Archivio mensile:Gennaio 2014

#cantagallitribute

Pordenoneorchidea 2014, si stanno “oliando” i motori.

A ricordo ed in onore di Enzo Cantagalli, scomparso il 24 Ottobre 2013 sarà dedicata la prossima esposizione orchidofila allestita nel contesto di Pordenoneorchidea, uno dei più noti eventi orchidofili del Triveneto.

Questo è il testo della e-mail di invito, recapitata o in corso di recapito, a Presidenti di Associazioni ed anche a singoli orchidofili non iscritti ad alcun gruppo associativo:
…”in occasione del funerale del comune amico Enzo Cantagalli, esternai agli amici presenti, il mio desiderio di creare, al di la delle singole appartenenze associative, un evento unitario in onore e a ricordo della figura del compianto Enzo. Ho pensato che, l’evento fieristico “Ortogiardino ” di Pordenone, avrebbe potuto essere la giusta occasione.

Ortogiardino ospita Pordenoneorchidea, format all’interno del quale trova posto uno spazio dedicato ai collezionisti di orchidee amatoriali. Pordenone è terra friulana, la stessa che ha visto vivere Enzo, la stessa dalla quale si sono mosse le prime collezioni di orchidee nel Triveneto.

cupolaHo chiesto ed ottenuto il consenso dei famigliari di Enzo Cantagalli, ad organizzare un evento in suo onore, a poter usare nomi, immagini e quant’altro potesse far riferimento alla sua figura di orchidofilo. L’idea è stata accolta con entusiasmo anche dai dirigenti della Fiera di Pordenone, che contribuiranno con l’allestimento di una stupenda coreografia: GEO, la cupola della vita.

Purtroppo, gli anni, gli errori e le incomprensioni, hanno creato divisioni all’interno del nostro mondo di orchidofili del Triveneto, ma ci sono dei momenti nella vita, nei quali le persone intelligenti sanno puntare la barra verso la giusta direzione: Enzo ne sarebbe molto felice.

Persone, per l’appunto. Persone che, pur identificandosi nella loro rappresentanza di gruppo, per una volta sanno stare insieme come singoli individui, tutti uniti dalla comune passione per le orchidee.

In primis, questo invito è stato esteso all’ATAO ed anche ad altre associazioni, oltre che a singoli appassionati. Proprio nello spirito del comune contributo, chiunque sentirà il bisogno di dire “grazie Enzo” potrà portare le sue piante (belle o meno belle), a “CANTAGALLITRIBUTE”

I dettagli dell’evento saranno comunicati successivamente, per il momento attendo la tua e la vostra disponibilità a contribuire alla realizzazione dell’evento con orchidee delle vostre collezioni”…

Questo post è un accorato invito ad appassionati e collezionisti: non serve essere “gurù”, anche la tua esile pianta fiorita con fatica, troverà posto nella mostra, tutti, se lo vorranno, potranno dire “GRAZIE ENZO.

EFESTO… un “trono” per le tue passioni verdi

L’idea del bancale intelligente.
Quel giorno ero intento a costruire i bancali per la nuova serra, in loco, quando mio figlio (tecnologico ante litteram), guardandomi con fare compassionevole esordì: “Così non va caro papà! Il bancale deve essere modulare e componibile, solo così potrà soddisfare tutte le esigenze, in serra userete vari moduli fino a raggiungere le dimensioni di ingombro desiderate e nelle verande delle signore “Maria”, potrà starci il modulo base che non dovrà superare l’ingombro di uno o due metri: IKEA insegna” – concluse.

Efesto Vulcano forgia le folgoriE’ così che cominciò a frullare nella mia testa, l’idea del “bancale intelligente”, di poco ingombro, componibile con facilità, resistente e modulare. Quasi ogni giorno il mio pensiero andava a quel vecchio fabbro, conosciuto anni fa in Grecia a Cleo, piccolo paese dell’Isola di Lesbo.
La sua bottega era poco più che una grotta buia dalle pareti scure, informi, con il pavimento fatto di unti sedimenti polverosi, ma dalle sue mani uscivano dei veri capolavori. Chissà, forse era la reincarnazione di Efesto, nella mitologia greca e Vulcano in quella latina, dio del fuoco e dei Fabbri.

Vulcano forgia le folgori per Giove
Pieter Paul Rubens (Siegen, Vestfalia, 1577 – Anversa 1640)

Mitologia, fonte di ispirazione
Efesto, divinità greca del fuoco, figlio di Zeus e di Era, nacque zoppo, e per questo la madre lo gettò dall’Olimpo in mare, dove fu raccolto dalle ninfe Eurinome e Tetide. Si racconta che Efesto per vendicarsi della madre le costruì un trono d’oro con dei lacci inestricabili per chi vi si fosse seduto; Era vi rimase avvinta e per scioglierla, Dionisio convinse Efesto a risalire nell’Olimpo per liberarla dai legami che egli solo sapeva districare. Da allora Efesto è il dio dei fabbri ed è a lui che abbiamo chiesto collaborazione per creare: il trono per le tue passioni verdi.
063 Il bancale intelligente
A dire il vero non è stato proprio Efesto a dar vita al nostro “prototipo”, ma quello che vedrete in sequenza fotografica è opera di un bravo artigiano modenese e verrà presentato in anteprima a Pordenoneorchidea 2014.
Come si può vedere nella foto a sinstra, ecco tutto l’occorrente per costruire una unità modulare a tre gradini con alzata di 2 m x 1,5 di lunghezza.
I moduli sono facilmente componibili e sono stati studiati per resistere all’aggressione degli agenti esterni attraverso una verniciatura integrale a caldo. il peso complessivo del colle è di circa 30 Kg.
078 Sono sufficenti 6 bulloni – et voilà – e l’intera struttura sta in piedi. Questa può essere singola (con tre gradini di lato, vedi foto) e appoggiata a parete, oppure doppia e sistemata nella parte centrale della serra. Il tutto è regolabile in altezza a seconda degli usi e dei luoghi.
005L’alzata è stata studiata per ospitare piante sistemate su zattera, ma anche, vista la sua maglia spessa e resistente, può essere attrezzata come giardino pensile dove poter creare gli habitat per alloggiare miniature di varia natura: Orchidee, Tillandsie, Succulente ed altre essenze da collezione.
Sappiamo tutti che le piante su zattera asciugano più velocemente rispetto a quelle in vaso, per questo motivo, sul lato più alto della griglia verticale saranno sistemati gli ugelli dell’impianto nebbia.

086 Ecco le prime due regine sedute sul “trono” di EFESTO, pare si siano trovate bene.
Al netto di piccole ed eventuali modifiche, questo “bancale intelligente” sarà presto disponibile nel mercato delle serre amatoriali: ovviamente è già brevettato. Per informazioni di vario genere inviate una mail a info@orchids.it

Restrepia echo

Su “ICONE PLEUROTHALLIDINARUM volume XIII – Sistematics of Restrepias”, a riguardo di questa specie si legge:

037…”Restrepia echo Luer & Escobar, Orquideologia 20: 138, 1996.
Species haec R. musciferae (Lindl.) Rchb.f. ex Lindl. similis, sed ramicaulium vaginis totis dense punctatis, petalis minime clavatis ad basim minute denticulatis, labello proportione breviore, hypochilii marginibus denticulatis differt”…

Nel volume sopracitato, curato da Carlye A. Luer in collaborazione con Rodrico Escobar Restrepo, fra le altre note, si motiva anche l’origine etimologica del nome di specie “echo” in riferimento alla somiglianza, a R. muscifera che a R. aristulifera:

ETIMOLOGIA: Nombrada par la ninfa Eco, sugiriendo un eco, tanto de
R. aristulifera como de R. muscifera.

ETYMOLOGY: Named for the nymph Echo, suggesting an echoing of both
R. aristulifera and R. muscifera.

In buona sostanza, Luer e Escobar, nel dare il nome a questa nuova specie si sono ispirati alla leggenda della ninfa Eco. Prima di entrare nel vivo della disquisizione tassonomica, gustiamoci il sapore delle mitologia greca:

La leggenda di Eco e Narciso
La mitologia greca, in questo caso ci porta al rapimento della ninfa Liriope da parte del fiume Cefiso, dio delle acque. Cefiso, innamorato della ninfa, la avvolse nelle sue onde e nelle sue correnti, possedendola. Da questa unione nacque un figlio meraviglioso che chiamarono Narciso. Liriope, ansiosa di conoscere il futuro di suo figlio, consultò il vate Tiresia. Era questo il più grande fra tutti gli indovini, reso cieco dalla dea Atena perchè aveva osato porre gli occhi sulle sue nudità.
Tiresia dopo aver ascoltato le richieste di Liriope profetizzò che suo figlio avrebbe avuto una lunga vita se non avesse mai conosciuto se stesso. Liriope, che non comprese la profezia dell’indovino, nel tempo dimenticò quanto gli era stato profetizzato.

Benvenuto Cellini (1500-1571), Narciso (ca. 1548-1565), scultura di marmo, Museo Nazionale del Bargello, Firenze (Italia)
narciso2Gli anni passarono velocemente e Narciso cresceva forte e bello, tanto da far innamorare tutte le persone che lo incontravano, fossero esse uomini o donne. Ma Narciso, con malcelata superbia e vanità, sfuggiva il mondo e l’amore, nascondendosi nei boschi con il suo cavallo, oppure andando a caccia di animali selvatici. Si racconta della sua insensibilità e vanità tanto che un giorno regalò una spada ad Aminio, suo acceso spasimante, e lo convinse a suicidarsi.
La sorte volle che Narciso incrociasse la sua vita con quella della ninfa Eco, e fu un tragico incontro per entrambi.
Si narra che la sposa di Zeus, Era, ben nota a tutti gli dei e a tutti i mortali, per la sua folle gelosia, fosse sempre alla ricerca dei tradimenti del marito. Un giorno venne a sapere che la compagnia e le continue chiacchiere della ninfa Eco, erano soltanto delle distrazioni per favorire gli amori di Zeus dando così il tempo alle sue concubine di mettersi in salvo. Quando Era venne a saperlo scatenò contro Eco tutta la sua potenza: rese la ninfa destinata a ripetere per sempre solo le ultime parole dei discorsi che le si rivolgevano.

Racconta Luciano (Epigrammi “A una statua di Eco”)
“Questa è l’Eco petrosa amica di Pane,
Che rimanda, ripete le parole,
E ti risponde in tutte le lingue umane;
E più scherzare coi pastori suole.
Dille qualunque cosa, odila e poi
Vanne pei fatti tuoi.”
Un giorno mentre Narciso vagava per i boschi a tendere reti tra gli alberi per catturare i cervi, incontò Eco che, non potendo rivolgergli la parola, si limitò ad ammirarlo. Per diverso tempo lo seguì da lontano ma Narciso non si accorse mai di lei, nè si accorse che, durante la battuta di caccia si era allontanato dai compagni e aveva smarrito il sentiero. Narciso, accortosi, gridò disperatamente aiuto.waterhouse_narciso_eco A quel punto Eco decise di mostrarsi a Narciso protendendo verso di lui le sue braccia e offrendosi teneramente in tutta la sua prorompente nudità.
La reazione di Narciso fu ancora una volta spietata: convinto di essere troppo bello per raccogliere le attenzioni amorose di una semplice ninfa, fuggi inorridito. Eco non volle accettare il rifiuto e si accontentò di seguire da lontano il giovinetto ovunque andasse. Ma la vergogna del rifiuto ed il dolore struggente, distrussero la ninfa al punto che il suo corpo divenne trasparente, tanto da non proiettare più l’ombra sul suolo. Molto tempo trascorse senza che Narciso ricambiasse l’amore. Affranta dal dolore Eco si ritirò nella caverna dove Narciso era solito andare a cacciare. E lì continuò ad invocare dolcemente per lungo tempo il suo amato, inutilmente però: Narciso non venne mai.
In quella grotta rimasero poche membra di Eco, ma la sua voce, dolce e fioca, continuò ad invocare. Da allora, fra le vallate delle montagne, Eco, con voce lontana risponde a tutti i viandanti che chiamano, ripetendo solo l’ultima sillaba delle loro parole: lei non ha più la forza di pronunciare una parola intera.
Di tutto questo, Narciso non ne fu affatto addolorato, ma gli dei vollero punire tanta ingratitudine.

Caravaggio, Narciso, olio su tela (112 cm × 92 cm), Galleria Nazionale d’Arte Antica – Palazzo Barberini, Roma (Italia)
narciso-caravaggioUn giorno, mentre si bagnava nel fiume, Narciso vide per la prima volta riflessa nell’acqua limpida, l’immagine del suo viso. Se ne innamorò perdutamente. Tornò spesso sulle rive del fiume, ma ogni volta che allungava la mano nel tentativo di afferrare la sua immagine, questa spariva fra le onde. Tanto fece Narciso, per catturare la sua immagine, che una mattina scivolò nel fiume e le acque si rinchiusero per sempre sopra di lui.
Quando le Naiadi e le Driadi raccolsero il suo corpo per collocarlo sulla pira funebre, al suo posto trovarono uno splendido fiore bianco che da lui prese il nome di Narciso.

RICERCHE TASSONOMICHE
Restrepia echo, specie “nova” o varietà di Restrepia muscifera?
L’interrogativo sorge spontaneo, tanto è simile a tutte le varietà del gruppo di riferimento: R. muscifera.
Tant’ è che, quando è giunta nella mia collezione dalla Colombia, sul finire degli anni 80 del secolo scorso, era cartellinata come Restrepia muscifera.
Non poteva essere altrimenti, allora non era ancora stata descritta la nuova specie e per il coltivatore colombiano che l’ha spedita in Italia, la pianta rientrava tranquillamante fra le varietà di R. muscifera. Ed è rimasta cartellinata così per tutti questi anni.

034 Per la verità non avevo mai dedicato più di tanta attenzione alle minime differenze che la distinguevano dalle altre della stessa specie: avevo risolto il problema con l’epiteto “maculata” per distinguerla dalle vere R. muscifera.
In questi giorni ho voluto approfondire il caso, e come sempre accade quando si intensifica lo studio sulle orchidee, si fanno scoperte interessanti.
La miniatura che si vede nelle foto del post, potrebbe essere Restrepia echo E allora andiamo a leggerci la letteratura che la riguarda. Poca e molto generica.

Direi che come base di riferimento conviene prendere in considerazione il volume sopracitato, curato da Carlye A. Luer in collaborazione con Rodrico Escobar Restrepo.
In premessa si fa notare la somiglianza di questa nuova specie, sia a R. muscifera che a R. aristulifera, presenti nello stesso aerale, da cui il nome: echo.
Già la sintetica descrizione in latino (regola obbligatoria della tassonomia)… “Species haec R. musciferae (Lindl.) Rchb.f. ex Lindl. similis, sed ramicaulium vaginis totis dense punctatis, petalis minime clavatis ad basim minute denticulatis, labello proportione breviore, hypochilii marginibus denticulatis differt”, evidenzia tre aspetti di unicità, rispetto alla R. muscifera:
1- Le guaine dei ramicauli molto “punctate” macchiate, labello corto, petali laterali sottili e scarsamente clavati.
Molto poco per l’identificazione ed allora continuiamo a leggere le successive annotazioni.

Nota importante: il luogo di raccolta dell’olotipo e nome del coltivatore che l’ha portata a fioritura.
“Restrepia echo Luer & R. Escobar, Orquideología 20: 138. 1996.
TYPE: Colombia. Dept. of Antioquia. Munic. of Urrao, collected by E. Valencia, Sept. 1992, flowered in cultivation at Colomborquídeas, 23 May 1995, R. Escobar 6001 (holotype, JAUM; isotype, MO).”

In altre annotazioni si evidenzia anche che:
…”This species is very closely related to the number of forms grouped together In R. muscifera. Although spots on the sheaths of ramicauls may not be considered to be consistent in a species, all the sheaths of known specimens
01 R. echo are densely spotted, while only the lowermost sheaths of the closely allied R. muscifera are lightly dotted. Restrepia echo is found entirely within the distribution of R. muscifera, but populations remain separate”.
040In sintesi si sottolinea che questa specie e strettamente collegata alle altre del gruppo R. muscifera e che, pur non essendo determinanti per considerare nuova specie, le evdenti maculature delle guaine dei ramicauli, rispetto alle quasi inesistenti di quelli delle R. muscifera, è stata altresì riscontrata la permanenza di popolazioni separate, pur vivendo nello stesso habitat di endemicità.
Questo è a mio avviso un fattore determinante per spezzare una lancia in favore della creazione di una nuova specie: non è un ibrido fra R. muscifera e R. aristulifera,altrimenti si noterebbero diversità nel tempo e nei fiori, non è nessuna delle due e quindi trovo giusto che si sia creata una specie “nova”.
Altra particolarità di questa specie è data dalla marcata pigmentazione a macchie rossastre/violacee della pagina inferiore delle foglie.

Forse torna utile anche questa descrizione analitica, tratta dal libro di Luer ed Escobar:
Pianta di medie dimensioni, epifita, cespitosa, radici sottili. Ramicaule eretto lungo 5-10 cm, chiuso da più o meno 6-9 guaine imbricate, sottili, biancastre, sciolte, compresse, fittamente maculate. Foglie erette, coriacee, fittamente soffuse di viola nella pagina inferiore, ovali, acute, lunghe 4-6 cm, larghe 1,5-3 cm, la base largamente cuneata o arrotondata, contratte in una contorto picciolo di 4-5 mm di lunghezza. Infiorescenza un fiore solitario, prodotto in successione lungo la parte posteriore della foglia; peduncolo snello, 7-12 mm di lunghezza; brattee floreali sottili, tubulari, a 5 mm di lunghezza; peduncolo 5 millimetri di lunghezza, con una breve filamento; ovaio viola, arcuato, lungo 3 mm, sepali membranosi, sepalo dorsale libero, eretto, bianco traslucido, minuziosamente macchiato di rosso – viola, strettamente triangolare sotto la metà, attenuato sopra la metà con il vertice clavato – addensato, 13 mm di lunghezza, 2 mm di larghezza sopra la base, sepali laterali uniti e vicino all’apice terminano a forma bifida, superficialmente concavo verso la base, convesso sopra la base, bianco o rosato bianco, diffusamente macchiato di viola, 11 – 13 millimetri di lunghezza, 8-9 mm di larghezza massima, gli apici arrotondati; petali trasparenti, stretti e lineari, dilatati verso la base con i margini microscopicamente dentellati, apici poco clavati, 10 mm di lunghezza, 0,2 millimetri di larghezza 0,8 mm alla base; labello roseo bianco, diffusa punteggiatura viola, di forma ellittica, arrotondato all’apice, lungo 4,5 millimetri, 2,5 millimetri di larghezza, epichilo microscopicamente verrucoso, ipochilo concavo con sottili margini eretti, colonna rigida , collo cilindrico
bianco, snello, clavato, lungo 3 mm.

Il peso della cultura!

L’operazione: “Due libri per natale” ha raggiunto con successo un buon numero di adesioni, che ci consentiranno di ottenere uno sconto del 45% sul prezzo di copertina.

Presto sarà fatto l’ordine. Alberto Grossi, il nostro “Collettore” di fiducia, scrive: “ieri sera l’editore mi ha confermato il peso: oltre 4 kg ogni volume, quindi più di 8 kg per i due volumi, circa 160 kg di cultura sta per arrivarmi a casa…”

Chi avrebbe mai detto che la cultura “pesasse” così tanto! Ma… insieme si può!

Restrepia muscifera

Due parole prima di cominciare
Qualche giorno fa un amico collezionista orchidofilo italiano, mi ha inviato questo messaggio di posta elettronica: “ci fai tutta la serie di Restrepia? Potresti fare monografia!” Qualificare l’amico che mi ha scritto, con l’epiteto “orchidofilo” è forse riduttivo, i suoi interessi culturali spaziano con bravura nella botanica in genere e soprattutto, nella letteratura e nella storia della scienza botanica. Va da se capire quindi, che la sua “esortazione-invito”, mi ha reso felice, ma nello stesso tempo mi ha posto un interrogativo: sono in grado di produrre questo lavoro, e poi, servirà all’orchidologia?
Quello che scrivo è paragonabile all’impressionismo dell’arte figurativa, mi esce di getto ed è frutto della carica emotiva che genera lo spunto per l’articolo: una pianta appena fiorita, l’odore caldo e umido della serra, piuttosto che i profumi, carichi e sensuali.
Per capire e per conoscere le orchidee è fondamentale vivere con loro. Chi non le coltiva o non sa coltivarle non potrà mai scrivere di loro: sarebbe come immaginare l’amore senza averlo mai vissuto.
Il mio raccontare le orchidee su questo blog è apprezzato da molti lettori. Per scelta, rifugge dalla deriva meramente cattedratica, per altro non ne sarei nemmeno capace, mi manca la padronanza del linguaggio scientifico – sono un dilettante – e pertanto cerco di portare quel che scrivo, nell’alveo che mi è più consono: la passione e l’esperienza di coltivazione.
Quando la descrizione necessita di approfondimenti storici, botanici e tassonomici, è come entrare in un labirinto di informazioni, a volte sbagliate o contrastanti. E’ in questo ambito, che il lavoro di costruzione delle notizie diventa duro e scivoloso. Gli errori sono sempre in agguato, correggetemi senza remore, se sbaglio.
Ecco, amici che mi seguite, se sarà monografia lo vedremo più avanti, per ora continuiamo a “navigare” insieme.

L’orchidea timida, porta mosche.
Bene, ora possiamo conoscere meglio la specie che ha dato il titolo a questo post: Restrepia muscifera (Lindl.) Rchb.f. ex Lindl., Folia Orchid. Restrepia 2, 1859.
Etimologia del nome di specie: dal latino muscifer, “porta mosche„, con riferimento alla somiglianza dei fiori, alle mosche.

064E’ da molti anni che alcune piante vivono nella mia collezione, e ogni volta che mi capita di mostrarle ai miei amici, mi piace presentarle come “orchidea timida” per il fatto che i loro fiori sono nascosti nella parte inferiore delle foglie; quasi non si riesce a vederli e le piante, seppur in piena fioritura (molto duratura), sembrano senza fiori.
069058 062Altro particolare di questa specie è la sua grande varietà morfologica, sia della pianta che dei fiori.

A tal proposito, un discorso a parte va fatto per Restrepia echo (foto a sinistra), elevata al rango di specie pur essendo simile alla Restrepia muscifera. Più avanti, in altro post, approfondiremo le motivazioni.

Essendo estremamente variabile come specie non c’è da meravigliarsi che Restrepia muscifera abbia molti sinonimi e non esistano due popolazioni simili per dimensioni, forma e colore. Carlyle Luer nel suo lavoro “Systematics of Restrepia” (1996) afferma che: “le forme a foglie larghe appaiono nettamente diverso dalle forme a foglie strette, ma le stesse variazioni dei fiori si verificano in entrambe le forme.”

Descrizione
Restrepia muscifera (Lindl.) Rchb.f. Folia Orchidacea. Restrepia 2. 1859. (15 Gen. 1859).
Sottogenere: Restrepia
Sezione: Pleurothallopsis

Sinonimi:
Pleurothallis muscifera Lindl. Edwards’s Bot. Reg. 28(Misc.):79, 1842.
Restrepia Lansbergii “Reichb. f.”, sensu Hook. in Bot. Mag. 87: t. 5257. 1861.
Restrepia dayana Rchb.f. Gard. Chron. 1875(2):257, 1875.
Restrepia muscifera subsp. shuttleworthii (Rolfe) H. Mohr, Leaf. Schltr. Instit. 2:8, 1996.
Restrepia shuttleworthii Rolfe, Bull. Misc. Inform. Kew 1892:138, 1892.
Restrepia tonduzii Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 19:291, 1923.
Restrepia powellii Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 17:25, 1922.
Pleurothallis xanthophthalma (Rchb.f.) L.O. Williams, Bot. Mus. Leafl. 8:144, 1940.
Pleurothallis dayana (Rchb.f.) L.O.Williams 8:144, 1940. (5 Giu. 1940).
Restrepia xanthophthalma Rchb.f. Hamburger Garten-und Blumenzeitung 21:300, 1865.

Nota: Bot. Mus. v.8 pag. 144 – stessa pagina Restrepia muscifera con tre sinonimi diversi

La specie è stata descritta per la prima volta John Lindley nel 1842 come Pleurothallis muscifera in Edwards’ Botanical Register, basandosi su una pianta presente nella collezione Guatemalteca di George Ure Skinner. In seguito (1859) Reichenbach figlio l’ha trasferita nel genere Restrepia in Folia Orchidaceae.
Questa specie è molto diffusa in vaste zone dell’america centrale. Può essere trovata in Messico (Chiapas, Guerriero e Oaxaca), nel Belize, in Guatemala, in Salvador, in Honduras, in Nicaragua, nel Costa Rica, a Panama, ed anche nella Cordigliera occidentale della Colombia. E’ una piccola orchidea epifita a sviluppo simpodiale cespitoso, vive nelle foreste pluviali montane ad altitudini di 300-2300 m.
Le piante di questa specie sono di dimensioni variabili, prive di pseudobulbi, con fusti che vanno da 2,5 a 17 cm., avvolti da 4–8 foderi biancastri, dotati di foglie laterali lunghe, stilizzate e più ellittiche di altre specie del genere.
I fiori si sviluppano simultaneamente alla base di ogni foglia, e raggiungono la misura di 23 mm.
Il sepalo dorsale è eretto, a forma vagamente triangolare, di solito bianco traslucido con macchie rosso-nerastre, gli altri 2 sepali sono fusi lateralmente (sinsepalo), misurano circa 25 mm e mostrano una piccola fessura marginale .
I colori del sinsepalo sono vari: bianco e traslucenza generale, con lentiggini rosso porpora. I petali, formano lunghe “ali” sottili e finiscono con piccole protuberanze ovali di colore giallo.
Il labello è ovale e breve. Mostra le stesse variazioni di lentiggini rosso magenta .