Oncidium, Stilifolium, Cohniella o Trichocentrum?

Prima di concludere questo lungo post, spendiamo ancora qualche riga sulle esigenze vegetative delle orchidee a foglia teretiforme e più nello specifico, del nostro Oncidium cebolleta.

Esigenze vegetative e coltivazione
Oncidium cebolleta cresce come epifita nei climi secchi delle savane aride e semi deserte. Le esigenze vegetative sono quasi similari ai cactus.
Può risultare difficile per un orchidofilo immaginare le orchidee alla stessa stregua di cactus e succulente, ma a ben vedere le specie che si sono acclimatate in ambienti aridi presentano molte analogie con le due famiglie.
Quindi in coltivazione, l’eccessiva umidità sommata a poca luce sono sicuramente condizioni deletere per l’Oncidium cebolleta , mentre il sole diretto ed il clima secco sono ideali per una sana coltivazione.
Si è scritto che la caratteristica evidente delle piante di questa sezione è la loro foglia teretiforme (cilindrica), questo elemento morfologico contrasta con la maggior parte delle orchidee che hanno foglie più aperte e piatte.
La struttura morfologica delle foglie è strettamente legata alla nicchia ecologica di endemicità delle piante e l’evoluzione è la conseguenza dell’adattamento vegetativo attivato per far fronte alle esigenze vitali.
Per conoscere da vicino le esigenze colturali di queste orchidee assai particolari è utile approfondire l’argomento.

Adattamento del metabolismo
Per sopravvivere in queste condizioni molto dure, varie specie della sezione Cebolletaee più in generale le orchidee a foglia teretiforme, hanno dovuto modificare il loro metabolismo. Le foglie, per perdere meno umidità hanno diminuito la loro superficie e da larghe e sottili sono diventate dure in superfice e teretiformi.
Lo strato della cute superficiale è duro e la polpa interna funge da grande cella di stoccaggio di acqua che sarà utilizzata durante la carenza di precipitazioni atmosferiche.
Pertanto, alle orchidee con foglie teretiformi coltivate in serra, bisogna garantire abbondanza di luce ed è indispensabile lasciar asciugare le piante prima della bagnatura successiva.
Si sa che la maggior parte delle piante assorbono l’anidride carbonica dall’aria per la fotosintesi durante il giorno e riposano di notte.
Negli ambienti asciutti caldi, questa respirazione, se attivata durante il giorno, causerà perdita di umidità che al lungo periodo può risultare anche fatale. Alcuni cactus e varie orchidee epifite, endemiche in ambienti tropicali secchi, hanno sviluppato una specifica mutazione comportamentale che permette loro di assorbire ed accumulare l’anidride carbonica durante la notte per poi usarla durante le ore di luce per la fotosintesi. Inoltre, durante le ore calde del giorno quando l’umidità è molto bassa, queste piante chiudono gli stomi allo scopo di conservare l’acqua nei loro tessuti, per aprirli di notte quando il rapporto umidità-temperatura è più favorevole per le loro normali funzioni vitali.
Marcate variazioni di temperatura fra giorno e notte sono indispensabili per la fissazione del biossido di carbonio che consente la produzione di cibo durante le ore di luce giornaliere, indispensabile per un buon sviluppo della pianta.
Altro elemento importante per consentire alla pianta un buon immagazzinamento di biossido di carbonio durante la notte è la luce forte durante le ore giornaliere, ancor di più se la luce non è associata a temperatura elevata.
Una temperatura elevata fa accelerare la respirazione della pianta perché deve aumentare la sua attività fotosintetica per poter mantenere integre le sue riserve alimentari, ma non sempre ci riesce e lentamente deperisce.
Quindi a grandi linee possiamo sostenere che nelle nostre coltivazioni, le orchidee a foglia teretiforme, Oncidium ed altre, prosperano bene in condizioni di luce forte con temperature moderate caratterizzate da un marcato sbalzo termico fra le ore notturne e quelle diurne.

4 pensieri su “Oncidium, Stilifolium, Cohniella o Trichocentrum?

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  2. Alberto_g

    Il ciclo metabolico descritto da Guido rappresenta una convergenza evoluzionistica dei processi biochimici. Osservato per la prima volta nelle Crassulaceae nel 1813, prende il nome di “metabolismo acido delle Crassulacee”, ovvero CAM. Il processo metabolico accomuna le piante che per necessità si sono adattate ad un ambiente xerofitico, è pertanto presente non solo nelle tipiche piante succulente, Cactaceae, Asclepiadaceae, Agavaceae, Crassulaceae…, ma anche nelle orchidee che vivono in ristrettezza idrica. Tipicamente oltre ad avere una superficie della foglia ridotta, la forma teretiforme è quella che espone meno alla evaporazione, le piante che crescono in buona luce o direttamente al sole hanno le foglie coperte da una pruina che riduce ulteriormente la dispersione e riflette maggiormente la luce solare incidente. Concluderei dicendo che la natura è perfetta!
    Alberto

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