Stavo navigando in internet alla ricerca di materiale riguardante una delle orchidee che preferisco: Cattleya citrina, oggigiorno conosciuta col nome di Euchile citrina e ancora più recentemente come Prosthechea citrina. Venni colpito dalla raffigurazione di una stampa del 1860, tratta da Pescatorea, Iconographie des Orchidées di Jean Jules Linden. Mi prese la curiosità di saperne di più di questo libro e tramite un motore di ricerca per libri usati e antichi arrivai ad un antiquario che lo vendeva per la bellezza di $20.000,00. Una altra pagina del web mi condusse ad una casa editrice (Naturalia Publications) che nel 1994 decise di ristampare quel volume, mentre nel 1993 aveva già ristampato l’opera più consistente di Jean Linden, Lindenia, originariamente pubblicata in 20 volumi. Vista la spesa sicuramente più contenuta decisi di farmi un regalo.
Il libro è di grande formato, 33×24 cm, e sono riprodotte le 48 tavole che compongono questa opera. Ogni tavola, a piena pagina, è accompagnata da due-tre pagine di testo: la descrizione in latino della pianta, i sinonimi, i riferimenti bibliografici, un breve racconto circa l’eventuale scopritore, chi la introdusse, chi la coltivò fino a farla fiorire per primo in Europa e così via. Al termine non manca mai un capitolo dedicato alla coltivazione, dettagliata e molto utile, talvolta con riferimento alle temperature da mantenere nelle diverse stagioni e bagnature correlate. Purtroppo le tavole non sono riprodotte su carta idonea; di per sé sono comunque un buon esempio di illustrazione botanica applicata all’orticoltura come era in voga nell’800, secolo che ha visto nascere tantissime riviste completamente dedicate all’attività amatoriale del giardinaggio, alcune esclusivamente dedicate alle orchidee.
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Dove meno te l’aspetti
FLORA PREISTORICA
Domenica siamo andati da Giovanni Zallot alias il Senatùr invitati a pranzo per un’ occasione davvero ghiotta, ci aveva procurato e cucinato i “figadet”, salsicce davvero speciali fatte con fegato cuore e tagli particolari di carne di maiale, accompagnate da polenta e innaffiate da buon vino rosso.
Arrivati, dopo i saluti e il caffè di rito, visitiamo la serra, belle piante diverse prossime alla fioritura come le Vanda, altre già fiorite come questa che non conosciamo, ve la giriamo per l’identificazione.
Durante il pranzo parlando tanto per cambiare di orchidee Giovanni ci dice che in un garden center nelle vicinanze di casa sua avevano organizzato una tre giorni di esposizione e vendita di piante tra cui orchidee anche botaniche e così decidiamo che nel pomeriggio saremmo andati a fare una visita.
Finito il pranzo con caffè e grappini vari e dopo un breve momento di riflessione, leggi abbiocco post pranzo, partiamo e velocemente arriviamo al garden.
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Un regalo da farsi o fare…
Ieri ho ricevuto una copia di “The New Encyclopedia of Orchids”, pubblicato da Timber Press. L’autrice è Isobyl la Croix, nota botanica e coltivatrice di orchidee soprattutto dell’Africa tropicale, in particolar modo interessata alle angrecoidi. Da quando è ritornata a vivere nel Regno Unito è diventata la direttrice della rivista Orchid Review, la rivista inglese dedicata alle orchidee, arrivata con l’ultimo numero (Novembre-Dicembre 2008) al vol. 116, n° 1284.
Il tomo di 524 pagine si presenta organizzato in una vera e propria enciclopedia con le piante ordinate in senso alfabetico, da Acampe a Zygostates. 350 sono i generi presentati, che seguono nella nomenclatura le nuove indicazioni dettate dalla biologia molecolare; sinonimi, etimologia, distribuzione, caratterizzazione e coltivazione sono gli argomenti per ciascun genere. Oltre 1500 piante, solo specie, delle 25.000 esistenti, sono presentate in maniera succinta ma sufficiente per la comprensione delle singole entità, con indicazioni di coltivazione se questa si differenzia in modo sostanziale da quelle date per il genere. La parte interessante sono le foto: 1000 immagini, distribuite fra le pagine, anche a piena pagina, di buona-ottima qualità e soprattutto di piante non altrove visibili.
Se ancora avete qualche dubbio per un regalo credo che questo possa soddisfare la maggior parte degli orchidofili. E’ visibile in anteprima limitata qui.
Holcoglossum wangii
Holcoglossum wangii Christenson, Lindleyana 13: 123 (1998)
Sottofamiglia: Vandoideae
Tribù: Vandeae
Sottotribù: Aeridinae
E’ una pianta di recente acquisizione, in tutti i sensi. Nel senso più strettamente scientifico in quanto è stata descritta dieci anni fa, un lasso di tempo relativamente breve; nel senso personale in quanto l’ho acquistata circa un anno fa. Quando mi arrivò, a dire il vero ben imballata, ebbi molti dubbi sulla riuscita. Due grosse radici tenevano salda la pianta, disidratata, ad una piccola zattera di sughero. Subito non capii come andava posizionata, poi stabilii che le tre foglie stavano crescendo verso il basso. Foglie che sembrano cilindriche ma che nella parte basale si embricano. Dal punto di vista botanico questo particolare ha permesso di erigere il genere Holcoglossum distinguendolo da Papilionanthe (dove invece le foglie sono perfettamente cilindriche, vedi P. teres); le specie di questi generi erano primitivamente inclusi in Vanda.
Il nome del genere Holcoglossum deriva dal greco holkos, solco, e glossa, lingua, in riferimento alla morfologia del labello, mentre l’epiteto della specie fa onore a Wang, un tassonomista cinese. Il genere comprende 14 specie, provenienti dal Sud Est dell’Asia. H. wangii è originario del Sud della Cina e del Vietnam. Il suo habitat comprende una vasta area ricca di foreste umide di conifere e di latifoglie, con una variazione sul livello del mare che va dai 250 ai 1200 metri. Pertanto si tratta una pianta che può essere coltivata sia in ambiente caldo umido che moderatamente caldo.
Di fatto quando la ricevetti la misi in ambiente caldo umido con bagnature quotidiane. Piano piano le foglie si sono reidratate e gli apici delle radici hanno ricominciato a vegetare. La vegetazione fogliare non è comunque molto vigorosa, almeno nella mia esperienza. Le foglie, comunque morbide, sono lunghe circa 50 cm. Con l’arrivo dell’autunno due corte infiorescenze si sono formate, ciascuna con pochi fiori, all’ascella fogliare. Ogni singolo fiore è di circa 4.5 cm. La piacevole sorpresa è stata la lunga durata: è in fiore da circa un mese e sembra che i fiori non stiano per nulla appassendo. Preferisce una esposizione luminosa.
In questo blog si è già parlato di un altro membro dello stesso genere Holcoglossum amesianum. A proposito di tale specie è stato pubblicato recentemente uno studio (Liu, KW; Liu ZJ, Huang L, Li LQ, Chen LJ, Tang GD (Jun 22 2006). “Pollination: self-fertilization strategy in an orchid”. Nature 441 (7096): 945-6) dove gli autori descrivono come in assenza di vento e insetti pronubi la pianta sia in grado di autoimpollinarsi. La sequenza fotografica dimostra come in H. amesianum l’antera ruoti di 360° in modo da inserire il polline nella cavità dello stigma, senza l’aiuto di agenti impollinanti. Poiché in questa stagione e soprattutto in serra non ci sono insetti dovrò verificare se anche H. wangii, in condizioni disperate, si autoimpollina!
Di una nuova specie, H. weixiense si può leggere qui.
Schede di coltivazione orchidee
E’ stata aggiunta tra le “linguette” sotto il titolo del Blog la categoria schede di coltivazione che raggruppa tutte le schede informative redatte dall’ AOS (American Orchid Society) e liberamente utilizzabili previa citazione della fonte.
La categoria comprende una scheda per pagina partendo dalle specie più comuni per arrivare a quelle per coltivatori “avanzati”.
Tutte le schede in formato .pdf ed in lingua inglese sono scaricabili qui
Buona consultazione