Archivio mensile:Giugno 2015

Benvenuta ATAO a Breda


Magnifica Stairway to Heaven.

“C’è una donna che è sicura
Sia tutto oro quel che brilla
E si compra una scala per il Cielo.
Sa che quando vi giungerà
Se tutti i negozi sono chiusi
Con una parola può ottenere ciò che vuole.
E si compra una scala per il Cielo

C’è un segno sul muro
Ma lei vuole essere sicura
Perché come sai, a volte le parole hanno due significati.

Su di un albero accanto al fiume
C’è un canarino che canta,
A volte tutti i nostri pensieri sono fraintesi.

E ciò mi meraviglia.”…

004Cara ATAO, leggo con piacere che hai scelto il mio paese per le tue riunioni… ma che cavolo ci fai a Breda, a due passi da casa mia.

Qualche buontempone dice che i tuoi “capi del momento” l’hanno fatto apposta per farmi arrabbiare, ma non ti preoccupare, va bene così.

Effettivamente, però, si fa fatica a capire per quale motivo sei venuta a finire in una stanza, in affitto fra l’altro, di un anonimo Comune di campagna, lontano da tutti, dove non c’è nessuno dei tuoi iscritti che coltivi orchidee… veramente un mistero.

Si legge che là c’è la tua nuova sede, ma forse per inesperienza i tuoi nuovi “capi” non sanno che la tua sede istituzionale… l’unica, così come si legge dallo statuto, è e rimane in Provincia di Gorizia e più precisamente c/o l’abitazione del compianto Presidente Enzo Cantagalli. Per cambiarla bisogna modificare lo statuto.

Va bene, lasciamo perdere, ma vuoi spiegarmi cosa stai combinando? In poco più di due anni hai cambiato già tre Presidenti: il samurai è durato poco, poi è caduta anche una delle tue colonne a causa di quel “terremoto” nel vicentino, ed ora ti trovi a dover dialogare con una gestione “bicefala”: i vicentini da una parte (abbastanza in crisi di identità per quel problema di Thiene che turba i sonni dei suoi organizzatori), e dall’altra il nuovo vento dell’est capitanato da qualche ex “Orchids Club Italia” fuori uscito in cerca di gloria.

Negli ambienti orchidofili locali (i più maliziosi) circola già una metafora o, se vuoi, una barzeletta, secondo la quale tu saresti la più lunga associazione orchidofila del triveneto: la testa nel portogruarese e il basso schiena a Breda. Che cattivi! Ed anche assai impertinenti, ma dai, ridiamoci sopra, sai, sono un po’ invidiosi.

Per la verità non ti vedo in gran forma, anzi, aleggia in te una strana atmosfera di tristezza. Peccato, ti ricordi le grandi ambizioni che avevamo quando sei nata, certo tu rimani sempre la mia figlia prediletta, la nottata passerà ed allora potremo riaprire l’album di famiglia per rileggere insieme la nostra storia e costruire nuove avventure orchidofile. Benvenuta a Breda, se ti capita di passare da vicolo Parnasso n° 1, fermati a parlare di orchidee e a bere con me il vino più rosso che c’è.
Ciao ATAO, hasta la vista siempre!!

Cynorkis fastigiata… eccola di nuovo

001 Nella foto a sinistra due esempi di Cynorkis fastigiata Thouars 1822, in vegetazione.

Breve visita mattutina alle orchidee, tutto apposto e una piacevole sorpresa.
Eccola di nuovo, puntuale come ogni inizio estate, la timida Cynorkis fastigiata è spuntata nei vasi delle più blasonate Cattleya e Cymbidium.

Gradita ospite, rinasce puntualmente nel substrato dei vasi dove era vissuta l’anno prima.

Aforisma del giorno:
Certe persone non ti odiano perchè hai fatto qualcosa di male. Ma perchè hai fatto qualcosa meglio di loro.
(Hilton)

Alla festa della Stanhopea è nata un’idea!

L’idea di dare un senso alla festa del sole e della Stanhopea, aleggiava da tempo nella mia mente, ma come dare senso a un’idea così evanescente?
villa_franchetti_foto_storica

 

 

 

 

 

 

Era mattina presto mentre stavo sistemando gli spazi per la festa del 21 Giugno, e i fiori della Stanhopea di Villa Albrizzi già profumavano intensamente, quando lei mi chiamò vicino a sé per ricordarmi il suo nobile passato. “Guido” – disse – “sono immensamente grande, lo so! Prima o poi mi dovrai dividere in tante parti, ma la mia storia non può disperdersi! Tienimi legata a te… ti ricordi in che condizioni ero quando sono arrivata?”- e continuando, sussurrò – “Io, caro Guido, sono l’ultima testimone delle passioni, degli amori, della cultura, di Isabella Albrizzi, mi piacerebbe tanto che tutte le parti di me portassero il nome Isabella.”

Stralcio tratto dal libro “ORCHIDEA” (capitoli 1.6 – 1.7)

Nella foto a sinistra:
Ritratto di Isabella Teotrochi-Albrizzi. opera della pittrice Elisabeth Vigée-Le Brun (1792)

“(…) 1.6. La prima serra riscaldata, in Italia
Sul finire del Settecento veneziano, nella serra stile Vittoriano, sistemata ad est del grande parco della Villa Albrizzi-Franchetti (Treviso), riscaldata da una grande stufa a legna, crescevano rigogliose molte piante esotiche fatte arrivare appositamente da tutte le parti del mondo per rendere ancor più ameni, piacevoli ed esotici, gli ampi spazi circostanti. La Villa Franchetti o Villa Albrizzi Franchetti fu costruita tra il 1680 e il 1700 lungo il Terraglio, dai nobili Albrizzi, noti mercanti di stoffe. Tra loro, Isabella Teotochi Albrizzi.
La villa, passò successivamente alla contessa Ida Zeno Accurti e quindi acquistata dal barone Raimondo Franchetti. Nel 1973 Raimondo Nanuk Franchetti, ultimo proprietario, la vendette alla provincia di Treviso, oggi è gestita dalla fondazione Cassamarca. Purtroppo non è visitabile e la serra, o quel che ne rimane è in uno stato di completo abbandono.
In occasione di una esposizione di orchidee in villa, che curai qualche anno fa, ebbi modo di vivere l’atmosfera di quello che fu uno dei salotti più famosi d’Europa, luogo d’incontro di viaggiatori, avventurieri, eruditi, artisti, scienziati, seduttori di professione, militari di carriera, principi d’Europa.

Piacevoli sensazioni, mi accompagnavano, mentre camminavo lungo i viali del parco, già calcati dal Foscolo, dal Pindemonte, dal Cesarotti, dal Canova, dal Denon e da tanti altri amici della “divina” Isabella Teotochi (1760-1836). Sembrava di rivivere il tempo che esaltò i fasti di quella straordinaria bellezza greco-veneziana, un mito raccontato in tutti i salotti letterari d’Europa, che sedusse Venezia e della quale ci rimane uno straordinario ritratto della grande pittrice Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista dei principi delle corti europee.
Isabella, fu una delle donne più ricche di brio, vitalità e spregiudicatezza della sua epoca e sono famosi gli avventurosi amori di questa procace nobildonna: la Temira cantata dal Pindemonte, la Laura della prima stesura dell’ Ortis di Foscolo. Il suo salotto e la splendida villa sul Terraglio conobbero presenze come quelle di Chateaubriand, di Vivant Denon (il padre del Louvre), di Byron, Canova e di Walter Scott.
Complesse vicende seguirono il destino della giovane nobildonna che visse nella Venezia viziosa e decadente di fine Settecento, fino al matrimonio con il Giovanni Battista VI Giuseppe Albrizzi (soprannominato Iseppo; 1750 – 1812), celebrato dopo l’annullamento del primo, con il nobiluomo Antonio Marin.
Questo non sarà, tuttavia, un rapporto esclusivo nella tumultuosa vita sentimentale di Isabella. Nel 1795 Isabella, dopo aver conosciuto le attenzioni di Denon, si apre all’amore per un ragazzo che ha la metà dei suoi anni: il diciassettenne Ugo Foscolo.

1.7. I cinque giorni di folle passione, del giovane Ugo Foscolo.
Il giovane, di indole bizzarra e di carattere non certamente facile, si lasciava facilmente rapire dal sorriso di Isabella che lo rendeva dolce e scherzoso. Isabella, donna intelligente e matura, aveva scorto oltre il povero sembiante, il genio del giovane; più avanti negli anni, Isabella, scriverà di lui:
volto e aspetto che ti eccitano a ricercarne e conoscerne l’animo e l’ingegno. L’animo è caldo, forte e disprezzator della fortuna e della morte. L’ingegno è fervido, rapido, nutrito di sublimi e forti idee; semi eccellenti in eccellente terreno coltivati e cresciuti (..) all’imperioso amore concede talvolta un filo ond’essere ritenuto; ma filo lungo, debole, mal sicuro contro l’impetuoso torrente di più maschie passioni».
Ugo Foscolo, più tardi racconterà con dolcezza i momenti intimi vissuti con Isabella che lo accolse quasi senza veli nel suo letto:
…” una Dea dalla lunga e rada camicia non allacciata, dalle spalle ignude, dal braccio bianchissimo e tondeggiante e dal petto voluttuosamente difeso da una candida pelle, dai ricci sparsi or sul collo, or sul seno, quasicché quelle liste dorate, dovessero servire all’occhio inesperto di guida(..) a questa sacerdotessa di Venere ho consacrato le primizie della mia gioventù…!”.
In effetti come racconta Alvise Zanon, intimo amico del Foscolo, Isabella era una giovane bellissima, nata come lui nelle isole greche, amica di poeti e letterati, divorziata, che pure aveva ceduto alla sua adorazione e per pochi giorni: cinque per l’esattezza! Era stata sua. Dopo averlo iniziato ai misteri dell’amore, l’aveva garbatamente allontanato, col viatico di molti savi consigli sul modo di trattare le donne e recitare nella vita la commedia dell’amore.
“Posso dunque gloriarmi di aver udito i primi cenni dell’amara storia che avrei poi ritrovato nelle doloranti pagine dell’Ortis» diceva Zanon.
Più avanti negli anni, il poeta amava ricordare Isabella con questa frase:
“Amante per cinque giorni, amica per tutta la vita”
Le orchidee arrivarono in epoca successiva alle avventure amorose del Foscolo, di sicuro furono presenti nelle serre della villa a partire dalla seconda metà del 1800 e vi rimasero fino agli anni 80 del 1900, quando la Stanhopea nigroviolacea, ultima testimone delle passioni, degli amori e della cultura in Villa mi fu consegnata in custodia dal suo giardiniere.
Ricordo ancora lo stupore che provai, quando il giardiniere della Villa Albrizzi-Franchetti, quasi a voler mantenere in vita le esclusività botaniche della villa, e cosciente di non potercela fare da solo, venne a trovarmi per consegnarmi in custodia gli ultimi esemplari di un’ orchidea misteriosa, l’ultima testimone di forti passioni e di amori andati.
Stanhopea nigroviolacea (Morren) Beer
In quell’occasione il giardiniere mi consegnò due museruole contenenti quel che rimaneva delle piante – ben poca cosa – e con scarse possibilità di un loro recupero.
Una pianta rimase nella sua vecchia museruola e piano piano si riprese: nella foto sopra a sinistra potete ammirare lo stato attuale dell’esemplare originale. La seconda museruola, già irrimediabilmente usurata mi servì da campione per riprodurne di nuove, nelle quali poter sistemare i frammenti ancora in vita della pianta originaria. Riuscii a salvare due pseudobulbi ed ora sono due piante ben strutturate.

Ed è così che la festa del sole ha trovato il suo senso: ogni parte di questa pianta porterà il nome Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’.

La cronaca della festa.

006032 Nella foto a sinistra, la Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ che mostra con fatica i suoi fiori ai visitatori.

Cominciamo bene l’estate.

La “Festa del sole e della Stanhopea” è stata un successo oltre ogni previsione.
Il sole ci ha fatto compagnia per tutta la mattinata ed anche per qualche ora del pomeriggio, ma ad un certo punto, dio pluvio si è ricordato di farci visita pure lui. Poca roba, qualche goccia e poi ancora sole per le visite del pomeriggio, sì perché la lunga giornata del solstizio d’estate è proseguita con le visite pomeridiane ed è finita verso il tramonto.

Nasce il Circolo S.I.
Non solo festa, il clima amichevole della mattinata è stato foriero di buone e nuove idee: è nato il circolo della Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ (S.I.)
Il Circolo non sarà una nuova Associazione, ma se vogliamo, una testimonianza culturale della storia futura di questa orchidea.
L’unica condizione per essere del S.I. è quella di possedere una divisione della pianta madre.
A garanzia che tutto avvenga con regolarità sono state individuate due figure istituzionali: garante e coordinatore.
Il garante firmerà l’attestato di validità storica, che sarà rilasciato di volta in volta dal coordinatore, ai possessori di una Stanhopea ‘Isabella’

Il Circolo S.I.
Il Circolo non ha confini geografici.
Per ora sono state individuate le due figure istituzionali:
Garante: Guido De Vidi (TV).
Coordinatore: Mauro Cappagli (FI)
In attesa che pianta madre della Stanhopea nigroviolacea ‘Isabella’ finisca la sua fioritura per poter essere divisa (presumibilmente si ricaveranno circa 30 nuove piante), attendiamo adesioni e consigli operativi, ad esempio individuazione delle modalità informative: Fb.?
Nota: Durante la festa sono state raccolte già parecchie adesioni, quindi la priorità delle nuove, seguirà la cronologia di arrivo delle vostre mail indirizzate a: info@orchids.it.

Festa del sole e della Stanhopea in vicolo Parnasso n°1

Beneeoc_padova_2006_stand_1_118! siamo a meno 1… ultimo avviso per i ritardatari!

PROGRAMMA
Domenica 21 Giugno, appuntamento da Guido alle ore 10
Quattro ciacole e un buon caffè fra vecchi e nuovi appassionati, tema: Associazioni, recinti o agorà.

* Ore 11 orchidee in estate, dentro o fuori?

* Verso l’ora di pranzo, ristoro e aperitivo del dopo “tuffo nelle serre”.

* Peccati di gola: le leccornie di Rosetta.

* Pomeriggio ad oltranza… la giornata è lunga, la più lunga dell’anno, e per chi non ce la fa c’è anche qualche sofà.

Rosetta e Guido vi aspettano, non ci saranno inviti ad personam o “ufficiali”: sarete tutti graditi ospiti, se ci onorerete della vostra visita confermatelo con una mail a info@orchids.it … entro stasera, arrivederci domani.

Orchidee: Sudamerlycaste barringtoniae, storie di nomi e di persone

Premessa di redazione.
DSC_8493Questo sito è a disposizione di quanti desiderano collaborare con loro articoli: per la pubblicazione inviate le vostre bozze e foto, a info@orchids.it
Questo articolo è stato curato da Massimo Morandin, giovane collezionista di orchidee, che coltiva la specie raccontata nel post: vedi foto a sinistra – Sudamerlycaste barringtoniae (Sm.) Archila, Revista Guatemal. 5(3): 78 (2002). Endemica della Giamaica..

Orchidee: storie di nomi e di persone
Estratto dall’articolo “Ida barringtoniae, James Edward SMITH and Lycaste campbellii, W.W.CAMPBELL” di RUDOLF JENNY Swiss Orchid Foundation, Jany Renz Herrbarium, University of Basel, Switzerland comparso su Orquideologia XXXI 2/2014. Su gentile concessione di Rudolf Jenny.

Introduzione
Ida_barringtoniae_SmSo Ida barringtoniae (Sm.) A.Ryan & Oakeley 2003.
(Icones pictae plantarum rariorum descriptionibus et observationibus illustratae / Auctore J.E. Smith, M.D. Fasc. 1-3. Author James Edward Smith and James Sowerby)

Alcune specie di orchidea acquisiscono un nome che sembra durare per lungo tempo, mentre altri sembrano cambiare nomi quasi con la regolarità di un semaforo. Un esempio di quest’ultimo è Ida barringtoniae che ha accumulato non meno di 7 nomi, sinonimi esclusi.

Ida barringtoniae (J.E.Smith) A.Ryan & H.F.Oakeley, Orchid Digest 67(1):11 – 12.2003

Colax barringtoniae (J.E.Smith) Sprengel, Systema Vegetabilium Ed.16,3:727.1826

Dendrobium barringtoniae (J.E.Smith) Swartz, Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis 6:82.1799

Epidendrum barringtoniae J.E.Smith, Icones Pictum Plantarum Rariorum 3:t.15.1793

Lycaste barringtoniae (J.E.Smith) Lindl., Edwards’ Botanical Register 30:misc.51,1844

Maxillaria barringtoniae (J.E.Smith) Loddiges, Botanical Cabinet 19:t.1824.1832

Sudamerlycaste barringtoniae (J.E..Smith) F.Archila, Revista Guatemalensis 5(3):78, 2002 ???

La sua storia inizia nel novembre del 1793 quando James Edward Smith pubblicò la terza parte del suo “Icones Pictae Plantarum Rariorum “. Questo lavoro in 3 volumi fu pubblicato da Smith tra l’ottobre 1790 e il novembre 1793 e fu dedicato alla “nobilissima marchesa di Rockingham “; conteneva un totale di 18 tavole delle quali 2 mostravano orchidee. La tavola 15 mostra l’Epidendrum barringtoniae, la pianta che Smith aveva descritto fu importata da Lord Allan Gardiner dalla Giamaica ed era fiorita nell’aprile 1791 nella collezione di Jane Barrington, moglie del reverendo Shute Barrington, nella loro casa di famiglia di Mongewell Park, Oxfordshire, e a cui Smith dedicò la specie.
La stessa specie fiorì nel 1792 nella coltivazione di John Fairburn a Chelsea e fiorì anche nella collezione del Kew, la cui pianta fu importata dal capitano William Bligh di HMS Providence.
Fig.03 Dendrobium barringtoniae, Exotic Flora Vol.2, t.119 Dendrobium barringtoniae (Sm.) Sw. 1799 – Hooker, W.J., Exotic Flora, vol. 2 (1825-1827)
Nel 1799, a soli 6 anni dalla sua prima descrizione, in “Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis”, Olof Swartz rinominò l’Epidendrum barringtoniae in Dendrobium barringtoniae. Vedi foto a sinistra.
Poi, nel 1825 William Jackson Hooker nel secondo volume del suo “Exotic Flora” pubblicò un illustrazione a colori di Ida barringtoniae sotto il nome di Dendrobium barringtoniae; la pianta era stata importata da H. Shepherd sempre dalla Giamaica e fiorì nel 1824 nelle serre dei giardini botanici di Liverpool.
Il terzo nome, Colax barringtoniae fu pubblicato da Karl Sprengel nella 16° edizione del “Systema Vegetabilium” di Linnaeus nel 1826.

Poi, nel 1828 John Lindley pubblicò un’illustrazione di Ida barringtoniae sotto il nome di Maxillaria ciliata in “Edwards’ Botanical Register”, il disegno fu fatto sulla base di una pianta nella collezione della Lee’s Vineyard Nursery in Inghilterra. Questa non era l’ultima confusione riguardo ai due taxa Ida barringtoniae e Ida ciliata – William Jackson Hooker nel 1844 descrisse ed illustrò la Lycaste ciliata nel ” Curtis Botanical Magazine”, ma la pianta illustrata era chiaramente una Lycaste (Ida) barringtoniae, la ragione di questo nome improprio era data dal fatto che Lindley aveva precedentemente messo entrambi i nomi in sinonimia.

Fig.02 02 Maxillaria barringtoniae Bot.Cab.1-2 Maxillaria barringtoniae (Sm.) Lodd. 19: t. 1824. 1832. (Bot. Cab.)
Nel 1832 la nostra specie ricevette il nome successivo: George Loddiges dal famoso vivaio in Hackney, in Inghilterra, pubblicò nell’altrettanto famoso “Botanical Cabinet” una descrizione e una tavola a colori realizzata da George Loddiges, figlio di Conrad Loddiges con il nome di Maxillaria barringtoniae.

Nel 1844 John Lindley spostò la specie nel genere Lycaste in una breve nota nell'”Edwards’ Botanical Register”, la pianta fu conosciuta per più di 150 anni come Lycaste barringtoniae fino al 2002 o 2003 (vedi descrizione successiva).

Nel 1868 Joseph Dalton Hooker pubblicò e illustrò la Lycaste barringtoniae var. grandiflora nel “Curtis Botanical Magazine”, la pianta faceva parte della collezione del vivaio di William Bull a Chelsea ed è molto probabile che non fosse identica alla Ida barringtoniae ma che più probabilmente fosse quella che oggi è conoscuiuta come Ida rikii (Oakeley).

Fig.04 Lycaste barringtoniae Bot.Reg.t.1206 1828-1 Lycaste barringtoniae (Sm.) Lindl.

Discussione:
Nel 2002 Fredy Leonel Archila Morales descrisse il nuovo genere Sudamerlycaste nella “Revista Guatemalensis”, insieme con altre specie spostò la Lycaste barringtoniae (sulla base dell’Epidendrum barringtoniae J.E.Smith) in Sudamerlycaste barringtoniae. Purtroppo l’autore non pubblicò la diagnosi latina del suo nuovo genere, quindi per ragioni formali il suo genere fu considerato – secondo le autorità del Kew – non valido e quindi non accettato.
Archila poi pubblicò la correzione nel successivo numero della “Revista Guatemalensis “, cosi il nome di Sudamerlycaste barringtoniae divenne formalmente valido. Il problema è la data di distribuzione della “Revista Guatemalensis “; per quanto è noto oggi, la data del 2002 stampata sulla prima pagina non è sicuramente l’anno in cui la pubblicazione fu effettivamente distribuita. Molto probabilmente la seconda e terza ristampa del quinto volume della “Revista Guatemalensis” non vennero distribuite prima del 2004. Nel 2003 Angela Ryan e Henry Francesco Oakeley pubblicarono sull’ “Orchid Digest “il nuovo genere Ida. Infatti la pubblicazione sul genere Ida venne distribuita almeno un anno prima di quella relativa alle Sudamerlycaste di Archila, così le Ida sono decisamente più vecchie e hanno la priorità nella cronologia tassonomica. Come avvenne più tardi per le Sudamerlycaste di Archila, le Ida si basavano sulla vecchia sezione delle Fimbriatae del genere Lycaste. Nella stessa pubblicazione RYAN e Oakeley ricombinarono l’Epidendrum barringtoniae in Ida barringtoniae e ridussero la Lycaste rossyi F.C.Hoehne a una sottospecie di Lycaste barringtoniae.

Il personaggio:
James_Edward_Smith James Edward SMITH naque a Norfolk, vicino a Norwick il 2 dicembre 1759. Il padre era mercante di stoffe in lana. James crebbe in una famiglia benestante ricevendo lezioni private piuttosto che frequentare il liceo classico, ebbe il suo primo contatto con la botanica quando venne in contatto con i libri di LEE, STILLINGFLEET, BERKENHOUT e ROSE. Nel 1778 all’età di 18 anni, James fu presentato a Hugh ROSE, farmacista di Norwich. ROSE nel 1775 pubblicò “Elements of botany”, una traduzione dal latino del “Philosophia Botanica” di LINNEAUS del 1751. Fu ROSE che introdusse il giovane James al lavoro di LINNEAUS. Nel 1781 James fu inviato a Edinburgo per studiare medicina presso HOPE; poi nel 1783 James si spostò a Londra per continuare i suoi studi di medicina. A quel tempo la botanica non era una disciplina riconosciuta ma una mera parte degli studi di medicina, ovvero per diventare botanico bisognava prima studiare medicina. A Londra James entrò in contatto con Sir Joseph BANKS, a quel tempo proprietario di una delle migliori librerie ed erbari della Gran Bretagna e nel 1784, mentre facevano colazione insieme, BANKS ricevette una lettera da parte della vedova di Carl von LINNEAUS che gli offriva di acquistare la collezione del marito e la libreria per una sommaa di 1,000 strerline. Il padre di James fornì il denaro e acquistò la collezione di storia naturale e la libreria di Carl von LINNEAUS per la somma di 1,088 sterline. L’intenzione di James era quella di praticare medicina e dare lezioni di storia naturale ma dispetto dei suoi studi a Edimburgo e Londra, SMITH non aveva ancora conseguito la laurea. Così nel 1786 si recò a Leiden e lì consegui il dottorato in ricerca, poi tra il 1786 e il 1787 viaggiò in tutta Europa, visitando Francia, Svizzera e Italia. Al suo ritorno nel Febbraio 1788 assieme ad alcuni amici fondarono la famosa Linnean Society of London; James fu nominato come primo presidente e mantenne la carica fino alla sua morte. Nel 1796 James sposò Pleasance REEVE e nello stesso anno fece ritorno a Norwich dove rimase per il resto dei suoi giorni. Fu molto prolifico negli anni a venire e pubblicò in maniera estensiva, per esempio “English Botany” e “Exotic Botany” (1804 – 1805), entrambi con i suoi testi ma con le illustrazioni di James SOWERBY. Tra il 1788 e il 1821 James Edward SMITH pubblicò un numero esagerato di articoli e libri, uno dei quali fu “Icones Pictae Plantarum Rariorum” tra il 1790 e il 1793. Il titolo completo era: “Icones Pictae Plantarum Rariorum, descriptionibus et observationibus illustratae auctore Jacobo Edvardo Smith”, il testo era in latino ed inglese, il titolo Inglese recitava: “Coloured figures of rare plants illustrated with descriptions and observations”(stampe colorate di piante rare illustrate con descrizioni e osservazioni). Furono pubblicate tre parti, la prima parte nell’ottobre 1790 includeva la prefazione e le tavole da 1 a 6, poi nel Febbraio 1792 la seconda parte con le tavole da 7 a 12 e la parte finale nel Novembre 1793 includeva le tavole da 13 a 18. Tutte le 18 tavole erano a cura dell’artista botanico James SOWERBY e furono realizzate – secondo le indicazioni di SMITH nella prefazione – esclusivamente da specie viventi. Le tavole relative all’Epidendrum (Ida) barringtoniae nella terza parte di “Icones Pictae” sono un ottimo esempio delle capacità di James SOWERBY non solo per come mostra la pianta intera in fiore ma anche per le semi-dissezioni del fiore e, separatamente, di alcune parti floreali.
James Edward SMITH morì a Norwich il 17 Marzo 1828; il suo esecutore offrì per 5.000 sterline alla Linnean Society of London le sue collezioni, tra cui il materiale di Linnaeus, la biblioteca e il suo erbario. Il prezzo era molto al di sopra delle risorse finanziarie della società, ma dopo alcune trattative l’intera collezione nel 1829 andò agli archivi della Società a Londra. L’erbario comprendeva non solo le collezioni di Smith, ma anche importanti collezioni provenienti da altri botanici, come le collezioni del Nepal di Francis BUCHANAN-HAMILTON e le collezioni delle Indie Occidentali di Olof SWARTZ.

English version
Extract from article “Ida barringtoniae, James Edward SMITH and Lycaste campbellii, W.W.CAMPBELL” di RUDOLF JENNY Swiss Orchid Foundation, Jany Renz Herrbarium, University of Basel, Switzerland published on Orquideologia XXXI 2/2014. By kind permission of Rudolf Jenny.

Introduction:
Some orchid species acquire a name which seems to stick for a long time, whilst others seem to change names almost with the regularity of traffic lights. An example of the latter is Ida barringtoniae which has accumulated no less than 7 names, excluding synonyms.

Ida barringtoniae (J.E.Smith) A.Ryan & H.F.Oakeley, Orchid Digest 67(1):11 – 12.2003

Colax barringtoniae (J.E.Smith) Sprengel, Systema Vegetabilium Ed.16,3:727.1826

Dendrobium barringtoniae (J.E.Smith) Swartz, Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis 6:82.1799

Epidendrum barringtoniae J.E.Smith, Icones Pictum Plantarum Rariorum 3:t.15.1793

Lycaste barringtoniae (J.E.Smith) Lindl., Edwards’ Botanical Register 30:misc.51,1844

Maxillaria barringtoniae (J.E.Smith) Loddiges, Botanical Cabinet 19:t.1824.1832

Sudamerlycaste barringtoniae (J.E..Smith) F.Archila, Revista Guatemalensis 5(3):78, 2002 ???

Its history starts in November of the year 1793 when James Edward SMITH published the third part of his “Icones Pictae Plantarum Rariorum”. This 3 volume work was published by SMITH between October 1790 and November 1793 and was dedicated to the “most noble Marchioness of Rockingham”; it had a total of 18 plates, 2 of them showing orchids. Plate 15 shows Epidendrum barringtoniae, the plant which SMITH described had been imported by Lord Allan GARDINER from Jamaica and had flowered in April 1791 in the collection of Jane BARRINGTON, wife of Reverend Shute BARRINGTON, at their family home of Mongewell Park, Oxfordshire, and to whom SMITH dedicated the species. The same species flowered in 1792 in the culture of John FAIRBURN in Chelsea and also flowered in the collection at Kew, and had been imported by Captain William BLIGH of HMS Providence.
In 1799, only 6 years after its first description, in “Nova Acta Regiae Societatis Scientiarum Upsaliensis” Olof SWARTZ renamed Epidendrum barringtoniae as Dendrobium barringtoniae. Then in 1825 William Jackson HOOKER published a colored illustration of Ida barringtoniae under the name Dendrobium barringtoniae in the second volume of his “Exotic Flora”; the plant had been imported by H.SHEPHERD again from Jamaica and it flowered in 1824 in the greenhouses of the botanical gardens at Liverpool.
The third name, Colax barringtoniae was published by Karl SPRENGEL in the 16th edition of LINNEAUS’s “Systema Vegetabilium” in 1826. Then in 1828 John LINDLEY published an illustration of Ida barringtoniae under the name of Maxillaria ciliata in “Edwards’ Botanical Register”, the drawing was made from a plant in the collection of LEE’s Vineyard Nursery in England. This was not the last confusion concerning the two taxa Ida barringtoniae and Ida ciliata – William Jackson HOOKER in 1844 described and illustrated Lycaste ciliata in “Curtis’s Botanical Magazine”, but the illustrated plant is clearly Lycaste (Ida) barringtoniae, the reason for this misnaming was the fact that LINDLEY had previously placed both names in synonymy.
In 1832 our species received its next name: George LODDIGES from the famous nursery in Hackney, England, published a description and a colored plate of it under the name Maxillaria barringtoniae in the equal famous “Botanical Cabinet”, the drawing of this plate was made by George LODDIGES, son of Conrad LODDIGES. In 1844 John LINDLEY moved the species in a short note in “Edwards’ Botanical Register” to the genus Lycaste, and as Lycaste barringtoniae the plant was known for more than 150 years until 2002 or 2003 (see below). In 1868 Joseph Dalton HOOKER published and illustrated Lycaste barringtoniae var.grandiflora in “Curtis’s Botanical Magazine”, the plant was from the collection of William BULL’s nursery in Chelsea and is most probably not identical to Ida barringtoniae but to the taxon today known as Ida rikii Oakeley.

Discussion:
In 2002 Fredy Leonel ARCHILA MORALES described the new genus Sudamerlycaste in “Revista Guatemalensis”, and together with other species he moved Lycaste barringtoniae (based on Epidendrum barringtoniae J.E.Smith ) to Sudamerlycaste barringtoniae. Unfortunately the author did not publish a Latin diagnosis of his new genus, so for formal reasons his genus was – according to the authorities in Kew – invalid and not accepted. ARCHILA then published in the next issue of the “Revista Guatemalensis” a correction, so that formally Sudamerlycaste barringtoniae then became valid. The problem is the date of distribution of “Revista Guatemalensis”; as far as it is known today, the year 2002 printed on the front-page is definitely not the year the publication was effectively distributed. Most probably issues 2 and 3 of volume 5 of “Revista Guatemalensis” were distributed not before 2004. In 2003 Angela RYAN and Henry Francis OAKELEY published in “Orchid Digest” the new genus Ida. In fact the publication of Ida was distributed at least one year before the one of Sudamerlycaste by ARCHILA, so Ida is definitely older and has priority. Like ARCHILA’s later Sudamerlycaste, Ida is based the old section Fimbriatae of the genus Lycaste. In the same publication RYAN and OAKELEY recombined Epidendrum barringtoniae to Ida barringtoniae and reduced Lycaste rossyi F.C.Hoehne to a subspecies of Lycaste barringtoniae,

The Personage:
James Edward SMITH was born in Norfolk, near Norwich on 2nd December 1759. His father was a merchant and woolen draper. James grew up in a wealthy family and had private tuition instead of attending the Norwich grammar school, his first contact with botany was the books by LEE, STILLINGFLEET, BERKENHOUT and ROSE. In 1778 aged 18, James was introduced to Hugh ROSE, apothecary in Norwich. ROSE published in 1775 “Elements of botany”, a translation of LINNEAUS’s Latin “Philosophia Botanica” from 1751. It was ROSE who introduced young James to LINNEAUS’s work. In 1781 James was sent to Edinburgh to study medicine under John HOPE; then in 1783 James moved to London to continue his medical studies. Botany at that time was not a recognised discipline merely a part of medical study – in order to become a botanist you had to first study medicine. In London James got in contact with Sir Joseph BANKS, at that time owner of one of the best libraries and herbariums in Great Britain and in 1784, whilst breakfasting together, BANKS received a letter from the widow of Carl von LINNEAUS, offering her husband’s collections and library for the sum of £1,000. James father provided the money and purchased the natural history collections and the library of Carl von LINNEAUS for the sum of £1,088. James intention had been to practice medicine and to give lectures in natural history. In spite of his studies in Edinburgh and London, he had no university degree yet. So in 1786 he went to Leiden and there received his doctorate, then between 1786 and 1787 he travelled throughout Europe, visiting France, Switzerland and Italy. On his return in February 1788 he and some friends founded the famous Linnean Society of London; James was appointed as its first president and kept the chair until his death. In 1796 James married Pleasance REEVE and in the same year moved back to Norwich where he stayed for the rest of his life. He was very productive the ensuing years and published extensively, e.g. “English Botany” and “Exotic Botany” (1804 – 1805), both with his texts, but with the drawings by James SOWERBY. Between 1788 and 1821 James Edward SMITH published a tremendous number of articles and books, one being “Icones Pictae Plantarum Rariorum” between 1790 and 1793. The complete title was: “Icones Pictae Plantarum Rariorum, descriptionibus et observationibus illustratae auctore Jacobo Edvardo Smith”, the text was in Latin and in English, the English title was: “Coloured figures of rare plants illustrated with descriptions and observations”. Three parts were published, the first in October 1790 included the preface and plates 1 – 6, then in February 1792 with plates 7 – 12 and the final part in November 1793 included plates 13 – 18. All 18 plates are by the botanical artist James SOWERBY and were made – according to SMITH’s remarks in the preface – from living specimens only. The plate of Epidendrum (Ida) barringtoniae in the third part of the “Icones Pictae” is a very good example of the skills of James SOWERBY as it shows not only the entire plant in flower but also a half-dissected flower and, separately, some of the floral parts.
James Edward SMITH died in Norwich on 17th March 1828; his executor offered his collections, including the material of LINNEAUS, the library and his herbarium for £5,000 to the Linnean Society of London. The price was far above the financial resources of the society but after some negotiations the whole collection went in 1829 to the Society’s archives in London. The herbarium included not only SMITH’s own collections, but also important collections from other botanists, such as the Nepal collections by Francis BUCHANAN-HAMILTON and West Indian collections from Olof SWARTZ.