Archivio mensile:Settembre 2015

Aerides quinquevulnera

Eccola di nuovo! Fiorisce puntuale a fine estate:
Aerides quinquevulnera Lindl. 1839.
Collezione Rio Parnasso (Guido De Vidi). E’ stata esposta all’European Orchid Show (Dresda 2009 – Stand AIO) dove ha vinto due medaglie: argento nel suo gruppo e bronzo per la specie.

quiz_ott_09 Aerides quinquevulneraLindl. 1839
Sezione: Aerides
Sinonimi e/o varietà: Aerides album Sander ?; Aerides farmeri Boxall ex Náves 1877; Aerides fenzlianum Rchb. f. 1860; Aerides maculatum Llanos 1851; Aerides marginatum Rchb. f. 1885; Aerides odorata var quinquevulnera Lindl. ?; Aerides quinquevulnera var farmeri [Boxall] Stein 1892; Aerides quinquevulnera var flava Valmayor & Tiu 1984; Aerides quinquevulnera var marginata [Rchb.f] Stein 1892; Aerides quinquevulverna var punctata Valmayoe & Tui 1984; Aerides quinquevulnera var purpurata 1881; Aerides quinquevulnera var schadenbergiana Stein 1892;

IMG_6290Specie endeminca nelle Filippine ed in Malesia. Orchidea epifita a sviluppo monopodiale, cresce ad altitudini da 300 a 2000 metri, con temperature da serra intermedia a luce filtrata. Foglie coriacee, basi compresse, quasi picciolate, bilobate all’apice. Infiorescenze pendule, fiori cerei di lunga durata, che si aprono in tarda estate e/o autunno.
Aerides quinquevulnera è abbastanza simile ad Aerides odorata, ma è stata elevata a rango di specie per alcune significative differenze: foglie molto compresse alla base, quasi a formare un picciolo, lobo mediano del labello denticolato e brattee floreali più lunghe di Aerides odorata. I fiori presentano una macchia ametista all’apice dei tepali e piccole macchie porpora in tutta la loro superficie. Il fiore è profumato, aroma di cannella.
L’origine etimologica del nome di specie “quinquevulnera” si riferisce alle cinque (quinque) macchie (vulnera = ferite) porpora dei tepali.
La letteratura ha descritto diverse forme di Aerides quinquevulverna, e recentemente Christenson ha individuato la presenza di questa specie anche nella Papua Nuova Guinea (primo ritrovamento del genere Aerides in quest’isola).

La forma alba della specie.
Aer_quinquevulnera_farmeriLe forme albine di ogni specie di orchidea, sono le più ricercate e affascinanti. Anche Aerides quinquivulnera ha la sua “varietà” albina”, e pare sia molto rara e leggendaria.
Il genere Aerides fu istituito da Joao De Loureiro, missionario gesuita che nel 1790 pubblicò il libro Flora Cochinchinensis; in questo libro egli descrisse la specie tipo Aerides odorata.

Aerides significa figli dell’aria, in riferimento alla forma di vita epifita delle varie specie del genere; è ampiamente diffuso in Estremo Oriente, dal Giappone e dalla Cina, al Vietnam, Himalaya, Birmania, Indonesia, Filippine e Nuova Guinea, con oltre sessanta specie. La forma albina della specie Aerides quinquevulnera var. alba è abbastanza rara. Fu esposta per la prima volta in pubblico dal signor WFG Farmer nel 1862 in Nonsuch Park, Cheam, Inghilterra e battezzata in suo onore: Aerides quinquevulnera f. farmeri. In tale occasione non fu resa nota la sua origine.

Fu ritrovata molti anno dopo (1932) dal Sig Aleko E. Lilius, giornalista-esploratore americano, nell’isola Calayan, Filippine; questa forma albina di Aerides quinquevulnera si rivedrà per la terza volta in un evento pubblico nel 1978 allo Orchid Show organizzato dalla Società Orchidofila Filippina, dove la pianta vince il “Best in Show”.

Aerides quinquevulnera f. farmeri: miti e leggende
La rarità di questa bella Aerides e il desiderio di una sua ulteriore mitizzazione ha spinto Aleko Lilius, il giornalista-esploratore americano accennato in precedenza, ad esplorare i luoghi della possibile presenza di questa orchidea rara; nel 1932 Aleko Lilius organizzò una spoedizione nell’isola di Calayan, nel Gruppo Babuyan Nord dell’isola di Luzon, nelle Filippine, alla ricerca di una leggendaria orchidea che gli indigeni chiamavano “Saguy Yepyep” o “Fiore del Sacro sonno”.

Allora, le popolazioni locali ricordavano ancora la leggenda di un incontro d’amore fra il capo locale e una bellissima giovane, la cui intensità fece spuntare nella giungla, un fiore bianco e raro, uno dei più rari al mondo. Forse solo antiche leggende e tradizioni che hanno contribuito ad alimentare riti speciali ancora praticati come la festa dei fiori e dell’orchidea del Sacro sonno con tanto di sacerdotessa-protettrice della pianta venerata.
Sarebbe interessante scoprire se oggi ci sono abitanti dell’isola di Calayan che ricordano ancora la leggenda della “Orchidea del Sacro Sonno”, o che ci credono. Per quello che ci è dato di sapere, noi possiamo solamente condividere la felicità di Aleko Lilius quando nel settembre 1932 scoprì la pianta stessa, l”Orchidea del Sacro Sonno”, identificata e descritta dal Dr. Eduardo Quisumbing come rara e bellissima Aerides quinquevulnerum f. farmeri.

Cresce l’attesa per l’evento orchidofilo di Schio

locandina

Quindici giorni all’alba, poi aprirà il sipario, di quello che i “media” del settore considerano il più interessante evento orchidofilo italiano di fine estate.

Il programma completo della mostra mercato “GiardinoJacquard” (organizzazione a cura dell’Uffico Cultura del Comune di Schio) si presenta ricco di manifestazioni, fra tutte spicca la novità del concorso “giardini”; per noi appassionati delle orchidee, gli occhi sono puntati sulla mostra internazionale – 10a edizione – in programma al Lanificio Conte_Shed, con espositori italiani europei ed extraeuropei.
Un plauso al gruppo AIO di Schio che organizza la mostra e gli eventi collaterali ad essa legati:
– Conferenze a tema.
– Assemblea di tutti gli iscritti all’Associazione Italiana Orchidologia, convocati per contribuire al rilancio dell’Associazione stessa.
– Venerdì sera, storica cena di benvenuto agli espositori e organizzatori, offerta dalla Giardineria Drago
– Sabato sera, “a tavola con gli orchidofili”, tradizionale convivio in un ristorante della zona, aperto a tutti gli appassionati e operatori che intendono partecipare alla grande festa delle orchidee: per le adesioni contattare il gruppo AIO di Schio.
– A cura del “Circolo ISABELLA”, su gentile concessione del gruppo AIO di Schio, in un apposito set della mostra saranno consegnate le nuove divisioni della Stanhopea ‘ISABELLA’, corredate di pergamena che certifica l’origine.
– Come ogni anno, nell’angolo dei desideri, troverete consigli, idee e novità.

Tanto altro vi aspetta, per poter dire “c’ero anchio” segnatevi questo appunto: il 26 e 27 Settembre… anche io sarò a Schio!

10 Settembre, una bella giornata

Impressioni di fine estate.

La brezza mattutina di fine estate in vicolo Parnasso ti mette di buon umore, poco più di 14° gradi di temperatura, fuori, dentro in serra oltre 15°, per fortuna, ma ormai si deve pensare a far manutenzione alle stufe a gasolio del riscaldamento.
Le orchidee finalmente riposano un po’, qualcuna mostra i suoi fiori, ed è con enorme piacere che, fra le altre, rivedo finalmente in fiore l’Angraecum disticum. Poco più in la, un po’ ammaccata, ma piena di fiori, Pleurothallis emirhoda, omaggio dell’amico Antonio Camani, proseguendo lungo il sentiero delle Vanda, attira l’attenzione un ibrido superbo (Ascocenda Assel Red Gem x (Vanda Aurauwan x Thananchai) e, quasi nascosta da un invadente Epidendrum radicans, un unico fiore di Cattleya bicolor.

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Finito il giretto nelle serre, una controllatina alla tribù “esterna” ed ecco gli pseudobulbi della vecchia Stanhopea ‘ISABELLA’ con le gemme dormienti in pieno risveglio: che soddisfazione vederli vegetare dopo anni di dormienza!

Al computer
Intanto il sole si è alzato oltre la siepe, l’uva mostra i suoi grappoli dorati e maturi, ed è inevitabile una tappetta sotto la pergola ad assaggiare il dolce nettare dei suoi acini.
Finita la siesta zuccherina accendo il computer per iniziare la scrittura di questo post, ed ecco che per un attimo si blocca la mia felicità: mi trovo l’ennesimo commento (bloccato) del solito delirante stalking e sporca diari che, tanto per cambiare va a toccare la mia famiglia, per poi proseguire accusandomi di aver commesso errori, compresa anche la distruzione della AIO, che ora invanamente (a suo dire) voglio cambiare.
Passa subito la tristezza, tanto ormai è un reiterato e inocuo refrain di una persona misera, ma questo “fastidio” mi da l’occasione per precisare che non ho alcun ruolo e non intendo averne in futuro nella Associazione Italiana di Orchidologia, sono un iscritto, quindi collaboro ed esprimo (pubblicamente come tutti dovrebbero fare) le mie opinioni in merito… nulla più.
Giova per altro ricordare a tutti che, anche con il mio impegno sono stati raccolti fondi per l’AIO (mostre, ricerca di sponsor, disponibilità di piante a mostre internazionali), e ne vado fiero, però gradirei rispetto!

A tal proposito apprendo con soddisfazione la convocazione di un’assemblea a Schio di tutti i soci AIO, dove si chiede di esprimere il proprio parere su:

– quali sono le cose o le attività della AIO che non mi soddisfano?
– cosa desidero per il futuro?
– proposte migliorative o nuove su servizi per i soci.

Questo è il mio contributo al dibattito (già inserito nel post protetto “A Lucca è finita la vecchia AIO, a Schio partirà la nuova AIO? Discutiamone”

ORCHIDEE IN ITALIA, ritorno al passato forse conviene. (di Guido De Vidi).

Volendo fare un paradigma con la geologia, possiamo pensare l’attuale (A.I.O.), collocata al tempo dei dinosauri.
Anche per questo motivo la condivisione della nostra passione necessita di una radicale “ristrutturazione”. Per mia sfortuna (età), sono uno dei pochi che ha visto passare tutte le “ere geologiche” dell’Associazionismo orchidofilo italiano; la fase attuale sta vivendo diverse contraddizioni, in parte dovute a limiti statutari, e, aspetto assai preoccupante, determinate da crisi di identità e da qualche invasione “barbarica”.

Finalmente ci si pone il problema e l’incontro dei soci A.I.O. a Schio può rappresentare una buona occasione di rilancio del mondo orchidofilo italiano. Questo è il mio piccolo contributo.

La storia

Se diamo un’occhiata al panorama mondiale dell’orchidofilia organizzata, magari limitandoci a prendere in considerazione i tre paesi più significativi (USA, Inghilterra e Germania), in tutti vediamo emergere due epiteti comuni: SOCIETA’ e ORCHIDEE – American Orchid Society – Orchid Society of Great Britain – Deutschen Orchideen-Gesellschaft e.V. (D.O.G.).

Gli epiteti che danno forma alle sigle delle società sopracitate, già delineano la vocazione divulgativa e rappresentativa del mondo orchidofilo in cui si collocano; a partire dai semplici collezionisti amatoriali, dai botanici, dai coltivatori e dai grandi giardinieri, raggruppati tutti insieme in forma associata: il collezionista di orchidee, il disegnatore botanico, il coltivatore sui davanzali delle finestre, nelle serre ed anche lo studioso che parla di orchidee.

Da dove veniamo
Negli anni 70 del secolo scorso, alcuni pionieri dell’orchidofilia italiana, come Mario Dalla Rosa, fondarono la Società italiana delle Orchidee (SIO). Mario Dalla Rosa, di professione commandante pilota dell’Alitalia, durante i suoi viaggi attorno al mondo ha avuto modo di apprezzare il fascino discreto delle orchidee esotiche, amore che ha cercato di trasmettere ad altri appassionati attraverso quella prima forma associata chiamata SIO. Poi si cambiò esperienza, più avanti capiremo perché, ma le cose non andarono come si era auspicato
Ed ecco che a distanza di una sola cinquantina d’anni, siamo qui ancora una volta a discutere di “rivoluzione” organizzativa. A mio avviso sono due i fattori che hanno impedito la crescita e l’autorevolezza dell’orchidofilia italiana:

1) – I gravi errori, purtroppo endemici, commessi sin nella prima esperienza SIO, quando in molti hanno cominciato a pensare – agendo di conseguenza – che controllando la società delle orchidee, si potessero trarre benefici economici.
E’ il periodo delle scalate per controllare la SIO (delle quali rimane traccia in queste scaramucce epistolari, fatte di diffide e contro diffide ingiallite, degli anni 80), con protagonisti, Ravanello, Giorgi, Corvi, per poi, lasciarla al suo destino all’inizio degli anni 90.

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2) – La vocazione marcatamente “intellettualeggiante” della attuale AIO, in buona sostanza pensata solamente quale “strumento” per rilasciare giudizi e per editare materiale scientifico; poco, troppo poco per mantenere in vita e sentire propria una nuova esperienza associativa.
Nelle more dello statuto, che per la verità poco ci obbliga e tanto si interpreta, saltuariamente e per impulso di qualche socio, si è anche vista qualche attività organizzativa (mostre ed eventi), forieri per altro, di introiti economici e di sponsorizzazioni.
E’ mia opinione che, rivista e corretta, la strada giusta che consentirà di raccogliere le nuove istanze del mondo orchidofilo italiano, sia quella di un ritorno al passato, ovvero una organizzazione ben strutturata, e dotata di un’ossatura statutaria ad ampio respiro.

Le proposte
A perfezionamento delle enunciazioni generali fatte nell’introduzione, cercherò di fare sintesi per punti, delle “discipline” o “settori” che potranno costituire le basi per una nuova organizzazione orchidofila nazionale.

1) – Rivista specializzata, possibilmente bimestrale, intesa come veicolo “cartaceo e telematico”, di articoli anteprime, resoconti attuali supportati da documentazioni visive e fotografiche.

2) – Promozione di simposi e relazioni scientifiche sulla conoscenza, in particolare la propagazione di specie in via di estinzione con le semine assimbiotiche, per divisione, e spedizioni in sito con l’obiettivo di proteggere e reintrodurre specie estinte.

3) – Attirare l’attenzione degli appassionati verso le orchidee, organizzando mostre e gestendo giudizi sulle piante in esposizioni in ambito nazionale e internazionale, con l’obiettivo dichiarato di far conoscere nuove specie e divulgare il concetto della salvaguardia di un patrimonio unico al mondo.

4) – Punto di riferimento (non coordinamento) di Gruppi (chiamali, Club o Associazioni locali) da guadagnarsi sul campo con programmi da condividere, iniziative di interesse generale e di rappresentanza in ambito internazionale.

Per attuare questa “rivoluzione” è indispensabile ripensare una nuova casa comune, dove la percezione del cambio di rotta sia reale, a partire dal nome: non più il limite restrittivo rappresentato dall’epiteto “orchidologia” (studio delle orchidee) con “orchidee”, termine più rappresentativo dell’intero comparto, così come si legge in AOS, DOG ed altre sigle.

Appuntamento a Schio.

INFORMAZIONE

Note esplicative in merito al post protetto da PW: “A Lucca è finita la vecchia AIO, a Schio partirà la nuova AIO? Discutiamone”:

Vari lettori hanno chiesto la PW e dalle statistiche del sito si rilevano molti contatti su questo post.

Pertanto ritengo utile informare:
Il post è stato pensato come una tribuna aperta, quindi più che leggere si deve scrivere la propria opinione, e le proprie proposte in merito alla necessità ormai palese di ripensare una nuova organizzazione nazionale, rappresentativa dell’intero comparto che gravita attorno alle orchidee. Ovviamente a partire dall’esperienza in essere rappresentata dall’AIO.

Chi intende partecipare al dibattito può inviare un suo articolo a info@orchids.it
Il contributo sarà pubblicato in sequenza, per ordine di arrivo, sul post protetto e l’autore riceverà la Pw di accesso alla lettura di tutti gli altri interventi.
In “pancia” al post ci sono già dei contributi di lettori; il tutto sarà reso pubblico prima dell’asemblea dei soci AIO in programma a Schio.

“Prendere posizione costa, ma ti rende libero”

Affinché si smetta di dire bugie

Dovere di cronaca

L’ultima in ordine di tempo, ma sempre la stessa reiterata in più occasioni è quella che non meglio identificati dirigenti AIO, hanno impedito all’ATAO di esporre le orchidee dei suoi soci in una mostra a Portogruaro: ecco uno stralcio del post relativo apparso qualche giorno fa su Fb, pubblicato da Francesca Grando e firmato da Graziano – … “Ti voglio ricordare visto che si parla tanto di esclusioni o di “veti” che due anni fa la nostra associazione fu invitata alla mostra di Portogruaro da Giorgio Facchin ma poi arrivò il veto dai dirigenti veneti AIO e l’associazione non partecipò.”.. palle! Non è vero.
La faccenda potrebbe sembrare una bega locale e quindi da derubricare a misere quisquilie. Non è così, lo stravolgimento dei fatti e il raccontare sistematicamente bugie, così come sosteneva in un suo aforisma, Joseph Goebbels, alla fine si corre il rischio che diventino verità e quindi vanno stroncate prima: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità – Joseph Goebbels”.

Effettivamente, sta menata è già due anni che veicola negli ambienti orchidofili, e deve aver fatto una certa presa se qualche dirigente AIO ha ritenuto di precisare: …”e i fatti mi dicono che ogni organizzazione di mostra ha esibito “veti” più o meno espressi e la AIO (art. 4 statuto ) non ha mai neanche potuto opporre nulla.”…
Quando si fanno affermazioni che sottointendono comportamenti scorretti è utile essere precisi e soprattutto bisogna fare nomi. Eccoli i nomi e i fatti, confutabili ovviamente, ma con prove, altrimenti: muti e scuse.

Allora raccontiamo i fatti, a partire da Portogruaro.
La mostra orchidofila di Portogruaro nasce nel 2012, referente unico con l’Amministrazione Comunale è Giorgio Facchin, orchidee in mostra a cura di Orchids Club Italia (Camani Antonio, Ghedin Alberto e Guido De Vidi).
La mostra si ripete l’anno successivo (2013), sempre Facchin referente unico con il Comune.
Nel 2014, sempre Facchin unica interfaccia con le istituzioni, succedono alcuni fatti: si individua l’AIO quale Associazione organizzatrice.
Inoltre, Facchin, sollecitato da un orchidofilo locale, amico di Graziano Grando di Condordia, lo contatta e si reca nella sua abitazione per invitarlo ad esporre le sue piante nella mostra di Portogruaro.
Non andò tanto bene la “spedizione”, Facchin racconta: … “ad un certo punto il signor Grando esordisce” – “se ci sono le piante di Guido De Vidi, non ci saranno le mie” – “bene, allora non ci saranno le tue” – riferisce di aver risposto Facchin.
orchidee_ portogruaro_guido_giorgioLa faccenda si conclude così: il resoconto dei fatti è stato fatto a casa mia (vedi foto) davanti ad una bottiglia di USO appena aperta ed alla fine irrimediabilmente svuotata, come testimonia questa foto scattata da Alberto Ghedin.
In occasione della fase preparativa dell’edizione 2015 della mostra di Portogruaro, sempre Facchin referente unico, che questa volta sceglie l’ATAO, comunica a Camani, del direttivo AIO, che non vuole le mie orchidee in mostra. Cosa sia successo lo si capirà più avanti.
Non fosse che i due protagonisti ( Grando Facchin) sono tutti sulla settantina ed oltre, si potrebbe pensare ai capricci dei bambini in un asilo infantile di campagna, ma si sa, l’Ego è una brutta bestia.
Basta bugie per favore.