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Categoria madre del blog: giorno per giorno con le orchidee, diario di un appassionato.

Oggi, nella mia serra.

Dal safari fotografico odierno: fiori piccolissimi, un gioiello miniatura e l’orchidea ragno.

Collezione Guido De Vidi -Diritti riservati
Smitinandia micrantha (Lindl.) Holttum 1969.

Sinonimi: Ascocentrum micranthum (Lindl.) Holttum 1947 – Cleisostoma micranthum (Lindl.) King & Prantl 1898 – Cleisostoma poilanei Gagnep. 1932 – Cleisostoma tixieri Guillaumin 1960 – Gastrochilus parviflorus (Lindl.) Kuntze 1891 – Pomatocalpa poilanei (Gagnep.) T. Tang & F.T. Wang 1951 – Saccolabium fissum Ridl. 1896 – Saccolabium micranthum Lindl. 1828 – Uncifera albiflora Guillaumin 1930
Pianta epifita originaria dell’Himalaia e del Borneo.
Questa orchidea a sviluppo monopodiale produce uno stelo pendulo sul quale si aprono progressivamente molti fiori di piccolissima dimensione ( meno di un centimetro) di colore porpora pallido.
La Smitinandia micrantha fiorisce in primavera e rimane fiorita per tutta la stagione estiva, può essere coltivata sia in vaso con substrato di bark che su zattera e per vivere bene richiede clima da serra intermedia, buona umidità, luce filtrata e fertilizzazioni costanti durante tutto l’arco dell’anno.

Collezione Guido De Vidi – Diritti riservati
Masdevallia schlimii Linden ex Lindl. 1846.
Il nome di questa specie è stato dato in onore del raccoglitore Belga Schlim (1800).
Sinonimi: Masdevallia polyantha Lindley 1846- Masdevallia schlimii var. polyantha (Lindl.) Woolw. 1896
Questa orchidea è una bellissima miniatura epifita/litofita Colombiana e Venezuelana.
Come la gran parte delle masdevallia, questa specie richiede clima fresco (in natura vive oltre i 2000 metri d’altitudine) ventilato e tanta luce.
Va coltivata in piccoli vasi con bark miscelato a sfagno e agriperlite. Il composto va tenuto sempre umido e fertilizzato moderatamente.

Collezione Guido De Vidi – Diritti riservati
Arachnis flos-aeris (L.) Rchb. f. 1886
Il nome di questa specie significa fiori dell’aria proprio per la loro spaziatura lungo lo stelo fiorale.
E’ un’orchidea epifita a sviluppo monopodiale, rampicante e di grandi dimensioni (può raggiungere 2–3 metri di lunghezza prima di fiorire), richiede tantissima luce e temperature da serra intermedia.

Arachnis flos-aerisè la specie tipo delle 20 di cui è composto il genereArachnis Blume 1825
Origine del nome: aracne (dal greco “ragno”) descrive perfettamente lo stile dei fiori di questo genere originario della
Birmania, Tailandia, Malesia, l’Indonesia e Nuova Guinea.

Nebbia in serra a buon prezzo

Con 1000 Euro circa, si può risolvere il problema dell’umidificazione di una serra piccola e media, installando un impianto “Fog” veramente interessante

In presenza di spazi relativamente contenuti, fatte salve le varie soluzioni artigianali, vaschette d’acqua con griglie o argilla espansa sotto i vasi ed altre diavolerie che ognuno di noi sa tirar fuori dal cilindro per rendere più piacevole la vita alle nostre orchidee, la soluzione più efficace è senza dubbio la produzione di nebbia con l’ausilio di sistemi ad ultrasuoni ( spaccatura e nebulizzazione dell’acqua attraverso l’emissione di ultrasuoni).
I problemi diventano più pesanti, quando dobbiamo umidificare ambienti di diversi metri quadri e soprattutto serre amatoriali piccole e medie, fino ai 200-300 metri quadri.

I sistemi della produzione di nebbia, sostanzialmente si avvalgono di due tecnologie:
1) – La prima soluzione comprime l’acqua con l’ausilio di una pompa ad alta pressione (30-70 bar) per micronizzarla, facendola uscire attraverso fori piccolissimi di particolari ugelli
2) – La seconda tecnologia sfrutta l’effetto “venturi” ( la cara e vecchia pompetta a stantuffo per il flit) e micronizza l’acqua per depressione avvalendosi di ugelli composti, aria/acqua a bassa pressione.

Entrambi i sistemi hanno il grosso difetto di costare troppo (costo base non compatibile per serre piccole e medie) e/o di consumare troppa energia elettrica.

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Il corsivo

Caro blog, ti scrivo.

L’idea di dedicarti questo corsivo è nata facendo un giro nel tuo archivio alla ricerca di notizie utili per un amico del forum “Giardinaggio.it”.
Leggendo i commenti, noto con orgoglio la qualificata e sempre più numerosa partecipazione di appassionati, ma vedo anche, che qualche amico non si fa più sentire e mi riferisco alle puntuali precisazioni di Pier, dei vari “name 1 – 2” di Francesco, Giorgio, Jago ecc. Altri, tipo Giulio, si sono allontanati con dichiarazione pubblica……..peccato, si era instaurato un bel argomentare sulle tematiche relative alle orchidee. Sì perchè il mondo delle orchidee per crescere ha bisogno di analisi ed opinioni, perchè no, anche contrastanti.
Allora ho capito, per stuzzicare il dibattito devo buttare sul “ring”, due o tre “macigni critici”.
Che fine ha fatto l’EOC 2006? (la mostra Europea delle orchidee da tenersi in Italia). Il sito AIO,(Associazione organizzatrice) è lì fermo immobile da molti mesi. Va sempre tutto bene?
Caro blog, il secondo macigno, più che tirartelo cerco di togliertelo; a Marino, che dice di non leggerti per paura di beccarsi qualche hackers, possiamo solamente dire: attento al tuo naso, sta crescendo a dismisura!!
Il terzo macigno eccolo: mi dispiace Iacopo ma questo è anche per te ( in senso buono ovviamente!!!)
in occasione della mostra di orchidee MPC 2004, questo blog diceva….sempre meno mostra e sempre più mercato….e giù critiche ed anatemi da quasi tutte le parti…vostre. MPC 2005: l’ufficio stampa dell’organizzazione dirama questa news…stralcio…Vale la pena di sottolineare la presenza di un pubblico selezionato: i curiosi erano affiancati da una schiera di collezionisti che hanno potuto acquistare delle vere e proprie rarità botaniche, con prezzi che solo un estimatore poteva sostenere.
Un parterre di espositori, si è detto, che con piacere possono annunciare il sold out: sono state vendute quasi tutte le piante presenti e più soddisfatti possono dirsi, a ragione, gli espositori stranieri. Questi ultimi si sono visti costretti a non accontentare tutte le richieste, proprio per esaurimento scorte: lo stand tailandese ha venduto 13 000 orchidee, cioè tutte le piante sdoganate, così come è successo allo stand di Taiwan, con 3 000 esemplari.

……….e tu chiamala mostra!

Orchidee in Villa

“La creatività non sta nel trovare nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi.”
(Marcel Proust)“

…..i cinque giorni di folle passione, del giovane Ugo Foscolo…..

La patrizia veneziana, Isabella Teotochi Albrizzi, segnò profondamente, le vicende mondane e culturali del fine Settecento veneziano. Isabella, fu una delle donne più ricche di brio, vitalità e spregiudicatezza della sua epoca e sono famosi, gli avventurosi amori di questa procace nobildonna: la Temira cantata dal Pindemonte, la Laura della prima stesura dell’ Ortis di Foscolo.

franchettiIl suo salotto e la splendida villa sul Terraglio conobbero presenze come quelle di Chateaubriand, di Vivant Denon (il padre del Louvre), di Byron, Canova e di Walter Scott.

Complesse vicende seguono il destino della giovane nobildonna che visse nella Venezia viziosa e decadente di fine Settecento, fino al matrimonio con il N.H Albrizzi celebrato dopo l’annullamento del primo, con il nobiluomo Antonio Marin.
Non sarà tuttavia questo un rapporto esclusivo, nella tumultuosa vita sentimentale di Isabella. Nel 1795 Isabella, dopo aver conosciuto le attenzioni di Denon, si apre all’amore per un ragazzo che ha la metà dei suoi anni: il diciassettenne Ugo Foscolo.

Il giovane, di indole bizzarra e di carattere non certamente facile, è incantato dal sorriso di Isabella che lo rendeva amabile e faceto.
Isabella, donna intelligente e matura, aveva scorto oltre il povero sembiante, il genio del giovane; ne descrisse infatti, più avanti negli anni la figura nei seguenti termini: «(..) volto e aspetto che ti eccitano a ricercarne e conoscerne l’animo e l’ingegno. L’animo è caldo, forte e disprezzator della fortuna e della morte.
L’ingegno è fervido, rapido, nutrito di sublimi e forti idee; semi eccellenti in eccellente terreno coltivati e cresciuti (..) all’imperioso amore concede talvolta un filo ond’essere ritenuto; ma filo lungo, debole, mal sicuro contro l’impetuoso torrente di più maschie passioni».
Isabella dopo la sentenza di annullamento del matrimonio, accoglie il giovane Foscolo nel suo appartamento ed egli la ricorderà sempre come la donna dalla dolce bellezza che lo aveva accolto quasi senza veli nel suo letto: «….una Dea dalla lunga e rada camicia non allacciata, dalle spalle ignude, dal braccio bianchissimo e tondeggiante e dal petto voluttuosamente difeso da una candida pelle, dai ricci sparsi or sul collo, or sul seno, quasicché quelle liste dorate, dovessero servire all’occhio inesperto di guida».

In effetti come racconta Alvise Zanon, intimo amico del Foscolo, Isabella era una giovane bellissima, nata come lui nelle isole greche, amica di poeti e letterati, divorziata, che pure aveva ceduto alla sua adorazione e per pochi giorni: cinque per l’esattezza! -era stata sua.
Dopo averlo iniziato ai misteri dell’amore, l’aveva garbatamente allontanato, col viatico di molti savi consigli sul modo di trattare le donne e recitare nella vita la commedia dell’amore. Poco dopo l’incantevole dama era passata a nuove nozze. «Posso dunque gloriarmi di aver udito i primi cenni dell’amara storia che avrei poi ritrovato nelle doloranti pagine dell’Jacopo Ortis» diceva Zanon.
Il Foscolo infine così ricorda la sua iniziazione all’amore da parte di Isabella: «A questa sacerdotessa di Venere ho consacrato le primizie della mia gioventù…!».

Intanto, nella serra stile Vittoriano, sistemata ad est del grande parco della Villa e riscaldata da una grande stufa a legna, (la prima serra riscaldata in Italia), crescevano rigogliose molte piante esotiche, fatte arrivare appositamente da tutte le parti del mondo per rendere ancor più ameni, piacevoli ed esotici, gli ampi spazi circostanti.
Ruderi

stanhopea_tigrina_superba_pianta _madre Stanhopea tigrina var. nigroviolacea Morren 1845

Forse le orchidee arrivarono in epoca successiva alle avventure amorose del Foscolo e verso la seconda metà del diciottesimo secolo si poteva già ammirare fra le altre, un bellissimo esemplare di:

Sul finire degli anni 80 del secolo scorso, il giardiniere della Villa Albrizzi-Franchetti, quasi a voler mantenere in vita le esclusività botaniche della villa, mi consegnò l’ultimo piccolo ceppo di questa orchidea misteriosa, che curai subito con molta passione: eccola in fiore l’ultima testimone di forti passioni ed amori andati.
“Parte delle notizie sono liberamente tratte dal giornale di Vicenza del 29 Maggio 2004.”

Il Genere Stanhopea è stato stabilito da sir William Hooker nel 1829, con la descrizione della Stanhopea insignis.

Famiglia: Orchidaceae
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribu: Maxillarieae
Sottotribu: Stanhopeinae
Etimología: In onore di Philip Henry Stanhope, presidente della Società Medico-Botanica di Londra (1829-1837).
Pubblicato in: Botanical Magazine 56: t. 2948. 1829.
Il genere delle Stanhopea composto da circa 42 specie è originario della fascia centro/sud dell’America, a partire dal Messico fino al Brasile.
Secondo Jenni Rudolf, valente tassonomista delle Stanhopee e autore di varie monografie, ritiene questo genere alleato ai seguenti generii: Acineta (erythroxantha; superba); Acropera (Gongora); Archivea; Braemia; Cirrhaea; Coryanthes; Endresiella (Trevoria); Gongora; Horichia; Houlletia (H. brocklehurstiana); Kegeliella; Lacaena; Lueddemannia; Lycomormium; Paphinia; Peristeria (P. pendula); Polycycnis; Schlimia; Sievekingia (S. rhonhofiae); Soterosanthus; Stanhopeastrum (Stanhopea); Trevoria; Vasqueziella.

Le specie del genere Stanhopea e di altri generi relativi, quale Gongora, sono impollinati dai maschi delle api euglossine o “api delle orchidee”.
Le “api delle orchidee” iridescenti e brillanti, si sono guadagnate questo nome per la capacità dei loro maschi di estrarre un’essenza profumata dalle orchidee. La fragranza serve loro per attrarre le femmine nella fase del corteggiamento. Da queste api dipende l’impollinazione di diverse specie di orchidee.

Le Stanhopee sono fra le più affascinanti orchidee dell’intera famiglia delle orchidacee. I motivi principali sono senza dubbio la particolarità, la dimensione, la struttura dei suoi fiori e non da ultimo la magia della loro impollinazione.
I fiori sono enormi e possono raggiungere anche i 14 cm. Si formano nella parte inferiore della pianta scendono penduli e si librano liberamente nell’aria con le loro grandi figure bizzarre quasi come delle creature d’altri mondi.
In certe specie, lo stelo fiorale pendulo può raggiungere anche i 25 cm di lunghezza e contenere fino a dieci fiori. I fiori hanno una fragranza molto forte, e piccante. Anche se i fiori sono di breve durata, hanno il pregio della rifioritura annuale. Queste meraviglie della famiglia delle orchidee, come si è già detto, vivono naturalmente dal Messico al Brasile e sono molto facili da coltivare nelle collezioni.
Un altro aspetto molto affascinante e sconosciuto di queste orchidee è la loro impollinazione. I grandi fiori sono impollinati dalle api maschio delle euglossine. Due specie d’api Euglossine, Euglossa meriana ed Euglossa cordata, sono ormai famose come “le api delle orchidee.”
Sono attratte ai fiori dal loro profumo pungente. Questi fiori sono creazioni incredibili della natura nelle loro forme e strutture complesse per ottenere l’impollinazione.
Queste orchidee attraggono le api con il loro profumo e servendosi di uno sviluppato meccanismo, le intrappola in percorsi obbligati che alla fine garantiscono l’impollinazione.
I fiori ovviamente rendono alle api maschio il loro bocconcino di nettare che poi attraverso secrezione ghiandolare trasformano in fragranza utile per attrarre le loro femmine.
L’ape termina solitamente la sua ispezione cadendo nella colonna del fiore a forma di lungo becco (foto a sinistra), l’unica possibilità d’uscita rimane quella di un percorso stretto, situato appena sotto l’antera e lo stigma della colonna. L’ape maschio, volando via dal fiore visitato, porterà con se i pollinia saldamente fissati posteriormente fra le ali.
L’ape maschio, sempre a caccia di nettare per le sue orgie amorose, visita un altro fiore ed inizia nuovamente la procedura, soltanto, che questa volta uscendo, trasferisce il pollinia che sta trasportando, allo stigma femminile ed impollina così il fiore. I fiori sono di breve durata ed all’evidenza con un sistema così efficace d’impollinazione, se lo possono permettere. E’ utile ricordare che la fioritura è sempre un dispendio d’energia.

I requisiti colturali delle Stanhopea devono garantire luminosità diffusa e non luce del sole diretta, che brucerebbe le foglie. Preferiscono temperature intermedie (16c) durante la notte (24c) durante il giorno. Devono avere temperature fredde di notte per iniziare le formazioni del fiore. Per evitare che le punte delle foglie si secchino, non lasciare mai asciugare il substrato delle piante.
Ridurre le bagnature durante l’inverno. L’umidità dovrebbe essere mantenuta fra 50% – 80% con la buona ventilazione. Il fertilizzante dovrebbe essere usato ad intervalli normali durante il periodo della crescita, che per molte specie avviene l’anno prima.
Una delle cose più importanti da ricordare nella preparazione dei contenitori del rinvaso è il geotropismo negativo di quasi tutte le specie di Stanhopea (infiorescenze pendule fuoriuscenti dal composto) e quindi le piante andranno sistemate con sfagno o fibra d’osmunda in cestini di rete e/o di legno con grandi fori di 3-4 cm, che permetteranno l’uscita degli steli fiorali.
Non sempre è reperibile l’osmunda (anzi quasi mai) ed allora bisogna arguire l’ingegno. Si può anche usare una miscela di corteccia, carbone di legna e perlite preventivamente messa a bagno per evitare incipienti ed indesiderate essiccazioni e per evitare che il composto esca attraverso i grandi fori del cestino, conviene proteggere la parte forata con vari fogli di giornale, finché le nuove radici della pianta non si sviluppano.
Fertilizzazioni equilibrate più frequenti in estate… ogni regola sulle frequenze è valida, basta tenere conto, che le Stanhopee non sono grandi mangiatrici.
Stesso discorso per i rinvasi, di regola vanno fatti ogni 3 anni, ma se desiderate ottenere dei grossi esemplari potete anche posticipare di parecchio, ad ogni modo va rilevato che un eccessivo invecchiamento della pianta procura alla stessa l’auto soffocamento degli steli fiorali che trovano sempre più fatica ad uscire attraverso l’intricato apparato radicale.

Laeliae: cerchiamo di mettere un pò d’ordine

Laeliae?, sophronitis?, divise in sezioni?, rupicole….proviamo a capirci e cominciamo con una sorpresa!
POST COMPLETATO – 22.06.05
L’idea di mettere un pò d’ordine nelle Laeliae della mia collezione, nasce dall’inaspettata fioritura di una miniatura rupicola, scoperta l’altro ieri in serra.
La miniatura, con due piccoli fiori rosa dai labelli color giallo luminoso, pur trovandosi in una zona della serra quasi inaccessibile, sì è fatta notare senza esitazione. Sì! Ultimamente le mie piante sì son dovute organizzare quasi da sole ed ormai gridano aiuto a squarciagola, ma ancora tengono duro!!
Tolto il vasetto da 10 centimetri di diametro per leggere il nome e per scattare qualche foto, ho notato che gli unici dati presenti riportavano una data (98), il nome del genere () ed un altro nome proprio (Marco)….poca cosa direte voi; il colore del cartellino e quanto scritto, hanno in ogni modo consentito di ricostruire la storia di questa specie deliziosa.
Questa pianta è stata acquistata prima del 1998 da Marco, giovane appassionato persosi nelle nebbie del collezionismo, che ad ogni modo, prima di abbandonare la coltivazione ha portato nella serra di Ivan quel che rimaneva della sua collezione, compresi due piccoli pseudobulbi senza nome.
La collezione di Ivan, bella e qualificata, non ebbe lunga vita, una buona dose dei tanti problemi che quotidianamente minano le coltivazioni degli appassionati di orchidee, lo costrinse a sospendere la coltivazione e molte delle sue piante trovarono alloggio nella mia collezione e fu così che, oltre 3 anni or sono arrivarono i piccoli pseudobulbi protagonisti di questo post.

L’orchidea in questione è la Laelia longipes.

Collezione Guido De Vidi foto 18.06.05-Diritti riservati
Laelia longipes Rchb.f 1863 sottogenere Parviflorae sez. Liliputinae Withner 1990.
L’origine del nome deriva dal lungo peduncolo che sostiene i fiori.
Sinonimi: Bletia longipes (Rchb.f) Rchb.f 1863 – Sophronitis longipes (Rchb. f.) C. Berg & M.W. Chase 2000

La Laelia longipes è una miniatura brasiliana, “rupicola”, litofita, che vive ad altitudini di circa 2000 metri.
Questa orchidea si sviluppa simpodialmente con pseudobulbi oblunghi a forma conica al cui apice si forma una sola foglia eretta, carnosa, rigida, glittica, di colore verde scuro.

Analizzando questa specie ci si trova subito davanti ad una serie d’incertezze che creano confusione. Parleremo più avanti della suddivisione in varie sezioni del genere “Laeliae” per il momento diremo che le (Laeliae rupicole) sono incluse nella Sezione (Parviflorae) ed in questa Sezione trova posto la nostra specie.

La Laelia longipes, come si è visto è stata descritta da Reichenbach, pochi anni dopo Rolfe l’ha descritta con il nome di Laelia lucasiana, ma poi ha cambiato opinione ed ha infine stabilito che la sua pianta era effettivamente la “longipes”.

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