionale poteva finire nell’anonimato, in qualche bancherella di vivaio, per fortuna che…
si ritrovò fra i bancali di un orchidario.
Capitò così, che William Kirch, famoso ibridatore americano (USA), nel tentativo di creare un ibrido di Cattleya con fiori di colore intenso e scuro, pensò bene di incrociare (Blc. Norman’s Bay con a Blc. Belle of Celle) due ibridi con petali e sepali color vinaccia e labello molto scuro.
Dopo qualche anno cominciarono a fiorire le prime piante della semina, ma i risultati furono deludenti, i fiori risultarono mediocri e di colore lilla assai comune ad altre piante già in commercio.
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Cattleya Sophia Martin ‘spots’
Quasi un quiz, ma non solo…
Ieri ho fotografato questi fiori affascinanti e prima di proporveli in un post ho cercato qualche notizia senza trovare materiale esaustivo.
Il motivo forse sta nel fatto che gli ibridi sono continuamente usati in successivi incroci e quindi i vecchi progenitori sono superati dalle nuove generazioni.
Io sono abbastanza imbranato nella ricerca su internet, per questo chiedo la vostra collaborazione per ricostruire la storia di questo bellissimo ibrido in foto.
Questa Cattleya assomiglia molto alla C. interglossa, sicuramente ha come progenitore la C. amethistoglossa.
Forza ragazzi, linkate tutto quel che trovate, chissà che non riusciamo a risalire alle specie che hanno dato vita a questo ibrido.
Orchids Club Italia, incontri e mostre.
E’ stata una bellissima giornata con le orchidee all’aria aperta.
Effettivamente, l’idea di organizzarci una mostra di orchidee…le nostre, in occasione dell’incontro settembrino ha funzionato alla grande, tanto alla grande che, come spesso accade, anche in questo caso abbiamo dovuto aggiungere qualche tavolo per poter esporre tutte le piante dei soci.
Le notizie da pubblicare sono davvero tante…sicuramente mi sfuggirà qualche aneddoto, che magari potrà essere ripescato nei vostri commenti.
Allora cominciamo con una cronaca succinta dell’aspetto per così dire “programmatico”:
Il luogo ameno e la piacevole coreografia del giardino di Francesca e Graziano, addobbato con le nostre orchidee fiorite faceva da scenario alla discussione sui metodi e sulle varie filosofie di giudizio in uso nelle varie associazioni orchidofile internazionali.
E’ emersa la preferenza per il metodo di giudizio adottato negli USA dalla American Orchids Society che nella sostanza assegna dei punti a crescere
Si è anche argomentato sulla figura del giudice “tipo” che, innanzi tutto deve essere un buon coltivatore e conoscitore delle orchidee, qualità queste, importanti ma non sufficienti se l’aspirante giudice non fa esperienza sul campo partecipando a molte mostre di orchidee, magari accreditandosi come giudice.
Si è anche deciso di presenziare attivamente all’EOC di Dresda 2009, sia come congressisti che come associazione espositrice. A tal proposito è stato nominato “con ovazione” Presidente pro tempore e rappresentante di Orchids Club Italia all’ European Orchid Conference 2009 il nostro caro socio GIANNI MORELLO… momentaneamente (ormai da oltre 40 anni) residente a Ulm (D).
Congratulazioni a Gianni e buon lavoro da parte di tutto il Club.
Lucullo ha avuto il soppravento
Le intenzioni erano buone, finita la discussione avremmo dovuto allenarci a fare i giudici, invece abbiamo preferito ammirare le orchidee esposte (ecco una piccola galleria fotografica)
Tutte le foto pubblicate su questo post sono del nostro carissimo amico e socio del Club Vincenzo Ghirardi (VR)
Abbiamo anche speso un po di tempo ad argomentare sui vari problemi di coltivazione per poi tuffarci in un “grosso grasso e dolce” intermezzo ristoratore.
I bei momenti da sottolineare… tanti, veramente tanti, perdonatemi se qualche aspetto mi sfugge, anzi, riprendetelo voi nei commenti.
E’ stato bello vedere i “Senatori” conversare con i giovani appassionati, questo non lo scrivo per enfatizzare la vitalità del Club, ma per carpire la conferma che si sta lavorando bene.
Che dire poi di Tite (Udine), che ultimate le immersioni sub nelle limpide acque del Quarnero (Croazia) è partito lancia in resta per essere presente al nostro appuntamento! Di Aldo Dello Iacovo (Treviso), che non potendo presenziare si è premurato di far giungere una grande teglia di buon pasticcio per tutti noi.
Della dolce Maya (VE), che per essere fra noi ha disertato perfino la manifestazione aerea organizzata dal papà a pochi chilometri di distanza… a proposito, suo è l’Oncidium papilio in esposizione e sua è pure la mega torta di pasta sfoglia e crema raffigurante un bellissimo Paphiopedilum rothschildianum in onore del padrone di casa, gran coltivatore di Paphiopedilum. Di quel Cymbidium giallo limone a fioritura estiva portato in mostra da G.& C.I. Delle rarità insolite di Antonio (VE) e di tante altre belle soddisfazioni nel vedere che tutti, veramente tutti si sono presentati con una pianta in fiore per la nostra giornata con le orchidee.
Ecco alcune impressioni fotografiche senza commenti, carpite dal magico Vincenzo…come sempre un gran signore.
Desidero chiudere questa parentesi con la Miltonia regnellii di Adriano (UD), che ha ricevuto in omaggio qualche anno fa durante uno dei primi corsi sulla coltivazione delle orchidee tenutosi da me… doppia soddisfazione: una bella pianta fiorita e un bravo coltivatore di orchidee… forse anche un po per merito mio.
Il post continua con i vostri commenti, grazie a Francesca e Graziano per l’ospitalità ed un evviva alla nostra bella famiglia orchidofila.
A proposito… Domenica 5 Ottobre siamo tutti ospiti di Orietta e Severino ad Azzano Decimo (PN) per l’Ottobrata con le orchidee…seguirà programma.
Cattleya harrisoniana
Cattleya harrisoniana, (scritto da Alberto)
Cattleya harrisoniana Bateman ex Lindl., Edwards’s Bot. Reg. 22: t. 1919 (1836). Coltivo questa orchidea da circa tre anni tenendola nella zona più luminosa della serra. La pianta proviene dal vivaio olandese Wubben, dicembre 05. Come per alcune altre Cattleye bifoliate, la harrisoniana ha resistito ad un caso di identità erronea per quasi un secolo. Per tutto questo tempo è stata conosciuta come una varietà della C. loddigesiii v. harrisoniae . Ora è accettata come specie a se stante. Le differenze tra le due specie consistono nel fatto che la harrisoniana non ha punti sui segmenti del fiore e un colore più profondo, generalmente pochi fiori per bulbo e per la differente forma del labello. Inoltre, la loddigesii fiorisce in inverno da un fodero asciutto mentre la harrisoniana fiorisce verso la fine dell’estate, inizio autunno da un fodero verde. Ci sono parecchie varietà riconosciute tra le quali vanno segnalate la violacea e l’alba.
La Cattleya harrisoniana si sviluppa sulle pianure litoranee di Rio de Janeiro ed Espírito Santo, a volte è trovata nelle montagne (DOS Órgãos di Serra) vicino ai sui fiumi che alimentano le pianure. L’altezza più elevata segnalata di Rio de Janeiro è di quasi 1000 metri in una località vicino alla città di Nuova Friburgo. È interessante notare che le montagne là sono abbastanza ripide e dalle loro cime uno può vedere facilmente le pianure litoranee. Le piante in queste circostanze sono abbastanza rare. Le zone principali dove le piante possono essere trovate in quantità estremamente alta sono sulle zone acquitrinose e secondo la stagione sommerse intorno a quei fiumi che vengono frequentemente ostruiti dalle formazioni delle dune di sabbia. L’umidità è sempre alta e le temperature in estate sono molto sgradevoli (almeno per gli esseri umani, le piante invece sembrano beneficino di questa alta umidità e temeratura ). Queste zone purtroppo si stanno distruggendo ad un tasso sorprendente, a causa dello sviluppo sfrenato.
– foto 11-8-08 Alberto Ghedin