Dendrochilum

La mostra di San Valentino 2011 al FLOVER di Bussolengo, presenta varie specie del genere Dendrochilum, fra tutte troneggia Dendrochilum glumaceum: vedi foto di copertina


Qualche nota sul genere Dendrochilum
Molte specie sono deliziosamente profumate, tutte sono particolaramente delicate ed eleganti, sia per le loro leggiadre fioriture, che per la loro morfologia.
Dendrochilum, un genere non molto presente nelle collezioni e con questo post, che in parte ripropone notizie già apparse sul blog, desidero riproporlo alla vostra attenzione.

Dendrochilum Blume 1825
Sottofamiglia: Epidendroideae.
Tribù: Coelogyneae.
Sottotribù: Coelogyninae.
Sinonimi: Acoridium Nees e Meyen 1843; Platyclinis Benth. 1881
Specie tipo: Dendrochilum aurantiacum Blume 1825.

Il genere è stato descritto da Carl Blume nel 1825.
Origine del nome: Dalle parole Greche dendronalbero” e cheilos “labbro„ o chilos “alimento verde„, alludenti alla forma di vita “epifita” di questo genere di orchidee ed al labello dei suoi fiori, particolarmente grande.

Le specie
Dendrochilum glumaceum – Collezione Guido De Vidi
Le fonti d’informazione non sono molto concordi nello stabilire l’esatto numero di specie appartenenti al genere Dendrochilum.
Alcune ne riportano poco più di 100, mentre altri testi includono più di 390 descrizioni, fra specie, sinonimi o varietà.
Le specie di questo genere sono in gran parte epifite, a volte litofite, raramente terrestri e provengono dalla Penisola Indocinese, Taiwan, Nuova Guinea, Filippine, Borneo e Sumatra.

Morfologia
Piante simpodiali dal rizoma strisciante con numerosi pseudobulbi raggruppati ed avvolti da brattee basali, scure o verdi.
Pseudobulbi: possono essere di piccolissime dimensioni, per arrivare anche a 10 centimetri d’altezza, strutturati con tutte le forme immaginabili, appiattiti, rotondi, ovoidi e/o a forma di pera.

Dendrochilum tenellum – Collezione Guido De Vidi
Foglie: da filiformi come l’erba (Dendrochilum tenellum), teretiformi, e deliziosamente lanceolate (Dendrochilum magnum).
Infiorescenze: si formano su lunghi ed esili steli eretti, e sono rivolte verso il basso.
Portano numerosissimi quanto piccolissimi fiori (raramente superano i 2 centimetri) di varie colorazioni, dal bianco, all’ocra, al giallo fino al rosso scuro.

Coltura
Quasi tutte le specie del genere Dendrochilum provengono dalle foreste montagnose e quindi richiedono buona luminosità soffusa, umidità sempre elevata, temperatura da serra calda con marcato sbalzo termico fra il giorno e la notte.
E’ consigliabile la coltivazione in vasi con substrato di bark 80%, perlite 10% e torba di sfagno 10%. Per le piante di grossa dimensione si usa bark di media pezzatura, che va diminuito di spessore per quelle più piccole.

Dendrochilum zamboagnense – Collezione Guido De Vidi

Qualche eccezione
Dendrochilum zamboangense (vedi foto a sinistra), specie fra le più piccole del genere, può essere coltivata anche su zattera di sughero o su tronchetti di legno duro e poroso.

Dendrochilum wenzelii – collezione Guido De Vidi

Su sollecitazione di un visitatore del blog, ho controllato l’esattezza tassonomica di una specie della mia collezione, che da sempre porta questo nome: Dendrochilum arachnites.

Si segnalava, giustamente, che la specie in analisi non è Dendrochilum arachnites bensì Dendrochilum wenzelii.

Per la verità, non potendo fare il confronto è assai difficile distinguere le due specie, a queste va aggiunta anche Dendrochilum javieriense, molto somigliante sia per i colori che per la forma.

Le differenze
Dendrochilum arachnites e Dendrochilum wenzelii si presentano entrambi in due varietà: fiori rossi e fiori gialli, così pure il Dendrochilum javieriense. Le dimensioni delle piante sono anch’esse abbastanza simili, l’unica differenza sostanziale è la struttura delle foglie: marcatamente semi – teretiformi quelle del Dendrochilum wenzelii e decisamente più lanceolate nelle altre specie.

Collezione Guido De Vidi
I due colori di una specie molto attraente

Dendrochilum wenzelii Ames 1915.
Sezione Acoridium (Nees & Meyen) Pfitzer & Kranzlin
Sinonimo: Acoridium wenzelii (Ames) Ames 1922.
Nome della specie in onore di Don Rafael Wenzel (raccoglitore di orchidee nelle Filippine) 19° secolo.

Specie epifita, originaria delle foreste montagnose filippine, vive ad altitudini che superano i 1000 metri sul livello del mare.
Pianta simpodiale con piccolissimi pseudobulbi unifoliati e foglie apicali coriacee, semi-teretiformi.
Le infiorescenze semi-arcuate spuntano sul finire dell’inverno dai nuovi pseudobulbi e portano numerosi fiori colore rosso scuro.

Coltura
Questa specie desidera buona luce, temperature calde, costante umidità relativa (70%) è consigliabile coltivarla in vasi con substrato sempre umido e aerato.
Specie di facile coltivazione.

La tre giorni di Bussolengo

Ed anche la 22a edizione ha aperto il sipario alla grande.
Veramente una bella mostra! Eravamo tutti abbastanza preoccupati… Ochids Club Italia non poteva aprire la rassegna delle sue esposizioni sotto tono.

Foto di copertina: Coelogyne cristata, splendido esemplare della collezione “Gianni Faccioli”
Alla fine le piante dei soci sono giunte numerose e… come una cigliegina sulla torta, verso sera è arrivato anche Frank Roelke dalla lontana Hannover con bellissimi esemplari da aggiungere alla nostra bella esposizione.
Grazie a tutti, Al FLOVER che ha reso possibile l’evento, a Frank Roelke – persona solare -, agli amici, Claudio e Paolo dell’ATO – Associazione Trentina Orchidee – con i quali è nato uno splendido e gogliardico sodalizio -, ed infine ai nostri soci… che a vario modo hanno contribuito alla ripartenza.

L’amico Alberto mi ha preceduto sul suo sito www.orchidcoltura.it con le news dell’evento… finalmente ho capito perchè alla sera vuole tornare a casa sempre prima di tutti 😉 … si scherza, ovviamente.

Non ho altre parole da aggiungere, consentitemi solamente di manifestare la mia grande felicità per la splendida riuscita… un evento orchidofilo amatoriale da incorniciare.

Ecco una galleria fotografica delle piante esposte… tanto per giocare insieme, trovateli voi i nomi delle specie fotografate.
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A Schio… e dintorni

La bellissima intuizione di riportare le orchidee a Schio – famosa la serra esotica nel Giardino Jacquard, spazio storico naturalmente deputato per eventi legati alle specie esotiche, orchidee comprese – ha radicato nel territorio dell’alto vicentino. Ecco una delle tante iniziative a riguardo.

Nell’attesa che i due Comuni contendenti (Schio e Thiene) trovino un modus vivendi per proporre al meglio una o più eventi orchidofili nel territorio, gli appassionati locali si radunano spontaneamente per approfondire la loro passione orchidofila.
Ecco il manifesto promozionale: chi è interessato prenda contatti con i promotori… potremmo già chiamarli “Gruppo orchidofilo Jacquard”, ma questo è solo un mio pensiero.

Gastrochilus, storie e ricordi

Note tassonomiche
Sottofamiglia: Epidendroideae.
Tribù: Vandeae.
Sottotribù: Sarcanthinae.
Genere: Gastrochilus.

Il genere
Questo genere è stato descritto da David Don nel 1825.
La specie tipo è Gastrochilus calceolaris, sinonimo Aerides calceolaris.

Origine del nome generico:
Gastrochilus deriva dalla combinazione di due parole greche: gaster– stomaco – e cheilos labbro, con riferimento alla forma “panciuta o a sacco” osservata nel labello di una specie molto bella, scoperta in Birmania (ora Myanmar) da Boxall nel 1873: Gastrochilus bellinus.

Tassonomia
Le specie del genere Gastrochilus hanno girovagato per molti anni nell’incertezza; sono state incluse per molto tempo nel genere Aerides, poi sono state spostate nel genere Saccolabium.
Dopo varie revisioni (Holttum, Garay e Seidenfadden, rispettivamente 1964 -1972-1988), costituiscono ora un gruppo di oltre 20 specie, distribuite in India, Asia orientale, Malesia ed isole vicine.
Le specie di questo genere sono epifite a sviluppo monopodiale, e assomigliano molto alle piante appartenenti al genere Aerides. Le foglie sono coriacee, distiche, e dalle loro ascelle escono corte infiorescenze portanti piccoli gruppi di fiori carnosi e compatti.
Il colore del fiore è generalmente di tonalità bianco-ocra tendente al giallo con punteggiature scure, a volte quasi dominanti. Parte del labello è fusa con il bordo esterno del sacco ed è spesso ornato con frange carnose simili a capelli.

Coltura:
Gran parte delle specie di Gastrochilus possono essere coltivate in cestini di legno e/o zattere ruvide; la scelta deve tener conto del portamento vegetativo delle singole specie.
Luce lievemente filtrata, ambiente intermedio-caldo e costantemente umido, garantiscono una buona crescita delle specie di questo genere.
Dopo la fioritura, durante la fase di piccolo riposo, conviene rallentare le bagnature e le fertilizzazioni, che vanno riprese molto generosamente nel periodo vegetativo.

Le specie
Incerto è il numero esatto delle specie, alcuni testi ne citano poco più di 20, altri oltre 40, ad ogni modo sono tutte abbastanza similari, sia nella morfologia delle piante che dei fiori; esse variano di dimensione e di portanza (alcune specie tendono ad assumere portamento pendulo, altre più retto), mentre i fiori si differenziano per il colore, per la pigmentazione a macchie scure (in certi casi assenti), più o meno estesa e per le frangiature del labello a volte pubescenti.
Tutte le specie del genere Gastrochilus sono affascinanti e piacevoli da coltivare perché occupano poco spazio e donano fioriture deliziose.
Fra le tante specie di Gastrochilus della mia collezione mi piace ricordarne due, che mi ricordano più di altre, eventi, storie e qualche passata soddisfazione: Gastrochilus calceolaris e Gastrochilus bellinus.

Gastrochilus calceolaris
Gastrochilus calceolaris Demaflor” BM DOG 94 [Buch.-Ham. ex Sm.] D. Don 1825
Sinonimi: *Aerides calceolare Buch.-Ham. ex Sm. 1813 –Aerides calceolaris J.E. Sm. ?- Aerides leopardorum Wall. ex Hook. 1890- Ascochilus mindanaensis (Ames) Christenson 1985 – Epidendrum calceolare (Buch.-Ham. ex Sm.) D.Don 1825 – Gastrochilus philippinensis Ames 1915 – Gastrochilus sororius Schlechter 1913 – Saccolabium calceolare [D. Don] Lindley 1839 – Sarcochilus nepalensis Sprengl. 1828
* Questo asterisco indica il basionimo della specie.
Basionimo = Uno dei primi nomi (non neccessariamente il primo), dato ad una specie.

Ricordi
1994, EOC di Hannover
Il 1994 è un anno molto particolare per le orchidee della mia collezione. Con una buona dose di incoscienza accetto di partecipare all’EOC di Hannover (esposizione orchidofila Europea).
Per l’orchidofilia italiana inizia un bel periodo virtuoso, carico di speranze e di aspirazioni.

Le medaglie
Fra le varie medaglie assegnate alle mie orchidee in quel lontano 94, tre sono state vinte da un esemplare di Gastrochilus calceolaris (bronzo per la coltivazione, bronzo per la specie botanica e seconda specie classificata nell’intera esposizione).
In quell’occasione la pianta è stata battezzata con il nome di cultivar “Demaflor” – Gastrochilus calceolaris “Demaflor” BM DOG 94 –

Errori di nomenclatura
L’attestato rilasciatomi dalla DOG (vedi sopra), riporta in maniera non corretta, sia il nome generico che quello di specie. Ovviamente, questa è solo una simpatica digressione per far notare quanto sia facile sbagliare quando si ha a che fare con la tassonomia.

La crisi post mostra
L’esemplare reduce da Hannover tornò a casa malconcio e disidratato e per lui iniziò una crisi quasi irreversibile: la cosidetta “crisi dell’esemplare”.
Dopo due anni di vita stentata, nella speranza di salvare la pianta premiata, fui costretto a dividere e risistemare quel che rimaneva di lei. Dopo 13 anni di cure, quella che si vede in alto è la sua prima fioritura rigogliosa.

Gastrochilus bellinus

Gastrochilus bellinus [Rchb.f] Kuntze 1891
Sinonimi: *Saccolabium bellinum Reichb.f. 1884
L’asterisco (*) indica il basionimo della specie.
Basionimo = Uno dei primi nomi (non neccessariamente il primo), dato ad una specie.

Questa specie è stata scoperta in Birmania (ora Myanmar) da Boxall nel 1873. Le prime importazioni curate dalla famosa ditta Low and Co introdussero la nuova specie nelle collezioni europee con il nome di Saccolabium bellinum; nel 1891 fu trasferita nel genere Gastrochilus da O. Kuntze.
Veitch, in una sua annotazione del 1887, accenna che Saccolabium bellinum assomiglia molto alla specie tipo Saccolabium calceolare, effettivamente le due specie sono vagamente somiglianti nel colore dei fiori, ma divergono per dimensione e morfologia, sia dei fiori (forme più piene e maculature più estese in Gastrochilus belinus), che delle piante.
Specie nativa in Birmania (ora Myanmar), Thailandia, Sud della Cina e Laos da 600 a 1600 metri di altitudine.
Pianta epifita di dimensioni medio piccole a sviluppo monopodiale. Il corto gambo vegetativo porta 6-8 foglie falcate, strette, oblanceolate, con gli apici bifidi e marcatamente disuguali. Le infiorescenze si formano all’apice di corti steli eretti, con pochi fiori (3 -8) maculati, fragranti e cerei: fioriscono sul finire dell’inverno.

Coltura
Questa specie ha due caratteristiche morfologiche che consigliano di coltivarla su zattera: radici grosse e carnose da lasciar crescere in libertà e corti steli fiorali che rimarrebbero nascosti e soffocati nelle piante coltivate in vaso.
La fioritura che si vede in foto è la prima dopo la sistemazione della pianta su zattera, prima era in vaso ed aveva perso quasi tutte le radici a seguito di marcescenze, per questo motivo sono felice.

SAN VALENTINO CON GIULIETTA

Musica sul blog: Romeo and Juliet _ The Movie 1968

Già! Sono 22 gli anni trascorsi da quella prima e bella mostra di orchidee organizzata al FLOVER di Bussolengo.
Quell’idea – lungimirante – di dedicare spazio e protagonismo alle associazioni orchidofile in occasione di eventi legati al commercio dei fiori, ha fatto scuola nel tempo.
Eravamo tutti un pò più giovani allora. Da poco – su mio impulso – nel Triveneto era nata l’ATAO, con lo spirito dichiarato di promuovere iniziative propedeutiche alla divulgazione dell’hobbby orchidofilo.
Si direbbe oggi: eravamo sul territorio – e per l’appunto – i giovani titolari del FLOVER, colsero la nostra vocazione e ci misero a disposizione spazio, ed organizzazione. Nacque la prima Festa delle orchidee a San Valentino.
L’andare degli anni scivolò veloce insieme alle mostre, sempre belle ed originali. Presto, l’ATAO si perse per altre strade e la rappresentanza del mondo amatoriale orchidofilo, in quella festa, fu garantita da vari collezionisti – me compreso – che successivamente diedero vita a Orchids Club Italia, anche quest’anno ospite ed organizzatore dell’esposizione botanica.

Il tema della 22a edizione: SAN VALENTINO CON GIULIETTA

Sentirsi Giulietta nel giorno di San Valentino.
Gli innamorati potranno rivivere la storia d’amore di Romeo e Giulietta.
Nel week end di San Valentino, sabato 12 e domenica 13 febbraio una fedele riproduzione del balcone di Giulietta, lo scrittoio, gli abiti storici, riporteranno gli innamorati a rivivere le vicende di Capuleti e Montecchi, in collaborazione con il Sipario Medievale.

A partire da Sabato 12 Febbraio, fino a Lunedì 14 febbraio, a fare da sfondo ci sarà l’esposizione delle specie piu belle e particolari di Orchidee, provenienti dalle collezioni dei soci di Orchids Club Italia e dalla collezione privata di Frank Roellke, valido rappresentante di una fra le più importanti coltivazioni tedesche di orchidee.
Negli stessi giorni Frank Roellke allestirà un suo punto vendita, dove potrete trovare una vasta e completa gamma di orchidee da collezione, a partire dalle sue semine in beute, fino a tutti i prodotti accessori tipo:
Fertilizzanti mirati – compost – sfagno ed altro.
Sono possibili anche pre-ordini su commissione, ecco il link … veloci però! Manca poco alla festa.
Vi aspettiamo numerosi.