Eulophia streptopetala

Da un po’di tempo sono entrate nelle collezioni varie specie di Cypripedium. Fra i collezionisti di orchidee è diventata quasi una mania, o meglio, uno status symbol. Ora la tecnologia della semina asimbiotica si è affinata e qualche produttore propone nei mercati queste orchidee con buon successo. I collezionisti, soprattutto quelli senza serra o, paradossalmente alle prime armi, sono attratti perché questo tipo di coltivazione da loro l’impressione di una certa facilità. Con quali risultati non si sa, non ci sono statistiche.
Comunque, il mondo delle orchidee terricole è affascinante e molto è vasto.
Con questo post conosceremo una specie africana, poco presente nelle collezioni, ma e con fiori molto attraenti: Eulophia streptopetala.

Eulophia streptopetala Lindley 1828
Sinonimi: Lissochilus krebsii Rchb. f. 1847. Eulophia paivaeana, Summerhayes 1953. Lissochilus krebsii Rchb.f 1847. Lissochilus paivaeanus Rchb. f. 1865. Lissochilus streptopetalus, Lindley 1833.

La specie
Specie terricola a sviluppo simpodiale endemica in Africa tropicale, da sud-est a ovest ad altitudini che vanno da 100 a 2500 metri sul livello el mare. Cresce nei boschi e nei prati, in terreni ben drenati, umidi ed esposti ad un po’ di sole filtrato.
Il ceppo vegetativo è strutturato da pseudobulbi a foglia caduca, alti anche più di 7 cm., da foglie che possono arrivare ai 30 cm.di altezza, e da fiori di un colore giallo pallido su steli alti fino a 90 cm.

Gli pseudobulbi sono ben sviluppati e quasi del tutto fuori terra. Le grandi foglie lanceolate sono dotate di nervature e durante la fase della fioritura non sono ancora completamente sviluppate. Le infiorescenze portano molti fiori rivolti verso il basso; sepali giallo-verde con macchie viola sulla parte esterna, più marcate all’interno; petali giallo brillante esternamente e giallo crema internamente. Il labello è giallo con i lobi laterali viola e lo sperone rosso porpora.
In coltivazione la fioritura inizia a tarda primavera e continua per diversi mesi. I fiori sono di circa 2 cm.di diametro.

Pare che nello Swaziland (Sudafrica) questa orchidea sia utilizzata come medicina per non meglio precisate cure delle malattie infantili.

Qualche nota sul genere Eulophia
E’ un genere terrestre, occasionalmente epifita e/o litofita. Una piccola minoranza (ad esempio Eulophia petersii) si è evoluta per sopravvivere in climi desertici.
Lo stelo fiorale si forma lateralmente su un pseudobulbo o dalla base di una protuberanza basale (a volte solo un nodo del rizoma). Foglie e steli fioriti sono su germogli separati; nel genere Eulophia gli pseudobulbi sono una rarità. Le foglie sono quasi sempre plicate e latifoglie. Le infiorescenze nascono dalla base del rizoma o pseudobulbo, a volte a breve distanza dalla nuova vegetazione. Fiori si aprono in successione o sequenzialmente.
I petali quasi uguali ai sepali, nella migliore delle ipotesi un po’ più ampi.

Note storiche
La prima descrizione è stata fatta su una pianta coltivata in South Lambeth, nei pressi di Londra, dove era giunta a William Griffin (appassionato collezionista di piante bulbose) dal dal Capo di Buona Speranza e dalle Indie orientali, insieme ad altri bulbi. A quella pianta è stato assegnato il nome di Griffinia. I riferimenti della vita di William Griffin sono scarsi, nella sua collezione di bulbose, i tuberi di orchidee arrivano quasi per caso, gli interessi vegetali di Griffin erano più a senso lato e spaziavano in tutto il panorama delle bulbose, ma quella pianta fiorita nel 1821 colpì enormemente Robert Brown , un botanico che si recava spesso da Griffin.
Brown non aveva dimesichezza con la tassonomia, gli studi tassonomici erano un ricordo dell’età giovanile e rimase molto perplesso nel descrivere quella bella orchidea fiorita. Egli ravvisò una stretta somiglianza con altre specie del Sud Africa e le indiane (Limodorum e Cymbidium ) e pensò di poter collocare questa specie nel genere Lissochilus , ma osservando nel contempo che sia Cymbidium giganteum SW. 1799 (ora Eulophia speciosa ) e Limodorum virens (ora Eulophia epidendraea)possono essere candidati a far parte di quel genere e suggerendo altresì di costituire ex novo un genere per raccogliere queste specie.

Queste osservazioni furono perfezionate l’anno dopo da Lindley, che costituì il genere Eulophia, nome suggerito dallo stesso Brown, introducendo anche una seconda specie (Eulophia guineensis) come tipo di genere.
Eulophia guineensis proveniente dalla Sierra Leone, fu introdotta nella collezione di George Don.
Lindley, pur notando che il labello non presentava cresta molto prominente, decise comunque di collocarla nel nuovo genere evocato da Brown. Giova ricordare che Eulophia deriva dal greco eu, che significa “bene”, e lephos, che significa “pennacchio” o “cresta “. In tale fase Lindley incluse nel nuovo genere anche Lissochilus speciosum , come Eulophia speciosa. Il vecchio genere Lissochilusfu poi completamente abbandonato.

Coltivazione
Come evidenziato nella presentazione iniziale, il genere Eulophia non è molto presente nelle coltivazioni, forse solamente una decina. Le più ricercate sono Eulophia guineensis,e Eulophia petersii che viene spesso coltivata anche dagli appassionati delle piante succulente. Chissà, il motivo della scarsa presenza nelle collezioni, sarà causato dalla letteratura che le considera specie di difficile coltivazione.
A grandi linee, le Eulophia africane mostrano ampi parallelismi con Disa e sono state collocate in 4 gruppi di coltivazione.
1 – Specie con riposo invernale e periodo estivo piovoso – un grande gruppo che comprende la maggior parte del genere e fa riferimento alle specie endemiche nelle praterie secche – queste piante, nella fase di sviluppo estivo, chiedono luce solare diretta e sarà cura del coltivatore proteggere le radici da indebite bruciature delle radici. Richiedono un periodo di riposo ben preciso dall’autunno alla primavera durante il quale il terreno deve essere mantenuto asciutto le bagnature possono iniziare in primavera appena si formano i nuovi germogli e proseguirà fino nella stagione autunnale quando la pianta lascia cadere le foglie, con la precauzione di concedere una breve asciugatura del composto fra le bagnature. Le temperature durante la dormienza possono scendere fino a 5°C – 10°C mentre nella fase estiva le temperature ideali sono 25° – 30°C diurni e 10°C – 15°C notturni.

2 – Specie endemiche nei prati umidi confinanti con i boschi – la sostanziale differenza con le specie delle praterie secche è la loro necessità di vivere all’ombra e di non lasciare asciugare il composto durante la fase attiva della pianta, per il resto vale quanto scritto sopra.

3 – Specie endemiche nelle foreste – molto meno esigenti delle altre specie e rientrano nello standard medio della coltivazione delle orchidee tropicali. Bagnature regolari senza lasciare asciugare il composto, durante la crescita attiva da primavera all’autunno con temperature da serra intermedia 25°C diurni e 10°C notturni. In inverno sono dormienti come le altre specie del genere.

4 – Specie endemiche in zone con piogge sia estive che invernali – un gruppo molto piccolo di 3 specie: Eulophia aculeata subsp. aculeata, Eulophia litoralis e Eulophia tabularis . In natura queste specie rimangono con la base umida anche durante il periodo della dormienza invernale. In coltivazione è bene porre molta attenzione per evitare marcescenze, si consiglia di tenere il substrato (non asciutto, non bagnato) e di adottare le linee guida del gruppo endemico nelle praterie umide.

Le specie asiatiche ed americane di Eulophia sono più facili da coltivare perché rientrano nei cannoni classici delle orchidee esotiche.
Come si è visto il genere Eulophia è tutto da scoprire, si vedono poco nelle esposizioni e conseguentemente anche le piante con premi AOS sono poche, forse 30.
Esiste solo un ibrido intergenerico: Euclades ‘Saint Leger’ (Oeceoclades cordylinophylla x Eulophia guineensis), ed è stato registrato da Vacherot & Lecoufle in Francia.

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